Alle vittime dei disastri di questi giorni causati dal dissesto idrogeologico, dalla mancata cura che le istituzioni dovevano al “creato”, va il nostro sentimento di profondo dolore. Il nostro cordoglio è ai parenti, alle comunità colpite dal tragici lutto, alle popolazioni coinvolte dai tragici eventi.
Pur consapevoli della straordinarietà delle condizioni climatiche che, purtroppo, non sono più così eccezionali, siamo ad aggiungere anche noi alle proteste legittime e motivate, la nostra voce a quella di quanti, cittadini e associazioni, chiedono di “fare” per prevenire.
Non da ora l’ARCI Caccia, insieme ad altri ha cercato di porre all’attenzione della politica, delle istituzioni, il tema del dissesto idrogeologico, del consumo del suolo, della sicurezza, della cementificazione selvaggia, della speculazione edilizia, spesso al servizio delle infiltrazioni malavitose.
Ci vogliono tecnologie di monitoraggio e controllo, ci vuole la presenza, il presidio degli uomini nelle campagne.
Il Presidente nazionale dell’ARCI Caccia più volte ha espresso e denunciato pubblicamente queste condizioni. “Invito la vigilanza volontaria dell’Associazione – ha dichiarato – a mobilitarsi con tutte le energie nel segnalare alle autorità competenti, ai Carabinieri/Forestali, situazioni a rischio, edifici sospetti di abusivismo in particolare rispetto alla collocazione vicino ai corsi d’acqua, ai boschi, ai terreni montuosi a rischio di frane – ha proseguito – occorre che le istituzioni, consapevoli che l’Italia è un Paese fragile e stressato da questo punto di vista, portino alla conoscenza dei cittadini con una mappatura puntuale e aggiornata, i confini delle aree più a rischio per consentire agli abitanti, ai volontari di concorrere alla prevenzione, con una presenza organizzativa più attenta in queste aree.
Chi vuol bene agli italiani non può continuare a seminare odio tra i diversi portatori d’interesse.
I cacciatori e così i pescatori, i cercatori di tartufi e di funghi sono esperti conoscitori dei limiti e dei pericoli nelle campagne, per questo – conclude Sorrentino – occorre che il Governo, il Parlamento, le Regioni, gli Enti Locali, promuovano tavoli permanenti coinvolgendo tutte le Associazioni, affinchè si collabori ad una radicata, diffusa e permanente rete di monitoraggio e segnalazione dei rischi, coordinata dai Carabinieri Forestali che hanno competenze e conoscenze per arricchire il volontariato e farne una “risorsa” e ancora più “produttiva” di bene comune e meritevole nel rappresentare quella Società Civile, democraticamente organizzata, troppo spesso marginalizzata da una politica autoreferenziale che sottovaluta il ruolo del volontariato nel migliorare la qualità della vita dei più deboli e dei più indifesi”.
Lo dobbiamo alle vittime, ai familiari, alle future generazioni