Lupi piemontesi: un'altra strage di ovini.
- Scritto da Alessandro Bassignana
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Ennesimo attacco di lupi sulle Alpi Piemontesi, lo riporta il quotidiano La Stampa a firma Gianni Giacomino.
In questo finale d'estate il formidabile predatore continua ad attaccare le greggi sulle Alpi Graie.
Dopo le Valli di Lanzo, dove ci sono stati quattro assalti e una ventina di capi uccisi, e quelli sempre in provincia di Torino in Val Susa a Oulx e Val Pellice a Bobbio, adesso tocca al Canavese. Nei giorni scorsi un branco di lupi ha assalito 15 pecore e tre capre nella zona del Colle della Piccola, passo alpino che mette in comunicazione valle Orco con le valli di Lanzo, sopra Ceresole Reale, a circa 2500 metri di quota. Lassù pascolano circa 1500 animali.
Già nel mese di luglio altri assalti, tre ci raccontano.
«Una in valle Orco e due in Valle Soana dove esiste un branco stanziale che, quest’anno, dovrebbe essersi riprodotto per la quarta volta, anche se non ne siamo sicuri» – dichiara senza reticenze Bruno Bassano, veterinario e, dal 1999, responsabile sanitario del Parco Nazionale Gran Paradiso.
Azzannati una quindicina di ovini ed ora i pastori hanno paura a salire in quota con le greggi.
La questione è su quanti siano i lupi piemontesi, perché secondo pastori e cacciatori la stima di 80/90 lupi in Piemonte (di cui una quarantina sulle montagne del Torinese) sarebbe decisamente errata, sottostimandone di parecchio il numero.
Il dr.Bassano continua: «Attraverso il monitoraggio delle feci riusciamo a ricostruire il dna di questi lupi che, alla fine, sono sempre gli stessi. Poi la gente li vede ovunque anche perché si spostano su un territorio di “competenza” di 300 chilometri quadrati».
Ma a cacciatori, pastori e comunità rurali si contrappone il mondo di chi il lupo lo difende: «Sulle Alpi Occidentali, come appurato dal progetto Life Wolfalps, girano 23 branchi (di cui 14 in provincia di Cuneo e 7 in provincia di Torino) e tre sono transfrontalieri, ovvero vanno e vengono dalla Francia – commenta con il giornale La Stampa Luca Giunti, guardaparco all’Orsiera Rocciavrè – Al massimo la presenza potrà arrivare, negli anni, a 120-150 esemplari, non di più. Gli allevatori delle zone alpine si adegueranno con le precauzioni necessarie, recinzioni elettrificate e cani anti-lupo, come è avvenuto in Valle di Susa e nel Cuneese, dove i danni sono più contenuti».
In Piemonte lo scorso anno si sono registrati 164 eventi predatori (61 sono stati respinti) per un totale di 240 capi uccisi; risarciti 103 imprenditori agricoli. Le associazioni agricole stannoprendendoposizione, l'ha fatto Coldiretti con il progetto: "Ami i lupi? Adotta un pastore!" con lo scopo di condividere e sensibilizzare la società civile sulle difficoltà che i pastori affrontano quotidianamente a causa dei lupi. Anche CIA ha emesso un duro comunicato.
Persino la Regione, accusata dal mondo agricolo e da quello venatorio d'aver sottovalutato il problema, prende atto della gravità della situazione. "Forse sarebbe ora di iniziare a pensare come contenere questi predatori formidabili, anche perché non sono più spaventati dalla presenza dell’uomo e la fame li spinge vicino ai centri abitati,"ammette Giorgio Ferrero, il contestato (dal mondo venatorio) assessore all'Agricoltura, Caccia e Pesca di Regione Piemonte." "L’importante è evitare il fai da te," continua Ferrero, "ovvero disperdere nei boschi i bocconi avvelenati e gli abbattimenti clandestini".
Le perplessità ci sono, e continuando di questo passo, con attacchi che aumentano di giorno in giorno e la politica che non riesce a dare risposte adeguate, il rischio che ciò possa avvenire è alto; proprio per queste ragioni da parecchio tempo Federcaccia Piemonte ha sollevata la questione: " Bisogna sapere quanti davvero sono questi lupi piemontesi", ci dicono i dirigenti della principale associazione venatoria piemontese, "e poi capire quale sia il numero compatibile con le attività umane. Il lupo va gestito, come già fanno francesi, spagnoli, svizzeri, norvegesi, finlandesi e svedesi."