DIANA N. 14/2016
- Pubblicato in Riviste
Le Associazioni Venatorie riconosciute, promotrici il ricorso contro il calendario venatorio piemontese, hanno incontrato l'Assessore alla Caccia Giorgio Ferreo. Eccone il resoconto.
Meno male che il TAR c’è
Si è tenuto oggi a Torino un incontro tra l’Assessore Agricoltura, Caccia e pesca di Regione Piemonte Giorgio Ferrero e le Associazioni Venatorie riconosciute.
Sul tavolo tre diverse questioni, vere e proprie gatte da pelare per il contestato amministratore astigiano: il calendario venatorio, dopo la recente ordinanza Tar che ne dispone la modifica, l’accorpamento dei comitati di gestione di A.T.C. e C.A., e da ultimo i criteri e le procedure per il rinnovo dei medesimi.
In merito al primo argomento, ed alla recentissima Ordinanza Tar n. 280 che impone l’inserimento di altre undici specie, le scriventi Associazioni Venatorie s’erano già duramente espresse nei giorni passati, manifestando “sconcerto ed imbarazzo” di fronte alle dichiarazioni a La Stampa dell’Assessore che aveva segnalato d’aver “…già pronto un provvedimento legislativo per vietare la caccia a queste specie, come già fatto per pernice bianca, lepre variabile, allodola”.
Giorgio Ferrero ha voluto precisare come la Regione s’adeguerà entro i termini stabiliti (bontà loro…ci verrebbe quasi da scrivere) alle decisioni del Tar, ma che in ogni caso un emendamento sarà presentato per impedire il prelievo di queste specie, o di alcune di esse.
Bizzarre e curiose le sue obiezioni quando ha precisato come lui non s’aspettasse questa richiesta da parte del mondo venatorio (o meglio, andrebbe precisato, dalla sua grandissima parte), nemmeno se negli anni passati fossero mai servite a qualcosa le tante richieste avanzate dai cacciatori e sempre rispedite al mittente, come ci insegna l’allucinante e irrisolto caso della pernice bianca.
Quanto poi al divieto di caccia proprio a quest’ultima, a lepre variabile e allodola, diventato realtà a seguito di recente legge regionale (art. 39 l. r. n.26 del 22/12/15), e su cui il Tar dovrà decidere se rimettere la questione alla Corte Costituzionale, l’Assessore ha scaricata l’intera responsabilità sul Consiglio Regionale che la votò, volendo precisare come lui ne fosse contrario; dichiarazione questa che stride non poco con quanto dimostrato ogni qual volta ci fosse la possibilità d’assecondare legittime richieste del mondo venatorio.
Il rappresentante di Arci Caccia (all’incontro erano presenti anche le due piccole Associazioni dissenzienti) ha poi chiesto che il nuovo calendario preveda gli anticipi dell’apertura a tortora e quaglia, mentre le scriventi Associazioni, che avevano iniziata l’azioni avanti al Tar, non avevano certo questo genere necessità, avendo esplicate molto bene richieste e necessità dei cacciatori piemontesi, nel momento in cui era stato depositato il ricorso.
L’Assessore Ferrero ha poi manifestato stupore di fronte alla volontà dei ricorrenti di veder cacciate queste ulteriori 11 specie, nemmeno se l’averle inserite nel testo del ricorso fosse solo un mero esercizio di carattere giuridico-scrittorio dell’Avv. Prof. Paolo Scaparone, e non corrispondesse invece alle reali necessità del mondo venatorio.
Federcaccia Piemonte, ANLC, Enalcaccia, EPS ed Anuu Migratoristi pretendono dunque che il Calendario Venatorio 2016/17 venga esteso alle nuove specie, mentre si dichiarano disponibili a discutere su altri eventuali miglioramenti si decidesse d’apportare, e questo sempre in attesa di sapere quanto verrà deciso nel merito dal Tar sull’incostituzionalità dell’art.39 della sunnominata legge.
In merito al secondo punto, l’applicazione dell'art. 32 del DDL 143 ((Razionalizzazione dei Comitati di Gestioni degli A.T.C. e C.A. - La Giunta regionale può affidare la gestione di più Ambiti Territoriali di Caccia (A.T.C.) e Comprensori Alpini (C.A.) ad un unico Comitato di Gestione, secondo le disposizioni dettate dalla stessa-), le scriventi Associazioni Venatorie hanno predisposto ed inviato uno specifico “comunicato stampa” dichiarando la loro ferma opposizione ad ogni tipo di accorpamento presente o futuro.
