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Lombardia: gli animalisti devastano un quagliodromo

Uno schema ormai conosciuto, quello con cui, ignoti delinquenti, con la solita vigliaccheria, hanno devastato l'area addestramento cani di San Carlo, alle porte di Desio. Molti danni alle cose, un atto vandalico che mirava a cercare di fermare la prova cinofila in programma per il fine settimana.

https://milano.corriere.it/19_aprile_27/raid-animalista-centro-venatorio-fermare-gara-tiro-quaglia-7749b81a-68e1-11e9-81bb-ef82affe53e0.shtml

Trentino: gli animalisti ricorrono contro il calendario venatorio

Non è andata giù, alle associazioni animaliste del trentino, la decisione della Giunta Provinciale di abolire il Comitato Faunistico e di escluderli dalla discussione sul prossimo calendario. Per questo, puntuale, arriva il ricorso al Tar, che mira a riguadagnare per l'associazionismo animal-ambientalista, un posto al tavolo delle trattative.

https://www.ladige.it/news/cronaca/2019/04/26/caccia-battaglia-tar-ambientalisti-contro-provincia

Fidc Brescia: il valore dei roccoli e gli attacchi grillini

Non piace ai consiglieri regionali del gruppo 5Stelle la decisione presa dalla maggioranza di stanziare 600.000 euro in tre anni per la manutenzione e la conservazione dei roccoli lombardi. Per i grillini questi soldi sarebbero sprecati per i roccoli che, a loro dire, che non ha più senso mantenere. Per Federcaccia Brescia invece non solo la volontà di conservare i roccoli è più che condivisibile ma riteniamo che i roccoli vadano conservati poiché siamo convinti che debbano essere riaperti per rifornire i cacciatori di richiami vivi. A fronte però di questo forte attacco alle nostre tradizioni e alla nostra cultura da parte dei 5Stelle, una associazione venatoria, nella sua rubrica settimanale, attacca Federcaccia Brescia non trovando nulla di meglio da fare che commentare i lavori della nostra Assemblea.

Secondo questa associazione Federcaccia Brescia avrebbe ammainato bandiera bianca sul tema deroghe, ritenute da noi “impossibili” così come riterremmo le nostre tradizioni venatorie “nemmeno un diritto perché in contrasto con le norme nazionali ed europee”.

La posizione di Federcaccia Brescia e Lombardia sull’argomento è chiara: le modifiche apportate all’art.19bis dal Governo Renzi e dal ministro Galletti hanno reso sostanzialmente impossibile l’applicazione del prelievo in deroga alle specie oggetto delle tradizioni venatorie bresciane. Se così non fosse perché a fronte delle richieste presentate ogni anno da Regione Lombardia non si arrivi poi mai a nulla? Perché Governi e Ministri accettano sempre i pareri di Ispra e mai le richieste delle Regioni? La politica negli ultimi anni ha condannato le tradizioni venatorie locali al declino, nomi e cognomi li conosciamo; se non fosse stato per le leggi e le delibere delle Regioni degli ultimi 20 anni avremmo già condannato all’oblio le nostre cacce tradizionali.

Dobbiamo chiedere invece alla politica nazionale un’inversione di tendenza sostenendo chi difende le specificità del territorio, anche venatorie. Della capacità poi di difendere la caccia dell’altra associazione venatoria magari ne parliamo nel prossimo Cacciapensieri, perché per elencare con i fatti e non con le parole quello che fa Federcaccia servono un po’ di righe.

