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Gli ultimi, i primi!

Sono nato a Gorizia nel 1960 a 15 anni dalla fine della II’ guerra mondiale ed a 42 anni dalla fine della 1’ guerra mondiale.
Sono stato l’ultimo a fare le medie  "austriache" nella mia citta’ dove c’era il Preside , detto barbetta per il suo pizzetto, che faceva salire le scale agli studenti(le studentesse rigorosamente in grembiule nero o azzurro a seconda delle classi) a due a due con tanto di fischietto . Cosi’ a ogni "Fiiiiii" tu dovevi salire un gradino tenendoti per mano col tuo compagno, il tutto per evitare resse sulle scale ! Le bidelle con la carrucola caricavano nel frattempo i cesti del legno necessario per scaldarsi con le  stufe , ed il latino imperava in ogni luogo ! 
Sono stato il primo, pero’ a mettere gli occhiale ed a sentirmi anche deriso , quale "quattrocchi" dai compagni.
Sono stato tra gli ultimi ad assistere agli scioperi politici negli anni settanta.
Sono stato tra i primi a laurearmi nel mio corso.
Sono stato l’ultimo a fare il servizio militare da ufficiale di artiglieria alpina, anche coi muli a Pontebba (UD), nel 1984/5 e ad assistere al sommeggiamento delle artiglierie leggere dei 105/14 sui quadrupedi.
Sono stato il primo a percepire la nuova organizzazione volontaria dell’esercito.
Sono stato tra gli ultimi a "mettermi da solo" quale professionista ed imprenditore , perche’ nel NORD EST era naturale fare cosi’.
Sono stato il primo a capire quanto coglione ero stato a non farmi raccomandare dai socialisti per "entrare" in Regione da dipendente.
Sono stato tra gli ultimi a vedere la vecchia europa comunista.
Sono stato tra i primi a passare il confine che non c’era piu’ tra Italia e Slovenia nel 2004.
Sono stato l’ultimo ad essere tra gli ambientalisti piu’ accaniti ,che urlavano stronzi ai cacciatori .
Sono stato tra i primi dopo i 45 anni ,  a farmi prima la licenza di caccia di selezione e poi quella di caccia "normale" , contento di FARLO !!
Ecco la mia vita e’ nelle poche righe che ho scritto sopra ,e l’essenza e’ la pratica della caccia che mi ha dato molto, moltissimo, perche’ mi ha fatto capire, anche  a livello filosofico , la circolarita’ della vita e della intrinseca partecipazione dell’uomo alla natura anche quando decide di non parteciparvi, ma solo di subirla o utilizzarla .
Sono stato l’ultimo ad essere inserito, nella pubblica riserva di Spessa di Capriva (GO), un posto magnifico, un lembo di terra che va dal castello di Spessa al confine sloveno di Vipolzano e comprende magnifiche ed importanti zone vinicole e le piccole alture di Russiz  , con dei piccoli boschetti nelle pieghe delle alture ed una pianura , attraversata , aihme’ , da piste ciclabili molto frequentate, data la bellezza del luogo.
Sono stato il primo a capire la ricchezza che avevo acquisito, una ricchezza non quantificabile in danaro , poiche’ non comprabile. Una ricchezza che ti fa sentire parte di un mondo di eguali immersi nella natura.
Sono stato l’ultimo a parlare in friulano , lingua ufficiale della riserva e della decina di miei colleghi che ivi cacciano ancora alla maniera di Francesco Giuseppe, il cui ritratto campeggia ancora nella misera , ma nobile, sede della riserva.
Sono stato il primo a re-imparare a parlare in friulano , dopo che il modernismo degli anni sessanta lo aveva cancellato dalla mia mente, classificandolo quale dialetto parlato da bifolchi, e quindi non moderno.
Le parole "pustot"(=area con dei cespugli tale da sembrare sporca di ramaglie) , "poi" (=pioppi) ,
"rival" (=area scoscesa tra due campi o colline), "rol" (giro ella fine di area di cespugli diritti) ,e tante altre, venute fuori direttamente dal longobardo , che tanto ha improntato la lingua friulana , sono divenute la mia fantasia di caccia.
La caccia, : cioe’ la ricerca delle prede , ma non solo.
Tra la decina di cacciatori della mia riserva,  infatti, si sviluppa una positiva competizione pari a quella dei giochi tra ragazzini. Forse e’ questa la caccia, cioe’ il sentirsi sempre attivi , poiche’ facenti parte della natura, di un ciclo che ti fa sentire bestia tra le bestie, cioe’prima dei cani delle prede.
La domenica ci troviamo come al solito di buon mattino nella sede, che e’ una porzione di casa colonica. Caffe’ corretto, battute sulla politica, sulle pensioni (sempre di attualita’), sulle corse d’auto o di moto e piu’ prudentemente sulle donne. Molto di piu’ pero’ , si parla delle galline di Caio , che fanno tante uova nonostante il freddo e delle patate di Tizio : ne hai ancora ? Le ultime che mi hai dato erano buonissime !
