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Il nuovissimo sovrapposto Benelli 828U Silver 20/76

L’Innovazione fa parte del nostro DNA, quindi è sempre rivolta ad offrire qualche cosa di più e di meglio a chi userà sul campo i fucili made in Urbino. E, a forza di innovare con giudizio, oltre ad aver conquistato una posizione di leadership su scala mondiale ci siamo tolti anche la soddisfazione di fare qualche forte cambiamento: il sovrapposto 828U, semplicemente …unico e ineguagliabile. 

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Come ogni arma Benelli, anche con i vari 828 U ed ora col nuovo 828U Silver 20/76, abbiamo cercato di rispondere ai bisogni dei consumatori. Il nuovo sovrapposto urbinate ricalca meccanicamente i fratelli di maggior calibro, ma è stato riprogettato ex-novo in funzione alla cartuccia. Prende il nome dal colore della bascula nichelata e incisa tipica, insieme ai legni in noce grado 3S, divenendo così uno dei nostri allestimenti più raffinati. Nell’ 828 U 20/76 sono state mantenute tutte le eccellenti e collaudate caratteristiche costruttive dei “fratello maggiore”, ma in un arma dalle linee particolarmente filanti ed eccezionali doti di leggerezza e maneggevolezza. L’arma pesa 2.550 grammi con canne da cm 70 (sono disponibili tubi anche da 26”- cm 65, 28” – cm 70) col fucile che “bilancia” in corrispondenza dei perni di rotazione. Lo abbiamo fatto senza niente sacrificare in maneggevolezza e doti dinamiche e nello stesso tempo abbiamo massimizzato confortevolezza e facilità di uso. Questo grazie alla distribuzione delle masse, al disegno della pala del calcio e all’ergonomia in generale nonché alla possibilità di far “calzare” il fucile come un guanto fatto su misura, resa possibile anche dal nostro Progressive Comfort che riduce drasticamente rinculo e rilevamento. Questo sistema di ammortizzazione è realizzato in tecnopolimero e risulta costituito da un’asta prismatica con un grado di libertà dotata di braccia che vanno ad interferire con delle travi a sbalzo che, quando l’asta viene spinta, dal calciolo, verso l’interno del calcio, si flettono sotto l’azione delle braccia di contrasto e così facendo assorbono parte dell’energia del rinculo. Il calcio ha naselli intercambiabili in poliuretano speciale grazie ai quali il tiratore può assumere la posizione della testa per lui più indicata, viene ad essere massimizzato il comfort e minimizzato il rischio di sordità che, con i fucili, deriva in primo luogo dalle vibrazioni che il calcio trasmette alla mandibola e da questa passano al cranio. Il nasello intercambiabile senza bisogno di attrezzi. Anche il nostro 828 Silver U 20/76 prevede la caratteristica unica per un sovrapposto della variazione di piega e vantaggio, per giunta con la peculiarità della variazione micrometrica di piega e vantaggio con 40 possibili combinazioni originate da 5 piastrini piega (45/50/55/60/65) e 4 piastrini deviazione (+6/-6, +3/-3, +6/-6 -1/2drop, +3/-3 -1/2drop).

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Il 828 U è coperto con ben 4 brevetti (Progressive Comfort, scatto estraibile a riarmo manuale, piastra di chiusura, tecnologia di saldatura e accoppiamento canne). Per la prima volta in assoluto un sovrapposto consente la regolazione di piega e vantaggio e implementa un sistema di riduzione del rinculo e del rilevamento. Questa scelta iniziale ha posto un condizionamento alla bascula, che peraltro doveva essere diversa da tutte quelle degli altri sovrapposti perché solo rivoluzionando il cuore dell’arma potevamo raggiungere i nostri obiettivi. La chiusura dell’arma è assicurata da una piastra in acciaio che inferiormente porta un aggetto orizzontale foggiato a culla e dotato di due risalti posti uno per lato. In chiusura la piastra impegna inferiormente il gruppo con l’aggetto orizzontale mentre la sua parte superiore entra in una sede ricavata sotto alle due appendi superiori del gruppo canne. In questo modo il vivo di culatta è letteralmente sigillato e l’insieme piastra-canne costituisce un’unità a se stante che sotto rinculo carica la faccia della bascula. I perni di rotazione non lavorano durante lo sparo e in effetti servono “solo” per far ruotare il gruppo canne, che ad arma in chiusura non può ruotare perché due appendici di un elemento ad U collegato alla chiave entrano in corrispondenti sedi dentro le appendici supero-posteriori del gruppo canne. L’asse di rotazione del gruppo canne è piuttosto alto (più o meno sulla mezzeria della canna inferiore) e questo potrebbe far ricadere fra quelle ad orecchioni la bascula dello 828U; in realtà si tratta di una bascula sui generis che delle bascula ad orecchioni conserva però il vantaggio della ridotta altezza, cosa che non solo è vantaggiosa sul piano formale, ma assume anche una valenza sostanziale in quanto contribuisce ad accorciare il braccio intercorrente tra la Forza che “spinge indietro” e quella che contrasta la spinta. Le linee della bascula sono semplicemente uniche e questo non solo perché la forma segue la funzione, ma anche perché Benelli ha sempre avuto un particolare occhio di riguardo per l’estetica dei suoi fucili.

