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Alessandro Bassignana

Alessandro Bassignana

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ANCORA LUPI, SECONDO ATTACCO IN POCHI MESI

«È il secondo attacco in pochi mesi. In passato ce ne sono stati altri. Il problema è che nessuno vuole affrontare il problema. E i nostri animali continuano a morire». A dirlo è Claudio Adami, titolare dell’agriturismo Cascina Raflaz, a Paroldo.
A fine ottobre cinque delle sue pecore di Langa, razza pregiata in via di estinzione, sono state uccise. Quest’anno era già accaduto, a giugno. Altri 5 animali, su 250, erano scomparsi.
Stavolta, però, l’attacco è avvenuto di giorno, nel recinto sotto casa. E i corpi delle pecore sono stati ritrovati, accanto alla cascina dove ormai il gregge si rifugia sempre. Forse l’arrivo del proprietario ha fermato i predatori.
«Sono spaventate. Sono stati i lupi - dice l’imprenditore -. Nonostante i chilometri di rete sono riusciti ad entrare. Probabilmente i tassi hanno scavato sotto la griglia. Abbiamo messo le telecamere e filmato il passaggio di lupi e cinghiali».
«Dal tipo di predazione, si tratta di un lupo – conferma Massimo Gula, veterinario dell’Asl Cn1 intervenuto sul posto -. Probabilmente del branco della valle Belbo, che è monitorato».
«La zona di Paroldo è di nuova ricolonizzazione e Life Wolfalps è disponibile a intervenire supportando gli allevatori che desiderano migliorare i propri sistemi di prevenzione, per esempio fornendo gratuitamente cani da protezione», affermano gli esperti del Progetto Life WolfAlps.
(La Stampa) 

http://www.lastampa.it/2016/11/03/edizioni/cuneo/lupi-entrano-in-un-recinto-e-uccidono-cinque-pecore-yZmUV9uHUA1ZIaI9peJZmL/pagina.html

CACCIATORE TROVATO MORTO IN AUTO

Un cacciatore di 65 anni, Pier Giuseppe Antoni, è morto mentre si stava recando a caccia nella zona del lago di Massaciuccoli. L'uomo è stato trovato senza vita in auto, ed era solo.
Era uscito lunedì mattina e la famiglia, non vedendolo rientrare ha fatto denuncia ai carabinieri di Montignoso, in provincia di Massa-Carrara, paese di cui era originario.
A trovarlo gli operai di una cava di sabbia sulle rive del lago,  insospettiti dalla presenza della Toyota nera di Antoni, che sembrava abbandonata in quella zona appartata.
Sul posto sono intervenuti la polizia, con il reparto della scientifica, e pure il medico legale, il dottor Conte, incaricato dal pubblico ministero di turno, la dottoressa Elena Leone, e i carabinieri di Montignoso.
Al momento pare che l'uomo fosse morto già da un po' di tempo, e che le cause della morte siano naturali escludendosi gesti disperati o altro ancora.
L'uomo, molto conosciuto in zona, aveva lavorato una vita come operaio alla azienda di marmo Campolonghi di Montignoso, e quando era andato in pensione s'era dedicato alla sua passione, la caccia, diventando uno dei componenti  della squadra “I falchi delle Apuane”,  gruppo venatorio che caccia il cinghiale in Lunigiana.
Pier Giuseppe Antoni lascia moglie e due figli.
 

La caccia seleziona uccelli più intelligenti?

Riportiamo integralmente un interessante articolo di "Le Scienze", edizione italiana della prestigiosa rivista "Scientific American", intitolato "L'influenza umana sull'evoluzione cerebrale degli uccelli".
A ciascuno le sue considerazioni.
 
"La predazione da parte degli esseri umani costituisce una notevole pressione selettiva su molte specie di uccelli: lo dimostra un nuovo studio condotto in Danimarca, secondo il quale la caccia praticata dall'uomo avrebbe via via selezionato le specie di uccelli con un cervello più grande.
Nel corso della loro storia, gli esseri umani hanno esercitato sulle altre specie animali un'elevata pressione selettiva e un incremento del tasso di mortalità. Questo dato è vero in particolare per l'epoca attuale, sia per la predazione diretta, dovuta alla caccia e alla pesca, sia per altre cause di mortalità antropogeniche, tra cui il cambiamento climatico e l'inquinamento e l'alterazione degli habitat.
Un esito inatteso della pressione selettiva umana è quello studiato da Anders Pape Møller del CNRS francese e dell'Université Paris-Sud, e Johannes Erritzøe dell'House of Birds Research a Christiansfeld, in Danimarca. Secondo i risultati illustrati sulla rivista “Biology Letters”, infatti, la caccia praticata dall'uomo avrebbe via via selezionato le specie di uccelli con un cervello più grande.
I ricercatori sono partiti dall'ipotesi che avere una buona capacità di distinguere tra gli esseri umani pericolosi e gli altri
conferisce un notevole vantaggio selettivo, e fa la differenza tra essere predati e sopravvivere.
Hanno così analizzato le caratteristiche anatomiche di 3781 uccelli di 197 specie diverse impagliati tra il 1960 e il 2015, confrontando in particolare le dimensioni cerebrali di quelli cacciati e di quelli non cacciati, grazie a una legge danese che obbliga i tassidermisti a registrare la causa di morte di ogni esemplare trattato. Oltre a ciò hanno misurato il peso di ogni esemplare e stimandone quindi l'età presumibile al momento del decesso.
Hanno così scoperto a cadere vittime dei cacciatori erano stati con maggiore frequenza quelli con i cervelli più piccoli rispetto alle dimensioni corporee, con corpi più grandi (che costituiscono bersagli più facili) e di sesso maschile (probabilmente a causa dei colori delle penne più vistosi).
Ma il dato più significativo è che se un uccello aveva un cervello grande rispetto alle dimensioni del resto del corpo, la probabilità di essere cacciato diminuiva di 30 volte, indipendentemente da altri fattori quali età alla morte, massa corporea, sesso e specie.
La conclusione degli autori è dunque che i cacciatori potrebbero aver involontariamente favorito la selezione degli uccelli con le dimensioni cerebrali maggiori, eliminando quelli con il cervello più piccolo.
Alcuni biologi evoluzionisti hanno però commentato con scetticismo queste conclusioni, perché lo studio mostra solo una correlazione tra uccelli cacciati e dimensioni cerebrali su una lunga serie di dati storici. Per dimostrare l'esistenza di un processo di selezione in atto occorrerebbe un esperimento sul campo, da cui emerga che interrompere la caccia porta all'evoluzione di uccelli con cervelli più piccoli.
Møller però ha già individuato un modo per verificare indirettamente questa previsione, grazie al fatto che negli ultimi cinque anni in Europa è stata proibita la caccia dei beccaccini e dei chiurli: il ricercatore progetta infatti di confrontare i campioni raccolti prima e dopo l'entrata in vigore del divieto."
 
 

LIGURIA: DI NUOVO SI' ALLO STORNO

La Giunta regionale ligure oggi ha detto sì alla ripresa del prelievo in deroga dello storno, interrotta per circa un mese a seguito di un ricorso al Tar delle associazioni animaliste Enpa, Lac e Lav. L'assessore Mai ha spiegato come il provvedimento si renda necessario per salvare la produzione olivicola della regione.

http://www.genova24.it/2016/11/liguria-dalla-regione-via-libera-alla-ripresa-della-caccia-allo-storno-169121/

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