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Toscana: a giugno in programma la conferenza programmatica sulla caccia

FIRENZE – E partito il percorso, con la prima riunione organizzativa ospitata negli uffici dell’assessorato regionale all’agricoltura, che porterà il 28 e 29 giugno prossimi alla Conferenza regionale della caccia in Toscana, a dieci anni esatti dalla dalla precedente edizione.

L’assessore regionale all’agricoltura sottolinea il valore dell’appuntamento, che costituirà un’occasione durante la quale rappresentati istituzionali, del mondo venatorio, delle organizzazioni professionali agricole, della protezione ambientale ed esperti di gestione faunistica si confronteranno cercando di analizzare dai vari punti di vista la situazione attuale dell’ecosistema toscano, con le sue peculiarità ambientali, le opportunità e le criticità emerse negli ultimi anni, cercando di affrontare il tema a 360 gradi e lavorando concordemente, auspica l’assessore, ad un nuovo modello di gestione adatto alle mutate condizioni ambientali e socioeconomiche del nostro territorio.

La conferenza consentirà di affrontare in modo costruttivo e aperto tutte le tematiche, anche le più calde, che coinvolgono il mondo venatorio. Si parlerà del rapporto tra ungulati ed agricoltura, naturalmente, cercando di comprendere, al termine del triennio di validità della legge ungulati approvata nel 2016 e scaduta nel febbraio scorso, quali ne siano stati gli esiti e quali provvedimenti adottare per affrontare al meglio nei prossimi anni le criticità ancora presenti sul territorio toscano.

Si discuterà anche del nuovo piano faunistico regionale, il cui procedimento si avvierà nei prossimi giorni e del futuro calendario venatorio, ma soprattutto su come poter garantire una efficace gestione della fauna e del territorio al fine di recuperare gli equilibri ambientali caratteristici della Toscana, indispensabili non solo per il benessere delle popolazioni di fauna stanziale, ma anche per garantire una migliore sintonia tra natura e attività umane, agricoltura in primis, con la convinzione che la convivenza armoniosa tra cacciatori e agricoltori non solo sia auspicabile, ma in molti casi indispensabile alla sopravvivenza di entrambe.

Per affrontare al meglio la discussione prenderanno a breve il via alcuni gruppi di lavoro tematici, costituiti dai rappresentanti del mondo venatorio, agricolo e di protezione ambientale, al fine di poter inquadrare al meglio le singole questioni e consentire alla Conferenza di poter esprime una serie di proposte, sia relative alle competenze regionali che da sottoporre ai tavoli nazionali – Conferenza delle Regioni e Governo – al fine di adeguare l’impianto normativo in materia di gestione faunistico venatorio, in particolare la legge 157/92 che oggi non pare più rispondere all’esigenza di un corretto e armonioso sviluppo del territorio.

Piemonte: al via la caccia di selezione al cinghiale

I cinghiali sono un emergenza? Il Piemonte risponde estendendo la caccia di selezione praticamente per 365 giorni all'anno. In questo modo, intervenendo precocemente sulle figliate si spera di riuscire a limitare gli ingenti danni alle colture.

https://www.lastampa.it/2019/04/05/alessandria/anticipata-lapertura-della-caccia-di-selezione-al-cinghiale-all-aprile-cos-limitiamo-i-danni-LbwTPAwySidW7pV7foF5lO/pagina.html

CCT: monitoriamo la salute del Padule di Fucecchio

Sono, ormai, trascorsi tre mesi dall’inizio del nuovo anno solare e per la stazione ornitologica “Porto allo Stillo” situata nel padule di Fucecchio è già tempo di un primo bilancio. Anche per l’anno 2019 è stata rinnovata la convenzione per la collaborazione tra la stazione ornitologica e la Confederazione Cacciatori Toscani (CCT). È grazie, infatti, al contributo erogato dalla CCT, che è possibile mantenere attivo l’impianto di cattura ed inanellamento a scopo scientifico, che ha la finalità di valutare lo stato di salute del Padule attraverso il monitoraggio degli uccelli, quali importanti indicatori biologici.

