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HUNTING SHOW SUD: IL TARI’ DI MARCIANISE INVASO DAGLI APPASSIONATI DI CACCIA E TIRO SPORTIVO

Federcaccia, Arci Caccia ed Enalcaccia: “Un successo straordinario nella culla della cultura venatoria”.

Il mondo della caccia è al Tarì di Marcianise. Hunting Show Sud ha richiamato nel fine settimana appena concluso tanto pubblico per il salone di Italian Exhibition Group dedicato all’arte venatoria.

Oltre alle presenzi istituzionali, anche il mondo associativo è presente ad Hunting Show Sud, con commenti entusiasti per il successo dell’iniziativa.

“Questo è un bacino importantissimo – il commento di Gianluca Dall’Olio, Presidente della Federazione Italiana della Caccia – sia sotto il profilo sociale che culturale. Qui si concentra oltre un terzo dei cacciatori italiani e fino all’iniziativa di IEG non esisteva un solido appuntamento espositivo. Siamo molto soddisfatti: la qualità organizzativa, la location di profilo europeo e il grande afflusso di pubblico rappresentano un mondo dinamico e che produce business. Inoltre si afferma un valore sociale identitario, vedo tante famiglie e certamente ci sono prospettive importanti di sviluppo, basti pensare al bacino di oltre 40.000 cacciatori della vicina Sicilia”.

“Da napoletano sono felice del successo di Hunting Show Sud – dice Sergio Sorrentino, Presidente nazionale di Arci Caccia – capace di portare nella culla della cultura venatoria mondiale un’iniziativa così ben strutturata. Leggo un protagonismo del Sud che fa bene a tutti. I visitatori rappresentano la figura del cacciatore ecologo, protagonista di un’attività sostenibile, oltre ad una economia viva del Paese e che trova al Sud stimoli importanti. Ci impegneremo per supportare IEG nelle sue strategie di sviluppo del progetto Hunting Show Sud”.

“Sono favorevolmente stupito – afferma Lamberto Cardia, Presidente nazionale di Enalcaccia – perché in poco tempo è stato creato un evento così importante e partecipato. Complimenti a tutti per l’efficienza e capacità di accogliere il nostro mondo. E’ evidente la voglia di fare, dii essere protagonisti, questo fa bene al Sud e fa bene alla caccia, insieme al suo movimento culturale ed economico. E sottolineo l’importanza di vedere tanti giovani qui ad Hunting Show Sud, attratti dai valori della cultura venatoria. L’afflusso è davvero imponente e ci sono le premesse per ulteriori sviluppi”.

Anche il Presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, ha visitato il giorno dell’apertura il salone. “Hunting Show Sud è un evento di grande rilievo – ha detto De Luca – utile ad evidenziare quanta tradizione, economia e tecnologia ci siano intorno al mondo della caccia e del tiro sportivo. E’ un’immagine nuova alla quale abituarsi. C’è tanta ricerca alle spalle di questi prodotti, penso anche alle ottiche, ai tessuti e quanto ruota intorno alle armi da caccia. Sono convinto questa sia una concezione sana della caccia, compatibile con la difesa e la valorizzazione della natura, che deve prevalere sugli ideologismi che talora affiorano. La natura vive di equilibri e chi esercita la caccia con la passione e nel rispetto delle regole vi contribuisce”.

Oltre che momento di incontro con le associazioni venatorie presenti e con le ultime novità delle case armiere, in esposizione nei padiglioni della mostra e in prova nei vicinissimi campi di tiro, al salone un vero successo per i Falconieri del Re: falchi, poiane e gufi in mostra e in volo, mostrando la loro eleganza e descritti dagli esperti con sessioni didattiche. Il Team dei Falconieri del Re favorisce i voli acrobatici dei rapaci e ne comunica la conoscenza approfondita, oltre al rapporto che l’uomo riesce a costruire con essi, per la più antica e nobile delle forme di caccia. Una disciplina nata e sviluppata proprio in terra del sud, dove nel XIII secolo l’imperatore Federico II compose il “De arte venandi cum avibus”, un vero e proprio trattato di falconeria. Spazio anche per i cani da caccia e il loro addestramento. Retrieverschool, centro specializzato per i cani da riporto e da cerca, ha proposto spettacolari ed educative dimostrazioni di destrezza nel riporto, nella ricerca e nell’obbedienza accanto al cacciatore. Labrador Retriever, Golden Retriever e Springer Spaniel sono cani da sempre protagonisti accanto all’uomo in numerose azioni venatorie.

