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Fidasc: Caccia&Country a quota 8

Quando, nell’ormai lontano 2011, la Fiera di Forlì decise di cimentarsi nell’impresa sempre più difficile di mettere in mostra la caccia e le armi sportive, erano in molti quelli che predissero una sorta di numero unico. Solo un velleitario esperimento “provinciale” destinato a durare poco.

Niente di più sbagliato, evidentemente, perché sotto una pioggerellina più o meno insistente, Caccia & Country ha staccato quest’anno il cartellino dell’ottava edizione e lo ha fatto in maniera forse non eclatante ma di sicuro dignitosa e piacevole; sia per i visitatori che per gli espositori fra i quali spiccavano, come di consueto, i mostri sacri dell’industria delle armi e munizioni sportive italiane.

E siccome la kermesse forlivese rappresenta un’eccezione strepitosa per quanto riguarda l’approccio al mondo del tiro con le armi sportive, non poteva certo mancare chi, come la Fidasc, ha contribuito a creare quella straordinaria novità rappresentata dal tiro a palla proprio all’interno del padiglione fieristico.

Il piccolo spazio espositivo federale – peraltro dotato di una mini-postazione elettronica di tiro dedicata ai ragazzi – era però solo l’anticamera del vero e proprio stand della Fidasc rappresentato da un poligono di tiro a palla (specialità molto mediterranea ma anche assai praticata) organizzato e gestito in maniera impeccabile e all’insegna non solo della massima e assoluta sicurezza, ma anche degli standard relativi all’inquinamento acustico. Ad occuparsi di tutto questo c’era il solito manipolo di tecnici e ufficiali di gara della Federazione: Franco Benelli; Antonio Montanari; Maurizio Fontana e Stefano Fontanesi, coordinati da Ivo Facchini, delegato provinciale di Ravenna.

In rappresentanza del presidente Felice Buglione, impegnato in una serie di incontri istituzionali organizzati da tempo, c’erano il Consigliere Federale Christian Maffei e il Delegato regionale dell’Emilia Romagna Demos Morellini.

Per rendere possibile questa incredibile esperienza ci voleva però anche l’indispensabile supporto logistico e tecnico fornito da alcuni degli sponsor federali più direttamente interessati alla disciplina del tiro e alla specialità del Tiro a palla: il top sponsor Browning Winchester, la Benelli, Baschieri & Pellagri, RC Cartridges e Diamant che hanno messo a disposizione le armi e le cartucce per i numerosissimi appassionati – tutti regolarmente muniti di licenza di caccia o di tiro sportivo – che hanno frequentato il poligono indoor del tiro a palla.

 

Roma 26 novembre 2018

 

L’UFFICIO STAMPA

Cabina di Regia: a quando un daspo contro il terrorismo ideologico?

Le associazioni venatorie facente parti della cabina di regia (ANLC, ANUUMigratoristi, ARCICACCIA, ENALCACCIA, EPS, ITALCACCIA, FEDERCACCIA e CNCN) commentano l’ultima proposta della LIPU: non una risposta al bracconaggio, ma un attacco alla caccia legale e sostenibile


