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Arci Caccia Grosseto: Grande partecipazione per l’Assemblea di Braccagni

Sabato 2 Febbraio, presso i padiglioni della Fiera del Madonnino di Braccagni, si è svolta una partecipata iniziativa, organizzata da Arci Caccia, Liberacaccia e Enal Caccia, che ha visto il confronto tra una nutrita platea di cacciatori, l’Assessore Remaschi e i rappresentanti delle Associazioni Venatorie. Temi all’ordine del giorno la proroga della “Legge Obbiettivo” e le problematiche create dal ricorso presentato dalle associazioni animaliste al Calendario Venatorio e alla Delibera di Preapertura. C’erano gli ingredienti per produrre un dibattito acceso e interessante ed infatti così è stato. Con i cacciatori che, giustamente preoccupati, hanno cercato risposte dalla politica e dalle associazioni. Forte, da parte dei cacciatori e delle Associazioni, è stata la richiesta di certezze per quanto riguarda il calendario venatorio, così come altrettanto netta è stata la richiesta di modifiche sostanziali alla Legge 10/2016. Positiva è stata sicuramente l’apertura dell’Assessore, che ha assicurato l’impegno della Regione a cercare soluzioni sul tema del Calendario e a difendere quanto deliberato, dai ricorsi pendenti. Soddisfazione è stata espressa in merito dai nostri rappresentanti, Sirio Bussolotti, Presidente Regionale e Sergio Sorrentino, Presidente Nazionale. Particolarmente applaudito è stato l’intervento di quest’ultimo, che rispondendo alla domanda di uno spettatore, che chiedeva cosa si possa fare in concreto per scongiurare il ripresentarsi del problema. Sorrentino ha invocato la modifica della 157/92, necessaria a rimediare alla sciagurata legge comunitaria del 2008, provvedimento che vide la contrarietà della sola Arci Caccia e fu la madre di tutte le sciagure legali occorse da allora ai calendari venatori.

Molti interventi hanno toccato le problematiche legate alla legge obbiettivo, fortemente osteggiata dai cacciatori che praticano la caccia al cinghiale in braccata. Anche qui, c’è stato l’impegno da parte di Remaschi di esaminare le proposte di miglioramento provenienti dal mondo venatorio, richiedendo per questo, un maggiore livello di collaborazione tra le associazioni venatorie, in modo da presentare all’amministrazione proposte unitarie. Arci Caccia non farà sicuramente mancare il proprio contributo – ha affermato Bussolotti – con l’equilibrio che da sempre contraddistingue le nostre posizioni, sempre dalla parte dei cacciatori, ma senza mai scadere nel populismo. Sia Bussolotti che Sorrentino, intervenuto successivamente, hanno posto l’accento sul comportamento di Federcaccia, che pur invitata a partecipare alla serata, unica, ha deciso di rifiutare l’opportunità, giungendo, sembra, ad invitare i propri associati a disertare l’assemblea. Occorre creare un contenitore che federi le associazioni venatorie facendole lavorare insieme, senza le tentazioni annessionistiche o prevaricatrici che hanno caratterizzato i precedenti tentativi confederativi apparsi in Toscana. Perché solo mostrandoci uniti potremo essere degli interlocutori credibili per le istituzioni, lavorando sui contenuti e lasciando da parte campanilismi e guerra delle tessere.

Arci Caccia Toscana: grave il comportamento di Federcaccia sul protocollo regionale

