La caccia nella laguna di Venezia attraverso le testimonianze di Luigi Tolotti
- Scritto da Roberto Basso
- Dimensione font Riduci dimensione font Aumenta dimensione font
Il Prof. Luigi Tolotti nasce a Venezia il 14/11/1912, figlio del Capitano di Lungo Corso Tolotti Ferruccio (1886 – 1971 VE), noto personaggio veneziano, che navigò a lungo su navi a vapore e velieri, nonché grande cultore della pesca tradizionale nella Laguna di Venezia.
Tolotti con il suo inseparabile spinone “Fiume”, autunno 1960
Un vero amante della natura
Non riusciva a rassegnarsi, ad assistere impotente all'incalzare delle bonifiche e allo scempio del riempimento dei bacini di colmata, ma soprattutto degli insediamenti industriali nella laguna.
Luigi gli fu figlio unico, premurosamente allevato e cresciuto dal padre con i dogmi del rispetto dell’ambiente lagunare, dei suoi usi e costumi marinari, ma soprattutto fu indotto verso tutto ciò che concerne le attività legate alla pesca, caccia, artigianato locale e il buon gusto per l’antiquariato.
Studiò con passione, presto divenne professore presso l’Accademia delle Belle Arti di Venezia. Appena diplomato fu arruolato e partecipò attivamente a diverse fasi della Seconda Guerra Mondiale. Per le sue innate capacità fu incaricato cartografo militare per conto anche dell’Istituto Geografico di Firenze, ma non solo, da fotografie aeree non sempre nitide o mosse, seppe sviluppare centinaia di dettagliate mappe del territorio. Illustrò il giornale della divisione Marche con suggestivi disegni militari. Divenne ben presto allievo ufficiale nelle campagne dei Balcani in Albania e Jugoslavia. Venne premiato a Guidonia personalmente da Benito Mussolini per il suo suggestivo ed emotivo quadro dal titolo “La madre”. Nel 1943 fu catturato dai tedeschi a Firenze e fuggì grazie alla sua prontezza di riflessi e spiccata intelligenza, sfruttando alcuni abiti civili e la sua inseparabile tavolozza con i colori, che teneva sempre con sé, riuscì così ad allontanarsi dalla colonna dei deportati, evitando la tradotta nei campi di concentramento in Germania e a rientrare, rocambolescamente, nella sua amata Venezia.
Aprì un rinomato studio-bottega di pittura e antiquariato a Santa Maria del Giglio, che ben presto divenne punto di riferimento di diversi cultori dell’arte, letterati e della nobiltà veneziana. Gli fu grande amico e frequentatore il Conte Sebastiano Barozzi, anch’egli famoso antiquario veneziano. Strinse sinceri legami di amicizia anche con molte altre personalità dell’epoca, tra cui il conte Leone Zasio, podestà e sindaco di Cavallino, successivamente anche con suo figlio Conte Carlo.
Si unì in matrimonio con Donna Fosca Cendali, premurosa e sensibile insegnante, con la quale condivise a lungo la sua passione per la caccia, tant'è che fu la prima donna ad ottenere la licenza di caccia nel Comune di Venezia. Da questa unione nacque Giampaolo che seguì le orme del padre sia nel settore dell’antiquariato che nei settori della gestione venatoria.
Ma Luigi Tolotti, oggi è ricordato e stimato anche per altri aspetti di indubbio valore culturale e ambientale. Soffrì molto per i negativi mutamenti ambientali e territoriali che interessarono la Laguna di Venezia. Non riusciva a rassegnarsi, ad assistere impotente all'incalzare delle bonifiche e allo scempio del riempimento dei bacini di colmata, ma soprattutto degli insediamenti industriali nella laguna.
Si batté strenuamente per tentare di arginare il deturpamento che provocò l'area del petrolchimico di Marghera. In ogni possibile occasione pubblicò, laddove veniva concessogli spazio al suo grido di denuncia, cercando sempre di sottolineare queste gravi problematiche e cercando di sensibilizzare e informare tutte le fasce sociali residenti. In molti apprezzarono questo suo coraggio e volontà d'animo, gli fu ripetutamente chiesto di entrare in politica, ma egli preferì restare fuori dai meccanismi e condizionamenti di palazzo. Scrisse tanto, lettere, articoli su testate giornalistiche locali, su riviste di settore nazionali, come pure ai nomi più illustri del mondo venatorio e ornitologico, segnalando avvistamenti o rare catture, insoliti casi di specie nidificanti, ma soprattutto richieste di aiuto a favore della tutela dell'ambiente lagunare, anche attraverso la pianificazione di tavole rotonde e convegni. Già negli anni 50/60 formulò tutta una serie di ponderate idee inerenti l'ideazione “a basso impatto ambientale” di arginature, che hanno anticipato in qualche modo quello che oggi è il Mose.
