Epilessia nel cane
- Scritto da Dr. Bartolomeo Borgarello
- Dimensione font Riduci dimensione font Aumenta dimensione font
Vediamo cos'è e come si manifesta l'epilessia. L’epilessia nel cane si manifesta con delle crisi convulsive o crisi epilettiche, che si ripetono nel tempo con una frequenza variabile da soggetto a soggetto. La frequenza di comparsa delle crisi può variare da una crisi ogni 5 – 6 mesi fino ad alcune crisi al giorno.
Le crisi epilettiche sono dovute ad uno squilibrio a livello della corteccia cerebrale che determina la mancata inibizione di alcuni neuroni e il conseguente scatenarsi della crisi.
L'epilessia nel cane può essere di due tipi: una forma di epilessia primaria e una forma di epilessia secondaria.
L’epilessia secondaria è solo la manifestazione di altre malattie, quindi risolvendo la malattia sottostante si pone fine alle crisi convulsive.
L’epilessia primaria è detta anche epilessia idiopatica, il termine idiopatico in medicina significa che non si conosce la causa e si giunge a questa diagnosi quando si sono escluse tutte le comuni cause di epilessia. In questo caso non posso risolvere il problema se non curando in modo continuativo l’epilessia.
In alcuni casi l’epilessia ha un origine genetica cioè viene trasmessa dai genitori: i genitori possono soffrire o aver sofferto della malattia o possono essere dei semplici portatori sani con geni che combinati tra di loro portano allo sviluppo della malattia.
Le crisi convulsive possono manifestarsi in diversi modi, la più diffusa è la crisi tonico clonica generalizzata in cui si possono riconoscere tre periodi:
1 - un periodo prodromico cioè prima della crisi di durata variabile e a volte riconoscibile, alcuni proprietari riescono ad accorgersi che il cane avrà una crisi epilettica.
2 - la crisi in cui il cane si irrigidisce, perde coscienza e cade su un lato con dei movimenti convulsi con violente contrazioni dei muscoli di tutto il corpo. Durante la crisi il cane può perdere urine e feci o mostrare ipersalivazione; la crisi di solito non dura più di due o tre minuti. Le crisi possono manifestarsi anche come crisi minori o parziali in cui le contrazioni interessano solo una parte del corpo, in cui la coscienza può essere o meno mantenuta.
3 il periodo post ictale ossia dopo la crisi in cui il soggetto può manifestare atteggiamenti diversi e che possono avere una durata variabile. Alcuni soggetti manifestano abbattimento o stanchezza altri aumento dell’appetito.
Nelle crisi totali generalmente il cane non è cosciente, nelle crisi parziali lo stato mentale del cane può essere normale o solo lievemente alterato.
L’iter diagnostico da seguire in caso di crisi convulsive dipende da molti fattori e va adeguato caso per caso, può comprendere tutte o solo alcune delle seguenti voci:
esame emocromocitometrico
esame biochimico
elettroliti
acidi biliari
ammoniemia
esame completo delle urine
radiografia del torace
elettrocardiografia
ecocardiografia
Solo con un approccio schematico e finalizzato si potrà giungere ad una corretta diagnosi e conseguente terapia.
Per quanto riguarda la terapia bisogna ricordare che sporadiche crisi durante l’anno (1 o 2) generalmente non vengono trattate, per un numero maggiore di crisi è bene valutare l’inizio di una terapia anticonvulsivante ma sempre e solo dopo aver eseguito un approfondito screening diagnostico.
I farmaci su cui si basano le terapie in medicina veterinaria non sono del tutto sovrapponibili a quelli di umana: alcuni farmaci che funzionano bene nell’uomo non servono nel cane per diversi motivi: inefficacia, tempo di emivita troppi breve ecc.
I principi farmacologici storicamente più utilizzati per trattare l’epilessia nel cane sono i barbiturici ed il bromuro di potassio: vanno impiegati sotto stretto controllo veterinario e bisogna avere l’accortezza di non variarne da soli la posologia. Ultimamente si è affiancato un farmaco specifico per il cane la Imepitoina.
Per conoscere tutto sulla terapia leggi l'articolo intero al seguente link: epilessia nel cane
Lo scopo della terapia è quello di distanziare le crisi il più pèossibile senza alterare lo stato mentale del paziente: no sedazione, no abbattimento, no debolezza ecc..
A tutte le terapie generalmente si associa qualche farmaco a breve durata di azione da utilizzare nel momento della crisi: molti utilizzano il diazepam per via rettale a dosaggio variabile.
Uno dei cardini della terapia è non modificare il dosaggio dei farmaci senza una precisa indicazione del veterinario: molto spesso prima di variare un dosaggio è necessario valutare la concentrazione ematica del principio attivo.
Articolo a cura del Dott. Bartolomeo Borgarello, Clinica Veterinaria Borgarello