Giornata di deferimenti alla Corte di Giustizia per la Commissione Europea
- Scritto da Luca Gironi
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Un ponte dell'Immacolata di intenso lavoro per la commissione Europea, con una seduta che ha portato al deferimento alla Corte di Giustizia di Francia e Finlandia per violazione della Direttiva Uccelli relativamente al prelievo in deroga dell'Ortolano per quello che riguarda i transalpini e dell'Edredone nello stato baltico. Questa volta nessun problema di avifauna per l'Italia che si distingue, comunque, per problemi ben peggiori: il mancato trattamento delle acque reflue di numerosi grandi centri abitati.
Direttiva Uccelli: la Commissione deferisce la FRANCIA alla Corte di giustizia per la mancata protezione degli uccelli selvatici
La Commissione europea deferisce la Francia alla Corte di giustizia dell'UE per non aver fatto fronte alle continue violazioni della normativa dell'UE sulla conservazione degli uccelli selvatici (direttiva 2009/147/CE). Gli Stati membri sono tenuti a garantire che tutte le disposizioni della direttiva Uccelli siano rispettate, anche per quanto riguarda l'uccisione o la cattura deliberata. La direttiva Uccelli vieta le attività che minacciano direttamente gli uccelli, come ucciderli o catturarli deliberatamente, distruggere i nidi e asportare le uova, e le attività associate (ad es. il commercio di uccelli vivi o morti), con particolare attenzione alla protezione degli habitat per le specie in pericolo e le specie migratrici. Tale azione della Commissione fa seguito a un parere motivato inviato alla Francia nel giugno 2016. L'ortolano è una specie di uccello migratore in diminuzione in Europa e le summenzionate pratiche illegali sono severamente vietate dalla normativa dell'UE sulla conservazione degli uccelli selvatici. Malgrado i precedenti impegni assunti dalle autorità francesi, le pratiche illegali relative all'uccisione o alla cattura deliberata dell'ortolano continuano. Dette attività in Francia pregiudicano gli sforzi di conservazione intrapresi dagli altri Stati membri. Pertanto, al fine di esortare la Francia ad applicare correttamente sul campo la direttiva Uccelli, la Commissione deferisce la questione alla Corte di giustizia dell'UE.
La Commissione europea invita la Finlandia a porre fine alla pratica della caccia primaverile illegale agli edredoni maschi nella provincia di Åland, Finlandia, che dal 2011 è stata autorizzata ogni anno tra il 1° maggio e il 20 maggio. La direttiva Uccelli (direttiva 2009/147/CE) vieta l'uccisione di uccelli selvatici ma consente la caccia di alcune specie, come ad esempio gli edredoni (Somateria mollissima), purché ciò non avvenga durante il periodo riproduttivo o la stagione migratoria primaverile o purché siano soddisfatte le condizioni per una deroga al divieto di caccia. Recenti dati scientifici hanno dimostrato chiaramente che la popolazione di queste specie acquatiche sta subendo una rapida diminuzione in Finlandia (40%), nella zona del Mar Baltico (50%) come pure a livello europeo e mondiale e che lo stato di conservazione di tali specie è fonte di crescente preoccupazione. In tali circostanze la caccia agli edredoni maschi durante il periodo riproduttivo nelle isole Åland è severamente vietata dal diritto dell'UE. Le condizioni per una deroga a tale norma non sono soddisfatte a causa dello stato di conservazione non favorevole della specie e per il fatto che la quota di caccia autorizzata non costituisce un numero esiguo della popolazione della specie in questione. La Commissione ha inviato un'ulteriore lettera di costituzione in mora nel febbraio 2015. Dato che la Finlandia ha proseguito la sua pratica di autorizzazione della caccia primaverile agli edredoni maschi, non adottando così le misure necessarie per conformarsi alle prescrizioni dei tale direttiva, la Commissione invia ora un parere motivato. Se la Finlandia non interverrà entro due mesi, il caso potrà essere deferito alla Corte di giustizia dell'UE.
Acque reflue: la Commissione deferisce nuovamente l'ITALIA alla Corte e propone sanzioni pecuniarie
La Commissione europea deferisce nuovamente l'Italia alla Corte di giustizia dell'UE per non essersi pienamente e totalmente conformata alla sentenza della Corte del 2012. Le autorità italiane devono ancora assicurare che le acque reflue urbane siano adeguatamente raccolte e trattate ancora in 80 agglomerati in tutto il paese (rispetto ai 109 oggetto della prima sentenza) per evitare gravi rischi per la salute umana e l'ambiente. Il 19 luglio 2012 la Corte di giustizia dell'UE ha stabilito (causa C-565/10) che le autorità italiane stavano violando il diritto dell'UE (direttiva 91/271/CEE del Consiglio), non avendo assicurato la raccolta e il trattamento adeguati delle acque reflue urbane di 109 agglomerati (città, centri urbani, insediamenti). A distanza di quattro anni tale problema non è ancora stato affrontato in 80 agglomerati, che contano oltre sei milioni di persone. Si tratta di zone situate in sette regioni italiane: Abruzzo (un agglomerato), Calabria (13 agglomerati), Campania (sette agglomerati), Friuli-Venezia Giulia (due agglomerati), Liguria (tre agglomerati), Puglia (tre agglomerati) e Sicilia (51 agglomerati). La mancanza di adeguati sistemi di raccolta e di trattamento in tali 80 agglomerati pone rischi significativi per la salute umana, le acque interne e l'ambiente marino. La Commissione chiede alla Corte di giustizia dell'UE di imporre il pagamento di una somma forfettaria pari a 62 699 421,40 EUR. La Commissione propone inoltre di applicare una penale giornaliera pari a 346 922,40 EUR qualora la piena conformità non sia raggiunta entro la data in cui la Corte emette la sentenza. La decisione finale in merito alle sanzioni spetta alla Corte di giustizia dell'UE. Per ulteriori informazioni si rinvia al testo integrale del comunicato stampa.