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In un sovrapposto le linee della bascula devono essere armonizzate con quelle del gruppo canne e dell’asta fino al punto che quelle di canne ed asta possono essere considerate come il naturale prolungamento delle linee della carcassa. Sullo 828 U lo abbiamo fatto in modo che potremmo definire “classico”, anche se nell’asta e nella bascula di “classico” c’è davvero poco. L’ asta del nostro sovrapposto ha lo svincolo a pompa che contiene una croce a geometria semplificata che svolge solo le funzioni di collegamento col gruppo canne e di regolazione, secondo preferenza, della forza necessaria per far basculare le canne. La croce non ha nulla a che fare con l’armamento dei cani né col funzionamento degli ejector, ma è comunque realizzata interamente in acciaio perché se la parte che sfrega sulla bascula fosse stata realizzata in lega leggera sarebbe stata più soggetta a impastarsi, sciuparsi, rompersi. L’828 U adotta degli ejector ad impulso alloggiati interamente al manicotto di accoppiamento canne e non hanno niente a che fare con l’asta e con la bascula. Gli steli degli ejector sono caricati elasticamente e quando spariamo interviene un pistoncinoche sgancia il corrispondente ejector facendolo mettere in movimento sotto la spinta della molla che lo carica. Come tutti sappiamo, allo sparo il bossolo “si gonfia” e aderisce alle pareti della camera; in corrispondenza del pistoncino il bossolo troverà una “parete mobile” e “gonfiandosi” trasmetterà un impulso al pistoncino mandandolo ad agire sul ritegno dello ejector che a sua volta riceverà un impulso dalla distensione della molla che lo carica. Ecco perché abbiamo definito “a impulso” gli ejector dello 828U. Il gruppo di scatto dello 828 U è di tipo estraibile in modo da facilitare ispezione e manutenzione perché se il cacciatore deve fare la sua parte è bene facilitargli il lavoro. Il fucile può essere usato tranquillamente in ambienti polari o tropicali, ma in un caso e nell’altro, soprattutto quando il termometro scende di diverse decine di gradi sotto allo zero, qualche accorgimento manutentivo non lo dobbiamo trascurare. Per il passaggio manuale da una canna all’altra abbiamo a disposizione un selettore comandato da una slitta trasversale all’interno del pulsante della sicura che può muoversi avanti e indietro. La sicura e il selettore sono comodamente e rapidamente raggiungibili da mani di varia taglia e si azionano con sforzo minimo senza originare rumori particolari. Il fucile può essere anche corredato di sicura automatica che blocca gli scatti quando portiamo l’arma in chiusura e deve quindi essere disinserita manualmente prima di poter sparare. Questa sicura automatica è stata prevista come un “aggiunta” che può facilmente essere installata o rimossa senza ulteriori complicazioni per il gruppo di scatto.

