Eugenio Cecconi
- Scritto da Romano Pesenti
- Dimensione font Riduci dimensione font Aumenta dimensione font
Nasce a Livorno nel 1842 da famiglia benestante. Il padre Carlo, patriota convinto, proprietario di diversi terreni poco lontani dalla città, con le rendite che questi gli davano, non solo manteneva la numerosa famiglia, ma aiutava materialmente tutti quei cospiratori che cullavano il sogno di una unificazione italiana contro il Granducato toscano e la frammentazione degli stati in Italia. Dopo i moti livornesi del 48, il padre fu costretto all’esilio e si rifugiò in campagna. Eugenio, ancora bambino, incominciò a respirare un’aria diversa e, sempre a contatto con la natura in luoghi quasi selvaggi e incontaminati, in cui la continua presenza e contatto segnarono l’animo ed il carattere, suggerendogli e inculcandogli poi scelte e preferenze future. La passione per la caccia, l’amore per gli animali e per la natura certamente nacquero in quegli anni in campagna.
Trasferitosi poi a Torino per completare gli studi al Convitto Nazionale, nella capitale sabauda frequentò per cinque anni i corsi scolastici con ottimi esiti, dimostrando già allora una grande disposizione per il disegno, respirando anche un’aria nuova, ricca di patriottici fermenti per il desiderio di un’Italia unita.
Terminati gli studi a Torino e ritornato a Livorno nel ‘58, trovò una città in fermento e una casa sempre con grandi movimenti di amici e conoscenti, che finanziati dal padre, volevano raggiungere Genova in soccorso al Guerrazzi per la formazione della “Giovine Italia”.
Durante i moti e dopo la cacciata del Granduca, il padre Carlo raggiunge il fronte combattendo al fianco dei sabaudi e costringe il figlio Eugenio a non partecipare, ma a continuare gli studi all’Università di Pisa nella facoltà di Giurisprudenza, dove poi si laureerà a pieni voti.
Morto il padre,Eugenio,oltre al lavoro presso lo studio di un legale fiorentino, per sostenere la famiglia comincia a dipingere e, con i consigli di pittori della scuola toscana (Betti,Fezzi ecc.), inizia a farsi conoscere, a diventare noto e a vendere quadri di ottima fattura.
Quando l’Italia entrò nel ‘66 in guerra con l’Austria, Cecconi partì volontario nei bersaglieri in Veneto ma, fatto subito prigioniero, fu mandato in un campo di reclusione in Croazia.
Dopo l’infelice esperienza militare, ritorna a Livorno e, abbandonata l'avvocatura, affittando uno studio in un vecchio palazzo, riprende accanitamente a dipingere.
I primi lavori livornesi di Cecconi saranno i ritratti dei committenti, dipinti all’interno dello studio, ma nella buona stagione prenderà l’abitudine di dipingere all’esterno, sulle colline toscane, dove poi si trasferirà stabilmente per alcuni anni. Frequenta e diventa amico di altri pittori toscani, già di buona fama e seguendo i loro consigli ed indicazioni - che si riveleranno utilissimi per la sua formazione- perfeziona la sua già ottima pittura.
Nel 1869, ritenendosi sufficientemente maturo come pittore, comincia ad esporre a Torino alcune sue opere e nel 1872, sull’insistenza di altri amici pittori, espone alla Seconda Esposizione Nazionale di Milano alcuni suoi quadri, che lo porranno all’attenzione di pubblico e critica.
Ritiratosi poi definitivamente fra le colline a Ceppato di Pisa, alterna il pennello alla doppietta e, fra battute di caccia e quadri, si impone come pittore macchiaiolo fra i tanti amici già noti; Gioli, Fattori, Cannicci e Ferroni, Signorini, ecc.
Nel 1875 si imbarca per Tunisi, dove si ferma per un periodo di due mesi ed il soggiorno in Africa avrà una grande importanza per la sua formazione artistica,soprattutto per i colori dei paesaggi, in cui dipinge figure di personaggi caratteristici africani. Da quel viaggio riporterà in Italia bellissimi quadri, che esporrà a Torino e a Milano. Tornato poi nell’atmosfera familiare, nel 1877 si trasferisce a Torre del Lago in Maremma, dove diventa amico e caccia con Puccini e dove riprenderà a lavorare alacremente, alternando alla pittura lunghe cacciate in quell’ambiente particolare. Dipinge paesaggi palustri e collinari, e tipiche figure maremmane...butteri, cavalli, cani e cacciatori, selvaggina cacciata, palmipedi e soprattutto braccate al cinghiale, e...a donne, a lui molto care.