Roma, 27 novembre 2018 - Colori, caratteri e messaggio ricordano tempi bui, certo fortunatamente non paragonabili, dominati e scanditi da pericolosi estremismi ideologici. Con questi toni la Lipu torna a mandare uno dei suoi messaggi propagandistici – tutti peraltro uniti dal filo comune della richiesta di fondi – scagliandosi questa volta contro il bracconaggio.
Azione meritoria che condivideremmo anche noi, se non fosse solo l’evidente pretesto per chiedere ancora una volta, ma guarda un po’, la chiusura della caccia.
“Sorvegliati speciali”, “Se sbaglia uno che paghino tutti”. Questo il bel messaggio trasmesso nell’ultima campagna Lipu che promuove l’idea di una proposta di legge con annessa petizione, che introduca una sorta di Daspo ma non contro i bracconieri, che di leggi regolamenti e limitazioni varie se ne ridono, visto che la loro azione si svolge per definizione al di fuori della legalità. Ovviamente il provvedimento deve colpire i cacciatori onesti, rei di non si sa bene cosa se non, appunto, di essere cacciatori. Così, prima ancora di vedere cosa sarà previsto nel piano nazionale antibracconaggio in preparazione ecco che la Lipu già dice che non basta. Deve essere sufficiente che un solo animale protetto venga abbattuto da un bracconiere perché la caccia legale nella zona venga chiusa.
Ci sono già stati casi di “clamoroso bracconaggio” poi rivelatisi dopo un po’ di tempo decessi per cause naturali, o altro che nulla aveva a che fare con la caccia. Di altri, denunciati magari con tanto di radiografie che evidenziavano pallini ovunque, persino nelle penne della coda!, poi non si è saputo più nulla. Bontà nei nostri confronti? O retromarcia una volta che qualcuno aveva chiesto di vedere meglio la spoglia?
Allora, ci chiediamo conoscendo già la risposta: si vuole fare azione di tutela contro un reato esecrabile o di tutta l’erba un fascio con un provvedimento che oltretutto mostra da subito una palese illegittimità non distinguendo fra rei e onesti? A noi pare la Lipu abbia scelto questa seconda via. Ma se è convinta di poterla percorrere trionfalmente, magari grazie all’incarico attualmente ricoperto dal suo presidente, anche questa volta come già in passato si accorgerà che il viaggio potrebbe essere più scomodo del previsto.

Federcaccia RSM - "Caccia a San Marino: nel rispetto delle Leggi e dei principi di tutela e conservazione della fauna selvatica"

