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Alessandro Bassignana

Alessandro Bassignana

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Lupi, cinghiali e lepri: è allarme danni in Puglia

La Coldiretti pugliese lancia l'allarme per i danni che subirebbero agricoltura e allevamento in determinate aree della Puglia a causa degli animali selvatici in aumento, rilanciando la proposta di istituire servizi di guardiania e sicurezza nelle zone a rischio e di un fondo per i risarcimenti.
I responsabili sarebbero alcuni selvatici, comprese le lepri nella provincia di Brindisi.
In un decennio lupi è cinghaili sono raddoppiati, creando problemi per l'assetto idrogeologico e le produzioni alimentari, ma anche per l'incolumità delle stesse persone a causa di numerosi incidenti stradali, alcuni dei quali mortali.
Particolarmente grave e ingestibile la situazione nelle aree rurali a Corato, Altamura, Spinazzola, Minervino, Andria, Ruvo di Puglia e Santeramo.
Il problema lupi va gestito, contenendone il numero, sostiene il delegato confederale di Coldiretti Bari, Angelo Corsetti, anche perchè gli imprenditori agricoli vivono uno stato di malessere che cresce in misura esponenziale, con i predatori comparsi in zone da cui mancavano da lungo tempo. Tutto ciò metterebbe a rischio la stessa presenza e il lavoro degli agricoltori in molte zone della provincia.
 

Stambecchi provocano frana: una donna ferita.

Incredibile quello che è successo a Chiusaforte dove il passaggio di un gruppo di stambecchi ha causato il distacco di una frana alla cima del monte Montasio, in Alto Friuli, che ha travolto un'escursionista, recuperata dal soccorso alpino del Sagf e del Cnsas. L'incidente è accaduto alle 12.30 del 20 settembre nella zona della Sella Blasic, lungo il sentiero di Terrarossa, che mette in comunicazione la Val Raccolana con il ripiano carsico del Foran del Muss, nel comune di Chiusaforte. Le vittima è un'escursionista slovena di 66 anni che stava facendo una passeggiata insieme a connazionali. Gli animali, una trentina di esemplari che stazionano nella zona da alcune settimane, col loro movimento hanno innescato la caduta dei sassi, tracui alcuni particolarmente grandi. Alcuni si sono scansati, ma non la donna colpita alla testa. A causa dell'impatto ha perso l'equilibrio ed è scivolata su un ghiaione per una decina di metri. La signora ha riportato una forte emorragia alla testa e la sospetta frattura di un braccio. Trasferita in elicottero all'ospedale del capoluogo friulano non sarebbe in pericolo di vita. Illesi gli altri partecipanti all'escursione,  scortati a valle dai tecnici del Soccorso Alpino del Cnsas di Cave del Predil e dai militari della Guardia di Finanza del Sagf di Sella Nevea.

Berlato ai dirigenti FIDC: nessun problema con la legge sulla mobilità venatoria.

