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BECCACCIA: GESTIONE E ETICA DELLA CACCIA VERSUS ISTINTO PREDATORIO

BECCACCIA: GESTIONE E ETICA DELLA CACCIA VERSUS ISTINTO PREDATORIO

All’insegna di una singolare concezione della gestione delle specie faunistiche, meglio sarebbe forse dire, seguendo semplicemente un cieco istinto predatorio, tipico di chi ama sparare a tutto, sempre e comunque e chissenefrega se poi si lascia il deserto, gli amici di Libera Caccia Toscana criticano con la consueta demagogia le posizioni della Federcaccia.

I giovani virgulti della Libera caccia, che definiscono “amabile persona anziana” il rappresentante della Federcaccia, con l’intemperanza tipica dei “giovani” (?) e il malcelato fastidio per chi, sarà pure anziano ma con il capo sulle spalle, spiega cose fondate su scienza e conoscenza, vogliono andare dove gli pare e tirare a tutte le beccacce che gli passano a tiro, magari anche fuori orario. E allora perché non consentire ai cacciatori di sparare a tutta la migratoria anche in

forma vagante in quelle venti giornate di mobilità?

Ma chi ama la caccia davvero e non insegue semplicemente ciechi istinti predatori ben comprende che aumentare la pressione venatoria su una specie altamente vulnerabile, alla fine, va a detrimento di tutto il mondo venatorio. Un po’ come segare il ramo dell’albero su cui si siede…

Senza contare la difficile coabitazione con i cacciatori di stanziale, considerato che l’uso del cane è aspetto dirimente e per questo si prevede l’appostamento per l’altra migratoria.

Insomma, tolto l’argomento del “faccio come mi pare perché mi piace” rimane davvero poco e niente nel ragionamento degli altrettanto amabili “giovini” (?) della Libera Caccia; il loro “senso di responsabilità” li ha spinti a superare il loro proverbiale riserbo, non se la sono proprio sentita di “stare in silenzio”. Peccato! (Federcaccia Toscana)

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