CAMPIONATO EUROPEO POINTER-CACCIA A SELVATICO ABBATTUTO
- Scritto da Alessandro Bassignana
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Articolo pubblicato su DIANA 18/2015
testo e foto di Alessandro Bassignana
William Arkwright ebbe a definirlo “signore del vento”, e cosa doveva avere in testa quel gentiluomo inglese dell’Ottocento quando battezzò così il pointer è facile capirlo non appena lo si vede in azione.
L’English Pointer, da “ to point”, puntare in inglese, è un superbo cane frutto di un’accurata selezione che un paio di secoli fa seppe trarre il meglio da antichi bracchi continentali, costruendo una straordinaria “macchina da caccia”, dotata di un motore potentissimo rivestito da carrozzeria così perfetta che parrebbe disegnata da Pininfarina, Bertone o Giugiaro, insomma uno di quei nostri mostri sacri capaci di realizzare i bolidi che tutti noi ammiriamo sulle strade di mezzo mondo.
E che il pointer sia nato per correre velocemente lo sanno tutti quelli che l’hanno visto esprimere queste sue doti su campi e colline, tra monti e pianure; ma il nobile cane inglese è prima di tutto nato per cacciare, e questo lui sa farlo in maniera superba.
Le sue radici si perdono nei secoli, e molti ne vantano la primogenitura, giacché nelle sue vene scorre il sangue di antichi bracchi spagnoli, portoghesi, francesi ed italiani, e le tante guerre che insanguinarono il continente europeo per secoli ne favorirono il rimescolamento.
La caccia un tempo era appannaggio di ricchi e nobili, e furono molti coloro che si dedicarono alla selezione dei loro cani da caccia cercando d’ottenere ausiliari che non seguissero la pista olfattiva del selvatico come fanno normalmente i segugi, ma, viceversa, fossero in grado di “bloccarlo”, cacciando a vento e puntandolo, dando così il tempo al cacciatore di abbatterlo con il fucile (prim’ancora forse di catturarlo con reti).
L’ausiliare doveva quindi essere dotato di grande olfatto e velocità, utile a coprire grandi spazi per reperire la selvaggina.
Secondo alcuni la “base” furono i bracchi spagnolo e francese mentre altri ritengono sia stato determinante l’apporto di quello italiano, ma bisogna subito osservare come masse e movimento rendano poco plausibile questa ipotesi. Più probabile vi sia una lontana parentela con quello portoghese, cane antichissimo e che i lusitani con orgoglio sostengono sia il vero padre del pointer inglese.
A noi però non interessa capire quale sia stata la vera origine del pointer, perché altri l’hanno già fatto molto meglio di noi, e in maniera approfondita, ma oggi vogliamo invece raccontarvi di un superbo cane da caccia, quello stesso che ancora, a distanza di decenni e secoli, riesce ad emozionare e far palpitare i cuori di molti appassionati.
Atletico e dotato di una forte ossatura il cane d’Albione è fornito di masse muscolare lunghe, piatte e salienti, capaci di regalare quando lo si carezza la sensazione d’essere al cospetto d’un ginnasta o di uno sportivo di rango.
La sua struttura lo inscrive in un quadrato, così come si conviene ad un vero galoppatore che debba esprimere tutta la sua velocità su lunghe distanze, a differenza del trottatore che invece è sempre è chiamato ad un lavoro differente, costante.
Il pointer il suo galoppo lo ha davvero esplosivo, tanto che vederlo allo sgancio desta fortissima impressione; comunque non deve trarre in inganno il fatto che lui corra forte, perché il cane inglese non è un levriere che cacci a vista, ma viceversa un ausiliare che lo fa con l’olfatto, e dunque a regolare questi perfezionati meccanismi deve esserci un cervello capace d’elaborare con la velocità di un computer.
Quando poi uno pensa al cane da ferma, o ancor più genericamente a quello da caccia, ad emozionare sono le prestazioni olfattive e allora bisogna precisare come quelle in dotazione al pointer siano tra le migliori che Madre Natura ha potuto dispensare su questa nostra terra, tanto che molti altri quattrozampe, venatici e non, si presume le abbiano derivate da lui. Il nostro amico infatti fu abbondantemente utilizzato per lo sviluppo o il miglioramento di numerose altre razze canine fissando in loro determinate caratteristiche, specialmente quando le si voleva dotare d’un naso potente.
Nell’Ottocento cominciò ad imporsi all’attenzione dei cacciatori di tutta Europa, e in breve la sua diffusione avvenne anche oltremanica, dove furono esportati soggetti di alto livello.
L’abbiamo subito scritto, ed è bene ora rimarcarlo: il pointer è un cane da caccia.