Buona la prima, insomma, come si suol dire in questi casi. E già al lavoro per pensare ad un’altra edizione ancora più bella.
(www.ladeadellacaccia.it)

CCT: SULLA LEGGE OBIETTIVO PIÙ OMBRE CHE LUCI

In merito al II Report diffuso dalla Regione Toscana, relativo ai risultati della Legge Obiettivo per il contenimento numerico degli ungulati e dei danni all’agricoltura da questi causati, la Confederazione Cacciatori Toscani e le Associazioni aderenti, non possono non far notare le criticità molto rilevanti del funzionamento del quadro normativo, alla luce dei dati presentati e di alcuni dati stranamente omessi. Partendo dai danni causati dalla fauna selvatica e in particolare dagli ungulati non si può sottacere il fatto che i danni del 2017 (non citati nel report Regionale) arriveranno a sfiorare o addirittura superare i 4 milioni di Euro (mai successo in 22 anni di gestione cioè da quanto la Regione Toscana nel luglio del 1996 emanò il primo regolamento Regionale di Gestione degli Ungulati). A parte il dato sopra enunciato, che da solo dovrebbe far tremare le vene ai polsi di chiunque abbia a cuore la gestione faunistico venatoria e che rischia seriamente di far saltare il banco di gran parte degli ATC Toscani, anche dal grafico Regionale (che si ferma al 2016) è evidente il trend di crescita dei danni dal 2010 in poi con le percentuali del Capriolo sempre in costante crescita. E’ di tutta evidenza quindi che il primo parametro (danni causati da ungulati) della Legge obiettivo nei fatti, va nella direzione opposta al risultato voluto e perseguito attraverso la norma “speciale”. E’ evidente che qualcosa (forse più di qualcosa) non funziona. Se poi ci concentriamo sul secondo parametro della Legge Obiettivo (aumento dei prelievi degli ungulati) e per esempio guardiamo i numeri complessivi dei cinghiali abbattuti nel 2017, vediamo come i prelievi siano diminuiti di circa 10 mila capi (in media vuol dire circa 1.000 cinghiali in meno per Provincia). La Legge Obiettivo, invero, si prefiggeva di ridurre le popolazioni attraverso il prelievo, non di assecondare il prelievo rispetto al trend naturale di dinamica di popolazione del cinghiale. La spiegazione della Regione: “Tale decremento è causato dalla diminuzione dei prelievi nelle aree vocate (come visto, pari al 19,6%). Tale diminuzione nell’abbattimento è stata in parte controbilanciata, da un sensibile aumento del prelievo nelle aree non vocate, pari al 25,8%”: non convince. Infatti i 10 mila capi mancano all’appello complessivamente e non c’è compensazione che tenga (87.684 cinghiali nel 2017 contro i 97.090 del 2016). Questo perché con la caccia si preleva in base alla disponibilità e quindi nel 2017 non abbiamo altro fatto che adeguarci alle minori densità di cinghiali (mentre nel 2016 i cinghiali erano in numero molto elevato) ma non abbiamo limitato la popolazione in maniera significativa tale da fare diminuire i danni (che infatti non solo non sono diminuiti ma aumentano in maniera costante e nell’ultimo anno, cioè il 2017, in maniera vertiginosa).

