Toscana: la Federcaccia attacca l'Assessore Remaschi
- Scritto da Luca Gironi
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Ci sono alcuni episodi che la dicono lunga su quale sia la considerazione che politici e uffici “tecnici”, deputati ad occuparsi di materia venatoria, riservano ai diretti interessati, ovvero ai cacciatori, al di là degli appelli alla pacatezza e dei proclami sulla disponibilità quotidianamente smentiti dai fatti e dalle parole.
In primis l’articolo di autocelebrazione che l’assessore regionale Marco Remaschi ha consegnato ai mezzi di informazione, con riferimento alla complessa materia della gestione degli ungulati: prima di lui il diluvio, par di capire! Già, perché, secondo Remaschi, “bisognerebbe avere il coraggio di ammettere le proprie responsabilità, e sicuramente anche in questi due anni abbiamo commesso errori, ma mi chiedo: coloro che oggi pontificano, dove erano quando tra il 2010 ed il 2015 gli agricoltori toscani subivano milioni di euro di danni da ungulati peraltro solo parzialmente risarciti proprio con risorse dei cacciatori?” Segue sequela di numeri sugli straordinari successi conseguiti nei due anni del suo governo. Dati che però restano clandestini: vengono citati, diffusi alla stampa in modo da avvalorare tesi che, vedremo meglio, trovano più d’una smentita, ma non messi a disposizione.
Eccoci ad un altro garbato esempio di considerazione per i cacciatori: il 14 luglio si svolge un incontro in cui gli uffici “tecnici” presentano una serie di dati, il 17 la Confederazione Cacciatori Toscani sollecita la messa disposizione di un quadro di dettaglio articolato a partire dal 2010 per poter leggere e analizzare con un minimo di serietà e obiettività la situazione, in data odierna nessuna comunicazione in merito è giunta. Ma intanto gli straordinari risultati vengono utilizzati per ridicolizzare chi solleva critiche.
Affidiamo la risposta alle parole di un amministratore che di questa materia ha qualche esperienza in più: il Presidente della provincia di Arezzo, una delle più sacrificate dalla nuova normativa. “Dico subito che il nuovo sistema è un sistema senza né capo né coda” esordisce, in una risposta datata 12 luglio 2017, all’interrogazione presentata da un consigliere, il presidente Roberto Vasai.
La disamina cita poi i risultati degli ultimi dieci anni di gestione precedente, con 180.000 cinghiali prelevati e una diminuzione dei danni all’agricoltura del 40% e degli incidenti del 25%.
L’esperienza provinciale, spiega Vasai, “si articolava su una serie di interventi di controllo, quando era necessario, nella logica di una risposta pronta ed immediata, a volte anche un’ora dopo la segnalazione”.
E il nuovo sistema?
Il presidente mette in evidenza l’irrisorietà dei risultati conseguiti dalla caccia di selezione da appostamento: “Non si hanno grandi numeri, forse 2000 capi…”. Per l’altro intervento previsto dalla nuova normativa, gli abbattimenti sotto il controllo della polizia provinciale, dice Vasai che “…sono stati resi estremamente complicati dall’organizzazione burocratica della Regione”. La descrizione del procedimento si commenta da sola: “Si pensi che l’agricoltore deve fare domanda all’ATC che la invia all’ufficio locale della regione ad Arezzo che la invia a Firenze. L’autorizzazione viene fatta a Firenze, viene ritrasmessa all’ufficio locale della regione e poi va alla Polizia Provinciale che deve organizzare gli interventi”.
Amen.
E che dire del maldestro tentativo di rovesciare sui cacciatori la gran confusione creata dalla nuova normativa e dai suoi permalosissimi uffici “tecnici”, pronti alla polemica diretta ed anche all’offesa personale sui mezzi di informazione? L’assessore sostiene che “in alcuni territori alcuni si siano adoperati al fine di far crescere il malcontento, lavorando sulle divisioni tra chi pratica diverse tipologie di caccia, sia facendo leva sule rivalità locali e personali…”.
In realtà è il meccanismo stesso della legge che pone in contrasto le diverse forme di caccia e pone peraltro seri problemi di sicurezza. Dice il presidente Vasai a proposito degli interventi di controllo: “A giudizio di questa provincia, che lo ha fatto per 25 anni, l’intervento del cacciatore singolo da appostamento è utile, forse indispensabile, in certi determinati casi… ma sicuramente
non dà risultati numerici o quantitativi apprezzabili e mette in discussione il rapporto con il circostante mondo venatorio”. E sulla sicurezza: “Una cosa era far uscire dieci persone di sera o di notte sotto il controllo della Polizia, altra cosa è avere 3000/4000 persone che sparano da appostamento nei campi, mettendo a rischio la loro e l’altrui sicurezza”.
Una parola infine sugli ATC e il clamoroso risultato della bocciatura della legge di riforma, una polemica in cui l’Assessore decisamente sbaglia i destinatari: cosa ha detto e fatto la Regione per respingere l’impugnazione da parte del Governo di una norma che semplificava e migliorava e consentiva risparmi? E che dire dell’infastidita risposta ( una lettera di tre righe degli uffici “tecnici” per dire che la politica fa come gli pare) a chi chiede ragione del meccanismo elettorale dei comitati di gestione degli ATC, scelto in tutta evidenza per dare posti a chi non ha né numeri né titolo e bypassare una sentenza del Consiglio di stato?
Dice l’Assessore Remaschi: “La realtà è che non basta fare dichiarazioni per ottenere risultati, quando si parla di aspetti complessi come la gestione faunistica”. Vero. Ma la caccia ed i cacciatori svolgono un ruolo importante per il mantenimento degli equilibri faunistici, lo fanno con senso di responsabilità e con dispendio di energie economiche e umane; ma debbono essere messi in grado di farlo e chi ha responsabilità di governo deve rinunciare ad un approccio che punta alla loro delegittimazione. Anche perché, come vanno dicendo in questi giorni gli agricoltori, al di là dei prodigi vantati, i cinghiali non hanno letto la nuova legge e continuano a mangiare allegramente nei vigneti.
Ecco perché è davvero ora di cambiare.