Quindi si liberano i cani dalle auto e,tenendoli al guinzaglio, ci si avvia sui sentieri di caccia . Si fa prima gli alberi non tanto distanti dalla strada. Ecco che si eleva un pennuto :" maschioooooooo" grida qualcuno , e il piu’ bravo della compagnia, fa secco il fagiano con un solo colpo ! Proprio bravo , tanto di cappello !  Si prosegue vicino a un canale , i cani sono liberi e fanno il loro eccellente lavoro. Si leva una beccaccia . Un colpo, due colpi, altri colpi. Ma colpisco io la beccaccia ! Non credo alle canne del  mio Berretta usato che ho comprato alcuni anni fa ! Dopo circa cinque minuti , LEO, un drahthaar magnifico,recupera la bestia a la porta al suo padrone. Il mio amico me la pone in mano ed io dopo averla osservata contento, la infilo in un sacchetto e me la metto nel carniere. La segno, naturalmente , subito sul libretto .
Si prosegue quindi, dopo aver scaricato "la sclope"(lo schioppo) , oltre la strada asfaltata per fare i "poi". Tra la strada ed i "poi" c’e’ la vigna nuova e li’ c’e’ la lepre. Lo sappiamo . Ci mettiamo in battuta , coi soliti cani che partono, ma dopo nenache 30 secondi , la lepre (una bellissima bestia di circa 5 kg, molto grande a vedersi), ci parte a razzo davanti a noi . Non facciamo in tempo a sparare perche’ avevamo ancora i fucili scarici, in quanto eravamo ancora troppo vicini alla strada . Cosi’ decidiamo di andare tra i "poi" a vedere se per caso la lepre si e’ fermata la’ ! Magari………. . Passiamo tutti i pioppi, ma a parte qualche merlo e cornacchia, non vi e’ segno di altra selvaggina.
Non ci diamo per vinti e continuiamo la passeggiata . Arriviamo ai laghetti e "facciamo"  un boschetto piantato di recente. I cani setacciano e danno subito un risultato. Ma e’ una femmina di fagiano , non cacciabile. Lasciamo perdere. Verso la fine credo che sia tutto perduto, ma invece senti il " glo glo "  del maschio , che pero’ parte dalla parte opposta alla mia .BUM BUM . Due colpi e fagiano preso (non da me).  Sto quasi rassegnandomi a non vedere altra selvaggina , quando un fagiano maschio mi parte davanti al naso. Resto rimbambito e non posso sparare, poiche’ sono troppo vicino ad una pista ciclabile.
Decidiamo allora di continuare il cammino  confortati dal bellissimo lavoro dei nostri tre cani. Siamo sul fianco di uno dei laghetti , che di nuovo il fagiano, forse quello di prima, si eleva diritto davanti a noi. Gli spariamo in tre . Non so se io o il mio compagno a destra , lo centriamo. Ci diamo la mano e il cane di un nostro compagno lo va a riprendere.
Cosi’ , di campo in campo, di fosso in fosso ,cioe’ di "fossaal" in "fossaal" , arriviamo ai cippi di confine tra Italia e Slovenia. Li’ vediamo sempre i caprioli (oggi ne osserviamo tre che ci passano avanti). C’e’ anche la lepre . La prendono dall’altra parte del laghetto. Io non la vedo e non capisco come. Ma la prendono. Bravi !
Il cinghiale lo odoriamo alla fine ,in un boschetto impenetrabile per via delle spine e dei rovi che lo rendono ostico. Sono tre piccoli di circa 40kg ciascuno. Cerchiamo almeno di stanarli coi cani, ma i cinghiali sono intelligenti, vanno in senso contrario ai cani e dopo un "uiiiii,uiii" di Leo, capiamo che hanno superato i cani  . Cosi’ lasciamo stare . Ci accontentiamo dei fagiani e della lepre e della beccaccia e alle 11 circa facciamo la "mirinda"(=merenda) . Ancora una scampagnata , ancora due fagiani e poi tutti in sede. La mamma di uno di noi ha fatto il sugo (rigorosamente di cinghiale).In sede, si mette su l’ acqua per la pasta e poi si mangia  , o meglio si va a "desina’ " (=a mangiare con calma e serenita’).
Io a pranzo non ci vado , sono un cacciatore cittadino e non campagnolo e la mia cara consorte mi attende per pranzo a casa. Infatti mi lascia la libera uscita di domenica mattina, ma poi mi impone il rientro entro la una.
Cosi’ sono stato l’ultimo a vedere la ruralita’ della caccia, ma sono il primo a portare la caccia in citta’ ! Lo faccio con una certa fierezza e quando dico a qualcuno dei miei clienti o colleghi che vado a caccia, questi pensano che la preda sia un essere a due gambe con gonnella corta , e non certo un bell’esemplare di beccaccia !
Sono l’ultimo, ma sono anche il primo che e’ la prova vivente dell’inversione di pensiero sulla caccia .
Spero che mio figlio, che per ora non ha potuto ancora fare il corso caccia provinciale, per motivi di studio universitario, non appena possibile provi anche lui la soddisfazione e insegnamento che la caccia rende ad ognuno che la pratica .
Me lo ha assicurato !
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