CACCIANDO 2012
- Scritto da Stefano Vitale Brovarone
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Quale miglior esordio per la mia collaborazione a «Cacciando», punto di incontro, sotto i più differenti profili, degli appassionati della caccia, che parlare della beccaccia e di libri?
L’una e gli altri, la beccaccia ed i libri voglio dire, rappresentano senza dubbio elementi tipizzanti di una caccia che non finisce certo la sera della chiusura ma che continua con l’approfondimento dei vari temi connessi come i flussi migratori e la loro modifica negli anni, le località di nidificazione, le abitudini di questa selvatico, strano e quindi affascinante, che si possono cogliere anche in tempi di caccia chiusa o visitando altri Paesi, il confronto tra i vari modi di cacciarla nelle diverse contrade (anche se poi ci si accorge, ad esempio attraverso disegni o dipinti, come il campano fosse utilizzato in Francia come nelle Isole Britanniche esattamente come da noi ed in anni nei quali nessuno si spostava per ragioni di caccia da una nazione ad un’altra, senza possibilità, quindi, di «copiare»).
E pure i carnieri sono, forse da sempre, quelli degli appassionati e non quelli desiderati dagli sparacchiatori: ho, ad esempio, ritrovato all’interno del libro «bécasses à grande quète» un biglietto da visita del precedente proprietario del volume che riportava al verso il risultato di sei anni, dal 1926 al 1931: 34, 29, 20, 42, 39, 18.
Se si vuole, numeri «italiani», anche di oggi!
La letteratura cinegetica europea ha moltissime, importanti e dotte opere e certamente la Francia primeggia con edizioni di grande valore sullo studio e la caccia di questo scolopacide.
Vorrei dire qualcosa su uno dei più noti testi francesi tradotti in italiano, «Subtilités de la chasse à la bécasse» di Edouard Demole, tradotto anche in italiano e pubblicato da Vallecchi (1991) e Olimpia (2001) con il titolo «Le astuzie della beccaccia».
La prima edizione del testo di cui si parla, da considerare quindi come Edizione Originale, è quella del 1943 (Librarie des Champes – Elysées, s. d. ma 1943, in 8° quadrato): la carta è di non grande qualità, come tutte quelle di periodo bellico, non è nota la tiratura ma si ritiene sia piuttosto ridotta. Le pagine sono 211 e l’apporto iconografico è rappresentato da diciannove schizzi e sei illustrazioni fotografiche. Nel 1964, dopo la morte dell’Autore esce una seconda edizione, medesimo Editore, che reca illustrazioni nel testo e dodici tavole f. t. di Joseph Oberthur- La carta è molto buona, le pag. sono 206 ed il formato è 22 x 28. Seguono altre edizioni identiche, ma rilegate editorialmente, nel 1969, 1975 e 1985 e probabilmente anche dopo.
Il testo è completo nella sua parte più scientifica ed intrigante i quella dedicata alla caccia.
Si inizia dal Capitolo sul «curriculum cinegetico» della beccaccia a quello sulla «descrizione. abitudini, nutrimento, riproduzione e sesso» per poi affrontare il tema del passo.
Bellissimi i capitoli sulle «tracce», sul «cane cacciatore» e sulla «caccia nel bosco e le rimesse».
Il libro chiude con un interessante capitoletto sulle «anomalie e sulle ferite» riscontrate su capi abbattuti e, per…non farsi mancare proprio nulla, abbiamo il capitolo finale, l’8°, dedicato alla gastronomia!
Non dico di più sui contenuti…proprio per invitare chi non conosce questa bellissima opera ad acquistala e leggersela: come dicevo all’inizio, la caccia alla beccaccia non è solo quando si va a cercarla!
Stefano VITALE BROVARONE