Un personaggio unico
Amava dipingere o disegnare i cieli cupi, nuvolosi e ventosi, i grandi spazi aperti, tramonti e albe velate privilegiando la tempera, acquarello, disegno a china e a biro.
Fu un'abile penna, in grado di descrivere episodi di vita vissuta in laguna in modo certamente coinvolgente e superbo. Se ne accorse il grande editore Enrico Vallecchi che, per diversi anni, gli diede ampio spazio sulla nota rivista venatoria “Diana”. I suoi articoli a partire dal 1954 sino al 1971 furono numerosi e particolarmente apprezzati dai lettori, erano sempre accompagnati da diversi schizzi o splendidi disegni, a volte da suggestive foto in bianco e nero che egli scattava al fine di contribuire ad esaltare le sue descrizioni.
Attraverso i suoi articoli si può comprendere il suo vasto spettro culturale. Sapeva affrontare e divulgare argomenti storici, di tecnica idraulica, faunistico – naturalistici o meteorologici, di navigazione e cantieristica navale, di politica venatoria o naturalistica, narrativa e così si potrebbe proseguire a lungo volendo accennare alle sue svariate competenti argomentazioni.
Luigi Tolotti, sin da giovane dimostrò un eclettica predisposizione per l’arte figurativa, rivolta soprattutto a tutto ciò che poteva esaltare l’ambiente lagunare, le sue barene, la sua ricca avifauna e biodiversità.
Amava dipingere o disegnare i cieli cupi, nuvolosi e ventosi, i grandi spazi aperti, tramonti e albe velate privilegiando la tempera, acquarello, disegno a china e a biro, sovente utilizzava una particolare tecnica mista da cui traeva effetti di luminosità e trasparenze molto suggestivi, composta da inchiostri colorati indelebili, si è anche a conoscenza di alcune sue opere ad olio su tela e legno. Realizzò anche grandi raffigurazioni murali con colori a tempera inerenti scene di caccia, ambienti vallivi, dossi, barene, velme ma soprattutto i casoni di valle, ambienti abitativi che lui amava particolarmente.
Ben presto si trovò apprezzato e al centro di notorietà da parte del mondo venatorio del litorale veneziano, per andare poi progressivamente a sconfinare in tutta la Regione Veneto e Emilia Romagna.
Negli anni 50 – 60 si ha notizia di diverse sue mostre personali in cui i suoi paesaggi lagunari, le sue marine, le sue barche e “scioppon”, ma soprattutto le sue nature morte, solitamente composte da mazzi di beccaccini, trampolieri e anatidi, ebbero ben presto un crescente consenso, tant’è che tutta la sua produzione andò sempre tutta venduta. Si ha notizie di numerose ripetute mostre a Venezia, Jesolo, Chioggia e Portogruaro.
Non vi fu nella metà del secolo scorso, casone di valle o nobile famiglia di fondate tradizioni venatorie che non possedesse un suo quadro o disegno. Ve ne sono ancor oggi in Valle Dragojesolo, in Valle Pirimpiè , Valle Morosina, in Valle Zappa dipinse anche alcune pareti del casone centrale.
Legò una profonda e sincera amicizia anche con l’Avv. Giuseppe Mazzotti, furono in molte occasioni compagni di caccia su esplicito invito di Tolotti.
Ebbero tra loro intensa corrispondenza, Mazzotti volle che alcuni capitoli del suo intramontabile e attualissimo volume “Cacce di Palude e di Valle” fossero illustrati dal suo stimato amico il quale appositamente realizzò alcuni significativi schizzi a china.
Luigi Tolotti è ancor oggi da molti ricordato come un uomo seriamente impegnato sul fronte della continua ricerca artistico – creativa, il suo carattere aperto e gioviale lo vide frequentemente autore di caricature e vignette satiriche di originale efficacia.
Altra curiosità meritevole di citazione è certamente la sua ripetuta produzione in ogni fine anno, di originali cartoline augurali che spediva agli amici e conoscenti a lui più cari, vere e proprie piccole opere d’arte.
Nel 1965 realizzò una serie di cartoline per Simoncin Giovanni “detto Nane Cristo” noto costruttore di stampe da caccia in sughero che dagli inizi degli anni ’50 produsse ed esportò con successo in tutta Italia ed anche all’estero.
Anche Tolotti fabbricò per molti anni degli originali stampi da caccia, raffiguranti anatre e trampolieri, divenuti oggi, oggetti molto ricercati e apprezzati dai collezionisti di tutto il mondo.
In questo articolo sono riportate diverse inedite illustrazioni che realizzò per ricordare l'infanzia del figlio, disegni raccolti in un album - giornalino al fine di non dimenticare i tanti bei momenti trascorsi in laguna con la famiglia.
Immagini e foto di questo articolo sono dell'archivio Civico Museo di Jesolo, coperte da copyright; ne è quindi severamente vietata la riproduzione totale o parziale.
Articolo pubblicato su Diana n.22/16