Come tarare il cannocchiale in aperta campagna - III parte

di Marco Benecchi

Se teniamo ben salda l’arma, magari bloccandola sul con del nastro adesivo, l’optimum sarebbe quello di portare il reticolo al centro dei colpi sparati, senza preoccuparsi di contare i click. Le ottiche americane riportano sulla ghiera di regolazione verticale una freccia con la sigla UP (da girare in quel verso se si vuole alzare il punto d’impatto o al contrario se lo si vuole abbassare) mentre sulla ghiera laterale c’è una R ( ruotandola nel verso della freccia il colpo andrà verso destra e viceversa). Gli strumenti europei, tedeschi o austriaci, adottano come sigle rispettivamente H e R. Nel caso del brandeggio orizzontale, la deriva, una buona regolazione è bene eseguirla usando direttamente le viti contrapposte laterali che quasi tutti i migliori attacchi in commercio hanno in dotazione. In questo modo siamo certi che l’ottica è montata perfettamente parallela all’arma ed almeno la molla della torretta di destra rimane quasi in posizione neutra. Dopo di che ripetiamo l’operazione tirando un altro paio di colpi. Se questa volta colpiremo nel punto voluto potremo passare alla fase successiva spostando la pedana a cento metri, distanza che ritengo ottimale anche per la taratura definitiva. Sostituiremo il bersaglio con un altro che abbia dimensioni e disegno tali da essere mirato agevolmente limitando al minimo l'errore ottico di sovrapposizione del reticolo sul “target”. A questo proposito vi rimando al box dove sono riportati i bersagli che preferisco. Molte munizioni originali, all’interno della loro confezione, riportano le tabelle balistiche; mentre se siamo intenzionati a tarare l’arma con delle cartucce ricaricate, tutti i migliori manuali descrivono le traiettorie dei loro proiettili in funzione delle velocità a cui vengono spinti. I medi calibri ad alta velocità (da 6 a 7 mm) se tarati a duecento metri, a cento quasi tutti hanno un alzo di circa 40 millimetri. Al nuovo bersaglio tireremo i classici tre colpi, impugnando e mirando sempre nello stesso punto e allo stesso modo. Lo Spotting Scope ci “dirà” se è necessario apportare ancora dei piccoli ritocchi o se la nostra carabina sparerà finalmente nel punto giusto. La prima rosata è quella che decide le sorti della taratura. Deve essere contenuta, nell’ordine dei 25- 40 millimetri; se i colpi “sfarfallano” a destra e a sinistra, in alto o in basso, c’è sicuramente qualcosa che non va e non è quindi il caso di continuare a sprecare i colpi. Dovremo ricontrollare l’incassatura, il montaggio del cannocchiale ed anche l’accuratezza delle munizioni. Se invece i nostri colpi avranno colpito un punto qualsiasi del bersaglio ma sono ben raggruppati, potremo ritenerci soddisfatti e con pochissimi click sposteremo la rosata secondo la taratura desiderata. Quando a cento metri una palla colpisce due dita ( 35-45 mm) sopra il centro del bersaglio, potremo star certi che sparando da 50 a duecentocinquanta metri, di calcoli ne dovremo farne ben pochi. Se abbiamo a disposizione un tratto di terreno sufficientemente lungo potremo avventurarci a verificare la nostra taratura anche ad altre distanze, ma in linea di massima dovremmo essere in grado di poter andare a caccia con tranquillità. Durante la sessione di tiro sono da evitare surriscaldamenti della canna. E’ buona norma lasciarla freddare dopo pochi colpi, a caccia il primo colpo lo tireremo con la canna a temperatura ambiente!! Spero di non aver dimenticato nulla, ho cercato di dare una minima “infarinata” a chi, per passione o per necessità, deve tarare la propria carabina da solo. State certi che con un minimo di pratica chiunque è in grado di svolgere bene questo semplice quanto delicato lavoro, e chi ci riuscirà bene, oltre ad avere la certezza di possedere uno strumento perfettamente efficiente avrà anche la soddisfazione di esserselo preparato personalmente.

