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Alessandro Bassignana

Alessandro Bassignana

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LAGO D'ISEO: STOP AI CAPANNI E FIDC VA ALL'ATTACCO

Il silenzio imposto alle doppiette di lago nel bel mezzo della stagione venatoria non è piaciuto nemmeno a Emma Soncini, presidente dell’ente gestore delle Torbiere sebine. «Io non ho né colpa né pena, ho seguito la procedura dettatami dalla Regione - dice la Soncini, come a declinare ogni responsabilità -. Capisco lo stato d’animo dei cacciatori, ma non avevo alternative». Lo stato d’animo dei cacciatori è un misto di frustrazione, rabbia, voglia di rivalsa. Tramite la Federcaccia hanno già presentato ricorso. «Ci sentiamo presi per i fondelli - spiega il clusanese Giuseppe Bosio, pescatore di professione e cacciatore di lago da sempre -. La nostra passione ci costa un occhio, ma almeno avere la certezza di essere lasciati in pace. Abbiamo pagato sia la licenza per cacciare dal 1° ottobre al 30 gennaio, sia l’assicurazione obbligatoria, sia i diritti demaniali per installare il capanno galleggiante dove da anni ci è concesso di posizionarlo e, proprio a novembre, quando le migrazione degli uccelli acquatici è al culmine, ci viene imposto di fermarci. Eravamo convinti di essere a posto sino al 2023. E invece, di nuovo polemiche».
Emma Soncini ripercorre l’iter che ha portato alla drastica decisione. La Via (Valutazione impatto ambientale) del 2014, commissionata dai cacciatori, si articolava in due parti, una per gli appostamenti di terra, l’altra per quelli di lago, e aveva dato esito favorevole alla caccia. Nel marzo scorso la Regione ha imposto che si facesse una nuova Via, questa volta complessiva, per terra e lago. I cacciatori si sono rifiutati di farsene carico, sostenendo che la Via del 2014 è valida sino al 2023. A questo punto la Regione ha incaricato della nuova indagine l’ente gestore delle Torbiere sebine, il quale ha affidato l’incombenza al Gruppo ricerche avifauna. La verità, si usa dire, è una cosa relativa. Stavolta il verdetto della Via ha certificato che «c’è una sicura incidenza negativa»: la caccia potrà essere praticata a 1.000 metri dal confine delle lamette a lago perché il cono disegnato dalla rotte migratorie degli uccelli di passo ha il suo vertice quasi in mezzo al lago, a 1.000 metri dalle lamette, appunto. L’ente gestore delle Torbiere non ha potuto esimersi dal trasmettere la nuova Via alla struttura Agricoltura, foreste, caccia e pesca dell’Ufficio territoriale regionale di Brescia, che a sua volta ha imposto l’alt ai cacciatori, avviando la procedura di revoca dell’autorizzazione al capanno.
«Mi dispiace molto che la conclusione dell’iter tracciato dalla Regione sia caduta proprio a metà stagione venatoria - ribadisce Emma Soncini - ma, presa tra due fuochi, da una parte la Lac (Lega abolizione caccia), dall’altra la Federcaccia, non ho potuto far altro che portare a termine il percorso indicatomi». 

