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Urca: Carlo Ballerini risponde al Presidente di Urca Siena

Urca: Carlo Ballerini risponde al Presidente di Urca Siena

Egregio signor Debolin, rispondo volentieri alla sua lettera.

Al primo punto lei afferma di essere, soddisfatto della scelta di separarsi da Urca Nazionale, La definisce una scelta saggia e lungimirante, mi permetta di ricordagli che, le motivazioni di tale separazione erano più di ragioni di incompatibilità personali che di sostanza. Ma tant’è siamo uomini e ognuno può decidere come meglio crede! Ma mi creda il sottoscritto e molti altri sono oggi fermamente convinti che è proprio la divisione del mondo venatorio, che ci fa essere deboli e incapaci di fare proposte che possano essere accettate in tutti quei contesti dove si prendono decisioni. E l’unione che fa la forza!

Per questo che la partecipazione alla manifestazione di sabato a Firenze, non era improntata alla ricerca del consenso, ma è la ferma convinzione, che ora più che mai bisogna fare fronte comune ed opporsi alle scelte fallimentari che l’assessorato Remaschi a posto in essere! E’ tempo di difendere uniti tutte le forme di caccia e i nostri diritti! Senza se e senza ma! Assordante il silenzio di alcune associazioni!

Voglio anche ricordarle oltre la famigerata legge 10 “obbiettivo”, gli svariati errori , i ritardi nelle varie delibere e nel calendario venatorio! Dulcis in fondo, è di questi giorni, la colpevole mancanza, da parte dell’ufficio, dell’approvazione del piano di abbattimento del Daino e il relativo calendario! Salteranno così i pian di prelievo estivi di questa specie!

Viene da dire”dilettanti allo sbaraglio” Ma quello che ci preoccupa più di ogni altra cosa è la situazione che si è creata a livello di gestione complessiva dell’attività venatoria sul territorio: la legge 88/2014 (riordino degli Atc) bocciata dalla corte costituzionale le due successive “toppe” ,leggi 39 e 56/2016 non hanno dato certezze del diritto e di conseguenza operatività limitata per gli Atc e cosa succederà a gennaio ? Quale futuro ci attende? Si avverte sempre di più tra i cacciatori, un senso di sconforto e di scoraggiamento, per non dire di peggio!

Serve , subito, secondo noi un’assunzione di responsabilità da parte di chi ha prodotto questa incresciosa situazione! (richiesta già fatta a giugno da Urca toscana al presidente Rossi) Un cambio di rotta prima che sia troppo tardi! Da primi della classe, in fatto di gestione faunistico venatoria, siamo quasi fanalino di coda!

Conosco bene il manifesto dell’Urca, ma mi chiedo da tempo, a cosa servono i sani principi se chi è chiamato a legiferare se ne infischia? Personalmente ho seguito tutto l’iter della legge obbiettivo è posso affermare con cognizione di causa che mai prima di ora le proposte portate, da tutte le associazioni, ai tavoli della concertazione in Regione sono state così inascoltate e snobbate!

Mi sembra, poi, quanto meno azzardato e non corrispondente al vero, affermare che la braccata non appartiene alle tradizioni della Toscana. Superficiale e contradditorio, affermare che la braccata con i cani è fattore moltiplicazione delle popolazioni di cinghiale. Così come è giusto e necessario far conoscere i numeri degli abbattimenti, che sono solo un dato oggettivo e reale di questa forma di gestione.

Fra tre anni io vedo purtroppo, un altro scenario: una diminuzione dei cacciatori praticanti , aumento delle popolazioni di tutti gli ungulati e senza più possibilità di controllo! Solo l’unità del mondo venatorio e la sua crescita culturale potrà garantirci un futuro meno fosco!

Con l’auspicio che la Toscana torni ad essere grazie anche a chi la governerà la regione leader nella gestione venatoria della fauna in Italia.

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