L’affermazione della Regione: il saldo considerato tra la diminuzione dei prelievi nelle aree vocate e l’aumento nelle aree non vocate, potrebbe indicare una possibile inversione di tendenza nella consistenza della specie; non corrisponde al vero. E’ una normale dinamica di popolazione del cinghiale: ad anni di aumento seguono anni di diminuzione, ma invertire il trend delle popolazioni e’ tutta un’altra cosa e prevede il conseguimento di tutt’altri numeri dei prelievi. E’ ormai chiaro ad esempio, che la caccia di selezione ai cervidi e in particolare quella sul capriolo così non funziona: preleviamo da 6 anni in tutta la Toscana di media solamente il 50 % del piano di abbattimento, e i danni aumentano. Nel 2010 in Regione Toscana si abbattevano 22.106 caprioli senza Legge Obiettivo: orbene nel 2016, in piena Legge Speciale sugli Ungulati, sono stati abbattuti 18.854 ossia 3.252 caprioli in meno che nel 2010 ! E’ un controsenso totale, quanto
meno un ennesimo dato in controtendenza rispetto agli obiettivi della Legge. Riguardo al controllo (art. 37 della L.R. 3/94) è poi paradossale il fatto che la Regione, invece di adoperarsi per semplificare e snellire il più possibile le tempistiche degli interventi, essa pone quali limiti a questa attività le pratiche burocratiche che lei stessa ha formulato e imposto! Inoltre l’aver strategicamente pensato che aumentando lo sforzo di caccia si potesse ridurre le popolazioni di ungulati ed i danni da esse prodotti è stata una scelta errata che ad oggi viene confermata dai fatti. A tal riguardo, la Confederazione Cacciatori Toscani da tempo sostiene, che pur non avendo preclusioni verso lo svolgimento delle varie pratiche venatorie di prelievo, purché ben organizzate e non conflittuali tra di loro, che la vera soluzione del problema passi invece da una snella e celere applicazione dei contenimenti in art. 37 dando maggiori poteri operativi agli ATC nella valutazione e nella localizzazione degli interventi. Infine nella riunione non si è affrontato ed è pertanto rimasto insoluto il problema delle risorse degli ATC, che di fronte a questa escalation di danni, rischiano di non approvare nemmeno i bilanci preventivi. Come intende affrontare e risolvere questo problema l’Assessorato? Non certo, come paventato, con la proroga di questa Legge Obiettivo e di questa impostazione di lavoro, almeno lo speriamo. Noi abbiamo ben chiari i limiti della Legge e i limiti di questa impostazione di lavoro, per tale motivo non faremo mancare nelle sedi opportune, come sempre abbiamo fatto, le proposte alternative e i correttivi di fondo, non sottraendoci al confronto, affinché il sistema della gestione faunistico venatoria della Regione Toscana, che vede negli ATC il perno fondamentale di funzionamento, non solo sopravviva a questa visione autoreferenziale, ma non soccomba di fronte al dilagare incontrollato delle popolazioni di ungulati e dei danni da questi causati.

MARCHE, SARNANO: GREGGE ATTACCATO IN PIENO GIORNO, ANCORA DANNI DA SELVATICI

 

Un gregge attaccato in pieno giorno con pericolo anche per l’incolumità degli allevatori che in quel momento si trovavano a poche decine di metri dalle loro pecore. È accaduto questa mattina a Sarnano, nel pascolo di due giovanissimi allevatori – fratello e sorella poco più che ventenni – che da due anni hanno avviato un’attività che comprende anche la produzione di formaggi in una zona già in difficoltà per tutte le problematiche dovute alla ricostruzione post terremoto ma dove la gente ha deciso di non mollare e mantenere il presidio sul territorio. Nonostante tutto e nonostante anche la situazione totalmente fuori controllo rispetto al proliferare di fauna selvatica che porta squilibri ambientali, danni economici e pericoli per le persone.