COMPITI DELLE GUARDIE ZOOFILE: CONFAVI PLAUDE A BERLATO

La sentenza del Consiglio di Stato del 9 novembre u.s. ha chiarito in maniera inequivocabile quali sono i limiti e le competenze delle guardie zoofile in possesso di decreto prefettizio: tra queste non vi è il controllo sull’attività venatoria. Considerato che finora controlli e relative sanzioni elevate hanno rappresentato un vero e proprio abuso perpetrato a danno di molti cacciatori su tutto il territorio nazionale, urge una presa d’atto forte ed univoca da parte di tutte le regioni italiane, che a tutt’oggi rappresentano l’unico organo preposto all’individuazione dei soggetti abilitati ad esercitare il controllo in ambito venatorio, così come previsto dall’art. 27 della legge nazionale 157/92.
Vogliamo esprimere un particolare plauso al Consigliere regionale del Veneto Sergio Berlato, che con una mozione depositata in data odierna ha voluto impegnare la Regione Veneto a dare pronta attuazione a quanto previsto dalla sentenza del Consiglio di Stato. Ancora una volta Sergio Berlato ha dimostrato di saper comprendere le esigenze del mondo venatorio ed esprimere la sua più piena vicinanza. 
Auspicando che l’iniziativa non rimanga circoscritta alla Regione del Veneto, invitiamo i Consiglieri regionali di tutte le altre regioni italiane a seguire l’esempio di Sergio Berlato perché tutti i cacciatori italiani possano essere tutelati e veder garantiti i loro diritti da cittadini dalla fedina penale perfettamente pulita.
Siamo stanchi di essere vittime di abusi da parte di soggetti non titolati al controllo e tantomeno ad elevare sanzioni in ambito venatorio. 
 
Thiene, lì 22 novembre 2016
Ufficio stampa 
Confavi – Confederazione delle Associazioni Venatorie Italiane

Fine pena...mai?

Trent'anni sono molti, tanto da essere una condanna sempre meno applicata, così come l'ergastolo nella sua forma più dura, inflitto per reati gravissimi, quella che prevede che sul certificato penale ci sia scritto "Fine pena: mai".
Il tempo sana e lava le ferite, e la Costituzione stessa prevede forme di rieducazione e riabilitazione, che cancellino gli effetti delle manchevolezze compiute, di reati indietro nel tempo.
Non  doveva essere così per due cacciatori toscani, di Scarlino, che per errori giovanili vecchi di trent'anni, si erano visti negare il rinnovo del porto d'armi, e di conseguenza della licenza di caccia.
Ad opporsi la Questura di Grosseto, che aveva respinto la loro richiesta.
E quali erano i reati gravissimi, quegli inescusabili peccati di gioventù che li avevano macchiati in maniera indelebile?
Nulla di così sconvolgente, tra l'altro tutti debiti già pagati e sanati a suo tempo dalla Corte d'Appello di Roma. 
Forse omicidio  o stupro? Strage o un gravissimo reato ambientale? Una colossale truffa condita da bancarotta fraudolenta con famiglie rovinate, suicidi ed altro ancora?
Macché, uno è stato condannato per furto l'altro per rissa, quando nemmeno avevano vent'anni, e dopo decenni di rinnovo, quest'ultima volta la Questura ha negato il porto d'armi, sulla base di una recente circolare ministeriale, forse mal interpretata ma che sta creando molti problemi ad un sacco di persone. Ci ha pensato allora il Tar a rimettere a posto le cose, restituendo la doppietta ai due cacciatori.
Ad assistere i maalcapitati l'avvocatessa (scusateci, ma a chiamarla..avvocata proprio non riusciamo!) Milena Govi, che si è presa in carico i ricorsi dei due nembrottini toscani.
Com'è riuscita a risolvere la questione questa brava professionista?
Semplice, la Questura sosteneva che le vecchie condanne penali impedivano la concessione del porto d'armi uso caccia, ma questo era un approccio che lasciava perplessi, specialmente perchè da allora i due avevano avuto ripetuti rinnovi; perché adesso no? 
La caparbia avvocatessa ha scritto tanto alla Questura che alla Prefettura di Grosseto per sollevare il caso, senza però ottenere risposta, ciò che equivaleva a diniego.
Ecco allora intervenire il Tar di Firenze, che già si era pronunciato per casi simili in passato e che ha accolto il ricorso.
Nella sentenza si legge questo: "La riabilitazione  fa venire meno l'automaticità dell'effetto preclusivo al rinnovo in caso di pregresse condanne penali, di cui all'articolo 43 del Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza. L'indicazione che viene dal tribunale è quella della necessità di una valutazione caso per caso, che deve tenere conto, sì, delle condanne passate ma anche di ulteriori elementi, come le circostanze e le modalità dell'azione, la gravità del reato o la personalità del soggetto richiedente". 
I cacciatori hanno così potuto imbracciare nuovamente il fucile, e una ingiustizia è stata sanata.
Il...fine pena c'è stato, anche per loro!

