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Liguria: non passa la proposta dei 5 stelle di chiudere la caccia la domenica

 

Il Movimento 5 stelle, attraverso i suoi condiglieri regionali liguri aveva presentato una proposta per chiudere la caccia nei giornio festivi, domeniche comprese. Fortunatamente il Consiglio Regionale l'ha respinta a larga maggioranza.

https://www.liguriaoggi.it/2019/07/09/caccia-movimento-5-stelle-propone-di-vietarla-di-domenica-e-nei-giorni-festivi/?fbclid=IwAR2Gq4RL0yfh4ZESWTILfnzmNQX5y1qOkSWIpSunEwpWooHqpDM0oPwWNS8

FEDERCACCIA PIEMONTE: segnali positivi dalla regione ma si può fare di più

federcaccia

Il calendario venatorio 2019/2020 proposto dal nuovo Assessore Marco Protopapa e approvato della nuova Giunta Cirio dà alcuni segnali positivi verso un nuovo approccio al mondo venatorio, pur restando ancora molto distante dai diritti dei cacciatori Piemontesi rispetto a molte altre regioni Italiane, restando molto discutibile su tempi e specie cacciabili.

La lettura dei pareri ISPRA, già di per sé ingiustificatamente restrittivi, da parte della Regione Piemonte avviene sempre in modo ulteriormente penalizzante per il cacciatore e soprattutto senza motivazioni a base scientifica.

Nessuna obiezione ci sarebbe stata da ISPRA se la Regione avesse aperto la caccia vagante anche alla migratoria al 21 settembre, poiché il parere ISPRA è basato sul disturbo che si arrecherebbe alla fauna, non su periodi riproduttivi o altre motivazioni scientifiche, e la Regione, autorizzando la caccia vagante al fagiano, alla lepre, al coniglio e alla minilepre al 21 settembre, evidentemente considera superabile il problema del disturbo, quindi non si comprende perché le altre specie dovrebbero essere cacciate due settimane dopo, comportando così una pressione eccessiva sulle quattro specie stanziali.

La beccaccia potrebbe essere cacciata fino al 19 gennaio utilizzando la decade di sovrapposizione prevista da ISPRA quale facoltà delle regioni, e il beccaccino comincia la migrazione pre-nuziale in febbraio quindi potrebbe essere cacciato fino al 31 gennaio in piena armonia con la direttiva UE. Allo stesso modo l’apertura al 12 ottobre per questa specie ci risulta del tutto incomprensibile.
I Turdidi si potrebbero cacciare fino al 20 gennaio in pieno accordo col parere ISPRA.

Bene ha fatto la Regione Piemonte a riportare i carnieri di quaglia e tortora a 5 capi al giorno, come da pareri ISPRA.

E potremmo continuare ancora come già avevamo proposto nelle osservazioni fatte alla prima proposta di calendario venatorio nella Consulta. Rimane sicuramente soddisfatta la prima preoccupazione di Federcaccia Piemonte di mettere il calendario in sicurezza senza aprire spazi potenziali a ricorsi o a polemiche, ma ci auguriamo che anche nel corso di questa stagione siano apportati correttivi, attraverso una nuova istruttoria, nella quale è necessario un nuovo parere ISPRA e una nuova convocazione della Consulta regionale.

E pur si muove!

di Roberto Mazzoni della Stella

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La celeberrima frase, “e pur si muove”, attribuita al grande Galileo Galilei, potrebbe fare, con tutto il rispetto che si deve al fondatore della moderna scienza e fatte le debite proporzioni, al caso nostro. Nel desolato panorama della gestione della piccola selvaggina stanziale ci sono, infatti, delle novità interessanti e senza dubbio consolanti. Intendiamoci: niente di eclatante, ma comunque qualcosa di significativo si sta, appunto, muovendo.
Nonostante le spaventose difficoltà in cui si dibatte oggigiorno la gestione delle zone di ripopolamento e cattura e delle zone di rispetto venatorio, tra i pochi cacciatori che bene o male si dedicano ancora con grandi sacrifici personali al governo di questi istituti, si sta facendo largo una nuova consapevolezza.
Innanzitutto, la presa di coscienza che per questo tipo di strutture, stante l’attuale contenuta produttività faunistica del territorio, non sono più indispensabili, salvo motivate eccezioni, dimensioni superiori ai 500 ettari per le prime e ai 150-300 ettari per le seconde. Allo stesso tempo si è venuta evidenziando l’importanza sia della qualità degli ambienti in esse presenti sia del contesto ambientale nel quale sono inserite.
In particolare risulta ormai evidente a molti cacciatori la necessità di contenere al massimo la presenza del bosco al loro interno e viceversa aumentare, per quanto possibile, la loro distanza dalle aree vocate al cinghiale. In altre parole, si sta prendendo atto del rilevante ruolo predatorio svolto dai cinghiali nei confronti dei nidi dei fagiani, dei leprotti e talvolta anche dei riproduttori di queste due specie.
Si sta dunque gradualmente facendo strada l’esigenza di una nuova classificazione del territorio basata su due nuove categorie: le aree vocate al cinghiale e le aree vocate alla piccola selvaggina stanziale. Ed è proprio all’interno di queste ultime che incomincia ad essere concepita l’ideale e razionale collocazione tanto delle zone di ripopolamento e cattura quanto delle zone di rispetto venatorio.
Anche l’esigenza di una collocazione pianificata degli istituti pubblici all’interno delle aree vocate alla piccola selvaggina viene avvertita come un obiettivo da raggiungere, sia pure gradualmente, per creare una situazione di naturale ripopolamento dei territori di caccia tramite l’irradiamento spontaneo di lepri e fagiani da parte di queste strutture.
Da qui l’esigenza di dotare le zone di ripopolamento e cattura e le zone di rispetto venatorio di confini cacciabili di confini di nuova concezione, tali cioè da consentire ai cacciatori di poter esercitare la propria passione senza incorrere nel pericolo di violare la legge. Via perciò le tabelle, ovunque sia possibile s’intende, dalle strade asfaltate, dai binari delle ferrovia ecc., favorendone al contrario la collocazione lungo i corsi d’acqua di ogni dimensione, i crinali, ecc. I nuovi istituti pubblici, infatti, vengono immaginati non più come una sorta di casseforti inespugnabili, bensì come dei gocciolatoi dai quali la piccola selvaggina dovrebbe uscire, appunto, goccia a goccia, durante l’intero arco di durata della stagione venatoria.
Perché, e qui sta un’ulteriore novità di non poco conto, si riconosce che la politica dei ripopolamenti più o meno pronta caccia è arrivata ormai al capolinea. La caccia a fagiani e lepri limitata, di fatto, ai primissimi giorni successivi all’apertura della caccia, così come i tradizionali ripopolamenti sono in grado di offrire (non sempre!), dovrebbe lasciare il passo ad un’attività venatoria, come è del resto negli auspici di tutti i cacciatori appassionati di piccola selvaggina, prolungata a tutta la stagione venatoria.
E questa nuova coscienza sta muovendo i primi passi in alcune realtà, dove i cacciatori si sono rimboccati le maniche e hanno incominciato ad applicare concretamente la nuova filosofia gestionale basata sulla duplice azione di miglioramento degli ambienti, in favore non solo dell’alimentazione ma anche della riproduzione di lepri e fagiani, e di contenimento efficace e tempestivo dei predatori: volpi, cornacchie e gazze.