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L’828U spara soltanto quando la chiusura canne-bascula è super perfetta! In caso contrario i martelletti non potranno colpire i percussori. Come possiamo facilmente comprendere da quanto abbiamo visto fin qua, anche il gruppo canne è contraddistinto dalla massima originalità concettuale ed è “figlio” della nostra filosofia concettuale volta a massimizzare prestazioni e caratteristiche in funzione delle “esigenze” di chi quel fucile lo userà sul campo. La chiusura dello 828U è semplicemente duratura nel tempo e garantisce inusitati margini di sicurezza; visto il tipo di ancoraggio della piastra al monoblocco era giocoforza necessario che lo stesso possedesse superlative caratteristiche meccaniche. Un’ottima scelta dei materiali e dei trattamenti termici hanno consentito di raggiungere gli obiettivi prefissati senza aggravio ponderale perché il monoblocco dello 828U è completamente diverso da quelli tradizionali. La giunzione è quindi realizzata in corrispondenza della campanatura della canna, la parte più robusta in assoluto perché, dopo la camera di cartuccia, è quella nella quale le pressioni sono più elevate. Le camere di cartuccia fanno parte del monoblocco, quindi la loro “tenuta” è di fatto garantita oltre gli standard e per quanto riguarda la tenuta della giunzione ricordiamo solo che se la chiusura regge fino a 2.500 bar senza variazioni dello spazio di testa. Di l’828 U) è regolato per avere coincidenza del punto di mira con i centri di rosata delle due canne sulla distanza dei 35 metri. Per massimizzare la resa balistica è necessario che il regime vibratorio delle canne sia quanto più possibile costante; sullo 828 U abbiamo lavorato su tale parametro in tre modi: bindella in fibra di carbonio con ancoraggi che non creano punti di vincolo, tecnologia della saldatura e trattamento di sottoraffreddamento (Crio) che elimina le tensioni interne tanto dei tubi come delle giunzioni. Un’elevata resa balistica e la giustezza del tiro che resta costante anche al variare dei caricamenti sono indiscutibili vantaggi, ma questi vantaggi devono restare tali anche nel tempo e con l’uso pesante; la costanza delle regolazioni e la prevenzione dell’innescarsi di tensioni interne sono state uno degli obiettivi posti per lo sviluppo e la messa a punto del sistema di accoppiamento dei tubi (saldatura e regolazione delle canne) insieme alla robustezza da cassaforte, ma nel rispetto dei pesi e della loro distribuzione. Potremmo proporvi i risultati di tutta un’imponente serie di test, ma preferiamo che tocchiate con mano e quindi vi invitiamo a provare i nostri nuovi sovrapposti.
Scrivendo della scelta del giusto peso abbiamo fatto riferimento alle tipologie delle munizioni utilizzate. Queste considerazioni sulle munizioni le abbiamo già fatte per i nostri semiautomatici, riteniamo che, visti gli utilizzi dei sovrapposti, quelle considerazioni siano ancora più importanti per lo over and under, in particolare per quello che riguarda la scelta dei profili interni delle canne.

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Come noto, siamo fedeli ai profili tradizionali con forature “strette” perché nelle nostre sperimentazioni abbiamo constatato come le canne overbore possono si garantire dei vantaggi con alcuni specifici caricamenti con contenitore, ma non si tratta mai di vantaggi consistenti e nello stesso tempo ci sono caricamenti con contenitore per i quali i vantaggi si annullano diventano “negativi” perché sono i profili tradizionali ad essere vantaggiosi. Per converso, passando ai caricamenti senza contenitore, abbiamo riscontrato che le canne Power Bore Crio sono sempre in vantaggio, sia in termini di velocità che di distribuzione dei pallini, perché con essi non c’è mai la precessione dei gas rispetto alla carica di pallini. I tubi canna dello 828 U 20/76 hanno quindi un diametro in asta che nel massimo è di mm 15,9 contro il massimo ammissibile a norma CIP di mm 16,2. Parlare solo delle “forature” (tradizionale od overbore) può essere limitativo e a volte perfino deviante in quanto in un’anima non conta solo il diametro in asta, ma contano anche le scelte fatte riguardo ai profili dei raccordi, la tipologia dello strozzatore e il modo nel quale lo stesso è montato sulla canna, la qualità esecutiva, i materiali, l’assenza di movimenti parassiti delle canne, l’anomalia nel regime vibratorio. Sui fucili Benelli tutti questi “particolari” sono curati al massimo, tanto che tutte le canne dei semiautomatici e quelle dei sovrapposti montano strozzatori criochoke(5 in dotazione: **** e *** installati, **, * e ***** a corredo) sottoposti a tempra criogenica, lunghi cm 7, internamente molto curati e accoppiati ai “tubi” in modo che qui possiamo definire come esemplare perché soffermarci sugli strozzatori sarebbe molto lungo e complesso. Sappiamo però che chi legge queste note ha le idee chiare su cosa sia un buon strozzatore e cosa si intenda con accoppiamento esemplare, ci resta quindi solo da ripetere che così come accade sulle canne Crio dei nostri semiautomatici, anche le canne di tutti i sovrapposti sono sottoposte a trattamento di sottoraffreddamento, cosa che influisce non solo sulla giustezza del tiro e sul mantenimento della giustezza nel tempo, ma ha anche positivi riflessi sul piano della resa balistica. Completano il quadro le bindelle in fibra di carbonio che grazie al particolare ancoraggio non generano punti di vincolo che vanno a interferire col regime vibratorio e con l’espansione al riscaldamento del gruppo canna. Queste bindelle sono da mm 7 per le canne da 26” e 28” e da mm 8 per le canne da 30”.
L’828 U calibro 20 è un sovrapposto dallo stile unico e inconfondibile che assicura massimo comfort per il tiratore. Grazie alla sua leggerezza garantisce velocità e maneggevolezza per prestazioni impareggiabili.