Ferrero, pur manifestando cautela per certe recenti sentenze che andrebbero in senso contrario, ha spiegato come vorrebbe intervenire, precisando d’aver pensato di modificare la suddivisione dei nuovi comitati di gestione inizialmente prevista. Su quest’argomento l’Assessore ha effettivamente…segnato un punto a suo favore, ottenendo l’appoggio delle altre due Associazioni presenti, Arci Caccia ed Italcaccia, fatto che però non ha stupito più di tanto gli scriventi: è da un pezzo che queste si sono allontanate dalle esigenze dei cacciatori piemontesi, preferendo assecondare istanze ed iniziative della Regione. Che…c’entri la politica? Ma forse siamo troppo severi, e le due AAVV inviteranno pure i loro associati a non sparare ad una delle undici specie giudicate cacciabili dal Tar Piemontese.
A tal proposito Giorgio Ferrero le ha pubblicamente ringraziate, confessando come lui abbia…spezzata una lancia a favore dei cacciatori, spiegando ai Consiglieri Regionali di maggioranza come non tutte le Associazioni Venatorie fossero cattive e riottose come noi cinque, e ci fossero nel mondo venatorio dirigenti pronti a collaborare.
E sempre parlando dei comitati di gestione veniamo al terzo punto, quello dei criteri.
Qui abbiamo appreso come l’Assessore abbia pensato di ridurne il numero dei membri, passando da venti a dieci, e mantenendo inalterato tutto il resto, comprese le modalità di nomina, le percentuali d’assegnazione per i soggetti interessati (Associazioni Venatorie riconosciute e Agricole con il 30% dei membri a testa, Ambientalisti ed Enti Locali con il 20%) e così via.
Al fine poi di un’ulteriore razionalizzazione si sta pensando ad un Collegio di Revisione unico per tutti gli A.T.C. e C.A.
Le Associazioni scriventi hanno manifestato una forte contrarietà e disappunto per come si è sviluppata sin dall’inizio la relazione tra mondo venatorio e Regione, precisando come mai nei venti anni che hanno preceduta l’ultima amministrazione ci sia stata la necessità di ricorrere così di frequente all’intervento dei giudici amministrativi; l’Assessore ha invece replicato invitando il mondo venatorio a cercare il dialogo in vista dell’arrivo in Commissione dei tre disegni di legge da cui dovrà scaturire la nuova regolamentazione dell’attività venatoria in Regione Piemonte.
Se le premesse sono quelle offerte da ventiquattro mesi di scontri non c’è da sperarci, i cacciatori piemontesi chiedono rispetto e per ora la Regione, e l’Assessore Ferrero non hanno dato dimostrazione di volerla dare.
Meno male che il Tar c’è, si dovrebbe cantare, a garantire che non tutti i nostri diritti vengano calpestati.
Torino, 4 agosto 2014
Federcaccia Piemonte, ANLC, Enalcaccia, EPS, ANUU Migratoristi.
Pubblichiamo l'ultimo comunicato stampa a firma Federcaccia Piemonte, ANLC, Enalcaccia, EPS, Anuu Migratorist, relativo all'accorpamento dei "comitati di gestione di ATC e CA.
COMUNICATO STAMPA DEL 4 AGOSTO 2016
Le scriventi Associazioni Venatorie riconosciute ribadiscono la loro assoluta contrarietà all’ art. 32. (Razionalizzazione dei Comitati di Gestioni degli A.T.C. e C.A.) del Ddl. 143, là dove esso testualmente recita: “La Giunta regionale può affidare la gestione di più Ambiti Territoriali di Caccia (A.T.C.) e Comprensori Alpini (C.A.) ad un unico Comitato di Gestione, secondo le disposizioni dettate dalla stessa.”
Crediamo che l’operazione che si vorrebbe portare a compimento nulla apporterebbe in termini di efficienza gestionale od operativa, e tantomeno potrebbe creare risparmio economico; al contrario risulterebbe del tutto controproducente, essendo l’attività di presidente e membri dei comitati di gestione di A.T.C. e C.A. prestata a titolo assolutamente gratuito, e dunque non incida che minimamente sui conti degli stessi, se non per un rimborso spese inevitabilmente destinato a diventare molto più gravoso per le casse degli enti qualora fossero previsti grossi spostamenti per i singoli componenti.
A tutto ciò s’aggiunge la violazione dei sani principi che ispirarono la l.157/92 (Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio) laddove vollero legare sempre più il cacciatore al suo territorio al fine di favorirne la corretta gestione e, aggiungiamo noi, infine di tutelare l’ambiente con la difesa di preziosissime biodiversità che paiono a noi come valori assoluti, irrinunciabili, e che il mondo venatorio da sempre difende.
