L’impatto della fauna selvatica sull’agricoltura ha raggiunto una dimensione insostenibile, sia in pianura sia in montagna, tanto da costringere diverse aziende agricole alla chiusura. È pertanto necessario un serio impegno delle istituzioni per ridurre numericamente le specie dannose e impedire loro di arrecare gravi danni al settore primario. Questa la richiesta formulata dalla Cia Lombardia alla Commissione Agricoltura della Regione, nell’ambito dell’audizione tenutasi lo scorso 21 settembre. Una seduta convocata su espressa richiesta della stessa Confederazione, alla quale sono state poi invitate anche le altre organizzazioni di categoria, le Provincie e le Comunità Montane delle aree comasche.
Le specie che creano problemi, a parte corvidi e storni, non sono quelle naturali, ma sono quelle non autoctone, introdotte dall’uomo nei territori della nostra Regione, si legge nell’articolato rapporto presentato dalla Confederazione. Alcune, come cinghiali e piccioni, sono addirittura ibridi con specie domestiche. Vi sono poi animali, come il capriolo, che fino a qualche anno fa non risultavano essere dannose e ora lo sono diventate in modo significativo.
Inoltre -ha aggiunto Cia Lombardia- c’è una nuova minaccia sottostimata dalle istituzioni, che si sta espandendo in modo esponenziale ed è costituita dal lupo. Tale specie sta colonizzando tutta la penisola provocando ingenti danni alla pastorizia ed ha iniziato a far sentire la sua presenza pesantemente anche in provincia di Pavia.
I rimborsi concessi all’agricoltura nel 2012 per danni da fauna selvatica ammontano a € 970.000 annui. Si tratta tuttavia di dati sottostimati in quanto non sempre gli agricoltori in caso di danno chiedono rimborsi e inoltre gli stessi indennizzi spesso sono di gran lunga inferiori ai danni subiti.
Alla luce di tutto questo Cia Lombardia ritiene essenziale che venga riconosciuto il principio secondo cui non debba essere l’attività agricola a doversi adattare alle nuove specie di fauna selvatica, ma siano eventualmente queste ad essere opportunamente contenute e controllate. La delegazione della Confederazione composta dal Vicepresidente Regionale Adonis Bettoni e dalla componente della Direzione Regionale Lorena Miele, ha quindi formulato ieri specifiche richieste a Regione Lombardia, tra cui:
Che non si ricorra prevalentemente a figure volontarie nella gestione di tali specie, ma, come cita la legge nazionale sulla caccia n° 157/1992, che vengano studiati e predisposti seri piani di abbattimento, attuati dalle guardie venatorie dipendenti regionali, eventualmente coadiuvate dalle guardie forestali e dalle guardie comunali
Che i piani di abbattimento siano predisposti ed attuati allo scopo di ridurre considerevolmente le popolazioni delle specie dannose in modo tale che non si riscontrino più danni, e per le specie ibride, quali cinghiali e piccioni, e per quelle alloctone, quali nutrie e mufloni, che i piani di abbattimento siano studiati allo scopo di ottenerne la completa eradicazione, così come previsto dalle modifiche apportate dalla legge n° 116/2014 alla legge n° 157/1992.
Che gli esemplari che invadono le aziende agricole o i terreni da queste coltivati, vengano catturati ed eventualmente soppressi mediante mezzi idonei, quali trappole e fucili.
Che le oasi e le aziende faunistico venatorie siano specie specifiche, e non rappresentino, come purtroppo avviene oggi, zone di rifugio per le specie che recano danno all’agricoltura.
Che le modalità di calcolo per i risarcimenti dei danni provocati dalla fauna all’agricoltura, in seguito alla dimostrazione sopra illustrata della loro inadeguatezza, sia rivista e opportunamente modificata in accordo con le associazioni degli agricoltori.
Che nel caso in cui un’azienda agricola sia costretta ad attuare misure di prevenzione dei danni da fauna selvatica, quali recinzioni od altro, le vengano completamente rimborsate con finanziamenti pubblici.
Per quanto invece concerne la specifica problematica del lupo le richieste comportano
Che Regione Lombardia si adoperi affinché venga modificata la legge n° 157/1992, cosicché il lupo non venga più annoverato tra le specie oggetto di tutela, particolarmente protette.
Che la Regione Lombardia si adoperi affinché il Piano Lupo preveda una effettiva e praticabile possibilità di abbattere singoli individui di lupo o interi branchi che causano danni alle aziende agricole.
Che venga eventualmente previsto e realizzato l’utilizzo di trappole per catturare gli animali dannosi.
Che venga seriamente previsto e reso fattibile l’intervento delle guardie venatorie nel catturare/eliminare i lupi che aggrediscono il bestiame.
Che la Regione Lombardia tuteli l’allevamento brado e semibrado, nella consapevolezza di quanto sia indispensabile per la sopravvivenza dell’agricoltura sulle nostre montagne, e si opponga quindi alla stesura di qualsiasi regolamento nazionale che possa in qualche modo ostacolarlo o, peggio ancora, impedirlo.
Che tutti gli eventuali danni provocati dal lupo agli allevamenti vengano risarciti, non solo gli animali uccisi, ma anche quelli feriti, quelli fatti precipitare nei dirupi, quelli dispersi e i provocati aborti. Il risarcimento deve essere erogato anche se gli animali non sono custoditi.
Che le modalità di valutazione del danno e di calcolo degli indennizzi, vengano stabilite in accordo con le associazioni degli agricoltori. Il rapporto presentato da Cia Lombardia è stato consegnato a tutti i membri della Commissione, che hanno manifestato sensibilità alle problematiche illustrate, preannunciando che le stesse saranno portate all’attenzione dell’intero Consiglio Regionale.