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Alessandro Bassignana

Alessandro Bassignana

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ALESSANDRIA: ESCE DI STRADA MENTRE VA A CACCIA, E MUORE A 83 ANNI

Lo cercavano da domenica, quando era uscito al mattino presto per andare a caccia.
L'hanno ritrovato senza vita, e per recuperarlo sono intervenuti il Soccorso Alpino, i Vigili del Fuoco, i Carabinieri e la Protezione Civile.
La vittima, Alessandro Solia, cacciatore di 83 anni abitante a Malvicino, era uscito di strada con la sua Toyota Ago, forse aper colpa di nebbia e asfalto reso viscido dalla pioggia.L'incidente è avvenuto lungo la strada Fondoferle-Cimaferle e le ricerche sono state difficili, anche per la zona impervia ove è avvenuto l'incidente. La macchina era in una scarpata in località Fondoferle a circa 150 metri di dislivello dal fondo stradale ed è stata trovata, con all'interno l'anziano uomo ormai deceduto, in tarda mattinata.

LOMBARDIA: TROPPI CINGHIALI, SI ATTENDE LA LEGGE

Lecco, 24 ottobre 2016 -  E' atteso per oggi il decreto con cui Regione Lombardia definirà le modalità di caccia e l’inizio dell’attività venatoria per l’abbattimento dei cinghiali. Il documento è atteso da centinaia di cacciatori ma anche dai proprietari di terreni e coltivazioni che negli ultimi anni sono stati pesantemente danneggiati dalla sempre crescente presenza di questi ungulati. I responsabili dei Comprensori di caccia hanno chiesto di aprire l’attività venatoria prima in selezione e poi con altri metodi di caccia facendo partecipare anche gli altri cacciatori. In selezione potrà andare solo chi ha l’abilitazione, tra i Comprensori di Alpi e Prealpi sono circa 250 gli appassionati con le carte in regola per gli ungulati. Sul territorio lecchese nel corso dell’ultimo anno sono stati catturati circa 120 cinghiali con le gabbie, ma questo metodo non ha sortito gli effetti desiderati e la presenza degli ungulati è in continua crescita, per questo Regione Lombardia ha deciso di aprire anche in provincia di Lecco la caccia. Secondo gli esperti quello che è in corso è un anno di «pasciona» ovvero di grandi possibilità di sopravvivenza e aumento del numero di cinghiali per via della presenza di molto nutrimento, soprattutto castagne.
Questo, legato a una possibile bassa mortalità durante l’inverno, potrebbe creare dalla prossima primavera un’altissima riproduzione dei cinghiali con conseguenze anche gravi per l’agricoltura soprattutto di montagna. Subito dopo il decreto di Regione Lombardia la caccia sarà consentita, i Comprensori si attiveranno per definire in pochi giorni le modalità organizzative e poi sarà dato il via ai cacciatori per sparare. Negli ultimi mesi le segnalazioni di una forte aggressività dei cinghiali sono arrivate da più parti, il numero di ungulati è in crescita e questo li spinge ad avvicinarsi sempre più alle zone abitate mettendoli in contatto con animali domestici e con le persone. Serviranno alcuni mesi per comprendere se l’attività venatoria sarà in grado di fermare la crescita della popolazione di cinghiali e ridurre il numero di animali in circolazione. Gli esperti dicono che un’eradicazione totale sarà praticamente impossibile anche perché sono avvenute in passato immissioni di animali comprati in altre regioni.
 

SCIVOLA IN UN DIRUPO E SE LA CAVA CON SEI COSTOLE ROTTE

118 de L'Aquila in azione oggi, nelle campagne tra Altavilla e Montorio per un cacciatore che è scivolato in un dirupo. La macchina dei soccorsi è scattata subito e sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco di Teramo e il personale del 118 oltre ai carabinieri della stazione di Montorio. Il cacciatore, S.G., un giovane di 32 anni lamentava forti dolori al torace e al fianco dopo essere caduto in una zona talmente impervia da rendere necessario il taglio di arbusti per poterlo raggiungere. Trasferito all'ospedale Mazzini di Teramo al giovane è stata riscontrata la frattura di sei costole.

