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FIDC: Quante bugie si raccontano per una tessera… per Fidc l’842 non si tocca!

federcaccia

Roma, 25 luglio 2019 – Triste vedere come chi si propone, in realtà senza grossi meriti, come salvatore della caccia italiana ricorra a mezzucci da imbonitori di quarta categoria per vendere una tessera, spargendo menzogne che ben sa essere tali.

Ci è giunta segnalazione da numerosi nostri iscritti e dirigenti locali, che rappresentanti di una nota associazione venatoria – non nuova a essere più aggressiva sul mercato delle tessere che nella concreta tutela di caccia e cacciatori – stanno spargendo la voce che Federazione Italiana della Caccia sia a favore della abolizione dell’articolo 842 del codice civile “per mandare i cacciatori a pagamento nelle sue riserve”. A parte la fantomatica proprietà di Aziende faunistiche che Federcaccia non vanta, la nostra posizione sull’articolo 842 che consente l’accesso dei cacciatori ai fondi altrui è chiara e netta, ribadita pubblicamente anche poche settimane fa.

Se non bastasse, analoghe considerazioni sono state espresse nei giorni scorsi dal presidente nazionale Massimo Buconi nel corso dell’ultima riunione della Cabina di regia e riportate nel verbale della stessa, sottoscritto dai rappresentanti di tutte le associazioni presenti, compresi quelli dalla memoria corta e dalla fantasia galoppante.

Anche in quella occasione Federcaccia ha ribadito la sua ferma posizione sull’assoluta difesa dell’art. 842 del C.C., nonché dell’art 1 della legge 157/92 e dei principi in essi contenuti.

L’unica cosa che FIdC, responsabilmente è disposta a fare, e anche questo è stato più volte pubblicamente affermato, è prendere parte a un confronto serio su come una risorsa rinnovabile quale è la selvaggina possa divenire ANCHE una forma di risorsa economica per il sistema e per l’impresa agricola. Una cosa non esclude l’altra, ma sui fondamenti del sistema venatorio italiano Federcaccia non è disponibile a scendere a compromessi: l’842 non si tocca!

Dispiace in momenti tanto difficili per la caccia italiana, sotto continuo attacco, dover distogliere tempo ed energie per ribattere a pretestuosi e vergognosi attacchi, provenienti da chi evidentemente ha l’unico vero interesse nel vendere qualche tessera in più. Non disdegnando però di godere dei vantaggi del sedere a un tavolo dove proprio Federcaccia ha sempre messo in comune per il bene della caccia e di tutti i cacciatori, quale che sia la loro associazione di appartenenza, tutti i risultati dei suoi sforzi in termini umani ed economici. A partire da quelle ricerche che consentono alle Regioni di resistere alle assurde richieste di restrizione di tempi e specie del ministero dell’Ambiente e Ispra, in Italia e in Europa. Evidentemente anche questa è una disponibilità malriposta, che andrà ripensata.

Ufficio Stampa Federazione Italiana della Caccia

Toscana: le associazioni commentano il Calendario Venatorio

toscana

Si ha notizia dell'approvazione del Calendario Venatorio e subito si hanno le prime reazioni dalle Associazioni. Prudente Arci Caccia Toscana che aspetta di leggere il testo definitivo prima di commentare:

Arci Caccia Toscana: approvato il calendario venatorio

In queste ore la Giunta Regionale Toscana ha approvato il Calendario Venatorio per l’annata 2019/20, poche le differenze con la scorsa stagione, comunque vi elenchiamo le principali che sono trapelate:

preapertura: si caccerà l’1 e l’8 settembre con la prima giornata dedicata a storno, corvidi e tortora e la seconda ai soli corvidi e allo storno.
cinghiale: confermata, a discrezione degli ATC, la possibilità di variare le giornate in cui si può svolgere la caccia in braccata, derogando dalle giornate fisse di mercoledì, sabato e domenica.
cinghiale: viene data la possibilità, a discrezione degli ATC, di effettuare la caccia di selezione al cinghiale nei tre mesi dell’apertura della caccia in braccata, entro una distanza di 400 metri dal confine dell’Area vocata, ai soli selettori iscritti alle squadre di caccia al cinghiale.
la possibilità, per coloro i quali hanno optato per il tesserino elettronico, di non ritirare più quello in formato cartaceo.
Ringraziamo la Regione per il grande sforzo profuso e la competenza tecnica dimostrata, che ha permesso, malgrado un parere dell’ISPRA fortemente negativo, di elaborare soluzioni, frutto anche di un confronto serrato con le associazioni venatorie ed agricole, che hanno permesso di portare a casa un buon risultato.