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Benelli Armi S.p.A.
Via della Stazione 50 61029 Urbino PU Italy
+39.0722.3071 Phone +39.0722.307594 Direct Phone +39.0722.307227 Fax
Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. www.benelli.it

 

Marco Benecchi

LA SCIENZA CONFERMA: FEDERCACCIA È SULLA STRADA VINCENTE

Rfedercacciaoma, 15 maggio 2020 - Da pochi giorni pubblicato sulla rivista scientifica “Global Ecology and Conservation”, uno studio di quattro ricercatori appartenenti a enti di studio norvegesi ha dimostrato quanto è importante il contributo dei cacciatori nello studio della fauna selvatica. Di seguito la traduzione del comunicato FACE su questa pubblicazione, un onore per Federcaccia vedere riconosciuti i lavori scientifici compiuti in questi anni. Per Federcaccia, il suo Ufficio Studi, le settoriali e associazioni consociate una grande soddisfazione e un ulteriore slancio per la ricerca, da tempo supporto indispensabile per la redazione dei calendari venatori e per l’obbiettivo raggiunto di avere portato il mondo dei cacciatori al ruolo di protagonisti nella gestione della fauna.

IL CONTRIBUTO DEI CACCIATORI AL MONITORAGGIO DELLA BIODIVERSITÀ IN EUROPA

Monitorare la biodiversità in Europa richiede di norma un grande dispendio di tempo e di risorse economiche, e spesso i governi allocano limitate risorse per questa importante attività.

Un recentissimo studio scientifico pubblicato in aprile 2020 evidenzia quanto sia unico ed importante il ruolo che i cacciatori svolgono nel monitoraggio della biodiversità in tutta Europa.

Si possono contare principalmente 4 aspetti che rende questo impegnativo lavoro svolto dai cacciatori così utile alle autorità incaricate della gestione della fauna selvatica e per i ricercatori:

1. Durante l'attività venatoria e nella gestione dei terreni di caccia, i cacciatori raccolgono dati di diversa natura su caratteristiche rilevanti per monitorare la biodiversità di un'area, come ad esempio popolazioni di specie, tratti di specie, composizione genetica o composizione delle comunità. Dal momento che i terreni di caccia coprono la maggior parte delle campagne europee, i cacciatori assicurano una raccolta dati adeguatamente rappresentativa e su larga scala.
2. I dati derivati dall'attività venatoria possono fornire serie storiche che coprono differenti stagioni, anni o addirittura decenni, e sono estremamente utili nel monitorare come biodiversità ed ecosistemi mutano in un'area specifica.
3. I cacciatori raccolgono dati caratteristici principalmente sulle specie cacciabili e quelle specie che sono facilmente identificabili con precisione. Il margine di errore o di dubbio nell'identificazione delle specie è perciò in questo caso molto bassa.
4. Attraverso l'analisi di campioni biologici (ad esempio ossa di mascella, ali, tessuti) da animali raccolti, i cacciatori forniscono dati sulla demografia e sulla salute degli animali che altrimenti non sarebbero stati ottenibili.

 

"Un punto chiave del nostro studio è che la collaborazione tra cacciatori e scienziati è fruttuosa e dovrebbe essere considerata una partnership standard per la conservazione della biodiversità. Il risultato è che molte delle specie di selvaggina sono tra le specie di fauna selvatica meglio studiate che abbiamo in Europa" - afferma l'autore principale dello studio, Benjamin Cretois, ricercatore presso il Norwegian Institute for Nature Research.

In questo studio, Cretois e i suoi colleghi hanno studiato il contributo dei cacciatori al monitoraggio di cinque grandi gruppi di specie funzionali: "ungulati", "grandi carnivori", "uccelli acquatici", "altri uccelli" e "piccola selvaggina". I risultati indicano che in 32 delle 36 paesi europee è in atto un monitoraggio gestito dai cacciatori di almeno un gruppo di specie, il che sottolinea l'importante ruolo dei cacciatori nel processo di monitoraggio della biodiversità europea. Un ruolo che ora è riconosciuto dalla comunità scientifica.

"Pensiamo che la nostra ricerca abbia rivelato solo la punta dell'iceberg perché gran parte dell'attività di monitoraggio condotta dai cacciatori non è facilmente accessibile agli scienziati. Speriamo che questo studio possa stimolare una maggiore collaborazione tra cacciatori e ricercatori, portando benefici ad entrambi!" - afferma il co-autore John Linnell, ricercatore senior presso il Norwegian Institute for Nature Research.

