Legambiente attacca la caccia: le Associazioni un po' rispondono e un po' litigano
- Scritto da Cacciando.com
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L'Associazione animalista Legambiente, nei giorni scorsi ha diffuso un comunicato stampa che trovate a questo link https://www.ilparmense.net/legambiente-no-deciso-alla-caccia-riaprirla-aumenterebbe-i-contagi/ in cui chiede uno stop alle cacce collettive per paura del coronavirus.
risponde per prima Federcaccia:
DA LEGAMBIENTE UN PRETESTUOSO ATTACCO ALLA BRACCATA
13 Maggio 2020 - In Evidenza
Alle Regioni stanno giungendo dall’associazione ambientalista accuse infondate e pretestuose sulla caccia collettiva al cinghiale. Stupisce che Legambiente ricorra ad argomentazioni proprie di altre associazioni animaliste solite a speculare e giocare con l’emotività popolare.
Roma, 13 maggio 2020 – Come associazione venatoria siamo abituati a ricevere quotidiani attacchi contro la caccia e i cacciatori. Ogni evento, dalla cronaca al meteo, che accada in Italia o all’estero, diventa pretesto per chiedere restrizioni o limitazioni alla nostra attività.
Dispiace particolarmente però, vedere che proprio una associazione con la quale abbiamo da tempo cercato di costruire un dialogo basato sul reciproco rispetto pur nella diversità di posizioni – criticati per questo anche all’interno del nostro stesso mondo – utilizza una emergenza nazionale come quella che ancora stiamo dolorosamente affrontando per mandare alla società e alle Istituzioni i propri messaggi promozionali, sfruttando l’emotività del momento. Eravamo convinti che onestà e oggettività potessero essere terreno comune e occasione per far comprendere che la caccia non è nemica dell’ambiente e della natura.
Non disperando che ciò possa essere recuperato, troviamo ancor più inaccettabile che Legambiente per colpire una pratica che non conosce – o che pretestuosamente fa finta di non conoscere – non esiti a indicare la caccia in braccata al cinghiale come un pericolo per la sanità pubblica chiedendo alle Regioni di proibirla nei calendari venatori per la prossima stagione.
La caccia è per sua natura una attività che si svolge all’aperto e per la quale è possibile attuare in tutte le sue forme ogni precauzione di distanziamento fisico e protezione personale, così come richiesto dalle attuali disposizioni.
E questo vale anche per la caccia collettiva al cinghiale, dove quel “collettiva”, sul quale Legambiente gioca, non vuol dire che viene praticata tutti insieme come una squadra di calcio o di basket, magari con continui contatti interpersonali.
Le poste, cioè i cacciatori, sono sempre ben distanziate fra loro e le regole e le norme di legge stabiliscono per chi pratica la caccia, qualsiasi tipo di caccia, distanze precise da strade, case, luoghi di lavoro… perfino dal singolo contadino sul trattore in mezzo al suo campo. E questo da molto tempo prima dell’insorgere del Covid-19.
In merito alla caccia al cinghiale in braccata, quelle di Legambiente sono elucubrazioni prive di fondamento, le paure della caccia come fonte di contagio mere fantasie e quelle lettere dal sapore intimidatorio inviate a funzionari e amministratori potrebbero essere viste anche come meritevoli di una denuncia per procurato allarme.
Da ben prima dell’improvvido intervento di Legambiente, Federcaccia è al lavoro su un “Protocollo di sicurezza” per indicare le migliori pratiche da applicare all’attività venatoria in tutte le sue varie forme nel rispetto delle disposizioni governative in materia di prevenzione del contagio, così come si sta facendo per qualsiasi altra attività svolta dai cittadini italiani.
Se perdureranno le disposizioni generali di evitare assembramenti a prevenzione delle possibilità di diffusione del virus – e fare previsioni da oggi all’apertura della stagione ci pare azzardato anche per Legambiente – siamo certi che le Regioni saranno molto puntuali nel definire le relative procedure fornendo, al pari degli altri cittadini, indicazioni precise anche per i cacciatori. Che come sono abituati a fare per tutte le regole che li riguardano, le seguiranno con attenzione.
La strumentalità delle lettere inviate è dimostrata anche dal fatto che non l’abbiamo vista scagliarsi con eguale veemenza contro i temuti assembramenti in spiaggia, nei locali pubblici o negli impianti sportivi. Forse perché questa sarebbe una posizione molto più impopolare?
Ricordiamo poi a Legambiente che in questo momento è proprio per una corretta gestione delle popolazioni animali che le Regioni stanno chiamando a partecipare i cacciatori a interventi a tutela degli habitat, delle colture agricole, della sicurezza dei cittadini e della fauna stessa.
Federcaccia si è già fatta promotrice di un intervento a livello unitario della Cabina di regia delle associazioni venatorie riconosciute e del CNCN per dare una risposta circostanziata e netta alle richieste di Legambiente alle Regioni.
Federazione Italiana della Caccia
A Federcaccia risponde poi Libera Caccia
L’Amico Buconi non può meravigliarsi.
Ho visto e ascoltato con molta attenzione – e anche con enorme stupore – il commento dell’amico Massimo Buconi in risposta alla pretestuosa e strumentale iniziativa di Legambiente a proposito della braccata al cinghiale.