COMMENTO AL COMUNICATO DEL PARCO SULL’ULTIMO ORSO MORTO

Riceviamo e pubblichiamo:
Quando non si vuole riconoscere una colpa, ovvero l’aver bocciato il programma di una campagna alimentare a sostegno dell’orso marsicano da mantenere il più possibile nei limiti del Parco Nazionale d’Abruzzo, non resta alle autorità che giocare con le parole per allontanare anche il solo sospetto che dietro la morte dell’ultimo orso investito da un automezzo lungo la strada statale 17 tra Roccaraso e Castel di Sangro ci possano essere loro indirette responsabilità sebbene non sempre ben identificabili.
Non ci resta quindi, che un breve commento critico a quanto riportato dai media.
L’orso «era claudicante a causa di una ferita da arma da fuoco risalente a un paio di mesi fa, e questo gli avrebbe impedito di sottrarsi all’impatto con il veicolo».
A parte il fatto che si danno per certe quelle che sono solo ipotesi, ovvero che a causa della ferita fosse “claudicante” e che a causa di questa ipotetica menomazione non avesse potuto «sottrarsi all’impatto» del mezzo che lo ha travolto.
L’orso poteva essere ferito e non essere affatto claudicante in maniera tale da impedirgli normali o quasi normali movimenti, tanto più che la ferita risalirebbe a diversi mesi prima, o se lo era non si sa esattamente che tipo di «deambulazione non normale» gli provocasse. Infatti, nessuno sa come sia avvenuto l’impatto, per cui è mera ipotesi stabilire che fosse avvenuto a causa del suo claudicare. Peraltro ignorando che la capacità animale in tali situazioni vanno ben oltre a quello che l'uomo immagina (esempio è il famoso orso rimasto misteriosamente senza una zampa - sul quale nessuno ha mai indagato a fondo).
Addirittura ipotesi che più ipotesi non potrebbe essere è che chi gli ha sparato avesse avuto l’intenzione di mirare al cuore: «nel verosimile intento di colpire l’area cardiaca». Ipotesi per ipotesi, quella più verosimile è che chi gli ha sparato non abbia neppure preso la mira, ma solamente abbia puntato il fucile verso la massa dell’animale e tirato, per cui il proiettile (o i proiettili?) poteva andare a colpire (o non colpire!) ovunque. Sempre così sono stati "sparati" gli orsi da parte di pastori in difesa delle loro greggi (ma, si sà, il senso pratico non è di tutti, specie non è quasi mai dei naturalisti e/o animalisti di città!).
Si dice, inoltre, sempre ipotesi, che l’orso «si era approvvigionato in modo non sufficiente rispetto alle esigenze del periodo di iperfagia nel quale si trovava». E chi lo ha stabilito? Non sarebbe più logico pensare, sempre ipotesi per ipotesi, che l’orso non si fosse alimentato in modo sufficiente solo perché non ha trovato abbastanza cibo? E, ancora più logico, pensare che proprio fosse in quella zona alla ricerca ovunque di quel cibo che non trova più nell’ambito delle aree protette?
In quanto all’ipotesi che tale ipotetico suo zoppicare «gli abbia impedito di sottrarsi efficacemente all’impatto con l’automezzo», chi lo ha stabilito? E se invece, come è assai più plausibile pensare, l’impatto fosse avvenuto, come quasi sempre avviene in questi casi, perché l’animale attraversando la strada nottetempo (buia la notte, scura la strada e scuro l’animale) non fosse stato avvistato in tempo dal guidatore del mezzo, che non ha quindi potuto evitarlo? Perché penso che si debba scartare assolutamente l’ipotesi che l’investimento sia stato volontario! O vogliamo far ragionare l’animale come una persona (che in quanto tale avrebbe reagito diversamente proprio grazie alla sua intelligenza)? E’ vero che ormai con tutti questi nomignoli già di per sé addomesticanti si porta a far credere che questi animali siano praticamente “umani”: ma non scadiamo nel ridicolo! E’ infatti notorio che di fronte a dei fari abbaglianti ogni animale si blocca non riuscendo a capire di che cosa si tratti!
E invece, cosa assai più importante ma di cui nei comunicati nessuno parla o scrive: COSA CI FACEVA QUELL’ORSO DA QUELLE PARTI? E cosa ci fanno i suoi "fratelli" attorno ai paesi dell'Abruzzo quasi intero?
Nessuno che si chieda se quel colpo di fucile non possa essere una reazione di rivalsa da parte di chi si era forse stufato di subire danni a colture ed allevamenti di animali domestici (che l’orso è sempre più costretto ad andare a cercare ovunque: notorie sono le scorrerie alimentare di quest’animali in pollai ed orti vari, finanche quasi nel centro di una città come Sulmona!).
Prima di dare la colpa all’automobilista e allo sparatore, ci si chieda quindi piuttosto chi siano i VERI responsabili di questo sbandamento totale della popolazione dell’Orso marsicano! Forse sarebbe più facile trovare i colpevoli! Ma forse proprio per questo non li si vogliono trovare e sempre si cavilla per stornare l’attenzione verso altre categorie di persone e verso altri fatti.
 