Non si capisce dunque come si potrebbero raggiungere queste preminenti finalità prevedendo “comitati di gestione” spalmati su aree amplissime, spesso nemmeno omogenee tra loro, come quelli che nascerebbero da accorpamenti indesiderati dovendo amministrare l’attività venatoria privi della giusta rappresentanza territoriale.
D’altro canto anche il recente pronunciamento della Corte Costituzionale in riferimento alla Regione Toscana ci offre spunti molto interessanti, giacché laggiù s’era previsto d’accorpare per legge gli A.T.C. esistenti, creandone uno per ogni singola provincia, con sotto-ambiti a questi collegati. A fare ricorso contro la nuova legge sulla caccia in quel caso fu la stessa Presidenza del Consiglio dei Ministri, cui ha dato riscontro la Consulta con una sentenza, la n.124 del 5 aprile 2016 depositata in cancelleria il 1 giugno, e destinata a far storia, diventare per altri modello cui ispirarsi.
Per la Corte Costituzionale l’impostazione proposta da Regione Toscana risulta del tutto "illegittima", così scrivono i giudici, perché essa "tradisce" la finalità del legislatore statale di volere "…attraverso la ridotta dimensione degli ambiti stessi, pervenire ad una più equilibrata distribuzione dei cacciatori nel territorio" e di conseguenza "…conferire specifico rilievo alla dimensione della comunità locale, più ristretta e più legata sotto il profilo storico e ambientale alle particolarità del territorio".
“Il carattere provinciale dell’ambito voluto invece dal legislatore toscano” si legge ancora nella sentenza “al quale si lega l’istituzione di sottoambiti privi di funzioni amministrative, tradisce questa finalità. Esso diluisce infatti una sfera di interessi (connessi alla caccia e alla tutela dell’ambiente) incentrata sul territorio locale, nella ripartizione per province, ove la dimensione territoriale implica più ampie e meno specifiche esigenze di decentramento amministrativo”
Nel suo ricorso il Governo ”ritiene lesiva della competenza esclusiva dello Stato in materia di «tutela dell’ambiente e dell’ecosistema» (art. 117, secondo comma, lettera s, Cost.) l’attribuzione agli ambiti di una dimensione provinciale, in contrasto con quanto previsto dall’art. 14, comma 1, della legge 11 febbraio 1992, n. 157 (Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio), secondo il quale le Regioni ripartiscono il territorio destinato alla caccia in ambiti territoriali di dimensioni subprovinciali, possibilmente omogenei e delimitati da confini naturali.”
La tutela dell’ambiente appare dunque come una prerogativa esclusiva dello Stato e dunque, secondo noi, non incentiva iniziative come quella che si vorrebbe assumere in Regione Piemonte, e lo si apprende dall’interessante lettura del documento sopra citato in cui emerge un concetto importantissimo: “Questa Corte ha ripetutamente riconosciuto che la costituzione degli ambiti territoriali di caccia, prevista dall’art. 14 della legge n. 157 del 1992, manifesta uno standard inderogabile di tutela dell’ambiente e dell’ecosistema, con riferimento sia alla dimensione subprovinciale dell’ambito (sentenze n. 142 del 2013 e n. 4 del 2000), sia alla composizione degli organi direttivi (sentenze n. 268 del 2010 e n. 165 del 2009).”
Ecco perché reputiamo non si debba procedere sulla strada di eventuali accorpamenti, nemmeno sull’eventuale previsione di una futura ridefinizione di superfici e/o confini di A.T.C. e C.A. che alla fine tradirebbero le finalità volute dal legislatore; noi crediamo che l’orografia particolare del territorio piemontese, e la presenza di confini naturali, rendano gli attuali ambiti e comprensori strutture adeguate al rispetto delle finalità individuate dalla recentissima sentenza della Corte Costituzionale.
Invitiamo dunque la Giunta e il Consiglio regionale piemontese a prenderne dovutamente atto, intervenendo al più presto sulla questione, e stralciando l’articolo 32 dal Ddl 143, che nulla c’entra con la materia venatoria.
Anuu Migratoristi, Federcaccia Piemonte, Enalcaccia, EPS, ANLC.
La recente ordinanza del Tar piemontese, capace di imporre alla Regione l'inserimento di ben 11 specie sino ad oggi...non cacciabili, sta determonando una serie infinite di conseguenze, con l'assessore Ferrero che vorrebbe vietare ai cacciatori l'esercizio di un un diritto, e le associazioni venatorie promotrici del ricorso (Federcaccia Piemonte, ANLC, Enalcaccia, EPS, Anuu Migratoristi) che viceversa ne chiedono le dimissioni.