Sembra banale dirlo, ma il destino di questo superbo ausiliare l’ha portato dopo un’inarrestabile ascesa ad un certo…declino, quantomeno meno numerico, perché a lui si sono preferiti altri cani da ferma come il “cugino” setter inglese, l’epagneul breton o il kurzhaar. Sia chiaro, questo è avvenuto in un contesto generale di riduzione, annualmente s’iscrivono all’ENCI ancora migliaia di cuccioli (2.039 nel 2013, in costante calo dai 4.282 di dieci anni prima), ma molti meno rispetto al setter inglese (12.536 nel 2013 e 19.775 nel 2003) o ai concorrenti francese (3.209 nel 2013 e 7.499 nel 2013) e tedesco (2.334 nel 2013, 3.992 nel 2003).
Si può dunque dire che la crisi sia prima di tutto quella della caccia, con appassionati sempre più anziani, poco ricambio generazionale, costi non più sostenibili da tutti; ma anche quella di alcune sue specifiche forme, e quella con il cane da ferma in primis.
I nembrottini nazionali abbandonano sempre più spesso le doppiette o sovrapposti per passare a carabine o automatici slug, con cui si dedicano alla caccia di selezione ai grandi ungulati (cervo, capriolo, daino, camoscio e muflone) oppure alla ricerca in braccata dell’irsuto setolone, quel cinghiale che ormai viene…braccato in tutt’Italia, da nord a sud, da ovest a est, isole comprese!
Risulta evidente come a penalizzare il nostro pointer, e non solo lui, siano dunque la mancanza di territorio e di selvaggina idonea, restando ben poche le zone vocate a questo tipo di pratica venatoria.
“Il signore del vento” s’esprimeva al meglio su starne e pernici, dove aveva forse il setter inglese come più accreditato rivale, ma tutti sappiamo bene come ormai quei ceppi di uccelli autoctoni siano praticamente estinti, restando pochissime le zone dove si possa ancora vedere questo selvatico esaltare le doti dei nostri cani.
Dresseur e cacciatori cinofili si trovano costretti ad emigrare altrove per provare ancora emozioni da noi sbiadite come le pagine d’un vecchio giornale: Serbia, Polonia, Andalusia, Mongolia e così via, mete non certo alla portata di tutte le tasche.
Chi ancora vuole utilizzare il pointer al meglio delle sue potenzialità lo può ancora fare sulle Alpi, dove il cane d’Albione può ancora insidiare forcelli, pernici bianche o coturnici, quest’ultime presenti anche in Appennino.
Qui però la concorrenza con il setter lo vede soccombere nettamente, forse in virtù di un pregiudizio che lo vorrebbe meno resistente a freddo e gelo.
C’è poi la beccaccia, la Regina, maliardo uccello cui si dedicano gli ultimi romantici della caccia con il cane da ferma, ma lì si caccia nel bosco, spesso fitto ed intricato, e le doti velocistiche del nostro pointer paiono compresse da un terreno che certo non può evidenziarne tutte le straordinarie qualità.
Fortunatamente la selezione non si è fatta condizionare dalle mode, e così numerosi allevatori, o anche solo semplici appassionati, hanno saputo continuare quel prezioso lavoro di tutela di un patrimonio zootecnico qual’ è il pointer inglese.
Il cane britannico seppe conquistarsi il cuore di molti appassionati sin dagli ultimi decenni del diciannovesimo secolo, risultando il preferito di molti cacciatori-cinofili di quegli anni, per poi consegnare lo scettro di massimo rappresentante dei cani inglesi al cugino pelofrangiato, selezionato in Italia così bene sino ad ottenerne la miglior rappresentanza a livello mondiale.
Il pointer è stato surclassato nei numeri dal setter inglese, e questo per molti anni, ma, fortunatamente, non ha mai cessato d’essere…oggetto del desiderio per coloro che dal cane da caccia vogliono trarre forti emozioni.
Autentici purosangue dotati d’olfatto portentoso hanno continuato a calcare i campi di gara, alternando alla “Grande Cerca” prove d’estrazione…più venatorie, come quelle a selvatico abbattuto.
Ed è proprio in una di queste competizioni che mi è stata offerta la possibilità di vederli al lavoro: il Campionato Europeo Pointer a selvatico abbattuto.
L’evento, organizzato dal Pointer Club d’Italia, insieme a quello internazionale, si è svolto a Gavazzana, in provincia di Alessandria.
Ad ospitare cani e conduttori i gestori d’una bella azienda faunistico-venatoria, “Nuova Selva” di Roberto Locatelli, da sempre luogo deputato alle vicende cinofilo-venatorie.