A seguito del Servizio andato in onda sul Tg satirico Striscia La Notizia in data 23 Novembre 2018 e della relativa e tempestiva risposta dell’APAS in tema di attività venatoria nella Repubblica di San Marino si rende necessario e doveroso il presente intervento della Federazione Sammarinese della Caccia.
Prima di tutto si ritiene opportuno un breve appunto sul titolo del Servizio andato in onda: “Bracconieri a San Marino”. Tale titolo otre ad essere palesemente erroneo e forviante nei termini, risulta altresì gravemente offensivo per tutta la categoria dei cittadini cacciatori sammarinesi e per tutti gli altri cacciatori italiani che esercitano l’attività venatoria in San Marino nel completo rispetto delle leggi vigenti: bracconiere è colui che caccia violando le normative in vigore il quale è passibile di gravi sanzioni penali ed amministrative, come ricordato anche dal Segretario di Stato Augusto Michelotti, che si ringrazia per l’intervento al riguardo.
In ordine alle specie cacciabili sul territorio della Repubblica di San Marino la Federazione Sammarinese della Caccia specifica che il Calendario Venatorio consente il prelievo di specie selvatiche non cacciabili in Italia, evidenziando altresì al riguardo che di converso non permette la caccia a specie di fauna stanziale e migratoria che invece in Italia sono oggetto di caccia (sia in maniera ordinaria che in regime di deroga in alcune Regioni).
Per tutte le specie oggetto di caccia nella Repubblica di San Marino è assicurato e tutelato in primis il loro stato di conservazione, ed a tal riguardo si evidenzia che in sede di stesura del Calendario Venatorio, l’Osservatorio della Fauna Selvatica e dei relativi Habitat, con tutti i suoi componenti, delibera sulla base dei dati scientifici aggiornati di ogni singola specie riportati sulle fonti ufficiali utilizzate anche dagli altri Paesi europei, quali la Red List dell’International Union for Conservation of Nature ovvero i dati BirdLife Intrnational.
La Repubblica di San Marino non consente l’attività venatoria ad un numero di specie maggiore rispetto all’Italia o ad altri Stati europei (come invece si vuole far credere), ma permette, garantendone la conservazione delle rispettive popolazioni, il prelievo di alcune specie diverse, e ciò anche in considerazione delle caratteristiche ambientali e morfologiche del proprio territorio e delle specie di fauna ivi presenti, esattamente come avviene in tutti i Paesi continentali e del Mondo; ad esempio entro i confini della Francia si cacciano specie che in Italia sono protette (alcune specie di trampolieri e di Oche, la Colombella, la Tordela, ecc.) e lo stesso può dirsi per la Spagna, Grecia, Inghilterra e così per tutti gli altri Paesi; indi per cui, per esempio, il prelievo venatorio di una di tali specie da considerarsi illegale in Italia, risulta legale consentito quando queste varcano il confine italo-francese, e ciò succede nel rispetto delle normative europee ed internazionali.
Anche se tale tema necessiterebbe una trattazione ben più articolata, come già avvenuto anche in sede di Osservatorio della Fauna Selvatica e dei relativi Habitat insieme a tutte le sue componenti, si ritiene doveroso un breve cenno alla Convenzione relativa alla Conservazione della Vita Selvatica e dell’Ambiente Naturale in Europa (C.d. Convenzione di Berna), richiamata sia nel Servizio del Tg satirico sia nel conseguente intervento APAS.
La predetta Convenzione consente espressamente l’applicazione di deroghe (art. 9) oltre che la facoltà per gli Stati che intendono aderirvi di effettuare riserve al momento dell’adesione (art. 22), ed in relazione a ciò si sottolinea che la pressoché totalità degli Stati che vi hanno aderito, in considerazione delle proprie caratteristiche ambientali e territoriali nonché delle specie di fauna presenti sul proprio territorio ed ivi eventualmente oggetto di prelievo venatorio, hanno formulato plurime riserve sia relative alla protezione di alcune specie animali che a mezzi di cattura ovvero altre forme di sfruttamento della fauna: il contenuto delle singole riserve alla Convenzione di Berna formulate dagli Stati aderenti è facilmente verificabile e consultabile sul sito del Consiglio d’Europa (www.coe.int).
In ordine poi alle date di apertura e chiusura della caccia sul territorio della Repubblica di San Marino si evidenzia che queste sono mutuate da quelle disposte dal Calendario Venatorio della Regione Marche (Regione italiana che fornisce i tesserini per l’esercizio della caccia in Italia ai cacciatori sammarinesi) e quindi rispettano non solo le Leggi vigenti in materia nel vicino Stato Italiano, ma anche le disposizioni contenute, al riguardo, nelle Direttive europee, oltre ad evitare picchi di pressione venatoria in San Marino, sia di converso nelle Regioni limitrofe italiane da parte dei cacciatori sammarinesi.
A tal riguardo si intende evidenziare che l’Italia ha modificato la Legge 157/1992 (la Legge nazionale sulla caccia) con l’art. 42 della Legge Comunitaria 2009 (in applicazione delle Direttive Europee), con la quale è stato consentito alle Regioni il posticipo della stagione venatoria, su parere vincolante dell’ISPRA, dal 31 Gennaio al 10 di Febbraio, mentre in molti altri Paesi europei che si affacciano sul Mediterraneo (es. Francia, Grecia, Spagna, Croazia), soggetti alle Direttive Europee in materia, la stagione di caccia alla fauna migratoria si chiude a fine Febbraio; ciò per sottolineare che il Calendario Venatorio Sammarinese impedisce il prelievo dell’avifauna selvatica nei periodi di migrazione pre-nuziale, nel rispetto delle normative europee ed internazionali in materia, al fine principale di garantire la tutela e la conservazione delle specie oggetto di caccia e per le quali sono previste altresì rigide limitazioni di carniere.
In ordine ai richiami vivi la Federazione Sammarinese della Caccia rappresenta al riguardo che questi sono consentiti ed utilizzati anche in Italia ed in altri Paesi europei (es. Francia) rispettosi delle Direttive Europee. Ovviamente si ribadisce che la loro detenzione e custodia deve avvenire, in base alle normative già vigenti in Repubblica, in osservanza e tutela del benessere animale, non dimenticandosi che tali norme sono destinate a chiunque abbia in casa un animale, che sia un cane, un gatto, un canarino piuttosto che un pappagallo o altro animale domestico.
Al riguardo il Servizio andato in onda su Tg satirico ha menzionato altresì “il fiorire di strani commerci” relativi a “vari punti di rivendita di uccellini” a San Marino che favoriscono il “contrabbando” verso l’Italia di specie protette; in ordine a tale affermazione, rimasta nel Servizio del tutto generica, la Federazione Sammarinese della Caccia ritiene necessario e doveroso un chiarimento sia in ordine agli episodi di contrabbando menzionati, sia in merito alle fonti di tali informazioni.
La Federazione Sammarinese della Caccia ritiene poi estremamente importante evidenziare che l’Osservatorio della Fauna Selvatica e dei relativi Habitat, insieme ai Presidenti di questo che si sono succeduti nel corso degli anni, ha da sempre lavorato nell’interesse di tutti i cittadini sammarinesi alla trattazione di diverse tematiche ambientali, adoperandosi per la predisposizione di normative estremamente importanti per la tutela della fauna e della flora sammarinesi.
La Federazione Sammarinese della Caccia, riservandosi ogni legittima azione a tutela dell’onorabilità dei cittadini cacciatori, conclude evidenziando un aspetto che esula dalle tematiche venatorie, ma che si valuta estremamente importante e vitale per un Paese e cioè quello relativo alla valenza dei confini e della propria sovranità come Stato, in quanto, nel Servizio, sentire la Repubblica di San Marino definita come uno “Staterello” che non considera adeguatamente le normative europee ed internazionali, quando oggettivamente così non è, si ritiene risulti offensivo per tutti i cittadini sammarinesi.