L'Ufficio Avifauna di FIDC, cha ha collaborato con l'Avv. Prof. Paolo Scaparone, ha oggi emesso una sua comunicazione ufficiale, che vi alleghiamo integralmente in originale e di cui riportiamo qui di seguito il testo.
"Dal 1996 in Piemonte era vietata la caccia agli uccelli acquatici ad eccezione del germano reale e del beccaccino. Ben otto specie di anatidi, tre rallidi e tre caradriformi erano non cacciabili per i cacciatori piemontesi. Addirittura nei primi anni ’90 la Regione Piemonte aveva vietato la caccia alla femmina di germano. Solo per due anni, dopo l’abrogazione della legge regionale 70/96, avvenuta nel 2012, erano state riammesse alla caccia l’alzavola e la gallinella d’acqua. Una politica venatoria, quella della Regione Piemonte, che mortificava i cacciatori in generale e in particolare i migratoristi. Lo scopo evidente era la cancellazione delle tradizioni di caccia alla migratoria, con un’avversione conclamata all’attività venatoria da parte dell’Ente regionale che negli ultimi anni aveva interessato anche la fauna alpina. Ed è stato a questo punto che Federcaccia Piemonte, in collaborazione con altre associazioni (ad eccezione di Arcicaccia e Italcaccia) e di molti ATC e Comprensori Alpini, si è opposta in modo deciso alle scelte regionali, arrivando alle impugnative al TAR dei Calendari Regionali. Questa presa di posizione ha permesso di dimostrare la correttezza delle richieste dei cacciatori piemontesi, troppo evidentemente penalizzati rispetto ai colleghi delle altre regioni italiane. L’ennesimo ricorso, steso dagli Avvocati Prof. Scaparone, e Dott. Burlando, in collaborazione con l’Ufficio Avifauna Migratoria FIdC, ha permesso di evidenziare ai Giudici Amministrativi la difformità delle scelte della Regione Piemonte per quanto riguarda i divieti di caccia su tutte le specie di uccelli acquatici, e soprattutto la mancanza totale di ragioni scientifiche che motivassero tale divieto. Le documentazioni predisposte dall’Ufficio Avifauna Migratoria sono diventate le memorie tecniche a supporto delle argomentazioni giuridiche, depositate dallo Studio Legale incaricato, e hanno portato all’ordinanza n. 00280/2016, con la quale il TAR impone alla Regione Piemonte l’inserimento di 11 specie di uccelli acquatici nel calendario venatorio 2016-2017. Una giornata storica, in cui si è dimostrato ancora una volta che i presupposti giuridici supportati da motivazioni tecnico-scientifiche sono decisivi per far valere le giuste ragioni dei cacciatori, mettendo inoltre gli enti pubblici di fronte alle loro reali responsabilità. Ora la Regione Piemonte ha venti giorni di tempo per adempiere l'ordinanza del TAR, ci auguriamo che questa volta non ci siano sorprese amare, quali quelle prospettate dall’Assessore Ferrero sulla modifica di legge, come avvenuto in passato. Vorremmo una buona volta vedere riconosciuti ai cacciatori piemontesi gli stessi diritti dei loro colleghi di altre regioni italiane, e di molti colleghi europei. Il successo ottenuto in Piemonte non è limitato a quanto accaduto per questa regione, ma dimostra, per tutta Italia, che si possono cambiare, con le giuste ragioni, le situazioni penalizzanti per i cacciatori. FIDC - Avifauna Migratoria - Via Salaria, 298/a - 00199 Roma Tel 06 8440941 - Fax 06 844094217 - Cf 97015310580 - Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. Dopo i successi a molteplici TAR sui calendari venatori, ai TAR Liguria e Toscana sul decreto Galletti, dopo la collaborazione alla stesura di motivazioni per i calendari in molte regioni italiane, dopo le ricerche pubblicate su riviste scientifiche, si può affermare che la Caccia del domani ha oggi avuto inizio: una caccia basata sulla conoscenza, sulla qualità e non sulla quantità degli abbattimenti, con un saggio utilizzo della risorsa sia faunistica che ambientale, con una funzione conservativa che avrà il suo spazio certo anche nel futuro del nostro Paese. Una strada che i cacciatori italiani conoscono bene e che oggi possono percorrere con dignità e ritrovato orgoglio."
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