Menu
RSS

facebooktwitteryoutubehuntingbook

Cacciando.com

Cacciando.com

Email: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Federcaccia: prelievo venatorio e gestione delle specie pavoncella e moriglione

federcacciaIn relazione alla nota prot, n. 39696 del 28.5.2020 a firma Zaghi Carlo, Direttore Generale del M. A. T. T. M., che invita le Regioni a non inserire nei calendari Venatori le specie moriglione e pavoncella, nella mattinata di ieri, 1° giugno, Federazione Italiana della Caccia ha inviato agli stessi destinatari la circostanziata nota tecnico legale allegata.

Federcaccia ha invitato le Regioni e le Province autonome (molte delle quali tra l’altro hanno già approvato i calendari venatori 2020/2021) a non dar seguito alla nota del Ministero.

“Tra le specie cacciabili – scrive Federcaccia - devono rientrare anche moriglione e pavoncella nel rispetto del comma 1 dell’art. 18 L. 157/1992 (per quanto specificamente stabilito dal comma 4 della stessa disposizione) che il Ministero dell’Ambiente non può pretendere di modificare, tanto meno e addirittura con una semplice nota”.

 

FIDC: CACCIA SOSTENIBILE E BIODIVERSITÀ

federcacciaGestire attivamente il territorio e con esso le sue risorse è il cardine per la tutela e la salvaguardia del nostro ambiente naturale e agrario. In occasione della giornata della diversità biologica, che si festeggia oggi in tutto il mondo, alcune riflessioni sul ruolo positivo dell’attività venatoria alla sua tutela e valorizzazione