Saremo comunque più precisi domani, quando avremo in mano la delibera effettiva.

parte a testa bassa, al contrario, ANLC:

ANLC: CALENDARIO VENATORIO, LUCI ED OMBRE SU APPROVAZIONE GIUNTA REGIONALE TOSCANA

Giunge la notizia dell'approvazione del calendario venatorio 2019/2020 da parte della Regione e dopo il costante lavoro di studio e suggerimenti agli Uffici Caccia e all'Assessorato presieduto da Marco Remaschi registriamo l'ottima notizia del mantenimento delle specie Moriglione e Pavoncella e anche del Combattente, cosa che non era assolutamente scontata. Ma se il merito di aver “parato un nuovo rigore contro” può ascriversi alla battaglia fatta dalla Libera Caccia, dall'Assessorato stesso e anche da parte del resto dell'Associazionismo Venatorio toscano, resta in bocca l'amarissimo sapore del rifiuto di poter estendere il periodo di caccia al colombaccio fino al 10 febbraio. Una cosa nelle piene possibilità della Regione, praticata già da qualche anno in regioni confinanti con piena soddisfazione dei residenti, di fronte alla quale quelle stesse Associazioni venatorie unite nella posizione ferma e decisa per moriglione pavoncella e combattente, si sono messe di traverso alzando una barricata insuperabile per la Libera Caccia Toscana, lasciata sola in questo frangente. La Confederazione delle Associazioni Toscane non riconosciuta, in grave difficoltà di fronte alle domande dei propri stessi associati, emette comunicati con tentativi inutili di una difesa e una giustificazione che non ha alcun tipo di fondamento. Praticamente, per il mantenimento della caccia al colombaccio in zona appenninica si sacrifica tutto il resto dei cacciatori regionali che attendevano con grande speranza quei giorni di febbraio durante i quali, non solo pochi specialisti della tesa al campo sui primi contingenti della specie nel settembre ma TUTTI QUANTI avrebbero avuto piena soddisfazione, vista la grande abbondanza di colombacci in tutto il resto del territorio toscano. L'estensione della caccia nel febbraio non solo sarebbe stato un segnale forte per tutta la nazione, visto che la Toscana, da sempre è regione guida in fatto di caccia ed il nostro calendario è seguito con attenzione dalle altre regioni nella stesura dei propri calendari ma sarebbe stata altrettanto positiva come risposta agli operatori del settore, di tutto quel comparto economico che vive ma anche produce ricchezza per effetto della caccia, considerando la “legnata” presa nel gennaio passato quando per colpa della sentenza del Consiglio di Stato, praticamente tutto è finito dopo la prima decade di gennaio. Evidentemente chi trae sostentamento dal lavoro nel settore “caccia” in primis le armerie ma anche abbigliamento, concessionarie automobilistiche, officine, distributori di carburante fino ai ristoranti ed Hotel non contano nulla né per la Confederazione non riconosciuta né per la Regione, che avrebbe potuto tranquillamente andare a diritto portandoci al 10 febbraio. Forse si è avuto paura che il merito fosse una esclusiva della LIBERA CACCIA?