La cattura e la marcatura dei passeriformi è utile, oltre che per verificarne una diretta presenza, a fare una valutazione del livello di biodiversità della componente ornitica. Grazie, proprio, alla variazione registrata nel medio-lungo periodo è possibile capire la tendenza della qualità di un ecosistema complesso come quello del Padule di Fucecchio.
Il primo trimestre 2019 è stato un periodo anomalo dal punto di vista meteorologico; la quasi totale assenza di precipitazioni, accompagnata da settimane di freddo intenso, ha permesso di mantenere all’interno del bacino palustre un livello idrico piuttosto basso e senza variazioni di rilevante entità.
Tale situazione ha creato condizioni favorevoli alla sosta di uccelli di ripasso, osservandone un sensibile incremento già a partire dalla seconda decade di gennaio. Anche la presenza di passeriformi in svernamento è stata decisamente buona; la scarsa quantità di acqua ha permesso ad ampie porzioni di terra di rimanere scoperte. Per i piccoli uccelli che si nutrono preferibilmente a terra, come ad esempio Migliarino di palude o la Passera mattugia, ha inciso notevolmente sul numero di animali presenti, potendo sfruttare sfruttare le risorse trofiche anche in aree più interne al Padule.
I bassi regimi idrici hanno permesso inoltre una regolare conduzione delle sessioni di cattura.

Il trend da inizio anno è stato come di consueto decrescente fino ad arrivare nelle ultime due decadi di marzo ad punto di minimo. Ciò è dovuto essenzialmente alla partenza dei contingenti svernanti senza ancora un rimpiazzo da parte dei migratori transahariani.
Le specie maggiormente catturate ed inanellate sono risultate Passera mattugia, Migliarino di palude e Pettirosso. Oltre a queste che da sole rappresentano circa il 70% del totale degli animali inanellati sono stati catturati anche esemplari di Cinciallegra, Codibugnolo, Capinera, Merlo, Tordo bottaccio, Passera scopaiola, Passera d’Italia, Usignolo di fiume, Martin pescatore, Cardellino, Fringuello, Luì piccolo, Storno, Verdone. A questi si è aggiunto un bellissimo Sparviere maschio; il primo catturato presso la stazione di Porto allo Stillo.
Nel complesso il risultato è da considerarsi piuttosto buono, tuttavia c’è da registrare l’assenza di alcune specie che in genere svernano anche con contingenti numerosi nei canneti della palude fucecchiese. L’assenza di Cinciarella e Pendolino e la scarsa presenza di Luì piccoli è probabilmente dovuta alle alte temperature registrate nei mesi di fine 2018 invogliando molte specie a fermarsi a latitudini più alte.

Lupi: Per Barbara Mazzali il nuovo piano di gestione non considera gravi danni ad agricoltori e allevatori

“La speranza è che non superi il vaglio della Conferenza Stato-Regione perché il nuovo “Piano di conservazione e gestione del lupo in Italia” non risponde per niente alle legittime esigenze degli agricoltori e degli allevatori che continuano a vedere campi devastati e capi di bestiame sbranati.

Secondo il Ministero dell’ambiente, i lupi non sono così pericolosi da necessitare un’azione specifica dedicata alle deroghe, ma forse non ha chiara la situazione sul territorio. Dal nuovo piano emerge che si punta al monitoraggio di questo predatore, attraverso il supporto tecnico dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra): siamo tutti d’accordo su questo punto, ma non basta certo a risolvere i gravi problemi causati dal lupi. Così come non bastano gli altri provvedimenti proposti dal ministro Costa.

Secondo il documento di 55 pagine, redatto dopo diverse consultazioni con Regioni, Province, Ispra e portatori di interesse, la stima della distribuzione della popolazione di lupo sulle Alpi aumentata a 293 individui rispetto ai 100-130 indicati nel 2015, mentre sugli Appennini la stima è confermata in 1.580 animali in media con i valori compresi tra 1.070 e 2.472. In Italia è presente circa il 9-10% della consistenza del lupo a livello europeo (tolta la Russia) e il 17-18% a livello comunitario. In sostanza, è quasi triplicata in tre anni la presenza dei lupi sulle Alpi. Questi dati avrebbero dovuto far scattare un campanello d’allarme, ma così non è stato”

Lo dichiara Barbara Mazzali, consigliere di Fratelli d’Italia in Regione Lombardia.