Signori si nasce, recita un vecchio adagio. Purtroppo non tutti nascono signori, né tra gli uomini né tra le associazioni. Mentre l’Arci Caccia tenta di fare gli interessi dei cacciatori con serietà e rispetto delle regole democratiche ci sono associazioni che si sentono unte dal Signore e da anni tentano con mezzi e mezzucci di diventare i padroni assoluti nella gestione della caccia. Una nuova dimostrazione di questo malcostume, la ritroviamo in quanto è accaduto oggi al tavolo regionale convocato dall’assessorato alla caccia. Non ne avevamo certo bisogno, ma abbiamo avuto l’ennesima riprova dell’arroganza con cui la Fidc gestisce il rapporto con le altre associazioni e le istituzioni. Oggi, infatti, doveva essere firmato un protocollo di lavoro tra la Regione e le Associazioni Venatorie Riconosciute. I rappresentanti di Fidc, hanno cercato di imporre tra i firmatari la CCT, la loro confederazione farlocca che può essere tante cose, ma sicuramente non è riconosciuta. Alle giuste rimostranze di Arci, Libera e Enal, la Regione ha chiarito che i convenuti potevano firmare per Federcaccia, ma non per altri soggetti non abilitati. Tutto sembrava chiarito, ma purtroppo, il delegato dalla Fidc a firmare il protocollo proposto, con disprezzo ed arroganza, dopo che alcune associazioni avevano firmato e poi si erano allontanate, ha firmato per la delega ricevuta, aggiungendo il suo ruolo nella famigerata CCT, contravvenendo non solo alla legge (la CCT non è un’associazione riconosciuta) ma prendendo per i fondelli tutti i firmatari del documento. Giudichiamo ciò un’atto scorretto ed arbitrario che allontana la collaborazione tra associazioni e che indebolisce i cacciatori. Noi non abbandoneremo il campo, anche se ci sentiamo presi in giro. Continueremo la nostra battaglia portando avanti le nostre idee e proposte come sempre abbiamo fatto. Non siamo abituati a fare i furbi o a fare operazioni maldestre. Chiediamo all’Assessore Remaschi e al Presidente Rossi di farsi garanti del rispetto delle regole democratiche facendo in modo che non partecipino al tavolo coloro che non hanno i requisiti richiesti.

Federcaccia Sicilia: Sempre al lavoro per la caccia e i cacciatori

A seguito delle note vicende relative al Calendario Venatorio Siciliano 2018/2019 e delle successive sentenze del TAR Palermo nonché del CGA RS, la nostra Federazione ha presentato al Dipartimento Regionale dello Sviluppo Rurale e Territoriale un progetto sul censimento e monitoraggio del coniglio selvatico e ha messo a disposizione degli Uffici regionali i dati raccolti sulle ali delle beccacce, studio che promuoviamo e portiamo avanti da molti anni.
Il progetto sul coniglio consentirà di programmare l’attività venatoria alla specie, così come richiesto dai pronunciamenti della Giustizia Amministrativa, consentendo il mantenimento del prelievo alla specie in Sicilia, dove rappresenta una delle più importanti tradizioni venatorie dell’Isola.
Dopo il Progetto Lepre, realizzato in collaborazione con l’Università di Palermo, la Regione Sicilia, e aperto a tutti i Cacciatori Siciliani, il Consiglio Regionale della Sicilia di Federazione Italiana della Caccia con il proprio Centro Studi Nazionale, la Regione Sicilia, l’Università di Palermo, l’istituto Zooprofilattico Sperimentale “A. Mirri” della Sicilia e lo Studio Agrofauna continua la collaborazione con gli Uffici Regionali mediante un nuovo progetto sul coniglio rivolto sempre a tutti i cacciatori siciliani in modo da avere la possibilità tutti assieme, in un’ottica futura, di poter fare un lavoro meticoloso e preciso.
La nostra Federazione è da tempo impegnata ad attuare su tutto il territorio nazionale e regionale una politica legata alla ricerca scientifica collegata all’attività venatoria.
Continua, quindi, l’impegno della Federcaccia regionale insieme a una parte significativa del mondo venatorio siciliano (AnuuMigratoristi, Arcicaccia, U.N. Enalcaccia P.T.) per garantire ai cacciatori isolani la certezza di potere andare a caccia in tranquillità e con regole ben precise. La nostra volontà è quella di trasmettere un’immagine corretta dell’attività venatoria sia ai praticanti che al resto della società civile.
Purtroppo questo impegno, malgrado sia chiaro ed evidente nelle sue espressioni pratiche, ancora troppo spesso non trova considerazione e riscontro in altri portatori di interesse e ci dispiace enormemente dover continuare a leggere comunicati da parte del mondo ambientalista siciliano che non solo non rispecchiano la realtà delle cose, ma non perdono occasione per attaccare l’attività venatoria sostenibile e correttamente svolta.
Ultimo esempio, in ordine di tempo, il comunicato apparso qualche giorno fa sul sito Forestalinews, al quale abbiamo già provveduto a inviare prontamente la nostra risposta di rettifica. Quel comunicato è infatti pieno di errori e falsità che hanno il solo scopo di denigrare tutti i cacciatori e addirittura di accusare di comportamenti illegali la Regione Sicilia.
Totalmente errato il concetto espresso secondo cui le regole del Calendario Venatorio Regionale sarebbero “arbitrarie e illegittime”.
La decisione del CGA, infatti, non ha per nulla accolto tutto il ricorso presentato, ma ha mantenuto alcune parti di quel Calendario, diversamente da quanto richiesto dalle Associazioni Ambientaliste.
Le campagne di stampa delle Associazioni Ambientaliste che puntualmente insorgono contro l’attività venatoria passano dalla siccità del 2017 alla tortora nel 2018, dalle richieste di divieto per 19 specie cacciabili della Lipu alla vicenda dei Key Concept per turdidi e beccaccia alle “catastrofi” per la biodiversità ricorrentemente annunciate.
Tutti questi attacchi contro la pratica venatoria si fondano sull’assunto – ovviamente errato - secondo il quale l’attività venatoria e il prelievo influiscano negativamente sulla conservazione delle specie cacciabili, in particolare sulle sorti degli uccelli migratori.
Al contrario, la scienza dimostra che la caccia ricreativa, così com’è praticata oggi, non influisce negativamente sulle popolazioni e proprio le specie oggetto di maggior prelievo sono quelle con stato di conservazione migliore (a esempio colombaccio, alzavola, germano reale, tordo bottaccio, beccaccia...).
Alla luce di quanto accaduto avremmo auspicato che responsabilmente le Associazioni firmatarie del comunicato avessero intrapreso iniziative di dialogo con chi pratica correttamente la caccia invece di continuare ad alimentare campagne di odio vero e proprio nei confronti dei cacciatori e di questa attività, in una modalità che solo in questo Paese si riscontra.
Da parte nostra continueremo convintamente a portare avanti le nostre politiche venatorie, attente alla gestione e tutela di fauna, territorio e ambiente nel loro complesso, perseguendo concretamente la difesa di una pratica venatoria che pur attenta alle necessità delle specie interessate al prelievo non penalizzi i praticanti con inutili e ingiustificate restrizioni non previste, guarda caso, in nessun altro Paese dell’Unione Europea.

