IL CODICE ETICO DEL CACCIATORE VENETO
- Scritto da Marco Fiore
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L’attività venatoria ha da sempre portato con sé, non solo cultura e tradizione, ma anche ritualità e regole non scritte, che nei paesi venivano rispettate senza molte costrizioni. Dei principi di base che regolavano i tempi di prelievo delle specie presenti sul territorio, o il rispetto dei luoghi di caccia frequentati dalle varie compagnie: insomma, una sorta di codice etico arcaico, ancora oggi frequentemente in uso.
Succede che, nel Piano Faunistico Venatorio del Veneto, approvato nel 2022, fa la sua comparsa, in un articolo specifico, il “Codice Etico per la disciplina dell’esercizio dell’attività venatoria”, ritornato alla ribalta in questi ultimi giorni, e oggetto di approfondimento da parte delle Associazioni Venatorie.
L’adozione di questo disciplinare, come argomentato dai promotori, è di raccogliere le buone pratiche dell’arte venatoria e dare nuova dignità ai suoi rappresentanti.
Se veramente lo scopo è di migliorare e qualificare il modo di percepire l’attività venatoria, è il Piano Faunistico il contenitore in cui collocarlo? E soprattutto, perché prevedere sanzioni?
Come tanti altri temi, anche questo si presta a diverse interpretazioni, favorevoli e contrarie.
Proviamo ad analizzare nel dettaglio alcuni contenuti, poi, ognuno, trarrà le proprie conclusioni.
Senza dubbio, richiamare e sottolineare regole di comportamento da adottare durante l’attività venatoria è utile a formare e educare chi la pratica, soprattutto se consideriamo che, in questi ultimi anni, le regole sono in continuo cambiamento, e la possibile conseguente insofferenza potrebbe portare a sottovalutare alcuni aspetti.
Mi piace pensare che il cacciatore abbia una sorta di codice deontologico a cui ispirarsi in modo autonomo, senza alcuna costrizione, tuttavia, richiamare alcuni principi di base può solo migliorane la formazione.
Provo a sintetizzare alcuni punti presenti nella bozza di questo Codice Etico, del tutto condivisibili a mio avviso, anche se molte regole potrebbero sembrare scontate:
Il cacciatore:
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adotta un comportamento improntato a lealtà, correttezza, prudenza e educazione, dimostrando rispetto per la natura, le leggi e le persone con cui entra in contatto. Rispetta le altre attività che si svolgono nei luoghi interessati dall’attività venatoria, adottando comportamenti che minimizzino interferenze o disturbi.
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osserva e preserva i riti tradizionali legati all’abbattimento della fauna selvatica, simbolo di rispetto per la selvaggina, contribuendo a mantenere vive le tradizioni culturali locali.
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è tenuto ad informarsi e aggiornarsi sulla normativa e sulle novità che riguardano l’attività venatoria.
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mantiene viva la conoscenza delle tecniche di caccia, la conoscenza del territorio, delle specie presenti e degli habitat
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riconosce e rispetta la pari dignità di forme di caccia diverse da quella che pratica
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rispetta le proprietà private e pubbliche adottando comportamenti che evitino ogni tipo di danno o disturbo.
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rispetta l’ambiente in cui si trova
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contribuisce al monitoraggio della fauna selvatica e al controllo delle specie
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garantisce il benessere fisico ed etologico dei propri ausiliari
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La carne degli animali selvatici è un bene prezioso e deve essere trattata nel rispetto delle normative sanitarie e di corretta conservazione
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mantiene un comportamento collaborativo e rispettoso nei confronti dei soggetti incaricati del controllo e della vigilanza
In linea puramente teorica si tratta di temi che già dovrebbero fare parte del DNA del cacciatore, ma per il principio del “repetita iuvant”, ricordarli non farebbe male.
Un articolo specifico, il 9, è dedicato ai “Rapporti con i mezzi di comunicazione e con i social media” in cui, in sintesi, la raccomandazione è di utilizzarli in maniera consapevole e
rispettosa, considerando che rappresentano l’immagine pubblica di un’attività poco o nulla conosciuta ai più.
Ci sono invece altri punti, su cui non nascondo la mia perplessità., e che, già ora, in alcuni casi, possono essere sanzionabili a prescindere dal Codice Etico.
Ad esempio:
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Il cacciatore è tenuto a indossare un abbigliamento adeguato all’attività svolta, che garantisca visibilità, sicurezza e praticità
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Anche al di fuori dell’attività venatoria, il cacciatore deve mantenere un contegno rispettoso delle norme generali di convivenza civile, evitando comportamenti pericolosi o violenti ………..
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I cacciatori sono tenuti a partecipare ai corsi di formazione organizzati dagli ambiti territoriali di caccia ………
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Consapevole delle opinioni divergenti sulla caccia, il cacciatore rispetta la sensibilità di chiunque, inclusi coloro che si oppongono all’attività venatoria.
Veniamo ora all’art. 14 del Codice Etico : “sanzioni applicabili in caso di violazione”.
A mio avviso educare ha un valore prioritario rispetto al sanzionare fine a sé stesso.
Sono già previsti molti casi verbalizzabili sia nella legge quadro che nelle leggi regionali (rigorosamente applicate) a cui i cacciatori si devono attenere, è proprio il caso di aggiungerne altre?
Dovremmo piuttosto, anche come Associazioni Venatorie, favorire la diffusione di questi principi etici contribuendo alla formazione di un cacciatore moderno e rispettoso, ben sapendo che, ai detrattori dell’attività venatoria, il Codice Etico interesserà ben poco.