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FASE 2: FEDERCACCIA C’È!

federcacciaDopo l’emergenza sanitaria che ha visto mobilitarsi tutta la struttura nazionale per contribuire ad arrestare l’epidemia, Federcaccia prosegue il suo impegno al fianco della società e dei cittadini cacciatori
Roma, 5 maggio 2020 - La sostanza di quanto compiuto dal mondo venatorio e in particolare dalla Federcaccia per venire incontro alle necessità scaturite dal dilagare dell’epidemia di Covid-19 ha dimostrato ancora una volta di che pasta sono fatti i cacciatori, sempre pronti a impegnarsi al fianco di chi ha bisogno.
La fase dell’emergenza sanitaria, pur fra tante restrizioni, sembrerebbe essere nel nostro Paese in fase di superamento, e quello slancio di solidarietà che ci ha visti impegnati a rispondere alle richieste di aiuto provenienti soprattutto dal fronte sanitario non deve ora cessare, ma senza dubbio deve rinnovare l’obbiettivo.
Purtroppo il forzato arresto di tante attività causato dal virus, il duro colpo anche in termini umani che le fasce produttive della società hanno subito, si è trasformato in una crisi economica le cui prime conseguenze già si stanno avvertendo.
Così Federcaccia sta già mettendo a punto strumenti e soluzioni che consentano agli appassionati di affrontare le spese per la prossima stagione senza gravare sull’economia familiare e senza dover magari rinunciare ad esercitare la caccia. In questi mesi poi, non è mai venuto meno l’impegno affiancando e stimolando le Regioni in molti aspetti essenziali perché il normale iter dei calendari venatori procedesse normalmente e non subisse battute di arresto che avrebbero potuto ripercuotersi sulla prossima annata venatoria.
Ma in questa fase che vede il Paese impegnato a riprendere, ancora faticosamente, la sua vita Federcaccia e la sua struttura possono essere di valido aiuto anche per chi maggiormente ha risentito dell’emergenza.
La nostra presenza capillare sul territorio, la conoscenza della realtà locale, fortissima soprattutto nei centri rurali e nel vasto tessuto sociale che li caratterizza, fa sì che al pari o meglio di altri possiamo essere a conoscenza dei bisogni e delle necessità dei singoli e delle famiglie.
Già in alcune realtà, le nostre sezioni hanno sperimentato insieme ad altre associazioni di volontariato locali un servizio di raccolta di generi alimentari e di prima necessità rivolta alle famiglie bisognose, provvedendo poi alla loro distribuzione.
Federazione Italiana della Caccia – Via Salaria 298/a 00199 Roma tel. 06/8440941 fax 06/844094217 - C.F. 97015310580
Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. – www.federcaccia.org - Federcaccia Nazionale
Pur senza volersi sostituire alle associazioni che da anni compiono già questo servizio, in molte situazioni noi Federcacciatori potremmo fare la differenza.
Federcaccia nazionale ha già chiesto a tutta la sua struttura territoriale di verificare la possibilità di attivare servizi di supporto alle persone in difficoltà, coordinandosi e collaborando sia con le Istituzioni che con le associazioni di volontariato già operanti o che potrebbero essere coinvolte (Protezione Civile, C.R.I., Pubbliche Assistenze, Misericordie, Caritas, ecc.).
Anche in questa emergenza Federcaccia ha dimostrato il suo essere oltre che una forza “sindacale” al fianco dei cacciatori una associazione “di prossimità” immersa nel tessuto che forma la nostra collettività con un ruolo da protagonista, passaggio necessario anche per tornare a veder riconosciuta la caccia a pieno titolo fra le attività socialmente rilevanti.
“Federcaccia c’è” è lo slogan che può identificare la nostra azione e al quale dobbiamo ispirarci.
Federcaccia c’è per la caccia. Federcaccia c’è per i cacciatori. Federcaccia c’è per la società. Federcaccia c’è quando serve portare aiuto.


