Arte Animalier nel mondo: la giusta collocazione nella biblioteca d'ogni appassionato
- Scritto da Renato Musumeci
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Ormai è da un po' di tempo che ci penso e, come dico sempre, quando penso posso diventare addirittura pericoloso e sovente mi metto a scrivere ! E così faccio anche adesso.
Mi sembra che, nel numerosissimo popolo degli appassionati cultori della letteratura venatoria, il numero di coloro che si dedicano al collezionismo di libri dedicati alla Pittura Animalier rappresenti, ancora oggi, solo una frangia marginale. Questo forse per il costo superiore di questi volumi, spesso rilegati ma sempre riccamente illustrati, e anche per il fatto che il vero appassionato ama leggere, rileggere e meditare i testi che fanno parte della propria passione. Le immagini possono non venir considerate o addirittura non essere presenti !
Anche per cercare di spronare gli amici cacciatori, nel 2011 ho scritto un piccolo contributo intitolato : “ Libri Venatori e Pittura Animalier: è cultura anche questa “, inserito nel libro di Oscar Pietro Pizzato - “ Il Setterman e l’Arte della Beccaccia “ - IV° Edizione. Probabilmente il mio scritto valeva proprio poco e riuniva argomenti troppo diversi, come il leggere e il guardare; forse per questo motivo gli atteggiamenti sono rimasti del tutto invariati e io personalmente non ne ho notato alcun riscontro, non certo in elogi, che lasciano il tempo che trovano, ma nella passione di chi colleziona libri. Allora ecco che ci riprovo con questa nuova sintesi, strettamente monotematica, dedicata unicamente alla Pittura Animalier.
Nel percorso che l’essere umano ha saputo compiere fin dall’età delle caverne, la creazione di immagini e soggetti venatori ha sempre rappresentato un modo di comunicare semplice, efficace e di comprensibilità immediata. Disegni e graffiti sulle rocce all’aperto (Camuni, Aborigeni Australiani, Nordafricani) o sulle pareti delle grotte in Italia, in Francia (Lascaux, Lussac, ecc.), in Spagna (Altamira, ecc.) o negli Stati Uniti, sono tra i primi sistemi di comunicazione anche non orale dei quali ci sia giunta traccia. E che fascino!
(grotte di Lascaux. Scena di caccia)
In seguito altri “ Artisti “ si son dedicati a rappresentare caccia e animali cacciati. Calligrafici o addirittura fotografici documenti di Cina e Giappone si accompagnano con l’opulenza dell’ arte Araba. La rigida fissità degli affreschi Egizi, si accosta alla precisione e al movimento dei bassorilievi Assiri. La rappresentazione, l’imponenza e la forza dell’arte Greca, quanto è pervenuto dell’arte Etrusca e quanto prodotto dai Romani, rappresentano tappe fondamentali nella cultura e nella storia dell’Uomo.
In un successivo volo fino all’inizio del Medioevo, sono da ricordare contributi come quello di De Foix Gaston Phèbus, con un testo ricchissimo di splendide immagini di caccie dell’epoca. Scivolando nel Rinascimento, tra i pittori italiani amo gli animali e le caccie di Giotto, di Benozzo Gozzoli, del grande Paolo Uccello, di Giovanni Bellini, del Pisanello e avanti fino a Tiziano. Fra gli europei Autori come Durer, Cranach e Memling.
A seguire il forse un po’ ridondante Barocco che ci ha dato Artisti fondamentali come Giulio Romano, Domenichino e Correggio, accanto a fantastici europei come Rubens e Velasquez. Arrivati infine al Settecento, terminano le rappresentazioni dell’opulenza ma di scarsa poesia, mentre si affermano i pittori di paesaggi e soprattutto di scene di caccia e animali. Mi piace ricordare nel nostro Paese Vittorio Cignaroli, il grandissimo Pietro Longhi con le sue caccie nella Laguna, il Pitocchetto ( Giacomo Ceruti ) e in Europa specialmente Antoine Watteau.
Pietro Longhi (1702-1785). La caccia allo smergo
Si giunge poi alla stagione Romantica, tra sette e ottocento, ove si assiste alla “ riscoperta “ della Natura. Ma la caccia non è all’ apice dei pensieri di questi artisti: ricordo in Europa l’opera di John Crome, Jacques Brascassat e Alexis Daligè e, in Italia, di Palagio Palagi, Luigi Basiletti ed Eugenio Fromentin.
E, finalmente, ecco l’Ottocento, l’età del Realismo, quando la Caccia esce dalla rappresentazione simbolica e idealizzata per confluire nel quotidiano: i Pittori Realisti narrano soffermandosi sull’episodio, senza enfasi né commozione. Tra i migliori, almeno a mio giudizio, mi piace ricordare Gustave Courbet, accanto a splendidi Artisti italiani come Eugenio Cecconi, Pompeo Mariani e Gian Battista Quadrone.
G.B. Quadrone (1844-1898). Ritorno dalla caccia.
Ma moltissimi altri hanno raggiunto fama immortale, come lo statunitense John James Audubon e gli inglesi Archibald Thorburn e John Gould, anche se forse più illustratori che pittori. In Germania si sono affermati nella mia personale classifica, per abilità e scelta dei soggetti, August Muller e Moritz Muller jun.,avvicinatisi o trionfalmente entrati nel XX° secolo.
Nel Novecento ha inizio quella che mi sembra ragionevole considerare l’ epoca d’oro della pittura animalier italiana. I nomi di Mario Norfini, dei due Vestrini, di Roberto Lemmi, Remo Squillantini, Vittorio Caroli, Nick Edel e Claudio Menapace, illuminano un periodo storico che si è ormai consolidato. Giovani epigoni di questi grandi nomi , lavorano oggi con puntiglio, abilità e cultura per avvicinare questi grandi Maestri, sperando in cuor loro forse anche di superarli.
Roberto Lemmi
E nel mondo? In Europa ecco fantastici pittori, illustratori e disegnatori come Rien Poortvliet, Peter Scott e Charles Tunnicliffe, oppure i francesi Roger Reboussin, Leon Danchin e Boris Riabouchinsky (Riab ), mentre negli U.S.A., patria di un modo di dipingere assai minuzioso e addirittura fotografico (ma che a me piace! ) ricordo tra gli innumerevoli altri Carl Brenders, Robert Bateman, Rachel Wolf con le sue Antologie ( The best of wild life art ( vol. 1-2) e l’opera di Ralph Oberg.
Robert Bateman
Un panorama complesso, dove mi sembra che la Pittura Animalier sia stata capace di conquistarsi un posto di assoluto rilievo. E se è vero che scrivere e leggere di caccia è un po’ come cacciare ancora, confesso che sfogliare certi volumi degli Artisti che ho indicato rappresenta una gioia infinita, il piacere di veder fissati in modo spesso mirabile i nostri ricordi più belli, ma, ancora più spesso e ancora meglio, i nostri sogni.
E, scusatemi, questo non mi sembra poco !