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Umbria: approvato il calendario venatorio

 

umbria

La Giunta Regionale dell'Umbria ha approvato ieri il Calendario Venatorio 2019/20. Poche le differenze rispetto alla scorsa stagione, tra cui una riduzione del carniere della tortora in conformità con le richieste dell'Unione Europea. Comunque, la caccia di selezione inizierà il 15 giugno e l'apertura generale, come di consueto, si avrà la terza domenica di settembre, ovvero il giorno 15. Confermati i tempi di caccia e le specie presenti lo scorso anno.

https://www.perugiatoday.it/attualita/umbria-caccia-calendario-venatorio-2019-2020.html

Fidc: sui caledari venatori ci vuole scienza e non ideologia

federcaccia

La primavera ritarda, le rondini anche, ma puntuale a ricordarci che ci avviciniamo a una nuova stagione di caccia, preceduta dalla stesura dei calendari venatori, arriva la LIPU.

Anche quest’anno infatti l’organizzazione animalista anticaccia ha provveduto a stilare la sua lista di specie in difficoltà – ovviamente solo quelle cacciabili, delle altre in questo momento non interessa molto non dando visibilità – e ha già iniziato a fare terrorismo psicologico presso le Regioni “invitandole” pena minaccia, al solito nemmeno tanto velata, di ricorsi e denunce a prendere per oro colato quanto da loro affermato.

Alla LIPU le idee evidentemente cambiano molto rapidamente da un anno all’altro e così le specie oggetto delle richieste vanno da 19 a 5, da 1 a 21 con salti ben più rapidi della demografia delle popolazioni, pur in assenza di nuovi dati. Questa volta sono appunto 21 e precisamente: allodola; pernice sarda; coturnice; pernice rossa; codone; moriglione; moretta; combattente; quaglia; folaga; beccaccino; pernice bianca; fagiano di monte; starna; marzaiola; tortora selvatica; tordo sassello; cesena; tordo bottaccio; pavoncella e beccaccia.

Le richieste di intervento, che vanno dalla sospensione all’esclusione dalle specie cacciabili alla, oltretutto per poche, fortissima riduzione dell’arco temporale di prelievo sono basate come di consueto sulla classificazione SPEC, ormai ritenuta non ufficiale da plurime sentenze TAR e mai considerata dall’Unione Europea quale strumento di valutazione dello stato delle popolazioni degli uccelli selvatici, nonché su sconclusionate argomentazioni riguardanti la migrazione pre nuziale, tra l’altro proprio mentre è in corso il processo di modifica dei Key Concepts.

Giocando secondo le regole, ovvero all’interno di un sistema che fa della correttezza dei rapporti istituzionali e della verità oggettiva i suoi fondamenti, Federcaccia e i suoi ricercatori hanno già da tempo provveduto a fornire a molte Regioni dati e strumenti per confutare la solita campagna anticaccia e sono a disposizione per approfondire ove richiesto, sia in sede di PFVR che di calendari.

Sul piano scientifico siamo pronti a confrontarci tranquillamente e serenamente con la LIPU e con qualunque altra associazione, organismo ed Ente. Bisogna tuttavia riconoscere alla LIPU una notevole costanza, visto che nessuna delle sue richieste è stata mai recepita dalle Regioni in tutti questi anni.

Quello che non può che preoccupare però è il rischio che qualcuno ceda alla tentazione di giocare sporco. E siccome invece di fare una scelta laica e sgombra da pregiudiziali il ministro dell’Ambiente si è nettamente connotato ideologicamente in varie occasioni, anche nominando come proprio segretario quello che fino a poche ore fa era il presidente della suddetta associazione, temiamo che anche questa volta come in passato possa arrivare un “aiutino” ministeriale per fare pressione sulle Regioni.

Noi, a differenza della LIPU, minacce non ne proferiamo. Ma stiano sicuri – cacciatori e animalisti – che non abbasseremo la guardia e se necessario, come già fatto con il predecessore dell’attuale ministro, non avremo problemi nemmeno noi a rivolgerci al Tar.

Da Fidc nazionale e toscana una posizione netta e univoca

 

federcaccia

Troviamo abbastanza strano, ma a qualcuno sembra invece essere normale, condividere percorsi comuni quando sembra esserci una qualche forma di convenienza per poi uscirsene con strane accuse non si sa bene su cosa fondate se non magari sul… calendario che ricorda essere vicini al tesseramento.

È il caso, e non è neppure la prima volta che accade, dell’ultimo comunicato di Arci caccia. La stessa che siede con noi in Cabina di regia, ne condivide le iniziative e gli scambi di idee, ha sottoscritto insieme a noi e alle altre Associazioni il comunicato congiunto del 9 maggio scorso in cui si prendevano le distanze dalla proposta 5 Stelle mascherata da norma a tutela degli animali e che invece propugna l’abolizione dell’articolo 842 e ha partecipato, ancora insieme a noi e alle altre, all’incontro di Bastia Umbra con l’on. Gallinella.

