Libera Caccia va in Tv per spiegare come contenere i cinghiali
- Scritto da Luca Gironi
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Cinghiali in città. Questo il tema della trasmissione televisiva Tagadà andata in onda su La7 il 23 marzo scorso.
Giornalisti, esponenti politici e della società civile si sono trovati a dibattere su come gestire la presenza dei cinghiali vicino alle abitazioni, non lontano dal centro delle nostre città.
Nel mirino c'era Roma, con le sue periferie, ma il fenomeno ormai si manifesta su tutto il territorio italiano e non è da sottovalutare; sono, infatti, in forte aumento gli incidenti stradali causati da fauna selvatica che a volte generano feriti e persino morti.
Finalmente anche in Tv abbiamo potuto vedere la posizione dei cacciatotri, ben rappresentata da Sisto Dati, Vicepresidente nazionale vicario della Libera Caccia che, con estrema semplicità, ha definito il problema e le sue soluzioni.
Nel corso della trasmissione si è potuto discutere delle cause del fenomeno e su come comportarsi in caso di incontro con i cinghiali.
Sito Dati ha ricordato come questi animali non siano pericolosi in sé e non attaccano se non vengono minacciati o per difendere i piccoli, quindi occorre mantenere la calma, evitare movimenti bruschi e lasciarli andare per la loro strada. Il cinghiale è in cerca di cibo e noi non rientriamo nella sua dieta.
Non è un animale predatore come il lupo, quindi, anche se in branco, è interessato a trovare cibo per il proprio sostentamento, e la grande abbondanza di spazzatura abbandonata ai margini delle strade delle nostre città, attira inevitabilmente questo tipo di animale che si ciba praticamente di tutto.
Sisto Dati ha ricordato come spesso queste invasioni siano generate dalla vicinanza tra centri abitati e zone protette a divieto di caccia, come i Parchi, dove la gestione è inesistente e la specie prolifica indisturbata.
Il vicepresidente di Libera Caccia delinea quindi due linee di intervento per ridurre il numero di cinghiali, che poi ricorda, sono seguiti a ruota dai caprioli, anch'essi in forte aumento:
1- Cominciare a gestire tutti i tipi di ungulati anche nelle aree a divieto di caccia, soprattutto nei Parchi e nelle aree protette dove ad oggi manca perfino una stima dei capi presenti. Non si tratta di aprire la caccia in queste zone, ciò che serve sono interventi mirati, periodici e certamente monitorati e realizzati con il supporto delle guardie dei Parchi o delle forze dell'ordine (pensiamo alla guardia forestale oggi sotto l'Arma dei Carabinieri) per abbattere gli esemplari in eccesso. Anche perché, la presenza massiva di questi animali, danneggia fortemente altre specie, creando uno squilibrio all'ambiente, prima che alle attività dell'uomo.
2- Le modalità di intervento non possono essere quelle che oggi suggerisce Ispra (dipartimento del Ministero dell'Ambiente) semplicemente perchè inefficaci, non pensiamo poi ai danni che provocherebbe l'uso di contraccettivi, che verrebbero assunti da qualsiasi animale senza alcun discrimine. L'unica modalità che assicura risultati in termini di contenimento dei cinghiali è la classica caccia in battuta, con tanto di poste ed esperti conduttori di cani.
Da molti anni ormai, inascoltati, i cacciatori e nello specifico Libera Caccia, sostengono queste tesi a livello nazionale e locale, attendendo con pazienza che gli eventi portino alla ragione gli amministratori della cosa pubblica. Sisto Dati ricorda, infatti, come la fauna selvatica non sia più "res nullius" ma sia diventata "res publica" con la sciagurata legge 157, quindi è lo Stato, con le sue articolazioni locali, le Regioni, che deve occuparsene.
Nonostante le molte sensibilità presenti in studio alla fine tutti si sono dovuti convincere che l'unica soluzione concreta è quella proposta dal mondo venatorio, che Libera Caccia ha ben rappresentato in Tv, fuori da ogni retorica e da ogni frase fatta o linguaggio politichese. Si è parlato chiaro e, sicuramente, gli ascoltatori si saranno fatti una idea precisa sul ruolo che può giocare oggi il cacciatore, come risorsa e non come personaggio anacronistico da eliminare dalla società moderna, uno strumento prezioso invece, sia per regolare il nostro rapporto con gli animali selvatici, sia per creare posti di lavoro e ricchezza grazie alla commercializzazione di queste pregiate carni che non hanno eguali in termini di proprietà organolettiche.