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Luca Gironi

Luca Gironi

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Toscana: accordo con Umbria e Lazio per i cacciatori 'pendolari'

FIRENZE - Arrivano le regole per i cacciatori 'pendolari' o 'in trasferta', quelli che risiedono in una regione ma cacciano solitamente in un'altra confinante: regole di interscambio reciproco tra Toscana. Umbria e Lazio che riguardano la stagione venatoria in corso. La giunta toscana ha approvato i due accordi, che sono parte di una stessa delibera presentata dall'assessore Marco Remaschi.

La Toscana è suddivisa in ambiti di caccia ed esiste una norma che prevede l'iscrizione anche a chi non è residente nella regione: il tetto è del 4 per cento dei cacciatori ammissibili per ciascun ambito che diventa il 5 per cento, con accesso giornaliero in mobilità, per la caccia migratoria o la battuta al cinghiale.

L'intesa tra Umbria e Toscana
Nell'accordo stretto con l'Umbria i cacciatori provenienti dalle due regioni e che intendono richiedere la residenza venatoria in una diversa da quella dove hanno la residenza anagrafica avranno la priorità su quelli che richiedono l'iscrizione agli ambiti come ulteriore Atc. In Toscana in particolare avranno la priorità i primi settecento cacciatori umbri che presenteranno domanda e saranno riservati almeno mille posti per le prenotazioni giornaliere. Settecento saranno anche i cacciatori toscani a cui sarà concessa la priorità nell'iscriversi ad un ambito umbro. Per la caccia al cinghiale i cacciatori delle due regioni, iscritti nella precedente stagione venatoria in squadre locali, saranno riconfermati per la durata del presente accordo, previa iscrizione all'Atc di competenza.

Le regole per Lazio e Toscana
Anche ai cacciatori laziali (o ai toscani che decideranno di cacciare nel Lazio) si applicano regole simili. Ciascuno avrà così la priorità rispetto ad altri cacciatori non residenti, senza (in questo caso) alcun tetto massimo sulle domande. Per i posti giornalieri disponibili per la mobilità venatoria saranno garantiti almeno mille posti ai toscani in Lazio e ai laziali in Toscana, da usufruire dal 1 ottobre 2016 fino al termine del 31 gennaio 2017 per la caccia alla selvaggina migratoria da appostamento o per la caccia agli ungulati, fino ad un massimo di diciotto giornate per cacciatore. Per la caccia al cinghiale in battuta, le squadre provenienti dalle due regioni saranno accolte nella misura e con le modalità previste dai rispettivi regolamenti regionali.

Per i cacciatori 'pendolari' di Lazio e Umbria, come anche per i toscani che si sposteranno nelle due regioni limitrofe, rimane invariata anche la parte economica: dovranno pagare 35 euro, la stessa quota del 2015 senza alcun aumento.
(www.toscananotizie.it)

Ambiente: anche quest'anno la migrazione autunnale degli ibis eremita è iniziata!

Il 26 settembre l’Ibis eremita Flumisel anello 049 è partito dal Golf di Pozzolengo (Brescia) per scendere verso Orbetello. Questa mattina si trovava in un campo a sud di Modena (44.488720° 10.967330°).

Pensiamo che arriverà molto velocemente all’Oasi WWF in Toscana attraversando le provincie di Pistoia, Lucca, Pisa, Livorno è Grosseto.

Vi preghiamo diffondere il più possibile la notizia e di prestare la MASSIMA ATTENZIONE!

Alcuni giorni fa anche l’ibis eremita Peter (047) assieme a Vitorio (035) ha lasciato l’Austria ed è arrivato in Friuli. Purtroppo tuttavia abbiamo perso le sue tracce. L’ultima posizione è presso l’aeroporto di Rivolto ed il campo da volo Al Casale, vicino a Codroipo, UD ( 45.943370° 12.885330°). Se qualcuno li dovesse vedere è pregato di CONTATTARCI IMMEDIATAMENTE al 347 5292120! Grazie per l’aiuto! (Nicoletta Perco)

(www.ladeadellacaccia.it)

Ma cos'è la Convenzione CITES?

