BECCACCIA: GESTIONE E ETICA DELLA CACCIA VERSUS ISTINTO PREDATORIO
- Scritto da Luca Gironi
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All’insegna di una singolare concezione della gestione delle specie faunistiche, meglio sarebbe forse dire, seguendo semplicemente un cieco istinto predatorio, tipico di chi ama sparare a tutto, sempre e comunque e chissenefrega se poi si lascia il deserto, gli amici di Libera Caccia Toscana criticano con la consueta demagogia le posizioni della Federcaccia.
I giovani virgulti della Libera caccia, che definiscono “amabile persona anziana” il rappresentante della Federcaccia, con l’intemperanza tipica dei “giovani” (?) e il malcelato fastidio per chi, sarà pure anziano ma con il capo sulle spalle, spiega cose fondate su scienza e conoscenza, vogliono andare dove gli pare e tirare a tutte le beccacce che gli passano a tiro, magari anche fuori orario. E allora perché non consentire ai cacciatori di sparare a tutta la migratoria anche in
forma vagante in quelle venti giornate di mobilità?
Ma chi ama la caccia davvero e non insegue semplicemente ciechi istinti predatori ben comprende che aumentare la pressione venatoria su una specie altamente vulnerabile, alla fine, va a detrimento di tutto il mondo venatorio. Un po’ come segare il ramo dell’albero su cui si siede…
Senza contare la difficile coabitazione con i cacciatori di stanziale, considerato che l’uso del cane è aspetto dirimente e per questo si prevede l’appostamento per l’altra migratoria.
Insomma, tolto l’argomento del “faccio come mi pare perché mi piace” rimane davvero poco e niente nel ragionamento degli altrettanto amabili “giovini” (?) della Libera Caccia; il loro “senso di responsabilità” li ha spinti a superare il loro proverbiale riserbo, non se la sono proprio sentita di “stare in silenzio”. Peccato! (Federcaccia Toscana)