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Luca Gironi

Luca Gironi

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Question Time ARCI Caccia: Interviene Sergio Sorrentino neo Presidente dell’ARCI Caccia

Dopo Fiuggi chiediamo al Presidente poche cose, ma essenziali, per spiegare il futuro dell’ARCI Caccia.


L’ARCI Caccia ha vissuto un confronto serrato, forte, aspro. Come ha risolto il Congresso?


Il Congresso ha risolto nel modo più bello, più moderno, più democratico, più efficace e, soprattutto inequivocabile, su tre questioni fondamentali
• Statuto e regole
• Gruppi Dirigenti al servizio dei cacciatori per una chiara, lineare, omogenea e coerente politica unitaria nel più bel Paese del Mondo, l’Italia.
• Una politica di relazione con la Società, le Istituzioni, il Mondo Scientifico, le categorie sociali per conquistare nuovi adepti oggi e incontrare gli interessi dei giovani.
Andare a caccia è bello, culturalmente motivante, utile alla Società e all’economia rurale, indispensabile per lo sviluppo agricolo del Paese e per ricomporre lo scontro ideologico tra cultura delle grandi metropoli e quella dei piccoli paesi, dei piccoli borghi, delle mille fattorie, dell’Appennino, insomma del meraviglioso paesaggio della campagna italiana.
Si, vogliamo una campagna viva e vissuta, con un cacciatore ecologo protagonista per costruire un nuovo Eden di specie animali domestiche e selvatiche. La gestione della fauna deve produrre uno stabile miracolo della biodiversità. Senza la caccia sostenibile, la natura si autodistrugge. Diceva Carlo Fermariello: “dai sassi non nasce nulla”.
Insisto sui “contenuti strategici” da costruire insieme con le altre Associazioni Venatorie sapendo che il percorso è faticoso ma quella dei contenuti è l’unica via, strettamente connessi a piattaforme di conoscenza ed esperienze evolute.
L’autoreferenzialità, non serve a nulla!
Il mondo venatorio italiano deve piantarla di piangersi addosso e di “autolodarsi” perché è sintomatico di debolezza culturale e di un approccio psicologico, questo sì subalterno.
E’ una storia che non regge quella del “complotto”. Se anche ci fosse il tema…. Non è dichiarando queste aggressioni che risolviamo, ma isolando, riducendo a minoranza di pensiero i “golpisti” anticaccia.
Noi siamo convintamente nella FeNaVeRi costituita da pochi giorni per costruire, Regione per Regione, contenitori democratici ove sviluppare il confronto, con l’auspicio che sia propedeutico all’obiettivo prefissato ed intrapreso dalle nostre Associazioni per dare una sola voce alla caccia italiana
Il valore del lavoro dei cacciatori si misurerà sulle relazioni, col confronto sulle cose che costruiremo dialogando con gli altri partner, con gli agricoltori, per incardinare le proposte nel lavoro normativo delle Regioni ed anche per il Parlamento, il governo nazionale e per l’Europa. La Fondazione UNA è, ed ancora di più sarà utile, in questa prospettiva.
Quando il barometro segna burrasca nei rapporti con le altre categorie interessate – sottolineo in primis con gli agricoltori – in qualsivoglia Regione allora le proposte diventano velleitarie togliendo fiato e spazio culturale ai “contenitori unitari”.
Se non occupiamo oggi il vuoto politico e istituzionale che deriva dalla normativa che ha interdetto le Province ad occuparsi di caccia, se ne occuperanno altri e da soli. Allora addio alla gestione sociale, purtroppo mera enunciazione negli ATC e nei CA per responsabilità delle Associazioni.


Quindi la strategia è delineata?


Si e la presenteremo in tutta Italia promuovendo incontri con le Istituzioni di ogni Regione.


Cosa le da questa fiducia?