Raggiunge la piena maturità artistica negli anni ’80 e crea numerosi capolavori pittorici, che gli assicureranno fama e tranquillità economica. Predilige le grandi battute di caccia, in cui partecipa e poi dipinge. Famosissimi i grandi quadri: “Radunata di caccia, Braccaiolo maremmano, Sosta di cacciatori, Cacciatori in riva al mare, Caccia nel padule di Fucecchio, Appuntamento di caccia, La morte del cervo, Cani da lepre, Cinghiale ferito, Cani”.. e tanti cani, nei più svariati atteggiamenti. Ormai i suoi quadri vengono acquistati ed esposti nei Musei Italiani ed esteri più importanti, vengono richiesti dalle Gallerie più famose e commissionati dagli amici più ricchi.
A queste grandiose opere alterna disegni a matita ed acquarelli, tempere, incisioni e si cimenta anche con l’affresco, avvicinandosi alla scultura. Dipinge moltissimo, qualche volta anche...per un venale commercio e per vendite spicciole, cosa che la critica giudica come un inizio di decadimento e di declino artistico. Ma è un giudizio errato, perché il Cecconi dimostrerà con altri capolavori, con quadri di enormi proporzioni, la sua valenza aristica, accompagnata sempre da alta qualità pittorica.
Pittore ormai di successo, che possiamo qui definire come il primo e vero grande pittore Animalier e Venatorio italiano e, ormai pago della fama raggiunta, si dedica successivamente all’insegnamento e, sempre attento al fascino femminile, che subisce e dipinge,apre una scuola di pittura...per signorine, raccogliendo intorno a sè uno sceltissimo gruppo di fedeli allieve. Collaborò con vari giornali nazionali, inglesi ed americani, con articoli di critica e di recensioni di mostre pittoriche, accompagnandoli spesso con suoi disegni molto apprezzati.
Morì a Firenze nel 1903.
Fu un grande pittore della corrente dei “Macchiaioli”toscani,che con Fattori, Lega, Abbati,Sernesi,Signorini ecc.,affiancati dal gruppo dei pittori napoletani e lombardi,che dipingevano en plein air, come dicevano i critici francesi, nelle campagne, nella natura, dal “vero”, paesaggi, animali vari, ...buoi, pecore, cavalli e selvaggina ecc., determinarono un’epoca pittorica e che, per i critici di allora, erano i “cantori bucolici dei pascoli e delle pecore”. Eugenio Cecconi fu “quello dei cani”.
La passione per la caccia, lo portò ad esaltare l’Arte Venatoria e gli animali che la rappresentano. Nessuno come lui seppe cogliere con maggior acutezza la personalità di ogni cane che ebbe a dipingere, in movimento a caccia, nella Maremma alle braccate al cervo o al cinghiale, o nel chiuso di un recinto, rappresentandolo in sfumati o brillanti colori, tanto veritieri da renderlo l’attore, il principale protagonista.
Bene, credo che lo spazio qui a lui dedicato non sia spazio sprecato e noi tutti, cacciatori moderni e no, ci inchiniamo davanti alla sua grande Arte Venatoria ... e siamo molto grati e riconoscenti a Eugenio Cecconi, “Pittore della Caccia”.
Libri.
Giampaolo Daddi – EUGENIO CECCONI- Editore Stefanoni di Lecco.1973, in 4, rilegato in elegante tela verde con iscrizioni in oro e, al centro della copertina, in un piccolo ovale un quadretto del pittore con due cani,stampato in 1750 copie di cui 250 firmate dall’Autore Daddi e 1500 copie numerate. (La mia copia qui riportata è la n. 1612) Volume in 284 pagine, che riportano la vita e la quasi totalità delle Opere del Cecconi, di cui moltissime a colori ed altrettante in bianco nero. Con l’aggiunta di testimonianze di cacciate, lettere, poesie, mostre, documenti e una ricca bibliografia del Pittore.
- ….fra le carte di EUGENIO CECCONI - edito in proprio nel1906, in 16, di una trentina di pagine
-Libretto postumo, contenente importanti e curiosi scritti con documenti del Pittore, mai pubblicati e trovati dagli eredi.
(Qui postato per gentile concessione dell’amico collezionista bibliofilo Aldo Pieri di Firenze, che l’ha acquistato qualche anno fa a un’asta...a un prezzo che non si dice !)
- MOSTRA RETROSPETTIVA DI EUGENIO CECCONI –1974 Catalogo di alcune Opere del Pittore, in formato quadrato di 128 pagine,con presentazione critica e commenti di Dario Durbè a cura di G. Daddi.(da Collezione Aldo Pieri)
Romano Pesenti