Ufficio Stampa Federazione Italiana della Caccia

Arci Caccia: La Cabina di Regia Nazionale, finalmente, chiede la costituzione delle Cabine Regionali e Territoriali. Arci Caccia c’è… aspettiamo gli altri

Salvo ripensamenti, un passo avanti sulla via dell’unità. Almeno un punto fermo, a Roma, pare sia stato trovato: finalmente piena legittimità alla costruzione unitaria delle Cabine di Regia Regionali del mondo venatorio rappresentato dalle Associazioni Nazionali Riconosciute. Si partirà dalle Regioni ma con l’augurio di arrivare ai livelli di gestione faunistica: ATC e CA. Ora, sottoscritto il documento, chi si asterrà dagli impegni nazionalmente assunti sarà un ritardatario. Per applicare la proposta di collaborazione, unitariamente condivisa col documento, occorrerà che pur nell’articolazione delle rappresentanze associative si consolidi l’unità di intenti e di programmi. Chi farà questo, sarà dalla parte delle ragioni dei cacciatori, chi addurrà scuse e motivazioni di comodo sarà dalla parte del torto.

Ora ai volontari, ai dirigenti, a quanti, come noi, vorrebbero sventolare, sempre più alta, la bandiera dell’unità occorrerà darsi da fare e nei tempi più rapidi, per le verifiche dei rapporti nelle regioni, per avviare un rapporto più stringente certamente con tutti, ma, qualora qualcuno si defilasse, si potrà comunque andare avanti, è sancito. Ai cacciatori sostenere queste proposte per un lavoro comune, per una apertura gratificante e per un futuro migliore della nostra economia agricola. Della caccia non si può fare a meno, ce lo insegna anche la tragedia che stiamo vivendo.

Il Primo Maggio continua….

Rolfi: Caccia selezione al cinghiale tutto l’anno in Lombardia, anche con visori notturni

In Lombardia sarà concessa la caccia di selezione al cinghiale durante tutto l'anno anche con visore notturno. Sarà diversificato anche il periodo relativo alla caccia di selezione per altri ungulati. È la sintesi della proposta approvata oggi in VIII Commissione consiliare.

“Ora attendiamo l'approvazione definitiva da parte del Consiglio, ma questo è un passaggio fondamentale per il contenimento della fauna selvatica in Lombardia, che anche a causa della quarantena è proliferata in maniera incontrollata in questi mesi” ha dichiarato Fabio Rolfi, assessore all'Agricoltura, Alimentazione e Sistemi verdi della Regione Lombardia. “Vogliamo essere vicini ai nostri agricoltori che stanno subendo danni enormi a causa di questo problema”.

Sull'utilizzo del visore notturno, si è cercato di rispondere ad un’esigenza di sicurezza, essendo autorizzato il prelievo del cinghiale anche prima dell’alba e dopo il tramonto.

La caccia di selezione ai cinghiali si svolgerà tutto l'anno sulla base di specifici piani di prelievo, strutturati per sesso e classi di età, previa acquisizione del parere dell'ISPRA e, limitatamente ai comprensori alpini e agli ambiti territoriali di caccia, secondo specifiche disposizioni attuative adottate dalla Regione o dalla Provincia di Sondrio per il relativo territorio. Per la caccia al capriolo, saranno differenziati i periodi fra la caccia di selezione in zona Alpi e al di fuori di tale zona. I periodi di caccia di selezione saranno pertanto i seguenti: camoscio, cervo e muflone: dal 1° agosto al 31 dicembre; capriolo: dal 1° giugno sino alla seconda domenica di dicembre in zona Alpi; dal 1° giugno al 30 settembre e dal 1° gennaio al 15 marzo al di fuori della zona Alpi.

“Nella stagione venatoria 2019/2020 in Lombardia sono stati abbattuti 9.200 cinghiali, ben 1.827 in più rispetto alla stagione precedente. Un aumento significativo soprattutto della caccia di selezione che è passata da da 2.324 capi a 3.118. C'è bisogno di un intervento deciso perché i cinghiali stanno distruggendo le coltivazioni e creando pericoli per la sicurezza dell'uomo” conclude Rolfi. "La caccia di selezione ripartirà a giugno mentre l'attività di contenimento è attiva, di competenza delle Province alle quali anche recentemente abbiamo sollecitato una azione più incisiva".

Totale abbattimenti cinghiali per singola provincia (controllo + caccia di selezione + caccia collettiva) nella stagione venatoria 2019/20

Bergamo 1.181 (l'anno precedente erano 941) Brescia 1.241 (l'anno precedente erano 614) Como 2.189 (l'anno precedente erano 1916) Cremona 119 (l'anno precedente erano 152) Lecco 306 (l'anno precedente erano 260) Lodi 4 (l'anno precedente erano 6) Milano 12 (l'anno precedente erano 8) Pavia 2332 (l'anno precedente erano 1.973) Sondrio 362 (l'anno precedente erano 279) Varese 1452 (l'anno precedente erano 1.222)

Lombardia 9.198 (l'anno precedente erano 7371)

 

 

FEDERCACCIA LOMBARDIA: Precisazione sugli emendamenti presentati per la modifica alla legge sulla caccia

federcacciaOggi 30 aprile in Commissione Agricoltura saranno discussi gli emendamenti alla prossima legge di semplificazione, tra cui alcuni riguardanti anche la legge regionale 26/93 sulla caccia in Lombardia.