L’ennesimo episodio che ancora una volta pone l’accento su un’emergenza in attesa di risposte concrete in tempi certi da parte della Regione Marche, come chiesto ieri da Coldiretti Marche che ha annunciato la mobilitazione generale del comparto e chiesto un incontro urgente al presidente Ceriscioli. La gestione dei selvatici, o la “non gestione”, sarebbe meglio definirla, è una vera e propria emergenza alla quale la politica regionale, nonostante appelli e contributi di idee per trovare soluzioni, non ha ancora messo mano in uno scarico di responsabilità e far west di competenze che crea disparità tra territorio e territorio anche per i soli rimborsi, rigorosamente in ritardo almeno di quattro anni, alle attività danneggiate. Sono passati quasi due anni dal luglio 2016 da quando in oltre 2000 arrivarono con trattori e bandiere della Coldiretti sotto Palazzo Raffaello, sede della giunta regionale delle Marche, per protestare contro i ritardi nel pagamento dei rimborsi per i danni causati dalle incursioni degli animali selvatici.

Da allora nulla è cambiato. Nonostante l’impegno quotidiano dell’associazione per fornire contributi di idee alla risoluzione dei problemi. Cinghiali che distruggono campi coltivati, lupi o cani inselvatichiti che attaccano e uccidono greggi, corvi e storni che si accaniscono contro i frutteti. Tutto fermo. Coldiretti Marche segue questa vicenda da anni. Nel tempo sono state presentate, attraverso un tavolo di lavoro al quale hanno partecipato anche altri attori, osservazioni per un regolamento unico per gli otto Atc marchigiani oltre a un piano per il controllo numerico dei selvatici per gestire la fauna oltre i periodi regolari di caccia.

Proprio per porre un freno all’invasione Coldiretti aveva presentato alla Regione nel luglio 2015 anche un documento che facesse da base per una vera e propria legge. Il proliferare indisturbato degli animali rischia di compromettere non solo le attività economiche legate al territorio e lo stesso equilibrio dell’ecosistema portando a squilibri innaturali e difficilmente sanabili, ma anche l’incolumità delle persone visti i continui incidenti stradali che si verificano nel territorio marchigiano. Intanto il “mercato” dei cinghiali diventa sempre più appetibile, e anche questa è una delle ragioni per l’evidente incapacità di procedere a una riduzione del numero degli animali, mentre si assiste al proliferare della commercializzazione di carne in nero, priva di qualsiasi garanzia di carattere sanitario.

“Responsabilmente – commenta il presidente di Coldiretti Marche, Tommaso Di Sante – abbiamo sempre fatto proposte alla Regione Marche che per noi deve essere interlocutore unico di queste tematiche ma nonostante i tavoli e gli incontri i problemi sono ancora lì a minare la quotidianità degli agricoltori e degli allevatori marchigiani. Torniamo a mobilitarci perché ancora non abbiamo visto atti concreti e progettualità per il futuro per mettere sotto controllo questo fenomeno. Abbiamo chiesto un incontro al presidente Ceriscioli per ricevere finalmente atti concreti entro tempi certi. Nel frattempo la mobilitazione continua”. (www.ladeadellacaccia.it)

Fucecchio: Esce il consueto rapporto sul censimento degli svernanti

MONSUMMANO - Il censimento annuale degli uccelli acquatici svernanti conferma il grande valore naturalistico del Padule di Fucecchio.

Anche quest'anno 9385 presenze, che collocano il Padule ai primi posti in Toscana come numero di uccelli acquatici censiti insieme con le ben più vaste aree protette della Maremma (Diaccia Botrona, Laguna di Orbetello e Lago di Burano). Il censimento, promosso a livello di grande regione biogeografica da Wetlands International e svolto in Italia sotto l’egida dell’Ispra, nel Padule di Fucecchio è organizzato dal Centro Ornitologico Toscano con il supporto locale del Centro di Ricerca e ha coinvolto quest’anno nove rilevatori abilitati dall’Ispra, con il supporto di diciassette collaboratori; tutti insieme contribuivano a coprire l’area umida a piedi o in barca (una canoa della Lipu di Massaciuccoli ed alcuni barchini guidati da esperti padulini).

