Ricorsi Piemonte: respinto quello di Federcaccia
- Scritto da Cacciando
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Si è saputo solo in questi giorni, ma il TAR Piemonte ha respinto la richiesta di sospensiva del calendario venatorio 2018/19 presentata da Federcaccia Piemonte con un ricorso dell'8 agosto, il n.753.
Questa volta Federcaccia, diversamente da quanto avveniva in passato, non aveva voluto diffondere la notizia del ricorso presentato, forse nella speranza di stupire tutti dopo le polemiche che l'avevano vista, unica associazione venatoria, prendere una netta posizione contro la grande manifestazione unitaria che nel giugno scorso aveva visto i cacciatori a sfilare a Torino, contro Regione Piemonte.
La storia dei ricorsi contro la giunta Chiamparino, e le assurde decisioni del suo assessore alla caccia Giorgio Ferrero, è lunga, e costellata di ricorsi che hanno quasi sempre visto uscire la Regione soccombente, e vittoriosi i cacciatori.
La prima volta fu nel 2014 quando, appena insediato, Ferrero modificò il calendario venatorio già approvato escludendo pernice bianca e lepre variabile.
A ricorrere furono tutte le sette associazioni venatorie riconosciute (ANLC, ANUU, ARCI Caccia, Enalcaccia, EPS, FIdC e Italcaccia), allora riunite nel Coordinamento AAVV Piemontesi, oltre a numerosi ATC e CA piemontesi.
La vittoria non bastò e, per analoghi motivi, si dovette impugnare anche il calendario 2015/16, pure lì vincendo, anche se cominciò a scricchiolare il Coordinamento che perse per strada ARCI Caccia. I cacciatori piemontesi poterono nuovamente cacciare la pernice bianca.
Stesso copione l'anno successivo, e questa volta a sfilarsi fu Italcaccia, ma la vera novità fu che il TAR accolse la richiesta delle restanti 5 AAVV riconosciute, e di alcuni ATC e CA, e rimise di fronte alla Corte Costituzionale la questione dei divieti di caccia ad alcune specie (pernice bianca, lepre variabile e allodola), consentite dalla legge nazionale 157/92 e vietate da una leggina regionale (l.r.n.26 del 22/12/15) fatta votare...ad hoc...dall'assessore Ferrero per aggirare l'esito delle sfavorevoli sentenze al TAR.
Quell'anno i cacciatori piemontesi non cacciarono la pernice bianca, ma in compenso recuperarono al calendario una dozzina di migratori e anatidi, perchè il ricorso del mondo venatorio aveva sollevata la quesione di quelle specie consentite dalla l.157/92 e vietate in Piemonte.
La sentenza del TAR fu nuovamente aggirata da un'altra legge votata a fine anno (l.r.n.27 del 27/12/16) che vietò la caccia a quelle specie, e così anche il calendario venatorio 2017/18 venne impugnato da ANLC, ANUU, EPS, Enalcaccia e Federcaccia Piemonte (oltre ai soliti ATC e CA).
S'arriva così a quest'anno, con la Corte Costituzionale pronta a prendere in mano la questione "specie cacciabili", e Regione Piemonte ormai prossima a far votare la nuova legge sulla caccia, strumento che farà della regione subalpina quella con le norme più restrittive d'Italia e d' Europa.
L'8 giugno migliaia di cacciatori, giunti da tutta Italia, scendono in piazza a Torino titolando la manifestazione "La Caccia s'è desta", AAVV riconosciute e non, praticamente tutte unite a sfilare con le sole eccezioni di Federcaccia Piemonte e Italcaccia, ma specialmente con la presenza di numerosi politici, regionali, nazionali e persino europei, tutti uniti per offrire solidarietà al mondo venatorio.
La Lega poi è in prima fila, ed alcuni suoi importanti rappresentanti assumono di fronte alle associazioni venatorie presenti l'impegno ad impugnare la folle legge regionale.
Così avviene, e ai primi d'agosto è proprio Libera Caccia a dare ai cacciatori piemontesi la lieta novella: il Governo ha davvero impugnato la l.r. n.5 del 19/06/18, ed ora toccherà alla Consulta mettere la parola fine alle annose questioni che in Piemonte dividono caccia e politica.
Per dovere di cronaca bisogna precisare come l'azione intrapresa da Federcaccia avesse ad oggetto non solo le specie altrove cacciabili ed escluse dal calendario venatorio piemontese, ma anche il divieto di cacciare alla domenica e l'obbligo dell'abbigliamento alta visibilità durante l'esercizio deell'attività venatoria, così come previsto dalla già citata l.r. n.5.
L' esito è stato negativo con queste motivazioni, riportate sull'ordinanza TAR Piemonte (seconda sezione) n.783 del 12/09/18, pubblicata il 14/09/18 e che ha respinto la domanda di sospensione:
" la Corte Costituzionale si pronuncerà a breve sulla questione di legittimità costituzionale dell’art. 39 della L.R. n. 26/2015 e dell’art. 1 della L.R n 27/16, sollevata da questo Tribunale con ordinanza n. 1262 del 23 novembre 2017 e riproposta nel presente giudizio;
... i provvedimenti, nelle parti oggetto di censura (cioè laddove vietano la caccia di alcune specie, vietano l’esercizio dell’attività venatoria nelle domeniche di settembre e obbligano i cacciatori ad indossare, durante l’esercizio venatorio, giubbotto o bretelle retroriflettenti ad alta visibilità) non cagionano alla ricorrente un pregiudizio grave ed irreparabile."
Vedremo ora cosa deciderà la Corte Costituzionale, e se a partire dalla stagione venatoria 2019/20 gli appassionati piemontesi potranno cacciare decentemente e le associazioni venatorie...risparmiare i soldi dell'avvocato. Quello che però è certo è che il prossimo calendario venatorio sarà ancora predisposto dall'assessore Ferrero, e dunque le speranze che non serva metterci mano dopo, sono davvero poche.
I ricorsi di questi anni l'insegnano: a volte non basta essere dalla parte della ragione, e avere sentenze favorevoli, per vedere tutelare i propri diritti.