8 giugno 2018: la Caccia s'è desta!
- Pubblicato in Il caffè di Cacciando
Già il nome, “La Caccia s’è desta”, che evoca la prima strofa dell’inno di Mameli, la dice lunga sul fatto che la manifestazione che si terrà l’8 giugno a Torino voglia essere nazionale e coinvolgere non solo i cacciatori piemontesi, ma altresì quelli di tutta l’Italia, quasi che cedere lì potrebbe significare aprire una pericolosa crepa nella fragile diga che ancora regge di fronte alle spinte animal-ambientaliste avverse all’attività venatoria.
Stiamo riferendoci a quello che sta accadendo in Piemonte, la Regione più maltrattata d’Italia quanto a legislazione venatoria da quando, a scongiurare un referendum proposto dagli ambientalisti, venne abrogata la l.r. 70/96 lasciando i cacciatori subalpini privi di una legge regionale sulla caccia.
Accadde nel 2012, e da allora, due anni di governo del centrodestra e dal 2014 in sella la maggioranza di centrosinistra capitanata da Sergio Chiamparino, i 25.000 appassionati piemontesi hanno cacciato utilizzando la più permissiva l.157/92, anche se spesso e volentieri hanno dovuto ricorrere al TAR per…spegnere i bollenti spiriti dell’assessore Giorgio Ferrero, da subito dimostratosi poco incline al dialogo con il mondo venatorio favorendo invece quello con gli ambientalisti.
Sette ricorsi ed altrettante vittorie, totali o parziali ma con una coda pericolosissima che vedrà a breve Regione Piemonte di fronte alla Corte Costituzionale per rispondere di alcuni articoli di leggi regionali votati apposta per penalizzare gli appassionati piemontesi e impugnati da alcune associazioni venatorie.
Ora però il DDL 182 voluto da Ferrero è approdato in Consiglio Regionale, licenziato dalla III Commissione e pronto per essere emendato e approvato prima dell’estate trasformandosi nella nuova legge sulla caccia di Regione Piemonte.
Numerose…polpette avvelenate sono inserite in quel pessimo testo, tali da rendere problematica la stessa sopravvivenza per l’attività venatoria piemontese, come il divieto di cacciare 15 specie consentite dalla l.157/92 o addirittura quello di cacciare alla domenica; tutte norme che…puzzano terribilmente di incostituzionalità, ma che vedono la maggioranza di centrosinistra, PD in testa, strizzare l’occhiolino ai Cinquestelle per ottenerne l’appoggio e i voti.
Insomma, quello che sembra non riuscire a Di Maio e Martina a livello nazionale potrebbe accadere qui in Piemonte, e l’assessore Ferrero dunque potrebbe chiudere il suo mandato ancor peggio di come l’iniziò quattro anni fa, sia ben inteso vista dal punto di vista del mondo venatorio.
Ad ogni buon conto i cacciatori piemontesi non intendono stare con le mani in mano, attendere l’inevitabile senza tentar una reazione, fosse pure la strenua difesa dei loro diritti.
E così è stata programmata la grande manifestazione che si svolgerà il prossimo 8 giugno, a replicare quella analoga che si tenne sempre lì quasi due anni prima, il 10 giugno 2016.
Allora sfilarono quasi 5000 cacciatori che da Piazza Castello, sede della Regione, si diressero verso il Consiglio Regionale dove furono ricevuti dal Vicepresidente del Consiglio; ora le aspettative degli organizzatori sono decisamente maggiori in termini di partecipazione, anche perché sono stati invitati cacciatori e associazioni di tutta Italia.
Rispetto al 2016 il programma è cambiato, e il ritrovo sarà nell’imponente Piazza Vittorio Veneto (360 mt di lunghezza per 111 di larghezza) da dove partirà il corteo, percorrendo l’intera via Po e approdando questa volta in Piazza Castello, obiettivo il Palazzo della Regione.
Hanno già aderito alla manifestazione A.N.L.C., Enalcaccia, E.P.S., ANUU, C.P.A. e l’Unione Regionale Piemontese Cacciatori – La Selva, piccola e storica associazione torinese, forse la più vecchia d’Italia, nata proprio in Piazza Castello nel 1896.
Nei prossimi giorni dovrebbe arrivare anche l’adesione di altre associazioni venatorie, riconosciute e non, e si prevede persino la presenza di alcuni presidenti nazionali e di alcuni politici regionali e nazionali, oltre ad una buona copertura informativa attraverso giornali e tv.
L’unica assenza, incomprensibile, dovrebbe essere quella di Federcaccia Piemonte che ha più volte bocciata l’iniziativa, scrivendo in un suo comunicato ufficiale che scendere in piazza ”…continuerebbe uno scontro frontale che non porterebbe ad alcun risultato positivo per il mondo venatorio.”
Fortunatamente gli altri non la pensano così, e così l’8 giugno i cacciatori rialzeranno la testa!