 

 

 

ARCI Caccia: Per la caccia sorgerà un nuovo avvenire?

Audizione alla Camera dei Deputati sulla proposta di legge dell’on. Filippo Gallinella ed altri per porre rimedio al grave problema determinatasi a seguito di alcune pronunce della Corte Costituzionale.

Il Presidente Nazionale dell’ARCI Caccia Dott. Sergio Sorrentino dopo l’audizione ha dichiarato:

“Importante passo avanti del Parlamento per risolvere il “problema” derivante da alcune sentenze della Corte Costituzionale che hanno ritenuto illegittima la partecipazione dei cacciatori abilitati ai piani di abbattimento e controllo della fauna selvatica previsti nelle legislazioni delle Regioni.

La proposta di legge, che vede l’impegno trasversale di tutti i gruppi parlamentari, auspichiamo abbia un iter veloce per mettere al più presto in condizioni di operatività le Regioni e di sicurezza i cacciatori abilitati che partecipano ai piani di controllo e che svolgono un servizio di massima utilità all’Agricoltura e al Paese.

Il limite di autorizzare le sole guardie dei corpi di polizia ad effettuare i controlli, insito nella 157/92, nata in un contesto di diversa consistenza della popolazione faunistica, è da superare dopo le sentenze della Corte. Anche altri aggiornamenti alla 157/92 si possono produrre per migliorare il potenziale di governo della fauna che è nella nostra legge che è un punto di riferimento per la gestione faunistica ancorché in troppe occasioni boicottata da chi vive nella illusione di una gestione, come in un tempo che vivaddio non c’è più, delegata “ad uno” con annessi poteri esclusivi di obbligo di tesseramento e negazione delle libertà di scelta associativa.

Le associazioni venatorie unite nella “Cabina di Regia” quasi univocamente si sono presentate con rinnovato spirito unitario per riproporre alla Commissione il valore e l’importanza dell’attività venatoria dalle “Alpi alla Sicilia”.

L’ARCI Caccia riproporrà il tema del maggiore potere delle Regioni in un quadro unitario-nazionale, per la gestione e il controllo delle specie, quando in sovrannumero, e che arrecano danni all’economia agricola, alla zootecnia, al paesaggio rurale, alla ricchezza di biodiversità risorse del bel paese.