Ufficio Studi e Ricerche Faunistiche e Agro-ambientali

 

 

AIW: Orso marsicano. Tempo di covid-19: "tana libera tutti"!

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Il "tana liberi tutti" pare sia scattato anche per gli orsi marsicani! Dai primi di aprile ad oggi, sono già ben 4 (quattro!) le segnalazione di orsi in aree esterne, ma molto esterne, al Parco Nazionale d'Abruzzo! Si è iniziato con l'altopiano del Rascino (Rieti), poi la Valle Peligna da Introdacqua a Sulmona, poi ancora la Val Voltigno nel Gran Sasso pescarese, ed infine tra Castel di Sangro e Roccaraso (all'interno di una lunghissima galleria stradale: pare che fosse il cucciolo dell'orsa investita e morta l'inverno scorso!). Tutti luoghi dove, per stessa ammissione del nuovo intraprendente direttore del Parco Nazionale d'Abruzzo, Luciano Sammarone, la presenza di individui di orso "testimonia la vitalità della popolazione d'origine" (sebbene, di avvistamenti nella zona "d'origine" non ve ne siano o siano finora estremamente scarsi, a dimostrare una mortalità piuttosto che una vitalità della popolazione!). "Gli orsi si muovono sul territorio dove ci sono tante aree potenzialmente idonee", ha proseguito: peccato che aree del genere ne esistono a bizzeffe, dalla Calabria al Piemonte! Per non dire poi dei tanti decantati "corridoi ecologici e le aree di connessione tra parchi e riserve" secondo quanto giornalisticamente fatto dire al Presidente del Parco del Gran Sasso. Quasi un voler dire che gli orsi marsicani in Appennino centrale stanno bene dappertutto. E chi ha mai messo in dubbio la validità dei "corridoi" montani? Che però, non l'uomo ha realizzato, ma la natura stessa attraverso la morfologia delle montagne e gli habitat naturali! L'uomo, caso mia, cerca di chiuderli tutti alla caccia e, magari, imponendo anche tutta una serie di altri vincoli. In pratica, tra non molto non avrà più senso parlare di Parco Nazionale d'Abruzzo, Parco Nazionale della Majella, Parco Nazionale del Gran Sasso-Laga, Parco Nazionale dei Sibillini (perché no, sebbene nelle Marche?), Parco Regionale del Sirente-Velino, Riserva Regionale dei Monti della Duchessa, Riserva Naturale del Lago di Campotosto, Riserva Regionale Lago di Penne, Parco Regionale del Matese, Parco Regionale dei Monti Lucretili, Parco Regionale dei Monti Simbruini. Li si abroghino tutti e, per salvare l'orso, si costituisca un unico GRANDE PARCO NAZIONALE APPENNINO CENTRALE! Purtroppo, magari presto dovremo proprio sentirci fare questa proposta, pur di non voler riconoscere che da decenni si è sbagliato qualcosa nella gestione del Parco Nazionale d'Abruzzo, soprattutto per la primaria finalità di preservarvi una vitale popolazione di Orso marsicano! In fondo sarebbe bastata la semplice, terra terra (è proprio il caso!), soluzione di ritornare a seminare i campi e riportare greggi di pecore sui pascoli! Troppo banale, troppo facile, troppo semplice! Tanto semplice che non serve neppure più laurearsi! Mentre una laurea serve (a voglia se serve!) per battere cassa all'Europa, per progetti di telecontrollo, catture e ricatture, spostamenti di individui, mettere, togliere e controllare radio-collari, inventare pollai anti-orso, disporre sistemi elettronici di dissuasione, prelievi e analisi di dna, e via dicendo. E, allora, se proprio non si può fare in modo di ricreare un'unica popolazione di orso marsicano, cosa che faciliterebbe loro la ricerca dei sessi, gli accoppiamenti e la riproduzione... se ne importino e liberino (perché no?) esemplari loro i "cugini" dall'aldilà dell'Adriatico affinché anche gli sparuti nuclei in cui si sta frammentando la popolazione, trovino compagne e compagni! In quanto all'utopico grande Parco Nazionale interregionale (perché no, anche questo?): farebbe certamente felici gli ambientalisti anticaccia e i politici: si immagini quale apparato potrà crearsi per la gestione di un Parco dove vi ricadrebbero migliaia di paesi, Comuni, intere Province e Regioni! Una manna! Resterà solo un'isola felice: quella dello storico Parco Nazionale d'Abruzzo, nel quale, rimanendo privo di orsi marsicani, verranno meno i tanti problemi con le popolazioni locali (in fondo, per iperbole, questa ipotesi fu anche esaminata nel famoso Parco di Yellowstone, quando si studiò come risolvere i problemi che l'aumento dei grizzly stava creando alla gente locale). Una soluzione anche questa! Al massimo vi si potrebbe mantenere, come nel noto romanzo e film "Il deserto dei Tartari", qualche funzionario ad attendere l'eventuale ritorno di qualche orso, qualora, dovesse avere necessità di un... ricambio di collare!