Arci Caccia – Isole del Golfo, parte il piano prevenzione Incendi Boschivi

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Terminata la vigilanza e prevenzione antibracconaggio ed i vari progetti didattici di formazione e conoscenza ambientale, seguiti dal prof. Salvatore Di Massa, referente Scuola Venatoria, come per il passato, anche quest’anno a decorrere dal 10 luglio 2019 parte il piano di prevenzione incendi boschivi, deliberato dal Consiglio Direttivo ARCI CACCIA Golfo di Napoli tenutosi in data 02.07.2019, che potrà contare sulla collaborazione delle guardie venatorie distaccate sull’Isola di Ischia, Capri e Procida e sui volontari-osservatori ambientali che hanno dato la loro disponibilità. Si effettueranno turni di vigilanza e ronda h24 sia sul territorio dell’Isola di Ischia che sulle isole di Capri e Procida.

“L’obiettivo – sottolinea Emilio Galano – Presidente e Responsabile delle Guardie Particolari Giurate Venatorie dell’Arci Caccia Isole del Golfo di Napoli è quello di difendere l’ambiente e la natura da gente senza scrupoli che con atteggiamenti criminosi provoca veri e propri disastri ambientali: “come sempre saremo al fianco dei Carabinieri e Polizia di Stato per prevenire e denunciare i senza coscienza e piromani. Arci Caccia ricorda che la legge prevede per i piromani l’arresto in flagranza di reato ed una pena fino a dieci anni di reclusione e come per il Bracconaggio, è altresì pronta a costituirsi parte civile.

Il patrimonio boschivo è un bene comune e prezioso di tutta la comunità e non di pochi, che, privi di una coscienza e dignità, distruggono l’Ambiente per interessi vari ai danni della popolazione provocando disastri ambientali come alluvioni ed altro. Conclude Galano ricordando che il ruolo fondamentale del Cacciatore è quello di proteggere, difendere e custodire l’ambiente: se c’è un ambiente sano possiamo esercitare la nostra passione nel rispetto delle leggi, delle regole e della cultura venatoria”.

Arci Caccia Toscana: Molto partecipata l’Assemblea di Venerdì 5 a Castagneto Carducci

Un’ottima partecipazione di pubblico ha accolto, venerdì 5 luglio, l’assemblea organizzata presso il Circolo Arci di Donoratico dall’Arci Caccia di Livorno. Davanti a un folto gruppo di cacciatori, hanno parlato il Sindaco di Castagneto Carducci, quello di Bibbona e l’Assessore alla Caccia di Collesalvetti, oltre al Consigliere Regionale Gazzetti. A rappresentare Arci Caccia il presidente provinciale Lucchesi e quello nazionale Fassini. Positivo il bilancio generale, infatti, dalla politica sono arrivate grandi aperture ad una possibile collaborazione con il nostro mondo e nutriti applausi sono arrivati all’indirizzo dell’intervento del Presidente Fassini, che ha ribadito la ferma posizione di Arci Caccia in appoggio alla caccia sociale e la totale opposizione a qualunque idea di caccia privata o pseudotale. Da Fassini anche un appello all’unità del mondo venatorio, ma all’unità quella vera, senza annessioni da parte di nessuno, quella di cui l’Arci Caccia, unica e indivisibile (diffidare delle sottomarche) è e sarà assoluta protagonista.

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