AIW: Sul problema Lupo Ministri allo scontro, con reciproche calate di braghe!

1. E' giusto che un Ministro si fidi di quanto gli riferiscono i suoi funzionari e collaboratori, o avrebbe il dovere di usare anche la sua personale logica per capire se ciò che gli dicono sia effettivamente la verità? L'attuale Ministro Costa ha creduto a chi gli ha detto che in Italia esistano solo, e ripetiamo solo, 2000 lupi; ciò, quando la logica dovrebbe far capire che non può essere in quanto è la stessa biologia dell'animale a sconfessare questa stima (perché solo di stima si tratta!). E allora ecco che l'Italia, ritenendosi più saggia di: Francia, Spagna, Norvegia, Svezia, Finlandia, Russia, USA, Canada (e qualche altra Nazione che dimentichiamo) è l'unica con popolazione di lupi in indubbia crescita che ha deciso di non intervenire per mantenerne un numero equilibrato. Ripetiamo quindi, peccato che sia la stessa logica, se non del Ministro almeno della gente comune, le stesse regole della biologia animale, e la stessa matematica a smentirlo ed a smentire gli animalisti ed i lupofili in genere (basti pensare che solo a giugno con le nuove nascite si passerà come minino dai 2.000 ai 2.500 esemplari!). O si pretende di fare giustizia lasciando che siano i cittadini che dal lupo subiscono danni economici a farla, rischiando multe insostenibili dai loro budget familiari e magari condanne penali, prendendo illegalmente quelle misure difensive che lo Stato, a cui pagano le tasse, non provvede? E' facendo crescere l'odio contro il lupo, che si pretende di proteggerlo?

2. Ovvio che poi il Ministro Salvini si sia calato le braghe. Ormai lo fanno a turno ogni giorno lui e Di Maio per poter tenere in piedi il Governo. E quindi così ha dovuto fare anche nel caso della presa di posizione del Ministro dell'Ambiente sul problema del lupo. Peraltro, con una sua presa di posizione non dissimile dalle tante dei politici dei precedenti Governi. Siamo italiani, ed anche Salvini pur considerandosi diverso dagli altri politici, dovendosi calare le braghe, sui lupi non ha potuto che adottare lo stesso metodo cui siamo abituati dalla fine dell'ultima guerra: rimandare la soluzione dei problemi quando sono "spinosi" e, così, rimandando ai cittadini la responsabilità di comportarsi come credono, in attesa di un evento eclatante che faccia ribaltare le decisioni, magari gridando allo scandalo i giornali. Pastori e allevatori si accontentino, per ora il problema del lupo (perché un problema è, visto che se ne scrive quasi ogni giorno sui media) è rimandato sine die o, meglio, ai soliti inutili e perdi tempo provvedimenti stabiliti dalla Circolare Salvini. Leggiamo sul Corriere della Sera che "Se la questione diventa un problema di incolumità si fa un comitato provinciale allargato a Ispra e polizia locale. E in caso ci siano singoli casi che creano pericoli, si fanno le azioni previste nel piano: monitoraggio, prelievo del Dna, controllo col radiocollare ed eventualmente la cattura e l'abbattimento". Classica presa di posizione che un tempo si definiva: all'italiana! E' bastato che le stesse persone riscrivessero il loro stesso "Piano di conservazione e gestione del lupo in Italia" (che era di recente redazione, quindi, si presupppone, valido) usando altri termini così da adeguarlo alla volontà degli animalisti lupofili, et voilà, risolto il problema! Da Salvini c'è da credere che gli allevatori e pastori non se lo aspettassero! In pratica, continueranno ad essere loro a rischiare affinché il lupo non cresca eccessivamente di numero. Bella condivisa decisione di ALTA DEMOCRAZIA! E che il popolo si accontenti!

Murialdo, 5 Aprile 2019 Franco Zunino
Segretario Generale AIW

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