I lupi a due passi dal Lussemburgo

  • Pubblicato in Fauna
Continua l'espansione del lupo in Europa occidentale, ed ora un esemplare è stato avvistato in Belgio, nella Regione della Vallonia, a poche decine di chilometri dal confine lussemburghese.
Si tratta della prima osservazione ufficiale nel Benelux, a dimostrare la formidabile capacità del predatore di recuperare spazi e territorio dai quali mancava da molto tempo, nel caso specifico da più di 118 anni.
L'informazione è stata riportata martedì 22 novembre dal quotidiano belga "L'Avenir", citando il ministro belga René Collin Ministro dell'Agricoltura, Ambiente e Ruralità.
Ad avvistarlo sono stati alcuni cacciatori di Masbourg, a circa 30 km da Bastogne, e potrebbe essere un soggetto in dispersione alla ricerca di nuovi territori, ed un compagno o una compagna per formare un nuovo branco.
Si sta ora studiando di organizzare una coesistenza con agricoltori e cacciatori, senza dimenticare i problemi che potrà portare la presenza dei lupi in aree fortemente antropizzate, ad una manciata di chilometri dal confine del Granducato; questa potrebbe essere un'indicazione che i lupi presto compariranno anche in Lussemburgo.
L'Europa presto potrebbe tornare a fare i conti con questo atavico predatore, riapparso un po' ovunque ed in forte espansione.
 

PIEMONTE: IL TAR CONCEDE AI CACCIATORI E LA REGIONE VUOL TOGLIERE

Torino: in questi giorni è iniziato in Terza Commissione l'esame del disegno legge regionale n. 219 presentato il giorno 8 agosto dalla maggioranza che governa Regione Piemonte (Modifiche alla legge regionale 4 maggio 2012, n. 5 -Legge finanziaria per l'anno 2012-).
 
Il d.l. è  volto a togliere ai cacciatori piemontesi ciò che il TAR aveva loro restituito con l'Ordinanza n. 280 del 28/07/16 quando i giudici amministrativi avevano stabilito come il calendario venatorio 2016/17, e contro il quale Federcaccia Piemonte, ANLC, Enalcaccia, Anuu Migratoristi, EPS, ed alcuni ATC e CA, avevano presentato ricorso, dovesse essere modificato includendo 11 specie normalmente cacciate in Italia (principalmente anatidi e migratori), ma inspiegabilmente vietate in Piemonte.
 
L'assessore Giorgio Ferrero aveva immediatamente adempiuto, dichiarando però che si sarebbe provveduto ad intervenire sulle "specie cacciabili" con nuovi divieti, in forza di una legge regionale o di provvedimenti analoghi; Federcaccia e le altre Associazioni sostengono come ciò non sia possibile, essendo la materia sottratta alla potestà legislativa regionale perché di esclusiva competenza statale. 
Di fatto i cacciatori piemontesi hanno iniziata una stagione venatoria con un calendario come non si vedeva da anni, in attesa che la politica regionale muovesse i suoi passi.
Ora sembra che i tempi siano maturi, e così starà al Consiglio Regionale Piemontese votare le proposte volute dal contestato assessore.
 
I cacciatori,  visti i precedenti e...l'aria che spira dalle parte di via Alfieri 15, temono che la legge passerà, fosse pure con qualche artifizio come fu lo scorso anno quando pernice bianca, lepre variabile, allodola, e così pure la possibilità d'accorpare i comitati di gestione di A.T.C. e C.A. , finirono nel più classico dei collegati alla legge finanziaria (l.r. n.20 del 22/12/15) .
Federcaccia Piemonte e altre Associazioni Venatorie hanno già precisato come non subiranno l'ennesima prepotenza da parte dell'assessore, nemmeno accetteranno oltre queste penalizzazioni che li discriminano rispetto a tutti gli altri cacciatori italiani, e faranno nuovamente sentire alta la loro voce, certo nelle aule dei tribunali amministrativi, ma non solo!
S'annuncia un fine anno bollente sul fronte della caccia piemontese.
 
Allegati "Analisi delle memorie" e "Quadro normativo".    Scarica il pdf...

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