S'è spento Franco Giachino, un grande della cinofilia venatoria
- Scritto da Alessandro Bassignana
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Questa notte cinofilia e caccia italiana hanno perso un altro loro grandissimo esponente, rappresentante di quella sana e mai troppo rimpianta categoria di gentleman prestati alle nostre passioni.
A Torino, città intorno alla quale s’è sviluppata la sua vita, s’è spento Franco Giachino, che chiunque s’interessi di cani non può non conoscere.
Aveva 83 anni, ed era figlio di quel Cav. Mario che nel secondo dopoguerra divenne famoso come dresseur di grandi cani, portando in gara e imponendosi a livello internazionale con campioni ancor oggi ricordati e rimpianti da chi ebbe modo di vederli in azione, come il mitico Or del Cecina, pointer che vinse tutto quello che c’era da vincere, Coppa Europa compresa, sino a che non sparì misteriosamente dopo un incidente stradale di ritorno dalla ex- Jugoslavia. Mario Giachino incaricò anche il famoso detective Tom Ponzi di trovargli il cane, che certamente fu rubato.
Il loro canile, aperto nel 1947 sulle colline di Moncalieri, divenne un punto di riferimento per tutti gli appassionati, e chi voleva ottenere grandi risultati dai suoi cani, spesso e volentieri li affidava a loro perché li addestrassero alla caccia.
Se quei box potessero raccontarci di chi li ha occupati, e dei loro padroni, troveremo nomi di altissimo livello, e dei tempi d’oro di quando la caccia veniva praticata senza doversene vergognare, mentre la cinofilia era appannaggio di uomini come Mario e Franco Giachino, assai lontana dal merchandising dei giorni nostri, e dalle fabbriche di cuccioli, tutti figli di campioni e venduti quasi a peso d'oro con promesse di grandi risultati venatori o agonistici.
Lo stile di casa, ed ancora così con Roberto, figlio di Franco, era quello molto riservato e signorile delle vecchie famiglie torinesi, mai oltre misura, e con quel sapore che ora, nell’epoca della tecnologia e delle realtà virtuali, sa molto di antico.
Il DNA è proprio quello, e chi ha avuta la fortuna d’incontrarli sui monti mentre cacciavano, a me è capitato con Roberto più volte, non a potuto far a meno di apprezzarne l’educazione e la correttezza, merce rara in tempi nei quali…in molti corrono persino pur d’anticiparti mentre vai a servire il cane, o cerchi la rimessa del gallo piuttosto che della beccaccia che prima hai sbagliato.
E come il padre anche Franco s’impegnò nella cinofilia d’altissimo livello, selezionato e vincitore con la squadra italiana in Coppa Europa, e imponendosi in innumerevoli gare in Italia e fuori dai confini, anche se la sua vera passione era la montagna, dove cacciava forcelli e coturnici con gli stessi cani che seppe portare alle splendide vittorie del Trofeo Saladini Pilastri, vinto ben tre volte, e nel Campionato Europeo su selvaggina d’alta montagna.
Quei cani, ma ve ne furono molti altri, Franco li ricordava spesso, e i loro nomi furono cari a tutti: Magia del Tirso e Asso, la prima pointer e il secondo setter inglese, perché la fama dei Giachino resta legata ai cani inglesi, portati in gara dopo esser stati sperimentati con passione sulle ciaplere della Val Pellice, piuttosto che negli ampi lariceti che rivestono le montagne della Val Germanasca.
Ma non erano il Cacit o un Campionato il suo obiettivo primario, perché lui restava prima di tutto un grandissimo cacciatore di montagna: lassù Franco Giachino si sentiva a casa sua, respirava quell’aria indispensabile ad ossigenare i suoi muscoli, pompati dal cuore dell’autentico appassionato.
Il non poter più cacciare sulle Alpi fu probabilmente l’ultimo rammarico che questo grande uomo seppe portarsi con dignità e rispetto negli ultimi anni di una straordinaria vita.
Buon viaggio Franco, lassù troverai i tuoi vecchi campioni, e insieme potrete nuovamente cacciare. Naturalmente forcelli e coturnici.