Fine pena...mai?
- Scritto da Alessandro Bassignana
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Trent'anni sono molti, tanto da essere una condanna sempre meno applicata, così come l'ergastolo nella sua forma più dura, inflitto per reati gravissimi, quella che prevede che sul certificato penale ci sia scritto "Fine pena: mai".
Il tempo sana e lava le ferite, e la Costituzione stessa prevede forme di rieducazione e riabilitazione, che cancellino gli effetti delle manchevolezze compiute, di reati indietro nel tempo.
Non doveva essere così per due cacciatori toscani, di Scarlino, che per errori giovanili vecchi di trent'anni, si erano visti negare il rinnovo del porto d'armi, e di conseguenza della licenza di caccia.
Ad opporsi la Questura di Grosseto, che aveva respinto la loro richiesta.
E quali erano i reati gravissimi, quegli inescusabili peccati di gioventù che li avevano macchiati in maniera indelebile?
Nulla di così sconvolgente, tra l'altro tutti debiti già pagati e sanati a suo tempo dalla Corte d'Appello di Roma.
Forse omicidio o stupro? Strage o un gravissimo reato ambientale? Una colossale truffa condita da bancarotta fraudolenta con famiglie rovinate, suicidi ed altro ancora?
Macché, uno è stato condannato per furto l'altro per rissa, quando nemmeno avevano vent'anni, e dopo decenni di rinnovo, quest'ultima volta la Questura ha negato il porto d'armi, sulla base di una recente circolare ministeriale, forse mal interpretata ma che sta creando molti problemi ad un sacco di persone. Ci ha pensato allora il Tar a rimettere a posto le cose, restituendo la doppietta ai due cacciatori.
Ad assistere i maalcapitati l'avvocatessa (scusateci, ma a chiamarla..avvocata proprio non riusciamo!) Milena Govi, che si è presa in carico i ricorsi dei due nembrottini toscani.
Com'è riuscita a risolvere la questione questa brava professionista?
Semplice, la Questura sosteneva che le vecchie condanne penali impedivano la concessione del porto d'armi uso caccia, ma questo era un approccio che lasciava perplessi, specialmente perchè da allora i due avevano avuto ripetuti rinnovi; perché adesso no?
La caparbia avvocatessa ha scritto tanto alla Questura che alla Prefettura di Grosseto per sollevare il caso, senza però ottenere risposta, ciò che equivaleva a diniego.
Ecco allora intervenire il Tar di Firenze, che già si era pronunciato per casi simili in passato e che ha accolto il ricorso.
Nella sentenza si legge questo: "La riabilitazione fa venire meno l'automaticità dell'effetto preclusivo al rinnovo in caso di pregresse condanne penali, di cui all'articolo 43 del Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza. L'indicazione che viene dal tribunale è quella della necessità di una valutazione caso per caso, che deve tenere conto, sì, delle condanne passate ma anche di ulteriori elementi, come le circostanze e le modalità dell'azione, la gravità del reato o la personalità del soggetto richiedente".
I cacciatori hanno così potuto imbracciare nuovamente il fucile, e una ingiustizia è stata sanata.
Il...fine pena c'è stato, anche per loro!