Innanzitutto sulla pagina Facebook del Consigliere Regionale Barbara Mazzali abbiamo letto i 19 emendamenti dalla stessa presentati per la modifica della legge lombarda sulla caccia, che sarebbero frutto di “intenso lavoro con le associazioni”.

Francamente ci chiediamo quali associazioni, dal momento che salvo un confronto a dicembre sulla questione caccia di selezione per allineare la legge regionale a quella nazionale con FIdC e Liberacaccia, sugli altri emendamenti nemmeno Enalcaccia, CPA, ACL, ARCI, Italcaccia sapevano nulla. E al coro di chi ne era all’oscuro si è aggiunto anche il neo-presidente regionale dell’ANUU.

Ci spiace dover addirittura prendere le distanze da molte proposte, anche perché si vede che seppur sostenute da motivazioni “in buona fede” non colgono affatto nel segno, ma alcune sono particolarmente ostili al mondo venatorio e siamo obbligati a chiarire che non sono il frutto di “intenso lavoro” con le associazioni venatorie, ma semmai del mancato coinvolgimento delle stesse.

Sì, perché degli emendamenti non bisogna leggere l’annuncio (tra l’altro, l’emendamento 16 NON elimina le forme esclusive di caccia), ma il testo, per capire come vanno a trasformare la legge regionale e cosa questo comporti.

In particolare non sono certo frutto di confronto con Federcaccia (e nemmeno con altre AAVV, vogliamo sperare) quello che consentirebbe alla Regione e alla Provincia di Sondrio di istituire zone di divieto di caccia stagionali al di fuori del piano faunistico per le più svariate ragioni (em. n. 5), quello che restringerebbe di ben 5 mesi e mezzo l’addestramento cani nelle Aziende Agrituristico Venatorie credendo di allargarlo, consentendolo invece per soli 3 mesi all’anno (em. n. 6), quello che obbligherebbe le associazioni a raccogliere deleghe espresse e singole da ciascun cacciatore per far da tramite nella restituzione dei tesserini (em. n. 10), quello che toglie competenza ad Ambiti e Comprensori nella previsione dei carnieri (em. n. 11).

E altri emendamenti, confrontandosi con chi davvero vive e gestisce i problemi dei cacciatori, potevano essere predisposti davvero in maniera utile, come quello che vorrebbe regolamentare in maniera certa i tempi di risposta sulle domande di diniego di ammissione agli ambiti, con conseguente possibilità di ricorso (emendamento 13).

Altri emendamenti del Consigliere Mazzali sono di dubbio interesse o di dubbia legittimità e non vogliamo rubarne la genitorialità a nessuno, nemmeno da semplici congiunti.

Non stupiscono invece gli emendamenti dei 5stelle, che vorrebbero raddoppiare le misure delle gabbie dei richiami e imporre l’uso di anelli d’acciaio invece dei più leggeri anelli di alluminio.

Altri emendamenti, di certo più accorti, sono stati presentati dai Consiglieri Floriano Massardi (relativi alla conservazione degli appostamenti fissi, alla segnatura, alla caccia alla beccaccia a gennaio negli ATC, all’uso di capi ad alta visibilità anche nella caccia di selezione) e Giovanni Malanchini (relativi alla semplificazione della norma sulle ammissioni agli ambiti, divenuta particolarmente complessa da leggere e all’uso di ottiche notturne per la caccia di selezione al cinghiale).

Ora vedremo quali emendamenti supereranno il vaglio della Commissione e valuteremo anche possibili miglioramenti in vista del Consiglio Regionale del 12 maggio.

Federcaccia Umbra dura sull’ipotesi di spostare l’apertura al cinghiale al primo novembre: “Penalizzante sotto ogni aspetto”

Prendiamo atto dell’attenzione riservata dalla Regione Umbria nei confronti della nostra passione, strumento fondamentale per la gestione del territorio, della salvaguardia delle coltivazioni e dell’equilibrio faunistico. Il prossimo 30 aprile l’assessore regionale Morroni presenterà in giunta, per la preadozione, il calendario venatorio per la stagione 2020/21.