Murialdo, 12 Maggio 2020 Franco Zunino
Segretario Generale AIW

Legambiente attacca la caccia: le Associazioni un po' rispondono e un po' litigano

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L'Associazione animalista Legambiente, nei giorni scorsi ha diffuso un comunicato stampa che trovate a questo link https://www.ilparmense.net/legambiente-no-deciso-alla-caccia-riaprirla-aumenterebbe-i-contagi/ in cui chiede uno stop alle cacce collettive per paura del coronavirus.

risponde per prima Federcaccia:

DA LEGAMBIENTE UN PRETESTUOSO ATTACCO ALLA BRACCATA
13 Maggio 2020 - In Evidenza
Alle Regioni stanno giungendo dall’associazione ambientalista accuse infondate e pretestuose sulla caccia collettiva al cinghiale. Stupisce che Legambiente ricorra ad argomentazioni proprie di altre associazioni animaliste solite a speculare e giocare con l’emotività popolare.

Roma, 13 maggio 2020 – Come associazione venatoria siamo abituati a ricevere quotidiani attacchi contro la caccia e i cacciatori. Ogni evento, dalla cronaca al meteo, che accada in Italia o all’estero, diventa pretesto per chiedere restrizioni o limitazioni alla nostra attività.

Dispiace particolarmente però, vedere che proprio una associazione con la quale abbiamo da tempo cercato di costruire un dialogo basato sul reciproco rispetto pur nella diversità di posizioni – criticati per questo anche all’interno del nostro stesso mondo – utilizza una emergenza nazionale come quella che ancora stiamo dolorosamente affrontando per mandare alla società e alle Istituzioni i propri messaggi promozionali, sfruttando l’emotività del momento. Eravamo convinti che onestà e oggettività potessero essere terreno comune e occasione per far comprendere che la caccia non è nemica dell’ambiente e della natura.

Non disperando che ciò possa essere recuperato, troviamo ancor più inaccettabile che Legambiente per colpire una pratica che non conosce – o che pretestuosamente fa finta di non conoscere – non esiti a indicare la caccia in braccata al cinghiale come un pericolo per la sanità pubblica chiedendo alle Regioni di proibirla nei calendari venatori per la prossima stagione.

La caccia è per sua natura una attività che si svolge all’aperto e per la quale è possibile attuare in tutte le sue forme ogni precauzione di distanziamento fisico e protezione personale, così come richiesto dalle attuali disposizioni.

E questo vale anche per la caccia collettiva al cinghiale, dove quel “collettiva”, sul quale Legambiente gioca, non vuol dire che viene praticata tutti insieme come una squadra di calcio o di basket, magari con continui contatti interpersonali.

Le poste, cioè i cacciatori, sono sempre ben distanziate fra loro e le regole e le norme di legge stabiliscono per chi pratica la caccia, qualsiasi tipo di caccia, distanze precise da strade, case, luoghi di lavoro… perfino dal singolo contadino sul trattore in mezzo al suo campo. E questo da molto tempo prima dell’insorgere del Covid-19.

In merito alla caccia al cinghiale in braccata, quelle di Legambiente sono elucubrazioni prive di fondamento, le paure della caccia come fonte di contagio mere fantasie e quelle lettere dal sapore intimidatorio inviate a funzionari e amministratori potrebbero essere viste anche come meritevoli di una denuncia per procurato allarme.

Da ben prima dell’improvvido intervento di Legambiente, Federcaccia è al lavoro su un “Protocollo di sicurezza” per indicare le migliori pratiche da applicare all’attività venatoria in tutte le sue varie forme nel rispetto delle disposizioni governative in materia di prevenzione del contagio, così come si sta facendo per qualsiasi altra attività svolta dai cittadini italiani.

Se perdureranno le disposizioni generali di evitare assembramenti a prevenzione delle possibilità di diffusione del virus – e fare previsioni da oggi all’apertura della stagione ci pare azzardato anche per Legambiente – siamo certi che le Regioni saranno molto puntuali nel definire le relative procedure fornendo, al pari degli altri cittadini, indicazioni precise anche per i cacciatori. Che come sono abituati a fare per tutte le regole che li riguardano, le seguiranno con attenzione.

