Regina delle Rocce
- Scritto da Alessandro Bassignana
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Regina delle Rocce
Nebbia che pallida avanza
e d’umida ovatta avvolge le cime,
poi scende a valle e par velo da sposa,
con diafane luci disegna le forme
tra pascoli alpini e rocce taglienti
celando i fantasmi dal volo leggero.
Rumori attutiti a un passo dal cielo
nel regno rupestre dell’agil camoscio,
d’uccelli grifagni signori dell’aria
prudenti marmotte che fischian allarmi,
muschi e licheni a far da tappeto
vallette nivali scavate dal gelo.
Qui l’erta salita cadenza i respiri
di uomini e cani che cacciano insieme
compagni uniti in atavici istinti,
passioni profonde diventan sospiri
attese d’un sogno che stenta a finire
e alberga nel fondo dell’anima vera.
Il galoppo radente carezza quel suolo,
i muscoli tesi or guizzan potenti
le nari frementi già cercano gli effluvi
frugando tra prati, esplorando anfratti
discernon gli odori che s’alzan ovunque,
umori montani dell’ aspra natura.
Tintinna il campano col suono profondo
segnando la cerca dei fieri ausiliari,
orchestra che appaga chi ama quel gioco,
rallenta la corsa e cessa il rintocco,
si squarcia la cappa di brume bagnate
e il candido manto disvela il mistero.
Le frange setose si stendon fluenti
e ondeggiano ancora tra refoli lievi,
lo sguardo deciso che punta là in alto,
il passo felpato qual fosse un felino
che striscia tra l’erbe per tender agguati,
si ferma il respiro e rullano i cuori.
Esplode il fragore del frullo improvviso
metallico il canto d’uccello dei sogni,
rompe i silenzi del monte imponente
e i grigi cotorni s’involan potenti
squadriglia di caccia che va a guerreggiar
si tuffan nel bianco e han salva la vita.
E uomini e cani ... son lì a gioire !
Testo di Alessandro Bassignana su foto di Ivano Pura