Gli strumenti democratici scelti dall’ARCI Caccia, che saranno completati dal Consiglio Nazionale nei prossimi mesi, mettono l’Associazione in condizione di discontinuità e di maggiore vigore ed energie per affrontare il percorso che ci siamo dati che sarà portato nelle Regioni per confrontarci con le Istituzioni.
Nel rispetto del lavoro dei dipendenti, dovunque operino, cui va la mia personale gratitudine e quella del Congresso, il cambio di passo deciso a Fiuggi è di significato straordinario: il personale, i dipendenti, sono al servizio del “volontariato” non oneroso, dei gruppi dirigenti nazionali e territoriali. La vecchia polemica sugli apparati è chiusa. Blocco del turnover e nuove figure statutarie che coordinano ed eseguono il lavoro così come indicato per gli eletti negli organismi.
Il resto sono solo parole di lingue biforcute stroncate dal Congresso. Mistificare la realtà non è pane per un’Associazione come la nostra che è, e sarà sempre, una grande famiglia.
Lo statuto approvato al Congresso chiude tutte le polemiche. Ora si guarda avanti anche rispetto ai rapporti tra i livelli organizzativi: regionale, provinciale, territoriale, di circolo. Questi livelli operano all’interno degli indirizzi nazionali che, così come ha dimostrato l’Assise, sono maturati in un serrato confronto con i soci, sul territorio. Il voto congressuale necessità rispetto.
Metteremo a regime e potenzieremo l’attività sportiva dell’ARCI Caccia italiana che, nel passato abbiamo sottovalutato. Non è un servizio ma una parte organica dell’identità associativa dell’ARCI Caccia.


Un giudizio sui gruppi dirigenti?


Lasciate al passato le Mozioni, le votazioni di sabato 10 settembre, ancorché contraddittorie, hanno deliberato il Consiglio Nazionale e altri organismi eletti all’unanimità su uomini indicati dalle Mozioni e dalle Regioni.
I gruppi dirigenti di tutta l’Associazione italiana sono espressione di una appassionata volontà di stare insieme, di collegialità.
Una squadra di governo giovane, che si prepara a rinnovare ulteriormente con i gruppi di lavoro e i Congressi regionali.
Segnalo l’esperienza e la giovane età dei tre Vice Presidenti: Giuliano Ezzelini Storti, Christian Maffei e Giuseppe De Bartolomeo.
Paolo Malquori, Consigliere di Presidenza Delegato alle politiche di gestione degli ungulati che, in modo particolare, offre spazi di riflessione anche alle squadre di caccia al cinghiale per trovare un luogo di confronto all’interno dell’ARCI Caccia.
I tre Vice Presidenti, oltre ad occuparsi dei territori, saranno responsabili di forme di caccia. Il nostro Ufficio di Presidenza si occuperà dei distretti di piccola selvaggina, di tecniche di gestione, confortata dal Comitato Scientifico che costituiremo e da tanto altro. La prima verifica verrà a primavera con i Congressi Regionali insieme con la Conferenza di Programma.
Ringrazio i nostri dirigenti, i soci, le guardie volontarie per la fatica e l’impegno profuso in maniera disinteressata e appassionata per la caccia e l’ARCI Caccia in tutta Italia.
Ora la parola è alla caccia, ai capanni, alle doppiette che ci accompagneranno, insieme ai colori delle albe e dei tramonti, al profumo dei boschi, ai nostri amici cani.

Urca: Carlo Ballerini risponde al Presidente di Urca Siena

Egregio signor Debolin, rispondo volentieri alla sua lettera.

Al primo punto lei afferma di essere, soddisfatto della scelta di separarsi da Urca Nazionale, La definisce una scelta saggia e lungimirante, mi permetta di ricordagli che, le motivazioni di tale separazione erano più di ragioni di incompatibilità personali che di sostanza. Ma tant’è siamo uomini e ognuno può decidere come meglio crede! Ma mi creda il sottoscritto e molti altri sono oggi fermamente convinti che è proprio la divisione del mondo venatorio, che ci fa essere deboli e incapaci di fare proposte che possano essere accettate in tutti quei contesti dove si prendono decisioni. E l’unione che fa la forza!

