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LAZIO: DELLA CACCIA AI TORDI E DELL’AMBIENTALISMO CHE IN ITALIA NON ESISTE

LAZIO: DELLA CACCIA AI TORDI E DELL’AMBIENTALISMO CHE IN ITALIA NON ESISTE

 

Il mondo venatorio replica agli attacchi strumentali di wwf e lipu: “Solo nel nostro Paese le associazioni ambientaliste dimostrano così tanta ignoranza in materia”.

Ancora una volta le cosiddette associazioni ambientaliste perdono un’occasione per restarsene in silenzio, anziché offrire a tutti – come fatto anche in questo caso – la triste dimostrazione di tutta la loro ignoranza in materia di avifauna (e non solo quella, ahinoi). Siamo costretti a leggere l’ennesimo attacco strumentale nei confronti del mondo venatorio, immotivato e privo della minima base scientifica, portato da wwf e lipu nei confronti del presidente della Regione Lazio Zingaretti. Quest’ultimo sarebbe “reo” di aver applicato la legge nazionale, uniformando i diritti dei cacciatori del territorio a quelli dei loro amici residenti nelle regioni limitrofe. Stiamo parlando del prolungamento della stagione di caccia alle specie tordo bottaccio, tordo sassello e cesena, il cui prelievo è consentito dalla legge nazionale 157/92 fino al 31 gennaio. Ebbene, il calendario venatorio del Lazio ne prevedeva la chiusura anticipata al 21 del mese, contrariamente a quanto avviene nella stragrande maggioranza delle regioni italiane – tra cui le limitrofe Umbria, Toscana e Marche -, dove la stagione si protrae da sempre – regolarmente – fino al 31.

Lo “scandalo” cui gridano i sedicenti ambientalisti sarebbe stato, a loro modo di vedere, il garantire parità di regole anche ai cacciatori del Lazio, applicando una norma nazionale che è legge dal 1992. Nel ringraziare pubblicamente il presidente Zingaretti per avere, finalmente, eliminato questa lieve ma comunque incomprensibile disparità di trattamento che vigeva per i cacciatori della nostra regione, vogliamo ricordare agli “esperti” conoscitori di avifauna di wwf e lipu che le tre specie in questione vengono cacciate tranquillamente in tutto il bacino del Mediterraneo (Spagna, Francia, Grecia ecc) fino al 28 febbraio di ogni anno, senza che nessun ambientalista alzi un sopracciglio. La spiegazione è molto semplice, basta studiare un po’ per conoscerla: la migrazione prenuziale delle tre specie, dati alla mano, comincia non prima della seconda decade di febbraio, il che rende cacciabilijùop i turdidi fino a tutto il secondo mese dell’anno, per il principio di una decade di sovrapposizione tra l’inizio della migrazione con le prime avanguardie del ripasso e il termine della stagione di caccia. Questi dati il mondo venatorio li ha ottenuti chiedendo aiuto alla scienza, attraverso lo studio e il monitoraggio dei migratori: lavori pazienti e minuziosi, grazie ai quali oggi i cacciatori italiani ed europei sanno cosa possono cacciare e per quanto tempo farlo senza minacciare minimamente le specie oggetto di caccia. Sono, inoltre, dati che aiutano le istituzioni a non sbagliare quando formulano i calendari venatori.

Tutto ciò premesso, in Italia esiste una legge che tutela ulteriormente queste specie migratrici, chiudendone il prelievo al 31 gennaio, vale a dire un mese intero prima di quanto avviene in tutti gli altri Paesi europei senza, lo ripetiamo, che nessuno osi mettere in discussione l’operato delle istituzioni e dei cacciatori, che sono i primi a desiderare la biodiversità dato che solo un folle auspicherebbe l’estinzione dell’oggetto della propria passione.

Ci rendiamo perfettamente conto che si avvicinano le elezioni regionali, e che quindi sono in corso delle grandi manovre per parlare alla pancia della gente sfruttandone lo scarso interesse o la cattiva informazione nei confronti di certe tematiche: ma il mondo venatorio non si presterà a giochetti di questo tipo, come sempre nel rispetto delle istituzioni e di chi le rappresenta secondo i principi democratici.

(www.ladeadellacaccia.it)

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