Lasciamo a note successive il resto della disamina: oggi, oltre alla soddisfazione di aver difeso tre specie importanti per chi è specialista della caccia palustre, ci premeva dire due paroline sul colombaccio, evidenziando il fatto che, se è vero che da parte di altre compagini si guarda all'UNITA' del mondo venatorio come la panacea di tutti i mali, la vicenda della negazione del colombaccio a febbraio è la piena dimostrazione che, finchè i numeri che scaturiscono dal tesseramento sono questi, la proposta del colombaccio a febbraio, probabilmente non avrebbe mai visto la luce. La Libera Caccia Toscana, convinta fortemente delle proprie proposte e delle proprie idee, col suo spirito combattivo che la contraddistingue continua da sola, nel suo splendido e orgoglioso isolamento, la battaglia per la difesa di TUTTI i cacciatori Toscani.

PRESIDENTE REGIONALE

Alessandro Fulcheris

infine, queste sono le considerazioni in casa Federcaccia:

CCT: REGIONE TOSCANA – APPROVATO IL CALENDARIO VENATORIO 2019/20!

La Giunta Regionale Toscana ha approvato oggi, la Delibera sul Calendario Venatorio Regionale per la stagione venatoria 2019/20.

Come da noi in più occasioni evidenziato, l’approvazione del testo è stata il frutto di una lunga fase di confronto che ha visto sul tappeto numerose criticità da superare per giungere ad una sintesi positiva per i cacciatori e soprattutto incentrata sulla certezza del diritto. Il calendario venatorio non presenta particolari difformità da quella che per anni è stata l’impostazione mantenuta dalla Regione Toscana.
Ci preme anche sottolineare come l’Assessore Marco Remaschi, abbia nei fatti accolto le proposte avanzate in queste settimane dalle Associazioni Confederate e dalla CCTmantenendo ferma la volontà politica di non cedere alle pretestuose richieste/inviti del Ministero dell’Ambiente, per l’eliminazione del Moriglione e della Pavoncella (alle quali si era aggiunta analoga richiesta anche per la specie Combattente) dall’elenco delle specie cacciabili. Una posizione decisa, che vogliamo sottolineare sia per l’importanza politica ma anche per le motivazioni tecnico/scientifiche collegate ai pareri Ispra, che come noto, forniscono ampie garanzie per il prelievo di dette specie. Altro aspetto di pari importanza è quello inerente il mantenimento delle date di chiusura della caccia al 31 gennaio per la specie beccaccia e per i turdidi ( tordo bottaccio, sassello e cesena). In particolare sulla specie beccaccia, nelle scorse settimane grazie al lavoro approfondito dell’ufficio Avifauna Migratoria della Federcaccia Nazionale, avevamo provveduto ad inviare agli uffici preposti ulteriore documentazione tecnico scientifica a supporto delle date ad oggi indicate dal calendario . Analoga documentazione è stata anche fornita su numerose altre specie oggetto di calendario. Per quanto attiene il colombaccio, ferma restando la non previsione di caccia nella preapertura, riteniamo convintamente che la decisione del limite di prelievo al 31 gennaio, rappresenti una scelta equilibrata. La possibile estensione del prelievo di caccia alla prima decade di febbraio, da taluni proposta, avrebbe nei fatti prodotto un risultato sostanzialmente negativo poiché per il rispetto dell’arco temporale massimo, il prelievo della specie avrebbe avuto inizio a partire dal 1° ottobre. Oltre pertanto agli evidenti effetti negativi sulla popolazione svernante determinati da un eventuale prolungamento della caccia al 10 febbraio, avremmo dovuto rinunciare per la caccia a detta specie all’intero periodo intercorrente tra la terza domenica di settembre e il 1° di ottobre ( 8 giorni potenziali di caccia a febbraio avrebbero portato a una perdita di circa 12 giornate a settembre) con evidenti ricadute negative per i cacciatori migratoristi praticanti la caccia al colombaccio al campo e anche per la caccia al passo sui primi contingenti in arrivo a fine settembre. Per quanto riguarda la caccia al cinghiale in braccata, il calendario prevede le aperture differenziate nelle diverse realtà provinciali nel periodo 1° ottobre – 31 gennaio; invariate rispetto al passato restano le modalità di svolgimento della caccia in singolo e con la girata per le aree non vocate. Per la caccia di selezione al cinghiale sempre all’interno delle aree non vocate nei periodi di svolgimento della caccia in braccata, viene inserito un buffer di 400 metri tra area vocata e non vocata, nel quale potranno esercitare la caccia di selezione al cinghiale solo i cacciatori iscritti alle squadre. Mantenuti anche i 100 metri previsti per la apposizione delle poste in area non vocata durante la caccia in braccata nelle aree vocate. Confermato a partire dal 18 agosto l’addestramento e allenamento cani nei giorni di martedì, giovedì, sabato e domenica che ai sensi della Legge 20 dovrà essere svolto negli orari previsti all’interno dell’Atc di iscrizione. La preapertura, sarà disciplinata da una delibera specifica; si prevedono le date del 1° settembre ( per la caccia alle specie tortora, corvidi e storno) e 8 settembre ( solo corvidi e storno). Altra novità positiva è quella di aver previsto la non riconsegna del tesserino venatorio cartaceo presso i comuni da parte dei cacciatori che lo scorso anno avevano optato per l’utilizzazione del tesserino venatorio digitale/Toscaccia. Unica nota negativa riguarda il mantenimento del carniere massimo di 50 capi annui per la specie allodola. Questi sostanzialmente sono i principali contenuti di un calendario che riteniamo sostanzialmente rispondente alle attese che soprattutto mantiene fede agli impegni assunti nei vari momenti di concertazione, da parte dell’Assessorato. Dopo gli esiti positivi scaturiti nella recente Conferenza Regionale sulla caccia a Braccagni (Grosseto), oggi si compie un ulteriore positivo passo in avanti che lascia ben sperare per il futuro.