Franco Zunino 
Segretario Generale AIW
 

Ancora un orso morto

  • Pubblicato in Eventi
Non ci sono più parole per queste ennesime segnalazioni di orsi morti! Come si è avuto modo di scrivere in passato, ormai si contano i vivi per sottrargli i morti, e così stabilire quanti ne rimangono: in attesa di un successivo conteggio, sempre in negativo! 
Ora ci verranno a dire che il pericolo maggiore sono le automobili, come già dissero in passato (e come è per la caccia, ipotesi che continua a restare in piedi perché piace troppo agli animalisti-anticaccia). Da qualche tempo si sono installati cartelli lungo le strade principali, parte a cura dell’Ente Parco e parte da un’associazione di volontariato. Si pensava così di risolvere, o almeno arginare, il problema collisioni. Una soluzione che, però, non andava e non va alla sua fonte: e quindi non serve a nulla per risolverlo!
Si è negato per anni il fenomeno “emigratorio-dispersivo” della popolazione sempre più esigua dell’orso marsicano, per cui ci sono ormai più orsi fuori dal Parco che nel Parco (ricordiamo che il fenomeno risale ai lontani anni ’70), dove il rischio di collisioni è più alto a causa di una maggiore presenza di strade, e sempre più a scorrimento veloce: si finirà per dover tabellare tutta la rete stradale d’Abruzzo, Lazio e Molise, e finanche le autostrade!
E invece il problema andava risolto a monte, alla fonte, ovvero facendo in modo che gli orsi non abbandonassero il Parco! Una soluzione molto semplice. Ma che sembra non piacere a tanti!
Non bisogna costringere i cittadini a limitare la velocità su tutte le strade a rischio collisione (che, come si è detto, finiranno per comprendere tutta la rete stradale d’Abruzzo!): BISOGNA EVITARE CHE GLI ORSI ATTRAVERSINO LE STRADE!
E c’è un unico modo per farlo: fare in modo che gli orsi non lascino i confini del Parco Nazionale e le aree naturali e selvagge al suo interno!
Come fare?
Ritornando a seminare almeno una parte di quei campi agricoli subito all’esterno di queste aree e favorendo il pascolo ovino (o almeno attirarli nel Parco con mais, mele e carote, come si fece un tempo pur di negare il fenomeno della loro emigrazione!). Perché è quello che non trovano più in quei campi e stazzi (oggi pollai, per disperazione!) che gli orsi vanno a cercare nei dintorni di Lecce e Ortona nei Marsi, S. Sebastiano di Bisegna, Pettorano sul Gizio, Roccaraso e… Sulmona! Solo per fermarci all’Abruzzo!
Riportare l’orso alle sue montagne, ma non con le catture ed i trasferimenti coatti, ma facendo in modo CHE SIA L’ORSO STESSO A RITORNARVI… ed a restarvi!
Murialdo, 20 Ottobre 2016                                                
 
Franco Zunino
Segretario Generale Associazione Italiana Wilderness
già primo studioso sul campo dell’Orso marsicano
 
 
 

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