L’Arci Caccia porta la beccaccia in casa Beretta
- Scritto da Luca Gironi
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Si è svolto oggi, presso la Sala Pietro Beretta di Gardone Val Trompia un’interessante iniziativa di Arci Caccia sulla gestione della beccaccia.
La mattinata è iniziata con una visita allo splendido Museo Beretta, una bellissima sala dove sono ospitate tutte le armi prodotte da Beretta nella sua lunghissima storia. Una vera galleria d’arte, piena dei gioielli dell’arte armiera italiana.
Conclusa la visita, una platea gremita ha ascoltato con attenzione i relatori, sicuramente quanto di meglio offra il panorama tecnico scientifico riguardo alla Regina del Bosco.
Apre le danze l’organizzatore, il tecnico faunistico Alberto Bosa, che fungerà da moderatore dell’incontro., dando il La al padrone di casa Daniele Bertoni, vice direttore di Beretta, forse il più longevo gruppo industriale al mondo, che rivolge alla platea un cordiale saluto.
La parola passa a Giuliano Ezzelini Storti, Vice Presidente Nazionale di Arci Caccia, che pone l’accento sull’importanza che riveste, tra i compiti di un’associazione, quello di promuovere iniziative come questa, volte a formare i cacciatori, soprattutto i quadri dirigenti, in modo da metterli in condizioni di affrontare le sfide che ci propone la caccia del domani, che si svilupperà in una società pronta a giudicarci e criticarci per ogni passo falso. Queste importanti informazioni, inoltre, verranno inserite nel documento della conferenza programmatica che si svilupperà a breve.
Finito questo intervento interviene Maurizio Zipponi, presidente del comitato scientifico di Fondazione Una. L’Onorevole Zipponi ha illustrato le finalità di questa fondazione, che unendo cacciatori, armieri, ambientalisti e mondo scientifico, si pone l’obbiettivo di fare buona comunicazione, per promuovere le tematiche della corretta alimentazione e della buona gestione faunistica, in modo da arginare la deriva animalista che sta prendendo sempre più campo nella nostra società.
Finite le presentazioni si entra nel vivo, ed è il turno di Gian Luigi Gregori, Presidente del Club della Beccaccia, un preparatissimo dottore forestale che con precisione e chiarezza ha illustrato come l’abbandono dei boschi, che invecchiando aumentano di altezza e perdono sottobosco, l’aumento della superficie boscata (non gestita) e la riduzione del pascolo brado, a livello europeo stanno creando seri problemi alla Regina del Bosco. A questo, purtroppo, si aggiungono i cambiamenti climatici, che portando alla variazione dei cicli stagionali hanno favorito più di una volta vasti incendi nelle regioni di nidificazione, che distruggono le covate, oppure concorrono a rendere inospitali i luoghi di sosta. Tutte condizioni che concorrono a sfavorire la migrazione a causare la formazione di concentrazioni anomale di beccacce nei siti favorevoli. Quali le soluzioni? Un ripensamento globale della gestione agricolo forestale, incentivando attraverso la PAC quelle pratiche agricole che riporterebbero la biodiversità su livelli accettabili, ripristinando le siepi, le radure e gestendo al meglio boschi e pascoli. Misure che favorirebbero non solo la beccaccia ma anche il resto della fauna.
Il secondo intervento tecnico è affidato al Dott. Marco Tuti, faunista che si occupa della raccolta e analisi dei dati ricavati dai carnieri e dai censimenti effettuati dai monitoratori. Un lavoro importante, gestito in parte per via telematica, con un’applicazione che viene aggiornata con zone, tempi e carnieri durante la caccia e poi, durante i periodi di censimento, dopo la chiusura della caccia, serve da punto di raccolta delle rilevazioni. A questa viene affiancata una importante parte pratica, la lettura delle ali, che serve a determinare l’età dei soggetti abbattuti, e l’osservazione delle gonadi, che serve per determinare l’incidenza del prelievo su maschi e femmine. Tutto questo serve per monitorare lo stato di salute della specie, dando un’idea del trend seguito dalla popolazione e dell’andamento dell’annata riproduttiva e a stabilire, con una certa precisione, in quali periodi avvengono i picchi di migrazione della beccaccia.
Dopo il Dottor Tuti arriva l’intervento più atteso, quello di Paolo Pennacchini, Presidente della FANBPO, la federazione che raggruppa i beccacciai del Paleartico Occidentale. Pennacchini ci illustra la situazione della beccaccia in tutto il suo areale, specie classificata a “minor preoccupazione”, ma non ancora in buona salute. Per questo è di fondamentale importanza raccogliere dati sullo stato della popolazione nella giusta maniera, con un metodo scientifico standardizzato ed approvato dalla comunità scientifica Internazionale. Perché per parlare di questo uccello è fondamentale assumere una dimensione più che europea. Infatti, questo uccello, nei suoi vagabondaggi sconfina in tutta l’area della Siberia. Sarebbe importante uniformare i criteri di gestione e di prelievo in tutto il suo areale e dovrebbe essere studiata dai luoghi di nidificazione a quelli di svernamento.
Per questo, occorre investire in formazione e in studi, sia a livello locale che internazionale. Anche in Italia, le regioni virtuose, quelle che cacciano fino al 31 gennaio, sono quelle che hanno attivato i monitoraggi, fornendo dati per ottemperare alle richieste dell’Europa. Spesso si invoca il calendario Francese che consente la caccia fino a fine febbraio. In quel paese, oltre ad essere avanti con gli studi, la posta è un reato penale pesantemente sanzionato e in gennaio il carniere massimo è di 3 beccacce che cala ad 1, sempre al mese, in febbraio. Loro applicano il concetto base della caccia del futuro: Cacciare il più possibile prelevando il meno possibile. Noi siamo pronti a fare altrettanto?
Chiude questa intensa giornata il Presidente Nazionale Sorrentino che parte ringraziando la Beretta dell’ospitalità e rivendica con forza la storia dell’associazione, che fin dalle origini ha sempre avuto una connotazione ecologista, promuovendo una caccia sociale e soprattutto sostenibile. Quando si parla di fauna, per l’Arci Caccia sono fondamentali le tre P: Produzione, Protezione e Prelievo sostenibile. Perché la caccia è un nostro retaggio atavico, ma compito dell’uomo moderno è difendere e gestire la natura. Arci Caccia non difenderà mai la politica del capo in più o del giorno in più, ma difenderà la caccia come forma di cultura. Per questo Sorrentino rilancia con orgoglio la partecipazione alla Fondazione Una, di cui Arci condivide lo spirito e le finalità, convintamente e in maniera integrale. Questo traspare anche dal Manifesto per l’ambiente e la ruralità in Italia che in questi giorni la Cabina di Regia del mondo venatorio sta proponendo al mondo politico. Un documento in cui si parla delle tre A: Alimentazione, Agricoltura e Ambiente per arrivare alla caccia, un grimaldello che sta avendo ottimi risultati. Lo scorso lunedì, abbiamo incontrato la commissione europea, in audizione a Roma. Non abbiamo chiesto più tempi e più specie, ma una revisione della PAC che promuova l’agricoltura sostenibile, in modo che le nostre campagne tornino a popolarsi di selvaggina… Questo è il nostro stile!!
Una mattinata piena di punti di riflessione, che sicuramente, visto il successo, Arci riproporrà anche in altre regioni Italiane, perché la buona gestione è l’anima che riunisce i cacciatori dell’associazione.