Ars Venandi: Riflessioni su Caccia e Cultura
- Scritto da Osvaldo Dongilli
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Cultura e caccia.
La caccia è attività umana millenaria, che storicamente ha espresso forme artistiche di alto livello in tutti i campi: nella letteratura Hemingway, Tolstoi, Rigoni Stern; nelle arti figurative i capolavori a sfondo venatorio sono presenti in tutte le civiltà e in tutte le epoche. La cultura, nelle sue molteplici forme genera ed alimenta le passioni che ogni cacciatore prova durante le pratiche venatorie: impulsi che diventano emozioni vere solo attraverso la cultura e si manifestano anche attraverso il racconto, la rievocazione e la condivisione: “la letteratura allora diventa palestra di cultura”.
La cultura riveste per l’attività venatoria contemporanea un’importanza strategica per almeno tre ordini di motivi: perché la cultura è comunque apprezzata dai cacciatori; perché i cacciatori hanno bisogno di cultura come strumento di comunicazione anche a sostegno della propria immagine; perché la nostra civiltà, fondamentalmente urbana, ha bisogno di sentire e comprendere la caccia come espressione autentica del rapporto con la natura.
La caccia vive di cultura Per i cacciatori l’esercizio venatorio perderebbe quasi completamente interesse e fascino se fosse privo dei suoi molteplici connotati culturali, che non sono solo espressioni artistiche, letterarie o pittoriche, ma anche, a carattere antropologico, modi vivere il rapporto con l’ambiente, di comportamenti, stili di vita, elementi di cultura materiale.
Il racconto orale o scritto, caro a tutti i cacciatori, è fra le più antiche ed originali espressioni culturali. Le arti figurative, dalle forme artistiche quali le pitture murali, i quadri, le sculture di animali selvatici, le Scheiben sono apprezzate non solo nel mondo venatorio, ma da chiunque abbia un minimo di sensibilità verso l’ambiente. Vi sono poi una serie infinita di oggetti vari realizzati con corna, ossa e manufatti in legno come bastoni lavorati o preziosi strumenti di caccia che costituiscono in ogni civiltà e in ogni popolo un importante bagaglio di cultura materiale.
Lo stesso rapporto con l’ambiente naturale assume un rilevante interesse culturale: la profonda conoscenza del territorio e la sua ecologia, la capacità di osservare, conoscere e comprendere gli animali selvatici, saper addestrare ed usare con maestria il cane come ausiliario nella caccia sono attività che manifestano abilità ed emozioni: in definitiva la cultura dell’ Ars Venandi La caccia moderna ha bisogno di comunicare attraverso la cultura La cultura è anche uno strumento di comunicazione ed i cacciatori, che nel rapporto con la società del nostro secolo sono in evidente difficoltà, devono essere consci del contenuto culturale della caccia, saperlo trasmettere a livello sociale per essere apprezzati come fruitori-conservatori responsabili delle risorse naturali.
Le attività culturali a carattere venatorio sono indispensabili per stabilire un rapporto con la società civile e far capire che l’arte della caccia non è esercizio barbarico, ma al contrario è attività degna di rispetto e socialmente condivisibile. La società contemporanea ha bisogno di cultura venatoria.
La cultura venatoria esprime un legame vero con la natura e oggi tutto quello che valorizza l’ambiente naturale è indispensabile per la nostra società che è sempre più civiltà urbana.
La gente che vive ormai quasi permanentemente in ambienti artificiali ha bisogno di conoscere e capire l’ambiente naturale in tutti suoi aspetti, nell’uso corretto delle risorse e nel prelievo venatorio inteso come conseguenza della gestione. La cultura venatoria che comunica il rapporto con la natura può contribuire a rendere le popolazioni urbane meno lontane ed estranee alle questioni ambientali.
La caccia come mezzo di integrazione fra i popoli. L’arte venatoria, l’Ars Venandi, è un’attività condivisa e vissuta da tutte le popolazioni attraverso le medesime esperienze. In montagna, come insegna Mario Rigoni Stern solo i cacciatori ed i pastori non conoscono confini e sanno comunicare emozioni e sentimenti al di sopra delle barriere linguistiche. La cultura venatoria diventa allora esperienza comune e fattore di integrazione fra i popoli, obiettivo che qualsiasi attività sociale dovrebbe necessariamente porsi come obiettivo primario.
Osvaldo Dongilli
Presidente di Ars Venandi