Comunicato stampa
La Federazione Sammarinese della Caccia
Il Presidente
Pier Marino Canti

Abruzzo: Approvato il Piano Faunistico Venatorio

Pescara, 24 nov. - La Giunta regionale, su proposta dell'assessore alle politiche venatorie Dino Pepe, ha deliberato il nuovo Piano faunistico regionale atteso da quasi 20 anni. "Il Piano faunistico regionale - osserva l'assessore Dino Pepe - è uno strumento fondamentale per la pianificazione e la programmazione faunistico-venatoria del territorio e, non per ultimo, per stabilire le linee guida e gli obiettivi della pianificazione faunistico-venatoria mediante la destinazione differenziata del territorio, tenendo conto delle realtà ambientali e socio-economiche dello stesso". "L'adozione del Piano - precisa Pepe - rappresenta la parte conclusiva della procedura di Valutazione Ambientale strategica (VAS)". Dalla pubblicazione della delibera sul BURA, gli interessati avranno 60 giorni per presentare le osservazioni. Sarà poi il nuovo Consiglio regionale che dovrà approvare il piano faunistico venatorio che prevede inoltre la nuova riorganizzazione della gestione faunistica nella Regione Abruzzo. Il Piano è stato realizzato dall’ISPRA, con la collaborazione degli Uffici regionali. Una particolare attenzione è stata posta anche alla programmazione che riguarda la gestione delle popolazioni di cinghiali con il principale obiettivo di ridurre i danni alla colture agricole. Per quanto riguarda gli aspetti venatori, il Piano affronta la futura programmazione degli Istituti venatori, in particolare delle Zone ripopolamento e cattura, Aree cinofile, Oasi di protezione e Zone di rispetto venatorio. Al fine di uniformare la gestione di questi istituti - in allegato nel PFVR - è riportato un protocollo operativo al quale gli enti gestori (ATC) dovranno attenersi nella pianificazione delle attività. L’obiettivo è di sostituire, nel quinquennio di validità del Piano, gli attuali ripopolamenti effettuati con animali di allevamento con animali di cattura provenienti da queste aree. Sono previste inoltre indicazioni sulla riduzione dei Comitati di gestione degli Ambiti territoriali di caccia e dei componenti degli stessi, al fine di rendere più efficace ed efficiente la gestione di tali strutture. Un’attenzione particolare è stata posta alla cinofilia e ai progetti di conservazione dell’Orso, del Lupo e di altri animali non venabili e protetti dalla legislazione vigente. (REGFLASH)