COMUNICATO STAMPA
 
Ben presto i dirigenti di FIDC saranno costretti a dire la verità ai loro associati del Veneto.
In attesa di quel momento, è utile ribadire che la legge sulla mobilità venatoria è stata recentemente approvata a larga maggioranza dal Consiglio regionale del Veneto con i voti, non solo di tutti i consiglieri di maggioranza (Lega, Lista Zaia, Forza Italia e Fratelli d'Italia-AN-Movimento per la Cultura Rurale) ma anche di numerosi consiglieri dell'opposizione (Partito Democratico, Lista Tosi, Lista Veneto Civico).
Va anche ribadito che leggi analoghe a quella approvate in Veneto, sono vigenti in altre quindici regioni italiane, senza che questo abbia comportato alcuno scompenso né per il territorio, ne' per la fauna, né per l'ambiente. Sarà curioso constatare come il Governo nazionale sosterrà la tesi di dubbio di legittimità costituzionale della legge veneta con leggi molto più permissive in vigore in altre quindici regioni italiane.
E' falso affermare che in Veneto, per effetto di questa legge, potranno arrivare cacciatori provenienti da tutta Italia, dal momento che la legge prevede che questo diritto possa essere utilizzato solo dai cacciatori che sono in possesso del tesserino venatorio regionale rilasciato dalla Regione del Veneto, quindi solo ed esclusivamente a cacciatori residenti in Veneto.
E' vero che il Governo ha deciso di impugnare la legge veneta sulla mobilità venatoria sollevando questioni di presunta illegittimità costituzionale presso la Corte costituzionale, ma è altrettanto vero che fino almeno fino al momento del pronunciamento della Corte costituzionale la legge veneta è in vigore e verrà applicata in ogni sua parte. Frequenti sono stai i casi in cui la Corte ha rigettato le obiezioni sollevate dal Governo, riconoscendo la piena legittimità costituzionale alle leggi approvate dalle regioni.
Va ricordato altresi che la legge sulla mobilità venatoria riguarda la possibilità di spostarsi  tra i diversi ATC del Veneto ma solo ed esclusivamente per la caccia alla selvaggina migratoria, senza alcuna possibilità quindi di prelevare capi di selvaggina stanziale. Va ribadito che la mobilità potrà essere utilizzata solo a partire dalla prima domenica di ottobre, quando cioè le colture agricole sono state tutte completamente raccolte, evitando quindi qualsiasi frizione con il mondo agricolo. Possono rimanere a quella data alcune coltivazioni in atto di soia ma la caccia è vietata comunque quando ci sono delle coltivazioni in atto e fino alla data del loro raccolto.
Diversi possono essere le motivazioni  che spingono alcuni dirigenti venatori, che fanno parte di alcuni Comitati direttivi di qualche ATC, a dire falsità che possono ingenerare un procurato allarme del tutto ingiustificato. 
Probabilmente gli interessi in gioco sono cosi alti, soprattutto per chi di mestiere fa il dirigente venatorio, da indurre la Regione ad occuparsene nella imminente fase di predisposizione del nuovo  Piano Faunistico Venatorio Regionale.
 
Sergio Berlato
Presidente della terza Commissione permanente del Consiglio regionale del Veneto

Primi effetti della legge ligure sul disturbo alla caccia

Primi risultati per la recente norma votata a tutelare i cacciatori dal distrubo loro arrecato durante l'azione venatoria. 
I carabinieri hanno aperto un' indagine per presunta aggressione contro alcuni cacciatori liguri da parte di animalisti che avrebbero spruzzato dello spray urticante contro il viso di due di loro, durante un diverbio avvenuto nelle campagne genovesi, a Creto, nel genovese. I due sono stati medicati al pronto soccorso dell’ospedale San Martino con una diagnosi di lesioni lievi.
Gli animalisti erano giunti dalla provincia di Parma e da Genova, organizzando l'azione attraverso una pagina Facebook.
A subire l'aggerssione una decina di cacciatori che hanno pure perduto un cane, recuperato poi nell’auto di un animalista, che ha dichiarato d'averlo caricato sull'auto per il rischio che vagasse sulle strade. Il veterinario dell'ASL ha verificato come il cane fosse in possesso di microchip, ed ora gli attivisti anticaccia rischiano denuncia per lesioni.
Sul posto carabinieri dell stazione di Ronco Scrivia e agenti della polizia metropolitana.

Autonomia o...anarchia?

Ieri in Italia, o almeno in gran parte di essa, è iniziata la stagione venatoria 2016/17.
 
Non è stato così in poche altre regioni, nemmeno se questa particolare e tribolata nazione facesse grandi differenze tra l’una e l’altra quando deve imporre ai cittadini nuove tasse, aumentare benzina o sigarette; quando poi si tratta di attività venatoria, di caccia, allora tutto può succedere.
 
