TOSCANA: LA CCT CHIEDE IL PICCIONE IN PREAPERTURA
- Scritto da Luca Gironi
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Noi cacciatori sappiamo bene che, ai continui e crescenti cambiamenti dell’ambiente, corrispondo anche cambiamenti demografici delle varie specie. Negli ultimi anni come noto abbiamo assistito nella fattispecie, non solo all’incremento delle popolazioni di ungulati presenti sul territorio, ma anche di specie come il Piccione comune (Columba livia forma domestica), della Tortora dal collare (Streptopelia decaocto) dello Storno (Sturnus vulgaris) e di molte altre specie opportuniste.
Volgiamo adesso un’attenzione particolare al piccione comune, che, anche in ambito agricolo, causa non pochi danni alle colture, senza tralasciare quelli causati ad infrastrutture e spesso concausa anche di problemi igienico-sanitari.
Da un punto di vista strettamente zoologico il Piccione domestico rappresenta un entità faunistica a sé stante che non va assimilata ne alla forma selvatica, ne a quella domestica, collocandosi più propriamente in una condizione di “animale domestico inselvatichito”. Esso rappresenta una crescente fonte di problematiche che riguardano aspetti differenti della vita cittadina con implicazioni di natura igienico-sanitaria e di danno al patrimonio artistico-monumentale.
Il Piccione comune è specie dotata di buona mobilità, unita a spiccate doti di adattabilità ambientale. Ciò determina la capacità del columbide di interagire con una serie di risorse alimentari sparse sul territorio, coprendo spostamenti circadiani che lo vedono sfruttare gli ambiti urbani per il riposo notturno e la nidificazione, mentre le aree rurali vengono utilizzate per l’approvvigionamento alimentare. Questo comportamento determina che, un efficace strategia di gestione dei conflitti cagionati dal Piccione di città, non può prescindere dalla loro attuazione a scala di comprensorio di fruizione esteso (rurale e urbano).
Il pericolo più grave è quello che gli escrementi dei Piccioni oltre ad essere responsabili dei danni da corrosione alle strutture monumentali e civili, e di un forte degrado cittadino, è che essi portano con se agenti patogeni e parassiti. Ciò li rende veicoli di trasmissione di malattie infettive come: la salmonellosi, l’ornitosi, la borrelliosi, la toxoplasmosi, l’ encefalite e la tubercolosi. I batteri si possono espandere liberamente nell’aria e giungere nei luoghi pubblici contaminando oggetti di uso quotidiano e persino il cibo. La contaminazione fecale dell’ambiente, la polverizzazione e dispersione del guano, la presenza di nidi negli edifici, causano danni talvolta irreparabili, sono occasione di diffusione e di contagio di malattie infettive all’uomo.
Possiamo anche notare che i danni causati dal piccione non si concentrano, come avviene per altre specie, in un solo periodo dell’anno; ma vanno dal periodo delle semine (ottobre-dicembre per i cereali autunno vernini e marzo-giugno per i cereali primaverili e foraggere), a quello della maturazione e raccolta (giugno-luglio per gli autunno vernini e agosto-febbraio per i cereali primaverili). Di conseguenza il controllo di questa specie in particolare riferimento all’impatto sulle colture è fondamentale, come fondamentale è il contributo che possono dare i cacciatori.
Anche nel piano di controllo redatto dalla Regione Toscana con riferimento alle linee guida redatte dall’Ispra, si nota come, nonostante gli abbattimenti effettuati a partire dal 2010, la specie non sia difatti diminuita e continui ad arrecare danni e creare disagi in tutta la Regione Toscana.
Data quindi la parziale efficacia dei controlli effettuati sulla specie fino adesso, anche a causa di un iter autorizzativo al prelievo della specie decisamente troppo lungo, vorremo sviluppare una riflessione che porti al più presto a poter ragionare, in merito al prelievo del piccione, non solo tramite interventi di controllo o comunque con autorizzazioni di prelievo speciali, ma anche con la forma della caccia tradizionale.
L’attività venatoria può svolgere un ruolo importante ed aggiuntivo come strumento di prevenzione ed intervento anche sotto il profilo sanitario. Un prelievo più esteso per numero di partecipanti, su ampi territori, e in momenti ben definiti, potrebbe assicurare una ottima forma di intervento e prevenzione. Per tali ragioni la Confederazione Cacciatori Toscani ha chiesto e continua a chiedere alla Regione Toscana un impegno per trovare le possibili strade legislative al fine di consentire il prelievo del “Piccione” almeno nelle giornate di pre-apertura. Ciò rappresenterebbe un segnale positivo per gli agricoltori e per tutti i cittadini.