CCT: Il PFVR è una sfida per tutti

Il “Documento” sugli indirizzi di Piano Faunistico Venatorio Regionale circolante da settimane, rimane ad oggi ancora privo di una precisa paternità. Non pochi elementi riconducono tuttavia l’elaborato al “frutto” di alcuni ambienti regionali che prefigurano con i contenuti ormai noti, una precisa idea del futuro faunistico venatorio in quella che fu, una Regione, tra le più virtuose a livello nazionale. La parola definitiva sul NO a quelle scellerate proposte l’ha messa, senza se e senza ma, il Presidente Rossi nell’ultimo incontro tenutosi presso la Presidenza Regionale. Ad oggi, rimaniamo in attesa di conoscere i tempi di convocazione e la composizione della commissione, con i rappresentanti degli ATC, del mondo venatorio ed agricolo che dovrà predisporre un protocollo d’intesa sul percorso di governo futuro per la caccia in Toscana. Come più volte da noi sottolineato, uno dei punti più urgenti e fondamentali da affrontare, rimane quello del nuovo Piano Faunistico Venatorio Regionale. Il PFVR infatti, rappresenta lo strumento principe attraverso il quale potranno essere reimpostate tutte le strategie gestionali e con esse il ruolo insostituibile degli istituti faunistici pubblici e privati e delle aree protette. Nessun problema potrà essere affrontato, gestione degli ungulati compresa, se non saremo capaci di ripartire da una lettura attuale del territorio per impostare le scelte future. Anche il ruolo degli istituti privati pertanto, assume un rilievo di grande importanza; oggi infatti per le Aziende Faunistico Venatorie la legge delega oltre ad un prelievo pianificato, il compito di contribuire al mantenimento della conservazione faunistica attraverso buone pratiche gestionali, finalizzate alla salvaguardia di un bene comune quale appunto la fauna selvatica.

Nessuna demonizzazione quindi verso coloro che nel rispetto dei vincoli di legge, contribuiscono seppur dal fronte privato, alla produzione e mantenimento di ambiente e di fauna selvatica di qualità. La stessa normativa nazionale, ma anche le leggi regionali, hanno da tempo stabilito la positività di un connubio tra i legittimi attori e gestori del territorio nell’interesse generale della collettività. L’ Ente Produttori Selvaggina (EPS) è tra le associazioni sicuramente oggi più impegnate, partendo da un suo ammodernamento e rafforzamento organizzativo, a raccogliere la sfida della qualità per estendere le funzioni di questi importanti istituti, al comparto ambientale, culturale, cinofilo, turistico e delle produzioni di qualità.

Tutte tematiche, che dovranno essere al pari di altre ricondotte ad una discussione di merito e tecnicamente approfondita, nei prossimi appuntamenti che vedranno la Confederazione Cacciatori Toscani fortemente impegnata. Così l’obiettivo della qualità e della nuova multifunzionalità dell’impresa, potranno generare opportunità senza entrare in contrasto con il ruolo degli enti preposti alla gestione del Territorio a Caccia Programmata (ATC).

Gli estensori del documento tanto discusso, non hanno valutato pertanto di fare un cattivo servizio alle Aziende Faunistico Venatorie stesse. Un cattivo servizio per i concessionari che sono ben consapevoli del ruolo a loro attribuito, e che non sentono certo il bisogno di invadere il campo di altri. Per quanto ci compete, dedicheremo i nostri sforzi per ristabilire l’ordine delle cose evitando di cadere nell’ennesimo conflitto costruito ad arte da chi pensa di uscire dalle secche in cui da tempo siamo giunti con colpi di mano funzionali ad un disegno per noi incompatibile.

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