Anatidi e ... dintorni
- Scritto da Vito Moretti
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Non tutti sanno che in Italia, sia pure talvolta in località appartate e fuori mano, durante la stagione invernale passano centinaia di migliaia di anatre selvatiche.
Nessuno sa con precisione quante di queste vi sostino, per un periodo più o meno a lungo; potrebbero essere anche moltissime e solo poche persone, generalmente interessate a questo particolare gruppo di uccelli, sanno dove andare a cercarle, per cacciarle, osservarle, fotografarle o anche solo per studiarle.
Si tratta infatti di stagni, paludi, acquitrini, lagune, valli da pesca e ogni specchio d’acqua disponibile, che in genere il comune cittadino è abituato a considerare solo nella bella stagione, e nelle quali ci vanno occhi ben allenati per poterle notare, pure da lontano e come fossero dei semplici puntini sparsi sulla loro superficie; e invece sono anatre selvatiche.
Anche in quelle piccole oasi, spesso lambite da strade ad alto traffico, sono rare le persone che sostano per osservare questi uccelli; è così poca è la conoscenza che gran parte della gente ha delle ricchezze della fauna italiana, così scarso lo spazio che nelle scuole d’ ogni ordine e grado si da alla preparazione naturalistica, privilegiando la cultura “umanistica”, che si potrebbe faticare a credere alle parole di chi scrive.
Invece girando per l’Italia ci si accorge che esiste un paese diverso, tutto da scoprire, e che è l’Italia della natura, delle biodiversità. Un’Italia da godere fuori stagione, quando fa freddo e piove, ma che non è di certo meno bella e interessante di quella che le agenzie di viaggio “vendono” in tutto il mondo, ormai con una certa monotonia, nei loro cataloghi e nei poster di propaganda.
È l’Italia degli animali selvatici e degli ambienti naturali, delle aree ancora incontaminate e pulite e nelle quali vivono, sostano, mangiano, dormono, e infine si riproducono gli animali veri.
Insomma nel nostro Paese, nonostante tutto, le cose non vanno ancora troppo male per gli animali selvatici e ciò, si badi bene, nonostante l’ incredibile scarsità di mezzi che la Pubblica Amministrazione ha a disposizione, la pressoché totale assenza di iniziative politiche nel settore, la mancanza d’informazione, la preoccupante carenza didattica.
Se si vuole ancora si lavori con impegno per la conservazione del molto che in Italia resta in fatto di natura; se si vuole che centinaia d’ uomini politici eletti dai cittadini italiani s’ occupino non solo di pensioni ma anche di animali e aree naturali; se si vuole che la scuola parli di natura viva e non di natura morta o….imbalsamata; se insomma si vuole questo e si auspica che in futuro tutti si possa fruire d’una fetta di vita selvatica, vera, spezzando l’accerchiamento di nuovi modelli culturali cui ci costringe la vita moderna. Bisogna insomma che la domanda di natura autentica (non in gabbia, in video o in fotografia) si allarghi sempre di più, per diventare un bisogno di vita e non un bene di consumo.
Nei prossimi articoli v’illustrerò qualcosa di pratico: informazioni utili alla caccia di quelle anatre che per molti ….quasi non esistono più.
Un cordiale "nel becco dell’anatra".
Vito