Tuttavia Federcaccia Umbra giudica in maniera negativa la sostanziale modifica proposta per la caccia al cinghiale, con l’introduzione della sola forma singola a partire da ottobre mentre le battute collettive cominceranno soltanto il primo novembre.

Le criticità sono fondamentalmente tre, e riguardano la tutela delle coltivazioni, della biodiversità e la congruità con la legge quadro nazionale 157/92.

Cominciando dalla tutela delle colture, sono molte quelle di pregio ancora in piedi a ottobre. Posticipare di un mese la caccia in battuta significa abbandonarle ai selvatici, tra l’altro in un periodo di emergenza sanitaria che impedisce il contenimento primaverile della specie.

A tal proposito sarebbe interessante conoscere la voce delle associazioni agricole, che finora non abbiamo sentito. Come testimoniano i dati delle scorse stagioni, inoltre, proprio ottobre è il mese più efficace per la caccia in battuta. Allo stesso modo, senza la caccia al cinghiale durante il mese di ottobre tutti i cacciatori si concentreranno sulle altre specie, con grave danno per la biodiversità (selvaggina nobile stanziale e piccola migratoria).

Infine, ma non certo meno importante, aprendo il primo ottobre in forma singola e chiudendo il 31 gennaio in battuta, il cinghiale verrebbe cacciato per quattro mesi al posto dei tre previsti dalla 157/92.

federcacciaI cacciatori umbri sono persone responsabili: lo testimonia la chiusura, ormai consueta, della caccia alla femmina di fagiano al 30 novembre anziché al 31 dicembre, oppure della lepre alla seconda domenica di dicembre anziché al 31, anche se l’assessore – inspiegabilmente – ne ha proposto la chiusura al 6, nonostante la specie goda di ottima salute.

Anche su questo punto Federcaccia chiede di spostare la chiusura al 13 dicembre.

Allo stesso tempo, chiediamo che il periodo di addestramento dei cani da caccia sia prolungato fino al 17 settembre, escludendo le giornate di preapertura.

Ci sorprende, poi, l’atteggiamento dell’assessore Morroni, pronto alla discussione ma senza un sufficiente spazio per il confronto. Gli incontri si sono finora limitati all’informazione degli interlocutori di quanto da egli già deciso, il tutto accompagnato dalla sua stessa ammissione di non conoscere molto bene la materia. Viene da chiedersi chi sia a consigliarlo nelle sue decisioni: non certo gli uffici regionali, la cui competenza ben conosciamo e apprezziamo.

Tornando al cinghiale, l’assessore giustifica la sua scelta sostenendo che nelle regioni limitrofe lo si cacci fino a fine gennaio, e che pertanto – se in Umbria si chiudesse prima – il suide troverebbe nella nostra regione zone di rifugio, incrementando i danni alle colture. Tuttavia, la situazione nelle regioni confinanti è molto eterogenea, con alcune realtà in evoluzione verso l’apertura in ottobre (nelle Marche, in una parte della Toscana e una parte del Lazio). Oltretutto, le zone montuose di confine tutelano in maniera naturale gran parte del territorio, visto che in quota – in gennaio – non vi è presenza di colture in atto. Infine, a proposito di montagna, invitiamo l’assessore a considerare il fatto che, soprattutto a gennaio inoltrato, le squadre delle zone montuose potrebbero trovarsi impossibilitate a cacciare a causa della neve. Il tutto a danno soprattutto degli agricoltori e dell’equilibrio della fauna, ma anche degli stessi cacciatori che si vedrebbero ridotte le giornate di caccia, a fronte dei già elevati costi sostenuti per la licenza.

In forza di tutte le precedenti considerazioni, Federcaccia Umbra auspica l’apertura della specie ai primi di ottobre come già anticipato, e la chiusura a fine di dicembre rispettando l’arco temporale. Nel mese di gennaio, qualora non si dovessero raggiungere le quote stabilite, sarebbe possibile prevedere delle battute specifiche a completamento dei piani.

Nella speranza di aver specificato al meglio, quelle che, secondo noi, sono le più evidenti criticità del futuro calendario venatorio, auspichiamo un dialogo serio e costruttivo per la loro pronta risoluzione. (Ufficio Stampa Federcaccia Umbra)

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