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Toscana: il Consigliere Roberto Salvini scrive alle Associazioni Venatorie

Toscana: il Consigliere Roberto Salvini scrive alle Associazioni Venatorie

Cacciatori tenuti fuori dalla programmazione del territorio in maniera strumentale, rischio agricoltura e biodiversità
I cacciatori sono le uniche figure professionali possibili come equilibratori dell’ambiente

Spettabili associazioni venatorie, vogliamo inoltrarvi le presenti considerazioni del consigliere regionale Roberto Salvini a seguito del convegno “Il Paese che vogliamo” organizzato ieri 27 novembre 2019 al Palazzo dei congressi di Firenze, con preghiera di diffusione a tutti i soggetti interessati e in particolar modo alle squadre dei cinghialai, in quanto sono cloro che potrebbero essere una risorsa per la regione e rischiano invece di essere tenuti, ingiustificatamente, fuori da una concreta programmazione del territorio.
Prima di procedere a esplicare tali brevi considerazioni, risulta però necessario un riassunto di quanto emerso dal convegno da parte dei relatori:
Sintesi del convegno
Ci ritroviamo di fronte a dei grandi cambiamenti climatici che mettono in discussione la tenuta dei nostri territori e quindi la presenza dell’uomo in montagna e in campagna, diventa sempre più necessaria per la manutenzione dei territori stessi e per l’aspetto paesaggistico che l’uomo riesce a modellare. Infatti negli ultimi 40 anni nei luoghi marginali dove la vita era più precaria, sono stati abbandonati poderi, la montagna e tante altre aree in maniera rilevante. La stessa cosa si è verificata con l’industrializzazione, anche nei poderi di collina e di fondovalle, perché la nostra regione è fatta per l’87% tra colline e montagne e solo il 12% pianura. Questo abbandono ha portato a un aumento degli animali selvatici problematici. Poiché queste aree non garantivano risorse a sufficienza per le famiglie, hanno preferito abbandonare e concentrarsi sull’industria.
Oggi l’agricoltura che rimane verte sulle eccellenze. I giovani agricoltori cercano specializzazioni che vengono fatte in particolar modo in spazi ristretti. Questi animali problematici (cinghiali, caprioli, lupi), si stanno avvicinando pericolosamente alle case. Troviamo quindi più incidenti stradali e più territori protetti con reti elettrificate che deturpano il nostro paesaggio. Presente l’assessore Simona Caselli dell’Emilia Romagna, che ha esposto il problema vertendo su tre punti:
- permettere a chi vive in campagna e coltiva i territori di avere delle entrate sufficienti e decorose;
- aprire la caccia tutto l’anno per gli animali problematici;
- chiudere un dialogo con il mondo venatorio delle squadre dei cinghialai, perché il potere che hanno acquisito in questi anni non è più compatibile con una programmazione agricola dei territori (dove anche i sindaci sono parte attiva).
Questo nuovo modo di amministrare, richiede che l’agricoltore possa pienamente godere del frutto delle proprie semine. Il metro di misura per quantificare il numero degli animali sul territorio, non è più la conta, ma è valutare i danni che riescono a procurare per ogni ettaro di terreno coltivato che è stato quantificato in 26 euro a ettaro, quando supera la cifra scatta automaticamente l’abbattimento degli animali su quei territori (cosa che avrebbero affermato i relatori “tante volte ci viene impedita con polemiche e ricatti dai capisquadra delle squadre dei cinghialai”). Ecco perché esprimono la volontà di rivedere la legge 157/92 in particolare modo con riferimento all’articolo 19.
L’indicazione dell’Europa è quella di coltivare il territorio in presenza dell’uomo per impedire che con gli effetti climatici ci sia erosione del suolo, eventi disastrosi e calamitosi. In questo campo l’Europa diminuirà sempre di più percentuali di aiuto a pioggia per l’attività agricola, e quindi, poiché noi abbiamo necessità di allargare il piano agricolo, occorre recuperare anche quelle zone che sono state abbandonate, sia dal punto di vista della sicurezza idraulica, sia dal punto di vista produttivo.
È stato ammesso che non si può produrre togliendo l’uso della chimica in agricoltura, perché i cambiamenti climatici comportano malattie alle piante. È chiaro che l’uso dei prodotti chimici sarà sempre più tenuto sotto controllo, ma la situazione attuale pur intervenendo nella genetica delle piante, non vede la possibilità di diminuirne il suo utilizzo se non a costo di grosse perdite di produzione.
Le eccellenze non possono essere prodotte su larga scala, si chiamano eccellenze proprio perché sono prodotti di nicchia; occorre confrontarsi con le industrie del comparto agroalimentare, in quanto per far fronte alla sua produzione, necessita di programmare le forniture per il suo fabbisogno.
Ecco che il futuro dell’ambiente prevederà sempre di più decisioni collettive tra il mondo agricolo, il mondo industriale, quello ambientale e la società civile. Nel giro di pochi anni dovremo percorrere questo indirizzo.

La considerazione del consigliere Roberto Salvini
«I cacciatori sono tenuti fuori da questa programmazione del territorio – afferma Roberto Salvini – A mio avviso, in maniera strumentale perché se si vuole salvaguardare l’agricoltura, se si vogliono salvaguardare gli animali, chi è che deve controllare il soprannumero di questi animali? E con quali sistemi si va a controllare questo soprannumero, visto che finora è proprio l’eccesso di protezione dei territori e delle specie che ne hanno determinato lo squilibrio naturale? Quindi, i cacciatori sono, sebbene indirizzati, i soggetti equilibratori naturali dell’ambiente. Di conseguenza, solo i cacciatori sono le figure professionali che, dopo essere stati formati, possono meglio assolvere a questo compito, in quanto per loro è un piacere, mentre per altra gente diventa un lavoro con dispendio anche di maggiori risorse».

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