I contenuti sopracitati, saranno comunque verificati il prima possibile sulla base del testo integrale ed ufficiale della delibera della Giunta Regionale che sarà a divulgata nella giornata di domani. Ci riserviamo pertanto di comunicare eventuali possibili modifiche.

AIW: M49 in Abruzzo? pura follia animalista!

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E’ noto come l’orso M49 sia un orso importato dalla Slovenia e non un orso italiano (il parlamento sloveno ha autorizzato l’abbattimento di 200 suoi “fratelli”, perché troppi e dannosi e/o pericolosi). E’ noto come il recinto di Villavallelonga non sia di “20 ettari”, ma solo di 2 ettari e con chiusura di rete semplice e non più alta di 2,50 metri. E’ noto che se un orso è riuscito ad evadere solo un giorno dopo da un recinto forse più grande e certamente meglio attrezzato per ospitarlo quale è quello di Casteller, da quello di Villavallelonga uscirebbe non il giorno dopo, ma dieci minuti dopo la sua ipotetica immissione. E’ noto che l’Abruzzo è pieno di orsi “problematici” che circolano per i paesi e che, pertanto, non ha certo bisogno che ve se ne aggiunga un altro, peraltro di carattere aggressivo ben superiore a quello del mite marsicano. Orso che sarà certamente anche più arrabbiato dopo un’ennesima cattura, prigionia e trasporto! Eppure in Italia pur di far parlare di sé e di non provvedere ad uccidere un animale selvatico si è disposti a tutto. Lo stesso Sindaco di Villavallelonga, ovvio che pensi piuttosto al turismo che non a salvare l’orso: dovrebbe però sapere che gli orsi che già stanno nella fossa di Campoli Appennino hanno da tempo smesso di destare curiosità (e a Campoli attirano più i tartufi e le sue montagne che non quei poveri orsi albanesi!), e potrebbe restare un problema, anche finanziario per il Comune qualora dovesse poi provvedere al mantenimento e gestione del recinto. Orsi che saranno anche un grosso problema biologico qualora si dovessero riprodurre (o la tanto decantata biodiversità ci piace pur che sia, e ancorché spuria?). Purtroppo, questa è l’Italia animalista e, al solito, con scarso senso pratico e ragionevolezza. Non è stato ancora risolto il problema degli orsi problematici abruzzesi, e già si pensa a creare un altro problema qualora (e succederà!) M49 dovesse poi evadere anche da Villavallelonga. Auguri ai potenti che dovranno decidere! Con la speranza che ai “geni” della grande pensata non venga loro in mente di scrivere al Governo sloveno offrendogli di prenderci anche i 200 “fratelli” morituri di M49! Quindi M49 lo si lasci pure stare in Trentino, qualora decidesse di smetterla di terrorizzare la gente; e il Presidente della Provincia di Trento agisca come meglio crede, forte del consenso della Corte Costituzionale, che, per quanto ci consta, dovrebbe valere più del desiderata di un Ministro.

