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AIW: Sulla sentenza del Consiglio di Stato in merito al divieto di caccia nella fascia esterna laziale del Parco Nazionale d'Abruzzo.

Vabbè, il Consiglio di Stato ha infine chiuso la caccia nella fascia esterna del Parco Nazionale d'Abruzzo (versante laziale) con la motivazione di proteggere l'Orso marsicano. Ormai la stagione venatoria è quasi terminata ed è un danno relativo per i cacciatori e solo una mezza vittoria di Pirro per gli anticaccia. Magari la sentenza potrà però divenire motivo per una futura definitiva chiusura, se il mondo della caccia non si sveglia per difendere i propri diritti (in fondo i cacciatori pagano una tassa allo Stato, tassa che noi ambientalisti non paghiamo. E lo Stato non può lederli, specie se lo fa in modo non propriamente giustificato). Ma c'è un aspetto nelle motivazioni della sentenza che lascia desiderare e che fa intuire due cose: o una scarsa conoscenza della problematica da parte dei giudici (cosa peraltro comprensibile) o una scarsa capacità difensiva del mondo venatorio che evidentemente non ha saputo spiegare bene le ragioni dell'opposizione all'ordinanza di chiusura (a meno che i giudici non le abbiano volutamente non ritenute sufficientemente motivanti). Ovvero, al di là degli aspetti giuridici sui quali ovviamente è stata basata la sentenza (es. le mancanze addebitate alla Regione Lazio), i giudici hanno ben precisato che la motivazione starebbe nel fatto che "l'interesse pubblico consiste nella speciale esigenza di proteggere l'habitat di una specie protetta (...) deve ritenersi senza dubbio prevalente". E qui casca l'asino: l'habitat di una specie non si protegge impedendo la caccia, ma impedendo la sua distruzione con strade, tagli forestali, urbanizzazioni e varie sfaccettature turistiche. I giudici sanno cosa sia un habitat? O credono, come sembrerebbe, che habitat sia sinonimo di orso bruno? E' stato fatto presente questo aspetto ai giudici, i quali hanno sentenziato a danno di una categoria sociale che non c'entra nulla con la suddetta motivazione (per assurdo, avrebbero più responsabilità in merito gli organismi che propugnano sviluppi urbanistici e turismo, che non i cacciatori!)? Ed è stato fatto notare che non esiste PROVA STORICA di uccisione di orsi durante la legittima attività venatoria? Di questo, si fa cenno nella memoria difensiva dei cacciatori? E' stato fatto notare che un orso trovato morto con colpi di pallettoni o pallini, senza la prova che il fatto lo si debba all'attività venatoria (specie quando fuori stagione!), non lo si può addossare per principio ai cacciatori legittimi? Trattandosi invero di mero bracconaggio, attività illegale che in quanto tale non si impedisce con la chiusura della caccia, ed anzi si rischia di fomentarla?

Non sta certo ai giudici del Consiglio di Stato entrare nel merito di chi debba operare in difesa dell'orso marsicano e del suo habitat, ma una cosa è certa: non è l'attività venatoria nelle zone esterne al Parco a mettere in pericolo la specie, né tanto meno a danneggiare il suo habitat, come dimostrano gli storici fatti a partire da quando la specie fu inserita tra quelle protette. Quindi non è con queste sentenze che si proteggono orsi e lupi, né si combatte il bracconaggio. Anzi, lo si fomenta perché si è fatta una giustizia solo apparente: e una vera democrazia liberale dovrebbe mirare alla tutela dei diritti di tutti i cittadini, che siano naturalisti o che siano cacciatori. Ripeto, non sta ai giudici prendere o ordinare provvedimenti, ma certo è il fatto che il vero e primario problema dell'orso marsicano non è il difenderlo da un'attività venatoria che è rivolta verso specie legittime e tra l'altro competitive con l'orso (cinghiale e cervo) e quindi con necessità di un controllo limitativo della loro presenza che proprio i cacciatori possono legittimamente fare, ma è il fatto che gli orsi vivono ormai sempre più in aree fuori da quella protetta; ed il perché di questo lo si dovrebbe chiedere alle autorità; e se lo dovrebbero chiedere i protezionisti, anziché battersi per far chiudere la caccia per mero spirito animalista!
Per concludere, resta il fatto che una sentenza, come la moglie di Cesare, non dovrebbe apparire solo giusta, lo dovrebbe essere. E in questo caso andavano tutelati e sanciti sia i diritti dell'orso, sia quelli dei suoi protettori, sia quelli della Società (l'orso è un bene di tutti), sia quelli dei cacciatori. Purtroppo, non pare che così sia avvenuto.

Murialdo, 19 Dicembre 2018 Franco Zunino
Segretario Generale AIW

Arci Caccia Sicilia: sul Calendario cronaca di un disastro annunciato

Il Calendario Venatorio siciliano, già bloccato dal TAR, non ha superato nemmeno il vaglio del secondo grado di giudizio e quindi, resta in vigore la sospensiva che ha stravolto l’impianto del provvedimento. Si tratta di un epilogo del tutto prevedibile – questa la risposta di Arci Caccia per bocca di Francesco D’Elia – quando, alla riunione del CFV, il Consulente Tecnico dell’Assessore alla caccia, nonchè al tempo Presidente del Sindacato Nazionale dei Cacciatori, presentò il Calendario Venatorio 2018/19 il mio commento fu il seguente: ” Per ci cacciatori non è buono, è buonissimo. Ma siamo sicuro che quando qualcuno lo impugnerà passerà al giudizio del TAR?” Nessuno rispose… e l’Assessore, fidandosi del suo consulente, ha pubblicato il Calendario. Ebbene, queste sono le conseguenze!!! Alla fine, chi troppo vuole nulla stringe…

