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Regina delle Rocce

 

Regina delle Rocce

 

Nebbia che pallida avanza

e d’umida ovatta avvolge le cime,

poi scende a valle  e par velo da sposa,

con diafane luci disegna le forme

tra pascoli alpini e rocce taglienti

celando i fantasmi dal volo leggero.

 

Rumori attutiti a un passo dal cielo

nel regno rupestre dell’agil camoscio,

d’uccelli grifagni signori dell’aria

prudenti marmotte che fischian allarmi,

muschi e licheni a far da tappeto

vallette nivali scavate dal gelo.

 

Qui l’erta salita cadenza i respiri

di uomini e cani che cacciano insieme

compagni uniti in atavici istinti,

passioni profonde diventan sospiri

attese d’un sogno che stenta a finire

e alberga nel fondo dell’anima vera.

 

Il galoppo radente carezza quel suolo,

i muscoli tesi or guizzan potenti

le nari frementi già cercano gli effluvi

frugando tra prati, esplorando anfratti

 discernon gli odori che s’alzan ovunque,

umori montani dell’ aspra natura.

 

Tintinna il campano col suono profondo

segnando la cerca dei fieri ausiliari,

orchestra che appaga chi ama quel gioco,

rallenta la corsa e cessa il rintocco,

si squarcia la cappa di brume bagnate

e il candido manto disvela il mistero.

 

Le frange setose si stendon fluenti

e ondeggiano ancora tra refoli lievi,

lo sguardo deciso che punta là in alto,

il passo felpato qual fosse un felino

che striscia tra l’erbe per tender agguati,

si ferma il respiro e rullano i cuori.

 

Esplode il fragore del frullo improvviso

metallico il canto d’uccello dei sogni,

rompe i silenzi del monte imponente

e i grigi cotorni s’involan potenti

squadriglia di caccia che va a guerreggiar

si tuffan nel bianco e han salva la vita. 

 

E uomini e cani ... son lì a gioire !

 

Testo di Alessandro Bassignana su foto di Ivano Pura

 

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