Non dovrebbe nemmeno essere sfuggito ai vertici Arci caccia – e se così fosse un po’ di attenzione non guasterebbe – la netta presa di distanza sempre su quel tema che Federcaccia ha successivamente autonomamente espresso proprio per sgombrare ogni dubbio su quale sia la sua posizione.

Alla luce di quanto premesso, troviamo difficile spiegarci il comunicato diffuso nella giornata di ieri in cui si accusa Federcaccia di mirare alla privatizzazione della caccia sulla base di un articolo in cui non viene assolutamente citata e che non contiene sue dichiarazioni e al fatto che Eps in Toscana fa parte assieme alla Federcaccia regionale e ad altre due Associazioni venatorie, della Confederazione dei Cacciatori Toscani.

L’unica spiegazione, che ovviamente non ci piace, è che per colpire la CCT, e già che c’era Federcaccia nel suo complesso, l’Arci abbia deciso di usare l’argomento dell’articolo 842 del codice civile alla ricerca del recupero di qualche consenso, sventolando in una battaglia di retroguardia la bandiera della lotta di classe.

“Se ce ne fosse ancora bisogno – ha dichiarato il presidente nazionale Massimo Buconi – Federcaccia ribadisce la sua contrarietà netta e senza possibilità di interpretazione alla abrogazione dell’842.

Se l’inizio dei rapporti con la mia presidenza è questo, credo sia meglio chiarire subito che di fronte a questo modo di fare non resteremo a osservare in silenzio. La correttezza e la linearità di comportamento deve essere tale a tutti i livelli e non è con queste basi che si potrà costruire quel confronto che riteniamo invece necessario è imprescindibile per far crescere la caccia. Proprio perché siamo convinti della necessità di unità del mondo venatorio sarà comunque mia premura nei prossimi giorni incontrare il presidente nazionale Arci caccia per un chiarimento a tutto campo, certo che da questo potrà scaturire un percorso condiviso”.

“Il Comunicato di Arci Caccia è la riprova dello stato confusionale che sta da tempo imperando in un’associazione oramai priva di bussola e dilaniata dalle continue diatribe interne – ha affermato il presidente regionale di Federcaccia Toscana Marco Salvadori commentando la vicenda –. Accusare la Federcaccia, convintamente impegnata nella costruzione del processo unitario in seno alla Confederazione Cacciatori Toscani, di supportare il tentativo di abrogazione dell’ art. 842 del Codice Civile è una insinuazione inaccettabile, smentita peraltro dai documenti e dai comunicati ufficiali della Federazione stessa.

Un tentativo all’indomani della perdita di migliaia di iscritti, di riconquistare da parte di ciò che rimane di Arci caccia, una improbabile immagine di difensori della caccia pubblica.

Intendo da subito essere chiaro: non passerà il tentativo, alquanto maldestro, di provare a dividere la Federcaccia Toscana da quella Nazionale. Si rassegnino questi signori, che a differenza di quanto accade in casa loro, la Federcaccia è una e tutta impegnata nella stessa direzione, su una piattaforma che la stessa Assemblea Nazionale ha sancito pochi giorni fa”.

Federazione Italiana della Caccia Nazionale – Federcaccia Toscana

Cabina di Regia: la Sicilia non ha bisogno di altri recinti e divieti

Lettera Aperta alle Istituzioni della Regione Sicilia

 