Mentre a Johannesburg è in corso la 17 riunione dei paesi aderenti alla Convenzione CITES, abbiamo fatto due chiacchiere con l'eurodeputato Renata Briano, sempre attiva ed attenta sulla tematiche di protezione dell'ambiente e promozione della cultura rurale. Ecco il comunicato che ha diffusoqualche giorno fa a latere dell'inizio dei lavori nella città Sudafricana:
“Il lavoro del gruppo di lavoro CITES è molto importante, il traffico di specie selvatiche costituisce una grave minaccia per la biodiversità e lo sviluppo sostenibile. Specie come elefanti, rinoceronti, grandi scimmie, tigri e squali sono particolarmente colpite e minacciate di estinzione. Il bracconaggio di elefanti e rinoceronti ha raggiunto un picco storico che sta compromettendo il ripopolamento. Tuttavia il traffico di specie selvatiche colpisce molte più specie di fauna e flora (ad esempio coralli; rettili, pangolini, piante e animali usati per scopi farmacologici) e prodotti (ad esempio legno, carbone di legna e carne di selvaggina).
Il traffico di fauna selvatica è la quarta attività illegale nel mondo dopo il traffico di droga, di armi e di esseri umani, con un giro d’affari di circa 17 miliardi di euro all’anno.
La 17a riunione della Conferenza delle Parti (COP17) della Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di flora e fauna selvatiche (CITES) si svolgerà dal 24 settembre al 5 ottobre 2016 a Johannesburg. Si tratta del più grande accordo su scala mondiale di conservazione della fauna selvatica con 181 paesi contraenti, tra cui l'UE dal 2015, e i suoi 28 Stati membri, per garantire che il commercio internazionale di animali selvatici e piante non costituisca una minaccia per le specie. L'UE è uno dei principali mercati di transito e di destinazione per il commercio illegale di specie selvatiche soggette a elevati livelli di protezione sotto l’egida della CITES.
La risoluzione sugli obiettivi principali della COP 17 di Johannesburg propone un’azione severa di contrasto alla corruzione e alla criminalità organizzata coinvolti nel traffico di fauna selvatica, che spesso è uno strumento di finanziamento di molte organizzazioni criminali (si pensi al gruppo terrorista Boko Haram in Nigeria).
Inoltre si pone l’urgenza di adottare misure efficaci per affrontare il commercio illegale on-line e applicare un sistema sanzionatorio in applicazione della legge.
E’ necessaria una normativa europea che vieti il traffico di animali selvatici o piante che sono stati presi, posseduti, trasportati o venduti in violazione della legge del paese di origine o di transito (simile al Lacey Act, negli Stati Uniti). Sono altrettanto urgenti l’attuazione di politiche volte ad aumentare la consapevolezza dei consumatori sui prodotti derivati da animali selvatici vulnerabili e un sistema di tracciabilità.”
Onorevole, tutto quello che ha scritto nel comunicato è sacrosanto e non possiamo non condividerlo. Ma in cosa la convenzione influisce sul mondo venatorio europeo?
La UE ha aderito alla convenzione nel 2015 e da quest'anno anche una delegazione dell'Europarlamento parteciperà ai lavori. Per quello che riguarda la caccia, ovviamente il settore più interessato è quello dei safari. La convenzione, infatti, regola il commercio e la circolazione di animali e parti di essi, con particolare attenzione a quelli oggetto di tutela a livello internazionale. In questa categoria rientrano gran parte degli animali da trofeo provenienti dall'Africa, ma anche da altri paesi. C'è voluto molto lavoro da parte dell'intergruppo Biodiversità, Caccia e Ruralità del Parlamento Europeo per non far approvare, durante le votazioni di ratifica della convenzione, emendamenti che avrebbero posto enormi limiti alla possibilità di poter importare in Europa i trofei di caccia. Grande aiuto ci ha dato ad esempio la testimonianza del Ministro della caccia della Namibia. Egli ha ribadito che i safari, dove sapientemente regolamentati e normati, organizzati con il coinvolgimento della popolazione e la sua partecipazione alla redistribuzione degli utili, assicurano un futuro alla conservazione della fauna selvatica. Al contrario molti paesi che hanno vietato la caccia, hanno visto aumentare in modo esponenziale il bracconaggio ad opera delle popolazioni locali, con un veloce deperimento delle popolazioni animali.

La caccia in Europa vale 16 miliardi di euro

27 Settembre, 2016, Bruxelles – Durante una conferenza svoltasi oggi al Parlamento europeo a Bruxelles è emerso che la caccia vale 16 miliardi di euro per l’economia europea. I cacciatori spendono infatti annualmente questa somma aggregata in licenze, affitti, fucili da caccia e munizioni, equipaggiamento e viaggi. Il loro contributo si estende però anche alla società e alla tutela della natura con innumerevoli azioni di gestione del 65% dell’intero territorio dell’UE come la difesa della biodiversità, il contenimento dei danni della selvaggina, il monitoraggio e il sostegno allo sviluppo rurale.

La caccia nella sua complessità non può essere misurata soltanto in termini monetari. La caccia infatti va considerata anche come un servizio ecosistemico che produce benefici per le economie e le comunità rurali offrendo alternative di sviluppo sostenibile, una maggiore qualità della vita e un importante fattore nella trasmissione di identità e di tradizioni.

La conferenza “Il Valore Economico della Caccia nell’UE” ha registrato la presenza di parlamentari e funzionari europei, rappresentanti dell’industria di settore e dei delegati delle associazioni europee che rappresentano oggi 7 milioni di cacciatori.

Soddisfatta l’organizzatrice dell’evento Renata Briano, vice presidente dell’intergruppo “Biodiversità, caccia e ruralità” del Parlamento europeo.

“L’impatto della caccia sulle economie nazionali e sull’economia europea - sostiene l’europarlamentare Renata Briano - è decisivo e deve essere tenuto nella giusta considerazione ed integrato nelle future politiche nazionali e comunitarie in materia di biodiversità e di sviluppo rurale”.

Michl Ebner, Presidente della FACE durante il suo intervento ha snocciolato le cifre provenienti da vari studi condotti in Italia, Austria, Inghilterra, Grecia, Francia e Irlanda sostenendo che una metodologia integrata permetterebbe di avere un quadro ancora più preciso del contributo economico dei cacciatori.

“Il nostro è un calcolo conservativo,” sostiene il Presidente Ebner. “Chiediamo alla Commissione Europea di affidare ad EUROSTAT la raccolta statistiche migliori per determinare con maggior precisione il contributo della caccia all’economia, alla biodiversità e allo sviluppo rurale. Va inoltre considerato il contributo da parte dei cacciatori in termini di volontariato. Le azioni di tutela dell’ambiente e della biodiversità non aiutano soltanto la natura ma sono un fattore di sviluppo economico per le economie rurali oggi sofferenti”.

La conferenza ha visto inoltre il contributo di diversi altri relatori che si sono susseguiti come Alain Durand (Fédération Nationale des Chasseurs), Manfred Kind (AKAH), Kate Ives (BASC).

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