Indispensabile il ruolo della scienza e dei tecnici faunistici. A tal fine “a costo zero” dall’ISPRA si auspica la produzione al più presto di un disciplinare che consenta tanti tecnici faunistici, docenti universitari, ricercatori al servizio delle politiche di conservazione della Fauna selvatica bene comune degli italiani e della Comunità internazionale. Il lavoro di ricerca, di indagini di censimento, chiunque lo effettui dovrà essere eseguito per essere riconosciuto esclusivamente sulla base delle linee guida diramate dall’ISPRA. Per migliori e rigorosi calendari venatori, per i prelievi, c’è bisogno di maggiore presenza di donne e uomini sul “campo” e di non ricorrere a “pareri fotocopia”.

L’Europa ha sottovalutato le peculiarità, le potenzialità e le esperienze positive, ancorché con alcuni limiti da superare prodotte da molte Regioni italiane, dalle Alpi alla Sicilia. Poco riconosciuta è la qualità e la preparazione dei cacciatori che l’ARCI Caccia è orgogliosa di aver rappresentato nei suoi primi 50 anni di vita, e si impegna con orgoglio a tutelare indipendentemente dalle forme di caccia praticate unendo la sua voce a quella delle associazioni che vorranno battersi per queste finalità senza retropensieri o interessi di potere.

Per chi volesse approfondire, a questo link troviamo il video dell’audizione completa: http://webtv.camera.it/evento/13683

 

Come migliorare la carabina da cinghiale - 2 parte

Per i più esigenti che vogliono qualcosa in più come un caricatore maggiorato, l’hold open – cutt off, uno scatto eccellente, addirittura una canna intercambiabile lunga o corta, un calcio con il guanciale oppure le mire con gli inserti in fibra ottica completamente regolabili, la scelta si riduce di parecchio. Mi permetterò di darvi alcuni piccoli consigli su come effettuare poche, ma supercollaudate “accuratizzazioni”, perché, purtroppo, anche dopo che siamo entrati nel terzo millennio, molte carabine semiautomatiche non hanno ancora delle mire all’altezza dell’arma ed alcuni gruppi scatto andrebbero radicalmente rivisti. Lo scatto é possibile alleggerirlo e/o modificarlo con pochi interventi pratici, come ridurre la precorsa, lappare i piani di ritegno del cane e registrare le molle di rilascio, ma visto che è un lavoro delicatissimo, che condiziona la sicurezza e che non tutti sanno fare alla perfezione, è meglio delegarlo ad un armaiolo specializzato. Rivedere completamente gli organi di mira dovrebbe invece essere un obbligo da parte di molte case costruttrici e prima tra tutte la Remington. La nuovissima semiauto modello 750, praticamente l’evoluzione delle mitiche 742 – 7400, è veramente un’ottima carabina: elegante, precisa, affidabile e maneggevole, niente da ridire, ma…. adotta una tacca ed un mirino progettati più di cinquant’anni fa. Quanto sarebbe costato al mostro sacro statunitense montare su tutte le sue ottime carabine modello 742, 760, 7400, 7600 e 750 una bella tacca da battuta, aperta a V con gli inserti in fibra e di un valido e visibilissimo mirino regolabile? Chi possiede una semiautomatica della nota marca statunitense secondo me dovrebbe cambiare sia la tacca sia il mirino con altri tipi più specifici, con gli inserti in fibra di colore verde per la tacca e di colore rosso acceso per il mirino. Eccellenti quelli che produce ed esporta in tutto il mondo la LPA di Gardone V.T.. Possibile che i tecnici della Remington non si siano ancora accorti di questo piccolo particolare? O forse aspettavano che fosse un modesto cinghialaio maremmano a farglielo notare? A differenza della Remington, molti modelli di carabine da battuta (anche bolt action ed express) hanno adottato dei validi mirini completamente regolabili e con gli inserti in fibra ottica, ma le tacche? Una carabina non è come un calibro 12, dove il solo mirino è sufficiente. Nel tiro mirato di precisione, anche la “foglietta” ha la sua fondamentale importanza e quindi deve essere ben fatta, ben visibile e di facile acquisizione. Mi avrà sicuramente capito chi ha questo problema, quindi la vecchia tacca la dovrebbe cambiare con una che permette una buona visibilità del bersaglio e che sia ben visibile anche in precarie condizioni di luce. Meglio se di tipo regolabile. Ricordate che le regolazioni vanno fatte sempre sulla tacca, non ho simpatia per i mirini regolabili, sono troppo delicati. Alla Browning, meglio tardi che mai, si sono finalmente accorti che se volevano rimanere leader nel campo delle semiauto, dovevano costruire dei nuovi caricatori maggiorati, amovibili e facilmente sostituibili; al posto di quelli da 2 – 4 colpi basculanti, che erano diventati anacronistici e che non piacevano più a nessuno. La ditta System, commercializzata dalla Poli Nicoletta Erredi Trading di Gardone, produce degli ottimi caricatori maggiorati che, con pochissima fatica, possono essere adattati anche ai vecchi modelli di BAR II, sia in acciaio sia in lega in versione Light. Indipendentemente se vogliamo utilizzare le mire metalliche o un’ottica, il calcio dell’arma dovrà essere sempre regolato in modo che ci venga piuttosto bene, specialmente nel tiro istintivo d’imbracciata. Queste regolazioni possiamo praticarle con le piastrine che alcune armi hanno in dotazione, altrimenti per modificare vantaggio e piega dovremo provvedere con pochi, ma precisi colpi di raspa e carta vetrata. Anche la lunghezza totale del calcio è di fondamentale importanza. Meglio corto che lungo! Com’è meglio un calciolo antirinculo in gomma che uno in legno o in bachelite.