Roma, 22 maggio 2020 - Il termine biodiversità è ormai diventato di uso comune e ciò è sicuramente un bene per promuovere la tutela e la salvaguardia del nostro ambiente naturale. Rovescio della medaglia è che purtroppo si parla troppo spesso di biodiversità in maniera impropria e in svariati contesti non sempre pertinenti.
La giornata mondiale sulla biodiversità che ricorre oggi, 22 maggio, può essere un momento di riflessione al riguardo e una valida occasione per ribadire il suo significato e importanza.
Salvaguardare la biodiversità vuol dire semplicemente conservare il complesso patrimonio naturale dato da tutte le componenti vitali che lo compongono. Ogni spazio vitale della terra va pertanto tutelato per il valore della sua complessità. Un bosco, per esempio, deve essere così considerato nella interezza di varietà di alberi e arbusti che lo compongono, di sottobosco erbaceo, di lettiera, di suolo e così via, compresa tutta la fauna che lo caratterizza, dalle categorie più piccole fino ai mammiferi e all’uomo stesso. Ognuna di queste componenti vitali infatti, ha un ruolo funzionale importante nella catena eco-sistemica che è necessario per la conservazione e mantenimento del bosco stesso.
Per ogni ambiente naturale essere funzionale, grazie alla biodiversità, vuol dire essere stabile nel tempo, più resiliente alle avversità esterne e, potenzialmente, più ricco in genere in risorse e nell’erogazione di servizi ambientali. Una “ricchezza” quest’ultima di difficile valutazione, ma chiaramente fondamentale per la nostra sopravvivenza e che non possiamo permetterci di ignorare o di farne a meno per gli inevitabili e stretti legami che abbiamo con tutti gli esseri viventi del pianeta. Un ecosistema stabile infatti conserva il suolo, regima e tutela le acque, mitiga il clima, cattura C02 in eccesso, disinquina...
Biodiversità non è comunque un concetto riservato solo agli habitat naturali ma va inteso anche per gli ambienti seminaturali come i territori agricoli. Ecco così che alla stessa stregua diventa importante conservare la varietà del nostro paesaggio agrario, determinato da un’agricoltura tradizionale localmente caratterizzata da coltivazioni differenti e che produce un’elevatissima varietà di prodotti agricoli. Su questo fronte, noi italiani, ci dobbiamo considerare dei privilegiati per essere nati in un territorio come la nostra penisola, che è il più ricco a livello europeo in biodiversità in termini assoluti proprio per la sua eccezionale e diversificata concentrazione di habitat agrari e naturali.
Salvaguardare la biodiversità non vuol dire però escludere ogni attività antropica al suo interno. Solo alcuni rari lembi di territorio nazionale hanno ancora dei residui di naturalità primigenia che necessita di una tutela integrale. La stragrande maggioranza del nostro territorio naturale invece è fortemente modellato dall’attività dell’uomo (recente e passata) e necessità così di una costante gestione attiva da parte nostra proprio per la sua conservazione ed eventuale miglioramento in biodiversità. Del resto, la stessa Convenzione di Rio del 2002 sulla diversità biologica individua nell’uso sostenibile del territorio da parte dell’uomo un’azione importante per la salvaguardia della biodiversità. Gestire attivamente il territorio e con esso le sue risorse è pertanto un valore e il cardine per la tutela e la salvaguardia del nostro ambiente naturale e agrario.
In questa dimensione la caccia non è solo un’attività pienamente sostenibile e compatibile con la biodiversità, ma i cacciatori stessi possono avere un ruolo decisivo nella conservazione del territorio, e quindi anche della biodiversità, in diversi contesti e situazioni.
Sono un valido esempio i numerosi interventi di miglioramento ambientale effettuati e gestiti dai cacciatori in diversi contesti ambientali, che creano habitat diversificati e offrono spazio a un ampio ventaglio di componenti faunistiche. Pensiamo alle azioni di sfalcio e decespugliamento per il mantenimento dei pascoli montani, ai miglioramenti ambientali in habitat agrari di pianura e collina (es. colture a perdere), al recupero e mantenimento di aree umide... Senza tali interventi svolti dai cacciatori il territorio risulterebbe innegabilmente più povero in biodiversità.
Non dimentichiamo infine che un altro ruolo fondamentale che la caccia svolge consiste nel presidio stesso del territorio. Un’azione che in molte situazioni di abbandono da parte di altre attività umane rimane spesso l’unica e reale presenza e vigilanza ambientale possibile per l’intera comunità.
Ancora un esempio, e non di poco conto, di quello che intendiamo quando parliamo di “caccia utile”.


Ufficio Stampa Federazione Italiana della Caccia

Arci Caccia Lombardia: il Presidente Regionale Moretti interviene sulle modifiche alla legge 26/93

LOMBARDIA

Il parere dell’ARCI-Caccia Lombardia in merito alle modifiche alla LR 26/93 previste dalla “Legge Ordinamentale 2020” che andrà in discussione nel prossimo Consiglio Regionale.

Dato atto che le proposte licenziate dall’ VIII Commissione (Agricoltura, Alimentazione, Sistemi Verdi, Caccia e Pesca) colmano alcune lacune presenti nella legge 26/93, ed in particolare quanto riguarda la caccia di selezione agli ungulati, fino ad ora normata da disposizioni riferite alla sola Zona Alpi e all’Appennino Pavese, non possiamo fare rilevare alcune incongruenze sulle date previste per i prelievi. In particolare ci sembra inopportuno consentire la caccia di selezione al cinghiale nelle” Zone Vocate” nei periodi nei quali è consentita la caccia collettiva (girata, braccata). Lo sforzo di caccia esercitato sulla specie dalle braccate rende impossibile l’attività di selezione, a meno che si intenda attuarla in caso di nevicate.

Stesso problema riguarda la caccia di selezione al capriolo fuori dalla Zona Alpi prevista fino al 30 Settembre. Anche qui si avrebbe un periodo di sovrapposizione con tutte le altre forme di caccia che iniziano alla terza Domenica di Settembre. Vorremmo inoltre segnalare che Il progetto di legge prevede la possibilità di usare il “visore notturno” per la caccia di selezione al cinghiale. Ci preme ricordare che questo strumento è annoverato fra i mezzi vietati anche in ragione della sentenza della Corte di Cassazione n. 48459 del 9/12/2015.

