Menu
RSS

facebooktwitteryoutubehuntingbook

La favola di Andrea

C’era una volta…così sono sempre iniziate le fiabe, quelle raccontate ai bambini da tempi immemori, e anche questa in fondo lo è, una favola che è pure…storia vera: la mia!

E dunque cominciamo…

"C’era una volta Andrea, un vivace ragazzino di quattro anni, figlio unico d’una famiglia di persone semplici, umili, due lavoratori come molti altri.

Vivevano felici in Piemonte, in una bella cittadina dell’alto Monferrato baciata da fiume e colline, a pochi chilometri dalle assolate spiagge della Liguria.

Un pomeriggio di agosto, di quelli caldi e bollenti che fanno scoppiare la testa alle persone e le inducono a scappare dalle città alla ricerca del refrigerio, papà e mamma decidono di portare il loro figliolo al mare, a godere un po’ delle gioie del mare.

Ma quella che doveva essere una gita gioiosa presto si trasforma in dramma, e la giornata di sole, di spiaggia e divertimento diventa un incubo per tutta la famiglia, lasciando un immenso vuoto di memoria nella testa di Andrea.

Senza sapere nulla, e nemmeno più ricordare quanto avvenuto, il piccolo si risveglia in un letto con mille occhi che l’osservano, ma senza che lui capisca il perché.

Uomini e donne con un lungo camice bianco, e naturalmente mamma e papà, sono lì, tutti attorno a lui, per assisterlo, carezzarlo, a chiedergli come sta.

Andrea li guarda smarrito e tace, non parla più, non lo farà per molto tempo.

Quando finalmente ci riuscirà i genitori s’accorgono che qualcosa è accaduto, e adesso il loro Andrea fatica ad articolare le parole; quando invece riesce lo fa balbettando terribilmente.

Interpellati i dottori da loro arriva la spiegazione: il piccolo ha subito un fortissimo trauma, causato dall’incidente.

E quale fosse stato l’evento che l’aveva colpito lui lo saprà solo tempo dopo, quando mamma e papà decideranno di raccontarglielo, ma poco alla volta ad evitare d’aggravare la già delicata situazione.

Quel pomeriggio Andrea, proprio come fanno tutti i bimbi al mare, stava giocando spensierato sulla spiaggia quando un piccolo cane, d’una razza ignota ma vivace quanto lui, forse per fargli le feste o chissà, magari perché pure lui era solamente un cucciolo, l’aveva urtato facendolo cadere malamente.

Lui aveva picchiato la testa sulle pietre e poi…s’era risvegliato in quell’ospedale!

E tutto questo nel suo inconscio dev’essere forte, così tanto da bloccarlo, da frenare la sua lingua portando in superficie una paura per gli animali che prima d’allora lui non aveva; per Andrea questa fobia aumenta ogni giorno, specialmente quando gli capita d’incontrare un cane, e piccolo o grande che sia non fa differenza.

Inizia un lungo periodo di cure, di sedute dal logopedista, con mamma e papà a fare sacrifici inenarrabili, destinando alle cure del figlio i duri risparmi d’una vita di lavoro.

Quando inizia la scuola Andrea è ancora incapace d’esprimersi correttamente e, si sa, i bimbi pur senza volerlo sanno anche essere terribilmente crudeli tra loro: lo prendono in giro, non sapendo di far male a chi è più sfortunato di loro. Più lo fanno più lui si chiude e la balbuzie non accenna a diminuire.

Ma come in ogni fiaba si rispetti anche qui arriva il momento in cui tutte le cose vanno a posto: il bacio che risveglia l’addormentata o quello che trasforma il rospo in un bel principe, il cacciatore che salva Cappuccetto Rosso e la nonna, e così anche la favola di Andrea ha il lieto fine.

Un bel giorno il bimbo viene lasciato da solo, a casa d’un nonno cacciatore di lepri; lui non lo sa ma i medici l’hanno suggerito ai suoi genitori proprio perché lì c’è un cane, un cucciolone di segugio affettuoso e docile.

Subito il cane prova a far amicizia con lui, che si ritrae spaventato.

L’altro insiste e lui scappa, ma quello non molla e prova ancora a fargli le feste, dimenando la coda come fosse la frusta d’un domatore.

A poco a poco Andrea si lascia coinvolgere, si siede a terra a fianco del cucciolone e lascia che lui lo lecchi, gli salti addosso. La paura è passata e ora anche la parola sembra più fluida, facile.

Da quel giorno per Andrea inizia una nuova vita; certo la strada per il recupero totale è ancora lunga ma i miglioramenti ci sono: costanti, giornalieri.

A casa arriva Maya, setter inglese tricolore, la prima cagna di Andrea, compagna di passeggiate nei boschi e nei campi vicino a casa; le prime ferme su qualche fagiano o pernice, le emozioni del mondo venatorio che diventa per Andrea sempre più importante.

Passano le paure e la difficoltà nel rapportarsi con gli altri, soprattutto a scuola con i compagni e gli amici.

Andrea torna ad essere il bimbo che già era, curioso e appassionato; e tutti vissero, e vivono ancora, felici e contenti."

Ed è giunto il momento della morale perché una favola, perché sia tale, deve avercela, offrire insegnamenti, esempi.

Prima di tutto il valore della famiglia, perché senza papà e mamma non ce l’avrei mai fatta.

Due genitori, i miei, semplici operai che si sono tolti tutto; ora sono felici ma loro davvero hanno fatto rinunce importanti pur di portarmi dai migliori dottori e specialisti; non potrò mai ringraziarli abbastanza.

E poi le passioni, l’amore per la natura e i cani, con la caccia nel frattempo diventata parte di me: amici cacciatori disposti a portarmi con loro durante le battute insieme alla mia Maya.

La scoperta di quel mondo e dei cani, grazie ai quali ho ritrovato felicità e la voglia di esternare le mie parole; un mondo bellissimo, la caccia con il cane da ferma.

A loro manca solo la parola, a me…l’hanno ridata!

Grazie.

Torna su

Normative

Ambiente

Enogastronomia

Attrezzatura