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E poi non “misuriamoci” un’arma d’estate, perché ricordate che la dovremo usare in inverno quando saremo ben coperti e bardati. Persino il discorso cinghia portafucile deve essere rivisto per le semiauto da battuta. Qualcuno avrà sicuramente notato che la Browning non mette la vite per la maglietta portacinghia nel calcio delle BAR. In tanti avranno visto la cosa come un difetto e se ne saranno rammaricati, io no! Tolti i canai ed i brocchieri, che spesso hanno bisogno di avere entrambi le mani libere, non capisco a che cosa possa mai servire la cinta ad un cacciatore che sta di posta. Per raggiungere la zona di caccia? Può farlo con la carabina nel fodero. Per riposare le braccia dopo ore che sorreggono l’arma? L’esperienza insegna che l’arma e sempre meglio tenerla a portata di mano e non a tracolla. Magari se proprio vogliamo riposare le braccia, possiamo adagiare l’arma ad un albero o ad una siepe, ma deve stare sempre vicino, a portata di mano e con la sicura disinserita. La cinghia su un’arma da battuta intralcia troppo i movimenti ed ha la spiacevole capacità d’impigliarsi sempre nei momenti meno opportuni. Vogliamo montare un cannocchiale da battuta variabile a basso ingrandimento o buon Punto Rosso sulla nostra carabina? Anche se raro, potrebbe succedere che non riusciamo a trovare degli attacchi specifici ed allora è meglio montare una basetta tipo Weaver o Piccatinny avvitata sul castello dell’arma. E’ la scelta migliore perché la base Weaver (tassativamente in acciaio) è pratica, robusta ed economicissima, Poi, sarà nostra cura montarci sopra degli anelli o delle scine che siano le più basse e robuste possibili, fisse o a sgancio rapido, sempre secondo esigenza. Io sono per gli attacchi FISSI, per due motivi, primo perché non amo il montaggio – smontaggio frequente e secondo perché preferisco abituarmi a sparare con quel che ho messo sull’arma. Punto Rosso o cannocchiale, se ho scelto l’uno o l’altro mi adatto e mi alleno a spararci, non sto sempre a scervellarmi “se forse è meglio toglierlo oppure no”. Non mi stancherò mai di ripetere che con questo tipo di armi, più che con le altre, bisogna spararci davvero parecchio. Acquistate qualche scatola di munizioni anche di tipo militare: turche, bosniache, ungheresi, cinesi, russe ecc; andate in una cava dimessa e sparate a tutto quello che vi capita, come pietre, gomme d’auto in movimento, sagome fisse e mobili e così via. In questo modo, oltre a prendere la dovuta confidenza con l’arma, vi abituerete allo scatto e ai sistemi di mira. Io mi sto battendo affinché tutti i cacciatori di cinghiali, o almeno una buona parte, utilizzino un’arma rigata. Questo per tanti motivi e non ultimo quello della sicurezza. In fin dei conti il cinghiale è o non è un grosso e coriaceo ungulato? E allora come possiamo negare che la carabina semiautomatica sia la migliore arma per dargli la caccia?

Marco Benecchi

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