La strumentalità delle lettere inviate è dimostrata anche dal fatto che non l’abbiamo vista scagliarsi con eguale veemenza contro i temuti assembramenti in spiaggia, nei locali pubblici o negli impianti sportivi. Forse perché questa sarebbe una posizione molto più impopolare?

Ricordiamo poi a Legambiente che in questo momento è proprio per una corretta gestione delle popolazioni animali che le Regioni stanno chiamando a partecipare i cacciatori a interventi a tutela degli habitat, delle colture agricole, della sicurezza dei cittadini e della fauna stessa.

Federcaccia si è già fatta promotrice di un intervento a livello unitario della Cabina di regia delle associazioni venatorie riconosciute e del CNCN per dare una risposta circostanziata e netta alle richieste di Legambiente alle Regioni.

Federazione Italiana della Caccia

A Federcaccia risponde poi Libera Caccia

L’Amico Buconi non può meravigliarsi.

Ho visto e ascoltato con molta attenzione – e anche con enorme stupore – il commento dell’amico Massimo Buconi in risposta alla pretestuosa e strumentale iniziativa di Legambiente a proposito della braccata al cinghiale.
Siccome, però, né io né la mia associazione siamo di memoria corta, il “duro intervento” del presidente della FIdC mi ha subito fatto tornare in mente il grande clamore mediatico e propagandistico con cui, nel 2014, Nino Morabito di Legambiente, Gian Luca Dall’Olio di Federcaccia, Osvaldo Veneziano di Arci Caccia e Marco Castellani di ANUU-Migratoristi resero pubblico un comune accordo programmatico spacciandolo spudoratamente per l’inizio di una nuova era di rapporti costruttivi fra ambientalisti e cacciatori.
«È una riforma strutturale – scrissero allora con enfasi i responsabili di quell’accordo – una svolta storica in cui strumenti, mission e l'interpretazione delle politiche di cooperazione per il contrasto delle illegalità a danno della natura e degli animali selvatici, subiscono un radicale cambiamento d'approccio…un preciso impegno operativo verso un orizzonte ampio che chiama ad una partecipazione attiva e alla corresponsabilizzazione soggetti storicamente su posizioni diverse nelle proprie posizioni. Per questo si può lavorare con Legambiente e contemporaneamente difendere, ragionando con i dati e non con l’ideologia, le date di chiusura e di apertura alle diverse specie. Gestire il territorio e insieme chiedere calendari redatti nel rispetto delle normative italiane e internazionali che non cedano un giorno fra quelli consentiti…».
Ovviamente, noi della Libera Caccia denunciammo immediatamente e con grande vigore l’assurdità di un simile accordo, tanto che decidemmo di uscire subito da Face Italia che aveva benedetto l’iniziativa suicida e venimmo subito accusati di essere i soliti disfattisti, estremisti e guerriglieri nostalgici del passato mentre la caccia doveva cambiare e avere necessariamente nuovi alleati e nuovi orizzonti.
Certo, l’Amico Buconi non sottoscrisse materialmente il protocollo d’intesa con Legambiente, perché non era il presidente di Federcaccia, ma siccome aveva il ruolo non certo marginale di vicepresidente, oggi non può far finta di cadere dalle nuvole non ricordando quanto accadde sei anni fa. E non può certo meravigliarsi e indignarsi più di tanto per il fatto che Legambiente continui a fare il suo incessante lavoro animalista e anticaccia!
Dato che il tempo è galantuomo, oggi abbiamo la riprova (e non è nemmeno la prima volta, purtroppo!) di quanto sia stata strumentale e assolutamente fallimentare la politica venatoria di Federcaccia, Arcicaccia e Anuu che non vollero ascoltare le nostre critiche e andarono altezzosamente per la loro strada.
E speriamo che si sia trattato solo di miopia di politica venatoria…
Resta il fatto che oggi qualcuno, invece di stupirsi e di far finta di indignarsi, dovrebbe sentire il dovere di fare un briciolo di autocritica e di scusarsi con la Libera Caccia e con tutti i cacciatori italiani per quello scellerato salto nel vuoto.
È chiaro, adesso, amico Buconi, chi erano i vostri “preziosi” alleati?
Ecco, questi sono i nuovi orizzonti che pensano di aprire alla caccia italiana!
Avevamo ragione noi a giudicarla una follia!

Roma, 14 maggio 2020

Paolo Sparvoli

 

e a Liberacaccia e Legambiente risponde Arci Caccia

Le vergini del mondo venatorio, trovarle… trovarle…
15 Maggio 2020 News, Primo Piano
Se cercare il confronto per superare lo scontro ideologico sul tema caccia (di cui il Paese non ha certo bisogno) è un errore, allora i colpevoli sono innumerevoli.