L’appuntamento era fissato per i giorni 17 e 18 ottobre 2015, e a confrontarsi sono state le rappresentative nazionali di molti club di pointeristi, e precisamente: italia, Francia, Serbia, Spagna, Germania, Svizzera, Bulgaria, Montenegro, Turchia.
Una quarantina i cani iscritti e che si sono confrontati nei giorni di gara, divisi in due batterie.
La Giuria, formata per la batteria 1 da Urra (Presidente), Sormaz, Ponireaz e Vuckevic (Presidente), Pola, Thoquenne per l’altra, ha potuto esaminare i cani al lavoro su terreni adatti a valorizzarne appieno caratteristiche le caratteristiche venatiche, esprimendo sulle morbide colline piemontesi tutta la potenza della loro razza.
La prova era stata preceduta dalla presentazione di squadre, Giuria e dall’esame morfologico dei soggetti in gara presso la bella sede dell’azienda; anfitrioni dell’evento Enzo Casiraghi, Presidente del Pointer Club d’Italia, e Silvio Marelli che lo è del Pointer Club International, coordinati dal prezioso lavoro del Segretario Ivano Figini.
Molti i cani che hanno ottenuto l’eccellente nella verifica morfologica, a conferma del fatto che sempre più il connubio “bello e bravo” sia strada da perseguire, con la rappresentativa italiana ad ottenere i migliori risultati.
Allo sgancio i cani si sono trovati di fronte a terreni pronti ad essere divorati dal loro galoppo impetuoso con una buona consistenza di selvatici, per la verità molto prudenti e diffidenti tanto che alcune starne si sono involate prima dell’arrivo dei concorrenti.
I colli dove si è svolto il Campionato Europeo un tempo erano regno autentico per starne, pernici rosse e lepri, ma ormai sono stati colonizzati da nuova fauna selvatica, quella ungulata, rappresentata sull’Appennino Liguro-Piemontese da caprioli, daini, cervi e certamente l’invasivo e dannoso cinghiale, gioia e dolore della caccia moderna.
Ciò nonostante i pointer hanno potuto reperire selvatici autentici, nel caso starne e fagiani, presenti grazie all’ottimo lavoro effettuato dai gestori dell’azienda, capaci di mantenere intatti ambienti e terreni.
Grandi galoppi, prese di punto decise, guidate mozzafiato, correttezza e riporto perfetto, tutto questo i cani in gara l’hanno mostrato ampiamente, con un livello medio davvero elevato e capace di soddisfare anche i palati fini.
Alla fine delle due giornate di gara non se ne possono trarre che risultanze positive: il pointer da caccia esiste ancora, selezionato con cura e mantenuto in efficienza da migliaia di appassionati in tutta Europa.
Il bellissimo “atleta di Albione” non deve dunque temere la concorrenza dei cugini inglesi, e di altrettanto bravi “continentali”, offrendo ai cacciatori la possibilità d’appagare lo sguardo con l’esigenza del carniere, ben sapendo d’avere a disposizione autentiche…macchine da corse, potenti “fuoriserie” frutto d’un lavoro selettivo iniziato un paio di secoli fa e proseguito ancor oggi.
E veniamo ai risultati della due giorni alessandrina.
17 ottobre
Batteria 1: 1) la pointer nera Etolie du Gouyere condotta dal francese Teulieres Patrick (1° ECC CAC CACIT), 2) Vento del Sassalbo condotto da Luca Carnevale per il Montenegro (2° ECC RIS CAC), 3) Caelum Zoe condotta da Gianni Bernabè (3° ECC); eccellente anche per Mambo e Hanoi du Gouyere.
Batteria 2: 1) Luk pointer bianco arancio di Paolo Pardini (1° ECC CAC RIS CACIT), 2) Geri de Ursaunesol condotto da Gomez per la Spagna (2° MB).
18 ottobre
Batteria 1: 1) Luk di Pardini (1° ECC CAC CACIT), 2) Fram des Quenottes condotto da Veissieres (2° ECC), 3) Henry della Cervara condotto da Giuliano Ferrari (3° ECC).
Batteria 2: 1) Elancis Malena, Paolo Cioli (1° ECC CAC RIS CACIT), 2) Ikta de l’Azur et Or del solito Teulieres (2° ECC), 3) Eco de Selosu,.L. Sanz (3° ECC); eccellente per Gerry della Cervara e Hanoi du Gouyere e Molto Buono per Inge dei Morbidi e Vento del Sassalbo.
Alla fine si sono laureati campioni europei Luk per i maschi, con Vento del Sassalbo come vice, e Etoile du Gouyere per le femmine, con Elancis Malena a farne da vice.
Il pointer inglese è ancora in salute, è questa è per tutti noi la migliore notizia!