Siccome, però, né io né la mia associazione siamo di memoria corta, il “duro intervento” del presidente della FIdC mi ha subito fatto tornare in mente il grande clamore mediatico e propagandistico con cui, nel 2014, Nino Morabito di Legambiente, Gian Luca Dall’Olio di Federcaccia, Osvaldo Veneziano di Arci Caccia e Marco Castellani di ANUU-Migratoristi resero pubblico un comune accordo programmatico spacciandolo spudoratamente per l’inizio di una nuova era di rapporti costruttivi fra ambientalisti e cacciatori.
«È una riforma strutturale – scrissero allora con enfasi i responsabili di quell’accordo – una svolta storica in cui strumenti, mission e l'interpretazione delle politiche di cooperazione per il contrasto delle illegalità a danno della natura e degli animali selvatici, subiscono un radicale cambiamento d'approccio…un preciso impegno operativo verso un orizzonte ampio che chiama ad una partecipazione attiva e alla corresponsabilizzazione soggetti storicamente su posizioni diverse nelle proprie posizioni. Per questo si può lavorare con Legambiente e contemporaneamente difendere, ragionando con i dati e non con l’ideologia, le date di chiusura e di apertura alle diverse specie. Gestire il territorio e insieme chiedere calendari redatti nel rispetto delle normative italiane e internazionali che non cedano un giorno fra quelli consentiti…».
Ovviamente, noi della Libera Caccia denunciammo immediatamente e con grande vigore l’assurdità di un simile accordo, tanto che decidemmo di uscire subito da Face Italia che aveva benedetto l’iniziativa suicida e venimmo subito accusati di essere i soliti disfattisti, estremisti e guerriglieri nostalgici del passato mentre la caccia doveva cambiare e avere necessariamente nuovi alleati e nuovi orizzonti.
Certo, l’Amico Buconi non sottoscrisse materialmente il protocollo d’intesa con Legambiente, perché non era il presidente di Federcaccia, ma siccome aveva il ruolo non certo marginale di vicepresidente, oggi non può far finta di cadere dalle nuvole non ricordando quanto accadde sei anni fa. E non può certo meravigliarsi e indignarsi più di tanto per il fatto che Legambiente continui a fare il suo incessante lavoro animalista e anticaccia!
Dato che il tempo è galantuomo, oggi abbiamo la riprova (e non è nemmeno la prima volta, purtroppo!) di quanto sia stata strumentale e assolutamente fallimentare la politica venatoria di Federcaccia, Arcicaccia e Anuu che non vollero ascoltare le nostre critiche e andarono altezzosamente per la loro strada.
E speriamo che si sia trattato solo di miopia di politica venatoria…
Resta il fatto che oggi qualcuno, invece di stupirsi e di far finta di indignarsi, dovrebbe sentire il dovere di fare un briciolo di autocritica e di scusarsi con la Libera Caccia e con tutti i cacciatori italiani per quello scellerato salto nel vuoto.
È chiaro, adesso, amico Buconi, chi erano i vostri “preziosi” alleati?
Ecco, questi sono i nuovi orizzonti che pensano di aprire alla caccia italiana!
Avevamo ragione noi a giudicarla una follia!
Roma, 14 maggio 2020
Paolo Sparvoli
e a Liberacaccia e Legambiente risponde Arci Caccia
Le vergini del mondo venatorio, trovarle… trovarle…
15 Maggio 2020 News, Primo Piano
Se cercare il confronto per superare lo scontro ideologico sul tema caccia (di cui il Paese non ha certo bisogno) è un errore, allora i colpevoli sono innumerevoli.
Nessuno è immune: si sono inventate associazioni ambientaliste fatte in casa venatoria per essere riconosciute dal Ministero dell’Ambiente. Nel 2004 si è fatto un così chiamato “accordo storico” tra FACE Italia (Federazione Italiana della Caccia – Associazione Nazionale Libera Caccia – U.N. Enalcaccia P.T. – Anuu Migratoristi) con BirdLife, autorevolmente rappresentata in Italia dalla LIPU!!!
E allora, che dire…”Cercasi… Vergini!!”
Anche perché da quell’accordo è venuto un “peccato capitale”, che ha dato origine ad una serie di contenziosi sui calendari venatori che i cacciatori ancora oggi pagano.
Veniamo al tema più serio che è altro: la sicurezza durante l’attività di caccia, anche rispetto alle problematiche COVID 19. Ricordiamo che i calendari venatori regolano l’attività di caccia durante il suo esercizio, fucile in mano e cane fedele con noi. Ne consegue che, salvo “allucinazioni”, tutte le forme di caccia sono, per natura, distanziate, anche quelle cosiddette “in forma collettiva” sono praticate individualmente e d’obbligo con distanziamento.
Il problema per le “cosiddette squadre” si pone dopo e prima della caccia, quando ci si ritrova per mangiare insieme e quando, sempre insieme si tornava per la suddivisione della carne al punto di ritrovo. Lì, per questi appuntamenti, varranno, giustamente, le regole di tutela e precauzione che saranno in vigore in autunno alla data di apertura di questa forma di caccia. Per l’oggi, intanto, attendiamo di tornare a mangiare fuori al ristorante, all’aria aperta, distanziati, in sicurezza, dotati di tutti gli strumenti sanitari.
Non staremo vicini, ma insieme si.
Nell’interesse dell’Italia tutta, della tutela della salute di tutti i cittadini, ragioniamo con scienza e conoscenza: tra i vaccini più urgenti, necessità sicuramente sperimentarne uno che sconfigga i pregiudizi.