Nessuno è immune: si sono inventate associazioni ambientaliste fatte in casa venatoria per essere riconosciute dal Ministero dell’Ambiente. Nel 2004 si è fatto un così chiamato “accordo storico” tra FACE Italia (Federazione Italiana della Caccia – Associazione Nazionale Libera Caccia – U.N. Enalcaccia P.T. – Anuu Migratoristi) con BirdLife, autorevolmente rappresentata in Italia dalla LIPU!!!

E allora, che dire…”Cercasi… Vergini!!”

Anche perché da quell’accordo è venuto un “peccato capitale”, che ha dato origine ad una serie di contenziosi sui calendari venatori che i cacciatori ancora oggi pagano.

Veniamo al tema più serio che è altro: la sicurezza durante l’attività di caccia, anche rispetto alle problematiche COVID 19. Ricordiamo che i calendari venatori regolano l’attività di caccia durante il suo esercizio, fucile in mano e cane fedele con noi. Ne consegue che, salvo “allucinazioni”, tutte le forme di caccia sono, per natura, distanziate, anche quelle cosiddette “in forma collettiva” sono praticate individualmente e d’obbligo con distanziamento.

Il problema per le “cosiddette squadre” si pone dopo e prima della caccia, quando ci si ritrova per mangiare insieme e quando, sempre insieme si tornava per la suddivisione della carne al punto di ritrovo. Lì, per questi appuntamenti, varranno, giustamente, le regole di tutela e precauzione che saranno in vigore in autunno alla data di apertura di questa forma di caccia. Per l’oggi, intanto, attendiamo di tornare a mangiare fuori al ristorante, all’aria aperta, distanziati, in sicurezza, dotati di tutti gli strumenti sanitari.

Non staremo vicini, ma insieme si.

Nell’interesse dell’Italia tutta, della tutela della salute di tutti i cittadini, ragioniamo con scienza e conoscenza: tra i vaccini più urgenti, necessità sicuramente sperimentarne uno che sconfigga i pregiudizi.

Coordinamento delle Associazioni Venatorie della Calabria: SUL CALENDARIO SI SEGUA UN PERCORSO ORDINATO E COERENTE

calabriaReggio Calabria, 8 maggio 2020 - In relazione alle notizie che sono state fatte circolare in rete e sui diversi mezzi social in merito al Calendario Venatorio Regionale per la stagione 2020/2021, il Coordinamento delle Associazioni Venatorie Regionali ritiene opportuno fare alcune precisazioni.

Le proposte avanzate alla Regione in quanto componenti della Consulta Faunistico-Venatoria Regionale, sono state ispirate valutate le condizioni tecnico-scientifiche sulle specie oggetto di prelievo; le norme di riferimento comunitarie, nazionali e regionali; compresa l’ordinanza del Tar Calabria con riferimento al Calendario 2019-2020, che ha acclarato la giustezza delle scelte della Regione e quindi delle proposte formulate lo scorso anno dal Coordinamento sempre in sede di Consulta Faunistico-Venatoria.
Alla luce di queste premesse, il Coordinamento anche per la prossima imminente stagione venatoria ritiene si possa vedere confermato l’impianto generale del calendario della scorsa stagione, con una serie di aggiornamenti e integrazioni, che auspica vengano adottati dalla Regione a seguito del procedimento telematico della Consulta apertosi ieri 6 maggio e che si concluderà il 13 p.v., e che sebbene con questa modalità (per effetto delle limitazioni per il contenimento del Covid-19), garantisce comunque lo svolgimento di un democratico e proficuo confronto tra le parti.
Solo con l’ordinato percorso condotto nell’alveo delle procedure e nei modi e nei tempi adeguati si potrà giungere alla formulazione di un documento finale che oltre a rispettare norme e principi tecnico scientifici certi consenta lo svolgimento di una stagione venatoria all’insegna della certezza, proficua e soddisfacente per i cacciatori e in grado di garantire le aspettative degli altri soggetti che agiscono sul territorio, agricoltori in primis.
Con l’occasione il Coordinamento conferma anche di aver avanzato già da tempo la richiesta alle Istituzioni regionali per la ripresa delle attività di allenamento e addestramento cinofilo nelle zone autorizzate, così come quella della proroga dei termini per gli adempimenti connessi allo svolgimento dell’attività venatoria - consegna dei tesserini, istanze per residenza venatoria presso gli AATTCC, ecc… - temi sui quali esorta una sollecita risposta


Il Coordinamento delle Associazioni Venatorie Regionali
FIDC – ANLC – ARCICACCIA – ENALCACCIA – ANUU – ITALCACCIA – E.P.S.

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