Non hanno così tirato fuori gli schioppi dall’armadietto gli abruzzesi, penalizzati da una decisione del Tar che accogliendo un ricorso degli ambientalisti del WWF  ha bloccato loro l’inizio della stagione; a Regione Abruzzo vengono contestati, oltre alla mancanza del “piano faunistico-venatorio”, obbligatorio per legge, tutta una serie di errori già contestati e sanzionati in passato.
Chi però ora ne paga le conseguenze sono gli incolpevoli cacciatori che non sanno se e quando potranno andare a caccia, nonostante le centi.
 
Domenica in famiglia anche per i cacciatori piemontesi, che ormai da qualche anno hanno dimenticata l’apertura alla…terza di settembre, così come sarebbe prescritto dalla l.157/92; i più volenterosi di loro sono così potuti salire ad Usseglio, nelle Valli di Lanzo, dove Federcaccia Piemonte ha promosso la “Festa del Cacciatore Piemontese” in luogo che ospita uno dei pochissimi monumenti dedicato alla passione venatoria, nel caso quella alpina.
 
E dire che a differenza d'altri i bistrattati appassionati subalpini i ricorsi al Tar non li subiscono ma li fanno, e  li vincono pure, anche se l’assessore alla caccia se ne frega e tira diritto per la sua strada. 
Ne hanno vinti 3 sulla pernice bianca e allora i politici l’hanno pensata bella, vietando con legge regionale (l.r. n. 26 del 22/12/2015) la caccia a pernice bianca e, non ancora contenti, pure a lepre variabile ed allodola, operazione che potrebbe avere profili di incostituzionalità (sentenza n. 20 del 09/02/2012), essendo la disciplina della materia “ambiente” (le specie cacciabili ricadono sotto essa) di esclusiva competenza dello Stato.
Le regioni possono intervenirvi solo a mezzo di atti amministrativi, impugnabili da chiunque ne abbia legittimo interesse, e dunque calendario venatorio e specie cacciabili non possono essere determinati per legge; i piemontesi, rappresentati da 5 associazioni (FIDC, ANLC, Enalcaccia, ANUU, EPS) e alcuni ATC e CA, hanno sollevata la questione di fronte al Tar, che dovrà decidere nei prossimi giorni se rimetterla o meno alla Corte Costituzionale.
Nel frattempo il Tar ha emesso un’Ordinanza, la n.280 del 28/07/2016, con la quale impone a Regione Piemonte la modifica del calendario venatorio 2016/17 includendovi 11 specie di anatidi e migratori, cacciati nel resto d’Italia, ma vietati in Piemonte. L’assessore ha provveduto, e il Tar ne ha preso atto, ma ha subito comunicato che si sarebbe intervenuti nuovamente sulle 11 specie, vietandone la caccia con un nuovo atto. 
Il disegno di legge n.269 è stato presentato l’8 agosto, mentre gran parte dei consiglieri regionali erano già in vacanza, ed ora si attende l’esito quasi scontato di una votazione che vede la maggioranza di centrosinistra sicura d’ottenere il voto dei 5 stelle, solitamente…poco propensi ad aiutare il mondo venatorio.
E’ dunque molto probabile che la stagione inizi regolarmente il 25 settembre, ma di lì a pochi giorni il calendario venatorio piemontese cambi nuovamente, escludendovi quelle specie di migratori e anatidi inserite a seguito dell’Ordinanza Tar e che si potrebbero così cacciare dal 2 di ottobre.
Le 5 associazioni venatorie hanno richiesto urgente audizione alla III Commissione regionale, anticipando come non accetteranno passivamente l’ennesimo sopruso: un nuovo ricorso è già pronto, e sarebbe…il quinto in 24 mesi, un record!
 
Ci si chiede ora quale senso abbia aver delegata la materia venatoria alle regioni, specialmente quando poi accade che basti attraversare un fiume, ad esempio il Ticino, per poter cacciare un selvatico che sull’altra sponda risulta vietato, nemmeno se la l.157/92 fosse una coperta troppo corta, da tirare dalla propria parte secondo le necessità.
Forse, e non siamo i soli a pensarla così, il sistema andrebbe ripensato.
In fretta però, perchè l'autonomia non diventi anarchia!
 
Alessandro Bassignana
 

 

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