Le scriventi Associazioni Venatorie Nazionali riconosciute dalla L. 157/92 e il CNCN – Comitato Nazionale Caccia e Natura, riuniti nella Cabina di Regia unitaria del mondo venatorio, Vi chiedono in quanto rappresentati dei cittadini nelle Istituzioni regionali siciliane, di raccogliere tutta la nostra preoccupazione per le proposte di legge e ipotesi di individuazione e perimetrazione di nuove aree protette per la Regione Sicilia di cui vorrebbe farsi promotrice quest’ultima. La tutela, la gestione del patrimonio faunistico e la ricchezza del paesaggio della Nazione sono nel nostro convincimento più profondo, l’obiettivo da raggiungere. E’ nella responsabilità degli uomini essere protagonisti di queste politiche di gestione al servizio di un patrimonio che abbiamo in prestito dalle future generazioni. I primi interessati sono i cittadini delle comunità interessate, e tra questi i cacciatori. Esserci – e non essere esclusi da tabelle che proibiscono l’accesso – significa portare avanti tradizioni quali l’agricoltura di qualità, la zootecnia, l’attività venatoria. Siamo ad evidenziare di voler tener presente nelle vostre future decisioni, i temi sotto elencati:
• il giusto equilibrio tra aree protette e non (è un imperativo inderogabile). Il tetto del 30% fissato dal legislatore nazionale ha una sua ragione d’essere perché gli istituti a “divieto di caccia”, nonché il divieto di caccia vicino a strade e case, sono stati voluti in armonia territoriale con gli Ambiti di Caccia e gli Istituti privati per i necessari interventi a tutela della biodiversità, delle colture agricole, degli allevamenti;
• l’obiettivo della protezione nelle aree protette – di per se – non ha come priorità la tutela, la salvaguardia delle specie e degli ambienti naturali perché esclude quelle attività “umane”,identità delle popolazioni locali che sono compatibili con la conservazione e che consentono, alle comunità locali, di presidiare territori rurali con particolare riferimento alle aree interne svantaggiate;
• si sono fatti interpreti di critiche i movimenti di protesta dei Comuni e delle Comunità coinvolte contro l’istituzione di parchi per rappresentare e motivare, oggi come nel passato, l’incompatibilità con la sopravvivenza di donne e uomini in questi territori;
• l’impegno delle comunità che vivono già in queste virtuali “recinsioni” – i futuri parchi – è stato già di seguire pratiche e comportamenti di vita che hanno già dimostrato il loro interesse e la capacità a voler salvaguardare il paesaggio continuando a viverci malgrado gli svantaggi dello “spopolamento” di quei territori; contrastarlo è un merito dei cittadini che ci lavorano con parsimonia d’uso delle risorse e anche perché mantengono in essere una cultura importante come quella venatoria;
• la gestione della fauna selvatica e la pratica venatoria sono un valore come altri, tradizioni da non sottovalutare perché è un patrimonio da trasferire alle nuove generazioni per una corretta gestione e conservazione delle specie selvatiche. L’equilibrio tra fauna selvatica e patrimonio zootecnico anche con un’agricoltura di qualità, sono un valore. Non dimentichiamo che i prodotti tipici della Sicilia sono una qualità indiscusse del “made in Italy” nei mercati internazionali.
Le Associazioni della Cabina di Regia daranno il loro sostegno alle iniziative dell’associazionismo sul territorio, non solo quello venatorio, che si è democraticamente attivato per contrastare il Parco degli Iblei e quanti altri ne venissero proposti. Auspichiamo l’accoglimento delle nostre istanze per il significato nazionale di questa importante battaglia civile che coniuga il benessere degli uomini e il ruolo delle loro attività alla salvaguardia del creato. Restiamo a disposizione per organizzare un incontro di approfondimento al fine di confrontarci sugli argomenti sopra trattati.

Roma, 17 maggio 2019

Arci Caccia: Vogliono chiuderci nelle Riserve? Noi non ci stiamo

E’ da un po’ di tempo che notiamo segnali inquietanti che gettano un’ombra fosca sul futuro della nostra passione. Minacce che non vengono solo da forse animaliste o platealmente anticaccia, ma da mondi che ci dovrebbero essere vicini o addirittura dal nostro interno. Al di là delle dichiarazioni apparse negli ultimi giorni, infatti, sul nostro paese ha ricominciato ad aleggiare una gran voglia di riserva, un ritorno deleterio alla caccia privata. Una voglia di privatizzazione che negli agricoltori possiamo capire, anche se ovviamente non condividere, ma che ci lascia sbalorditi quando viene da un’associazione venatoria. Se, infatti, abbiamo letto con preoccupazione le proposte di legge provenienti dal mondo agricolo, abbiamo accolto con stupore l’interesse per le medesime posizioni di Federcaccia e di EPS (wnpdf201905170729149242 (1)), che in Toscana è parte integrante della fantomatica CCT. I punti fondamentali della proposta, infatti, prevedono una stretta zonizzazione della caccia alla selvaggina stanziale e la possibilità per gli agricoltori di abbattere gli ungulati sui propri fondi, oltre all’invio in filiera dei capi abbattuti dalle squadre. Decisamente un quadro poco rassicurante per i poveri cacciatori del futuro, costretti in riserve sempre più piccole come moderni Sioux, ad inseguire selvaggina pronta caccia o relegati al ruolo di operatori di abbattimento per gli agricoltori;brutta fine per i cacciatori delle squadre, finora impegnati gestori del territorio.

Ovviamente, Arci Caccia rifugge da questa prospettiva, che per noi non ha nessuna attrattiva. Per noi la caccia del futuro, dovrà ovviamente aprirsi al cambiamento, rimanendo però saldamente ancorata a quei valori di sostenibilità e socialità che l’hanno resa un’attività accessibile a tutti le fasce di reddito, non solo a quelle che abitualmente cacciano in”riserva”.

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