Come tarare il cannocchiale in aperta campagna - II parte

di Marco Benecchi

E’ necessario ottenere il permesso del proprietario ed avvisare anche le autorità competenti sulle nostre intenzioni. La legge consente di praticare il tiro a segno in aperta campagna a patto di rispettare le elementari regole di sicurezza e del buon senso. Detto ciò, dovremo procurarci la seguente attrezzatura:
1) Un tavolo rigido e pesante, meglio se fissato al terreno.
2) Uno sgabello regolabile in altezza.
3) Un supporto dove fissare i bersagli (è sufficiente una comunissima pedana di legno tipo ”palletts” da posizionare con dei tondini di ferro da costruzione di volta in volta a secondo alla distanza voluta).
4) Uno Spotting Scope (ottimo anche lo Specktive che usiamo a caccia) da 30 a 60 ingrandimenti per il controllo dei bersagli
5) Un buon appoggio.
L’appoggio è il punto cruciale di tutto il sistema. Non si tara un’arma sul cofano della macchina, appoggiati al ramo di un albero o peggio ancora a braccio sciolto. Il tiratore deve stare comodo e l’arma deve essere praticamente immobile. Gli appoggi maggiormente usati nei poligoni sono del tipo da “Bench Rest”, con i sacchetti in pelle ripieni di sabbia, c’è chi utilizza dei cavalletti specifici per le tarature come gli Outers o i modelli venduti da Kettner e Frankonia con appoggio anteriore simile ad un Crick a rombo di una automobile. Oltre che stabili e robusti devono permettere almeno la regolazione verticale.

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C’è chi usa anche dei bipiedi “tattici” tipo Harris, B-Square o Versa Pod, che, pur ottimi per la caccia, non sono altrettanto versatili per la prima regolazione dell’arma. A proposito di prima regolazione, durante il montaggio dell’ottica è buona norma procedere ad un allineamento di massima, non tanto per risparmiare colpi, quanto per non incorrere nello spiacevole inconveniente che mentre stiamo sparando ci accorgiamo che i “click” del nostro cannocchiale non sono sufficienti per la centratura. Può sembrare strano, ma vi garantisco che spesso è necessario modificare gli attacchi per poter azzerare il cannocchiale. Esistono degli ottimi collimatori per una macrotaratura in “bianco”, ottici o a raggio laser. Se operiamo su una carabina Bolt Action, una volta tolto l’otturatore e bloccata la carabina, si può anche traguardare un bersaglio dalla canna e poi farlo coincidere con il reticolo. Oppure, nel caso di una semiautomatica o di un basculante, sempre con l’arma immobile, è necessario puntare un bersaglio con tacca e mirino e sovrapporci la croce dell’ottica. Sono operazioni semplici, ma che consentono di conoscere in anticipo se il montaggio dell’ottica è corretto. Adesso che siamo pronti possiamo iniziare la nostra taratura. Fissiamo alla pedana di legno, con delle puntine da disegno, un bersaglio dalle dimensioni di un foglio di carta formato A3 (295 x 420 mm) con al centro un cerchio scuro di 50 mm di diametro e poi posizioniamola ad una distanza di 50 metri. Comodamente seduti imbracciamo l’arma in modo naturale, senza stringere troppo il calcio ma attenti ad accostarlo bene alla spalla. La calciatura deve adagiarsi sul “Rest” e il reticolo deve essere perfettamente verticale. Se allo sparo la croce è inclinata a destra il colpo va a sinistra e viceversa. La pressione del dito sullo scatto sarà graduale per evitare colpi di “dito” o di “spalla”, che spesso sono la causa di scarti impensabili e non lasciatevi intimorire dal rinculo (piuttosto fastidioso quando si spara seduti) prima ancora di aver sparato. Ho testato vari modi di imbracciare durante queste sedute e sono arrivato alla conclusione che la mano debole, quella che non spara per intenderci, sarebbe meglio che non toccasse l’arma. In molti la posizionano sull’ottica, altri addirittura ci stingono l’astina, ma credo sia meglio ridurre al minimo le variabili introdotte dal tiratore toccando l’arma il meno possibile. Dopo il primo colpo, se siamo convinti che sia partito bene, ne tiriamo un altro o al massimo altri due, per verificare con la rosata la precisione della nostra arma. Poi, una volta controllato dove sono andati a finire i nostri colpi, che a cinquanta metri di distanza si vedono già nell’ottica della carabina senza ricorrere allo Spotting Scope, iniziamo con la regolazione.

Continua...

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