Vini della Sardegna
- Scritto da Giovanni Damiano
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Nel vino voglio soffocare i dolori.
Al vino chiedo che faccia scendere
Negli occhi stanchi, consolatore,
il sonno.
Tibullo
Al vino chiedo che faccia scendere
Negli occhi stanchi, consolatore,
il sonno.
Tibullo
La Sardegna
Il sole di quest’isola, che per tanti mesi l’avvolge di così intensa luce, mitigandone le temperature invernali, ne influenza sensibilmente anche le uve che crescono nelle tipiche vigne sparse sulle pendici dei colli, filari in tanti casi ancora cinti da antichi muretti a secco e rive di fichi d’india. Da queste favorevoli condizioni climatiche ne derivano uve dall’elevato tenore zuccherino che danno vini di carattere e particolarmente profumati, come tutti i frutti che discendono da questa terra generosa. La Sardegna infatti, accanto ad ottimi vini da pasto, sia bianchi che rossi - pensiamo al Cannonau o al Vermentino tanto per citarne due - è rinomata anche per i vini da dessert, come il Girò, il Monica ed il Nasco, conosciuti ben oltre i loro luoghi d’origine.
Stabilire con esattezza le origini della viticoltura sarda non è così facile: i Cartaginesi ebbero certo un ruolo importante. Ma ad essi seguirono i Fenici ed i Romani che fecero anch’essi la loro parte, benché siano stati sempre osteggiati dalle fiere genti isolane, tanto da far dubitare di aver avuto un effettivo ruolo nelle diffusione della vite. I primi accenni ad una forma di viticoltura organizzata risalgono al Medioevo: l’Isola dopo le dominazioni di Vandali e Bizantini, venne divisa nei quattro Giudicati di Cagliari, Arborea, Lugodoro e Gallura, subendo per qualche tempo lì influenza di Pisani e Genovesi. E’ dell’anno 1.113 un atto di Costantino I°, giudice di Torres, che dona alla chiesa locale quattro vigne e dodici tini. Nel secolo successivo gli Statuti di Sassari del 1.296 fissano il prezzo di vendita del vino e, venti anni dopo, vengono vietati nuovi impianti, consentendo solo la sostituzione delle viti vecchie o malate. Dal XIV° secolo ebbe inizio un attivo commercio di vini sardi, esportati principalmente verso Napoli, Genova, Pisa e la Grecia. La produzione di quello che riteniamo forse il più celebre dei vini sardi, il Cannonau, risale al XV° secolo: il vitigno pare sia lo stesso del celebre vino spagnolo Alicante, qui impiantato con successo ai tempi della dominazione della Cattolicissima, ma mentre questo vino è da meditazione,. Oggi le produzioni vinicole della Sardegna, per quanto limitate ai macro distretti di Cagliari, Nuoro ed in parte Oristano, restano quantitativamente poco significative se paragonate ad altre Regioni italiane, ma raggiungono punte di eccellenza con grandi vini che potremmo definire "di nicchia" che danno lustro alla Regione ed al Paese, ben oltre i confini nazionali.
Il Cannonau
E’ il rosso sardo per eccellenza. Ha colore rubino che vira al granato ed all’aranciato con l’invecchiamento; l’odore è vinoso con evidenze di frutti rossi quali more e ribes. Al sapore si presenta asciutto, gradevolmente amarognolo, con retrogusto di mandorla, generoso e di buon corpo può raggiungere agevolmente i 15° gradi. Se ne produce anche una versione da dessert. E’ vino da tutto pasto, indicato per carni arrostite e selvaggina da pelo, capace di reggere portate sempre più impegnative con l’aumentare dell’invecchiamento, che può essere anche di qualche anno.
Il Girò
E’ un vino rosso dalle antiche origini, riscoperto verso la metà degli anni settanta, soprattutto nella zona di Cagliari. Ha colore rosso rubino più o meno tenue e gran corpo. Deve raggiungere i 17,5° ed è pertanto un vino da fine pasto, presente sia nella versione dolce che secca, molto indicato nella degustazione dei dolci tipici dell’Isola.
Il Monica
Pare che il vitigno da cui esso prende il nome sia di origine Spagnola, forse rivisitando il termine "Morillo". È un vino dal colore rosso rubino vivido, con sfumature porpora ed aroma fruttato, con note di mirto, mora e ribes, prodotto nella zona di Cagliari e proposto nelle versioni dolce naturale, secco e liquoroso. Le prime due versioni si adattano agli antipasti di salumi, alle paste con sughi, formaggi poco stagionati e carni arrosto.
Il Pascal
E’ un rosso proposto come novello ottenuto da uve Cannonau, Malaga, Monica e Pascale. Si fregia dell’Indicazione Geografica Tipica Colli del Limbara. Ha minor corpo rispetto ai rossi isolani per antonomasia, ma è gradevolissimo con il suo bouquet di more e mirtilli; al palato è vinoso ma sempre morbido e fruttato. Si accompagna ai funghi, alle carni arrostite meglio se bianche o a spiedi di volatili (quaglie, pernici, colombacci).
La Vernaccia
E’ un vino bianco molto amato dai Sardi. Ci piace narrarne la storia perché, secondo la leggenda, l’origine del vitigno è miracolosa. Pare infatti che Santa Giustina, sorvolando un giorno l’arida pianura del Tirso, pianse implorando da Dio la redenzione di quelle terre: le lacrime della Santa si trasformarono in viti portatrici dei grappoli della prelibata uva. Contro la malaria, che affliggeva le zone sino a pochi decenni or sono, pare fosse un portentoso rimedio la mescolanza tra il chinino e la Vernaccia.