Per questo che la partecipazione alla manifestazione di sabato a Firenze, non era improntata alla ricerca del consenso, ma è la ferma convinzione, che ora più che mai bisogna fare fronte comune ed opporsi alle scelte fallimentari che l’assessorato Remaschi a posto in essere! E’ tempo di difendere uniti tutte le forme di caccia e i nostri diritti! Senza se e senza ma! Assordante il silenzio di alcune associazioni!

Voglio anche ricordarle oltre la famigerata legge 10 “obbiettivo”, gli svariati errori , i ritardi nelle varie delibere e nel calendario venatorio! Dulcis in fondo, è di questi giorni, la colpevole mancanza, da parte dell’ufficio, dell’approvazione del piano di abbattimento del Daino e il relativo calendario! Salteranno così i pian di prelievo estivi di questa specie!

Viene da dire”dilettanti allo sbaraglio” Ma quello che ci preoccupa più di ogni altra cosa è la situazione che si è creata a livello di gestione complessiva dell’attività venatoria sul territorio: la legge 88/2014 (riordino degli Atc) bocciata dalla corte costituzionale le due successive “toppe” ,leggi 39 e 56/2016 non hanno dato certezze del diritto e di conseguenza operatività limitata per gli Atc e cosa succederà a gennaio ? Quale futuro ci attende? Si avverte sempre di più tra i cacciatori, un senso di sconforto e di scoraggiamento, per non dire di peggio!

Serve , subito, secondo noi un’assunzione di responsabilità da parte di chi ha prodotto questa incresciosa situazione! (richiesta già fatta a giugno da Urca toscana al presidente Rossi) Un cambio di rotta prima che sia troppo tardi! Da primi della classe, in fatto di gestione faunistico venatoria, siamo quasi fanalino di coda!

Conosco bene il manifesto dell’Urca, ma mi chiedo da tempo, a cosa servono i sani principi se chi è chiamato a legiferare se ne infischia? Personalmente ho seguito tutto l’iter della legge obbiettivo è posso affermare con cognizione di causa che mai prima di ora le proposte portate, da tutte le associazioni, ai tavoli della concertazione in Regione sono state così inascoltate e snobbate!

Mi sembra, poi, quanto meno azzardato e non corrispondente al vero, affermare che la braccata non appartiene alle tradizioni della Toscana. Superficiale e contradditorio, affermare che la braccata con i cani è fattore moltiplicazione delle popolazioni di cinghiale. Così come è giusto e necessario far conoscere i numeri degli abbattimenti, che sono solo un dato oggettivo e reale di questa forma di gestione.

Fra tre anni io vedo purtroppo, un altro scenario: una diminuzione dei cacciatori praticanti , aumento delle popolazioni di tutti gli ungulati e senza più possibilità di controllo! Solo l’unità del mondo venatorio e la sua crescita culturale potrà garantirci un futuro meno fosco!

Con l’auspicio che la Toscana torni ad essere grazie anche a chi la governerà la regione leader nella gestione venatoria della fauna in Italia.

Umbria: la Regione Toscana di fatto dice no ai cacciatori provenienti da fuori Regione

Con la delibera n.842 del 30/08/2016 la Regione Toscana di fatto ha deciso non accettare più i cacciatori da fuori Regione, fissando in 150,00 € la quota per esercitare le 20 giornate di caccia alla migratoria, un modo per dire non volgiamo nessuno in Toscana. Una scelta vessatoria nei confronti dei tanti cacciatori Umbri che, da anni, si recano a caccia in Toscana sopratutto nei periodi di passo. A nostro avviso, certe scelte ledono anche il diritto sancito dalla legge 157/1992. L’Arci Caccia Umbria si è già attivato per affrontare la questione con gli uffici preposti della Regione Umbria.

Il Presidente Regionale

Bennati Emanuele

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