Nel corso del censimento sono state rilevate ben trenta specie diverse per un numero complessivo di 9385 uccelli, fra cui quasi 600 beccaccini (numero di interesse regionale) e una presenza record di quasi 500 Moriglioni; non sono mancati gli avvistamenti di specie rare come il
Mignattaio, la Spatola e la Cicogna bianca. Rispetto al 2018 (annata record) si è registrato un calo complessivo di circa 4000 presenze dovuto in gran parte alla diminuzione delle Alzavole, che tuttavia come fanno notare gli esperti del Centro Ornitologico Toscano è generalizzata in tutta la Regione e da attribuire a fluttuazioni periodiche della popolazione svernante.

Semmai c’è da notare come il Padule di Fucecchio continui a mantenere una forte attrattiva per la specie, quest’anno quasi scomparsa da molte aree umide della regione, riconfermandosi con i 4385 esemplari censiti in assoluto la più importante area umida toscana per lo svernamento
dell’Alzavola. Analizzando i dati per aree, si vede che 3821 uccelli acquatici (il 41 per cento del totale) sono stati rilevati all’interno della riserva naturale pistoiese (aree Le Morette e Righetti-La Monaca), che come è noto rappresenta il 10 per cento della superficie del Padule.
Il dato è ancora più eclatante se si considerano solo le anatre: rispetto alle 6069 censite ben 3574, equivalenti al 59 per cento, sono state osservate nella riserva naturale pistoiese, dove trovano le migliori condizioni per la sosta diurna.

Più in generale, buone presenze di uccelli acquatici anche nell'Oasi di Protezione della Paduletta di Ramone e del Pratone (962 esemplari); seguono il Marconi (876), la Riserva e zona di protezione fiorentine (603) e la Vallataccia (610). I dati del censimento degli uccelli acquatici svernanti, svolto in Padule con la stessa metodologia negli ultimi trent'anni, forniscono chiare indicazioni e un forte incoraggiamento sull'efficacia delle attività di gestione della Riserva Naturale.

Il Centro di Ricerca e il Centro Ornitologico Toscano ringraziano la Provincia di Pistoia e la Città Metropolitana di Firenze, il Consorzio di Bonifica 4 Basso Valdarno, l’Azienda Agricola Castelmartini, l’ATC 16 di Pistoia e tutti i rilevatori ed i collaboratori che hanno contribuito alla buona riuscita del censimento.Per ulteriori informazioni è possibile rivolgersi presso il Centro R.D.P. Padule di Fucecchio (tel. 0573/84540, e-mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.); i dati completi del censimento sono sulle pagine web www.paduledifucecchio.eu.

Tratto da:

http://www.reportpistoia.com/valdinievole/item/58638-censimento-degli-uccelli-nel-padule-di-fucecchio-piu-di-30-specie-diverse.html

 

CACCIA, MAULLU (FI): “POSIZIONI PALESEMENTE ANTI-CACCIA IN FORZA ITALIA SONO CASI ISOLATI, IN TANTI A SUPPORTO DEL MONDO VENATORIO”

 “Diversi amici che ho conosciuto e che frequento con piacere da quando mi occupo da vicino dell’ambito venatorio sono rimasti stupiti dalle prese di posizione di tal Rinaldo Sidoli, candidato per Forza Italia alle Regionali nel Lazio, che si è schierato apertamente contro la caccia. Voglio rassicurarli, perché posizioni del genere non rappresentano la maggioranza in Forza Italia, anzi. Forza Italia è un grande movimento interclassista e riformista in cui a fronte di alcuni valori basilari comuni, c’è dibattito e confronto e all’interno del partito c’è una rappresentanza ben strutturata delle istanze del mondo venatorio, una rappresentanza alla quale appartengo alla luce di anni di lavoro e di azioni concrete al Parlamento Europeo, a partire dalla contrarietà alla Direttiva 477. Spiace ovviamente che in Forza Italia le posizioni su un tema importante come la caccia possano di fatto allinearsi a quelle di un Movimento 5 Stelle qualsiasi, ma voglio rassicurare i tantissimi appassionati che ho avuto la fortuna di conoscere e con cui condivido un percorso da tempo: Forza Italia non metterà certamente in difficoltà il mondo venatorio”. (www.ladeadellacaccia.it)

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