La proposta contiene anche disposizioni relative al vestiario per la sicurezza delle persone durante l’attività venatoria. Se condivisibile l’obbligo di vestire con abbigliamento ad alta visibilità chi esercita la caccia collettiva al cinghiale, tra l’altro già previsto dalla 26/93, non comprendiamo la ragione per imporlo a chi esercita la caccia di selezione, attività che in pianura si pratica dalle altane, strutture ben più visibili di un giubbino colorato, mentre in montagna, i metodi di caccia, l’abbigliamento rispettoso delle tradizioni e l’ambiente in cui si opera, nonché l’assenza di incidenti, non ne palesano la necessità.

Ben più paradossale però appare la proposta (Art. 8 p. q) di rendere obbligatorio l’abbigliamento ad alta visibilità per le Guardie Venatorie Volontarie. Il motivo è quello di avvisare del loro arrivo chi sta commettendo un’infrazione? Se però la motivazione, come si è letto dalle dichiarazione dei proponenti, è quello di tutelarli da eventuali incidenti di caccia (fucilate?), perché non si propone la stessa tutela per la Polizia Provinciale o per i Carabinieri Forestali?

 

Il Presidente Regionale

Ivan Moretti

Cremona, 16 Maggio 2020

 

Arci Caccia Toscana: chiariamo la nostra posizione su storni e tesserino elettronico

stornoSulla nostra posizione riguardo l’obbligatorietà dell’uso dell’App Toscaccia per il prelievo in deroga dello storno stanno girando molte fake news, forse diffuse ad arte da qualcuno. Non abbiamo parlato finora perché, dopo aver espresso la nostra opinione più volte, non essendo noi soliti cambiare idea se non per fondati motivi, pensavamo che ormai il pensiero di Arci Caccia fosse noto ai più.

Arci Caccia non è contraria all’uso del tesserino elettronico, che anzi pensiamo debba essere incrementato. Siamo però altrettanto convinti che non sia giusto obbligare i cacciatori ad usarlo, vista l’età media dei praticanti che può rendere difficile l’adozione di un mezzo tecnologico, semplice per chi vi è abituato, ma proibitivo per chi, ad esempio, non ha uno smartphone e usa cellulari di vecchio tipo.

Consapevoli, però, dell’importanza di convincere sempre più cacciatori ad usare questo importante strumento, fondamentale per raccogliere dati utili per supportare la Regione nel rapporto/confronto con Ispra, vogliamo chiedere che la Regioni pensi ad una serie di incentivi che spingano i cacciatori a scaricare volontariamente l’applicazione. Ad esempio si potrebbe dare la possibilità ai possessori di Toscaccia di accedere più volte al pacchetto delle 5 giornate, oppure riservargliene uno a titolo gratuito, o concedergli un pacchetto gratuito di giornate alla migratoria in forma vagante, ecc…

In questo modo, senza nessun aggravio di spesa per Regione e ATC, potremmo rendere vantaggioso l’uso del tesserino elettronico, permettendo di raccogliere una preziosa messe di dati senza ricorrere a particolari costrizioni.

Riguardo alla vicenda storno, qui c’è di mezzo un parere ISPRA e quindi occorre usare il buonsenso, se, come ci dicono, l’alternativa è tra l’uso del tesserino elettronico e un sicuro ricorso propiziato dal parere negativo dell’istituto, che renderebbe non cacciabile lo storno, allora, forse, purtroppo, non ci sono alternative.

Per questo, ci rendiamo disponibili per aiutare tutti i cacciatori che ne avranno bisogno, a prendere confidenza con questo nuovo mezzo tecnologico.

Normative

Ambiente

Enogastronomia

Attrezzatura