Franco Zunino – Segretario Generale AIW

Arci Caccia Campania: Luigi Luongo interviene sulla caccia a Benevento

 

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Luigi Luongo, Consigliere Nazionale e Regionale dell’ARCI Caccia Campania, Presidente di Benevento fa il punto sull’attività venatoria.

Ci avviciniamo all’”Apertura” della stagione venatoria in un clima, purtroppo non nuovo, di incertezza e tensione.

Uno dei capisaldi per migliorare e “innestare” nuova linfa è costruire nei fatti il rapporto con gli agricoltori. L’ARCI Caccia è impegnata in un confronto serrato e collaborativo con la Confederazione Italiana degli Agricoltori e le altre organizzazioni imprenditoriali agricole con l’ambizione di rendere sempre più proficue e produttive le convergenze.

Di questo impegno, di lavorare fianco a fianco, si fa carico anche l’ARCI Caccia a Benevento che io e il Comitato eletto rappresentiamo.

Sottolineo anche a chiarimento di alcuni comunicati apparsi in questi giorni che, purtroppo, non essendo coinvolto il Comitato, i contenuti sottoscritti per l’ARCI Caccia di Benevento non sono patrimonio dell’Associazione.

Una breve considerazione conclusiva è in merito all’applicazione del disciplinare della caccia al cinghiale 2019 che sta alimentando polemiche. Noi auspichiamo di trovare una posizione unitaria del mondo venatorio della Cabina di Regia nazionale, così da rappresentare alla Regione, d’intesa con il mondo agricolo, una volontà e una capacità gestionale condivisa e partecipata. Promuoveremo un incontro con la CIA della nostra Provincia per ragionarne insieme e per tornare sull’argomento per dare risposte che siano nell’interesse dell’intera comunità provinciale.

Federcaccia Emilia Romagna e la caccia di selezione agli ungulati

È a tutela della caccia di selezione e delle sue peculiarità, che Federcaccia Emilia Romagna è intervenuta per chiedere alla Regione di tornare sui suoi passi per ristabilire le regole del 2018.

Bologna, 18 luglio 2019 – La Federcaccia Emilia Romagna ha sempre garantito e tutelato la caccia di selezione agli ungulati, al pari di tutte le altre forme di caccia.

È stata, fra l’altro, protagonista nell’ attivazione di tale caccia nel territorio appenninico. La caccia di selezione, per le sue caratteristiche intrinseche e fondanti – basate su un prelievo fatto su conoscenze tecnico-scientifiche, il censimento o stima dell’entità delle popolazioni, la definizione di un preciso piano di abbattimento in termini numerici e qualitativi ed il forte legame cacciatore-territorio – ha sempre rappresentato un importante biglietto da visita, per favorire un dialogo fra la caccia e la società civile.

Non si può spacciare per caccia di selezione quella forma di prelievo, attuata in alcune zone dell’Emilia Romagna, che trascura l’entità numerica dei cinghiali presenti, si fonda su abbattimenti a numero illimitato, ricorre a pasturazioni e ha un’area territoriale di intervento troppo estesa. Di fatto si è trasformata da caccia di selezione in piano di controllo non governato.

Federcaccia non può accettare che una caccia così valorizzante e sostenibile per il mondo venatorio, come quella di selezione, venga snaturata in questo modo ed è per questo che ha inoltrato istanza di sospensione del relativo atto regionale, affinché vengano ripristinate le modalità di prelievo in selezione del cinghiale, utilizzate nel 2018.

 

Il Presidente Regionale Federcaccia

Massimo Bulbi

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