Toscana: Arci Caccia chiede un incontro alla Regione sul Calendario

All’indomani della pubblicazione della sospensiva disposta dal Consiglio di Stato sul Calendario Regionale Toscano è tempo di intraprendere iniziative concrete. Pur rimanendo fiduciosi che la Regione non lascerà niente di intentato per risolvere la questione, Arci Caccia ritiene opportuno richiedere un incontro alla Presidenza Regionale e all’Assessore competente. Questo per poter seguire passo passo l’evolversi della vicenda e, se necessario, poter dare attraverso i propri legali e gli esponenti del proprio Comitato Scientifico, ogni supporto possibile all’impegno dei tecnici della Regione.

 

Arci Caccia chiede una convocazione della Cabina di Regia sulla vicenda del Calendario Toscano

Di fronte alle decisioni del Consiglio di Stato sul Calendario della Toscana è tempo di agire con forza ed in modo unitario e compatto. Questa è la posizione di Arci Caccia, che per bocca del suo Presidente Nazionale Sergio Sorrentino sollecita un immediato incontro della Cabina di Regia del Mondo Venatorio, in modo da coordinare azioni comuni volte a sollecitare risposte da parte del governo:

Alle Associazioni della Cabina di Regia

Ai Presidenti Nazionali di

FIDC – Dott. Gianluca Dall’Olio
ANLC – Dott. Paolo Sparvoli
ANUU – Dott. Marco Castellani
Italcaccia – Dott. Gianni Corsetti
EPS – Dott. Galdino Cartoni
CNCN – Dott. Nicola Perrotti
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Cari Presidenti,

la sentenza del Consiglio di Stato sul “Calendario Toscano” merita un nostro sollecito incontro che, sono a proporvi nei tempi più rapidi, per valutare quale iniziative comuni intraprendere. Ritengo sarà utile richiedere un incontro al Governo, predisporre un’azione nei confronti dei candidati al Parlamento Europeo e quanto altro condivideremo.

Resto a disposizione per concordare una data.

Cordiali saluti

Il Presidente Nazionale

Sergio Sorrentino

La CCT scrive a Remaschi e fa appello al Consiglio Regionale Toscano

Approvare subito un provvedimento legislativo per il calendario venatorio 2018/2019

Gentile Assessore,

il recente pronunciamento del Consiglio di Stato sul Calendario Venatorio 2018/2019 della Regione Toscana e il conseguente accoglimento dell’istanza di sospensiva proposta dalle Associazioni Animaliste e Ambientaliste su alcune parti del calendario, impone un approfondimento e un urgente confronto sulle scelte che la Regione Toscana e la Giunta Regionale intenderanno compiere nelle prossime ore, al fine di ristabilire un quadro di certezza del diritto per i cacciatori.

La Confederazione Cacciatori Toscani ha già avuto modo di esprimere le proprie valutazioni su una sentenza inaccettabile e priva di ogni elemento scientifico che giunge peraltro, all’indomani di un opposto pronunciamento del TAR Toscano. In ragione di ciò abbiamo inteso proporre alla sua attenzione e a quella dell’intero Consiglio Regionale Toscano, la necessità di adottare una atto legislativo urgente finalizzato al superamento del vulnus generato dal Consiglio di Stato consentendo di prorogare, per le specie interessate, la caccia nel mese di gennaio. Le motivazioni tecnico scientifiche a supporto di tali richieste, sono peraltro già inserite nelle Linee guida Ispra ed in altri autorevoli pareri scientifici che avremo modo di illustrare nell’incontro.

Per la Confederazione Cacciatori Toscani si possono trovare importanti riferimenti a supporto delle motivazioni per la richiesta da noi presentata prendendo a riferimento i contenuti della Direttiva Comunitaria n. 2009/147/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 30 novembre 2009 concernente la conservazione degli uccelli selvatici e del documento redatto dall’ Ispra, concernente la guida per la stesura dei Calendari Venatori ai sensi della Legge 157/92, così come modificata dalla legge comunitaria 2009 art. 42. Fermo restando gli studi sulla specie Beccaccia già presi a riferimento dalla Regione Toscana e contenenti motivazioni sufficienti per il prolungamento della stagione venatoria oltre il 10 gennaio, in particolare per la specie Colombaccio, come per i Corvidi, Ispra considera idoneo e compatibile per la conservazione e la razionale gestione delle specie un periodo di caccia compreso tra la terza domenica di settembre d il 31 gennaio motivando la possibilità di una eventuale estensione della caccia fino al 10 di febbraio. Anche per le specie acquatiche, potrà essere fatto riferimento al decreto del Ministero dell’ Ambiente e della tutela del territorio e del mare, del 17 ottobre 2007 e suc. mod. nella definizione delle misure di conservazione delle Zone Speciali di Conservazione (ZSC) e Zone di Protezione Speciale (ZPS).

Siamo certi che questa nostra richiesta sia adeguatamente considerata e che la politica e le istituzioni di questa Regione sappiano fornire una risposta seria e tempestiva per il superamento di una vicenda grave e fortemente lesiva per coloro che hanno regolarmente versato gli oneri richiesti per esercitare un diritto.

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