Capanno: Il bello dei primi giorni
- Scritto da Luca Gironi
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La terza domenica di settembre è ormai passata, le prime piogge hanno portato un radicale abbassamento delle temperature, presto le foglie cominceranno ad ingiallire e la migrazione partirà sul serio. Ma come li passiamo, noi capannisti questi primi giorni?
Quest'anno, per una serie di circostanze che non mi hanno permesso di spostarmi più di tanto, ho deciso di cominciare la stagione dal mio appostamento. Ovviamente non è stato un gran sacrificio, ero ansioso di vedere all'opera le migliorie applicate quest'estate e non cercavo di meglio che avere una scusa per attendere l'alba e ritrovarmi immerso nel canto melodioso della batteria dei cantori.
E così, alle 5, più o meno, suona la sveglia su una bella mattina piena di stelle. E' ancora buio pesto, ma presto farà chiaro, fortunatamente per raggiungere l'appostamento basta un quarto d'ora. Il tempo di caricare il cane, le gabbie e i fucili e si parte. La gestione dell'appostamento per me è un affare di famiglia, infatti, mia moglie ha preso il porto d'armi l'anno dopo che ci siamo conosciuti e da allora non abbiamo mai smesso di cacciare insieme. Arriviamo e mentre io colloco le gabbie sugli appositi sostegni, mia moglie, seguita dal cane, apre l'appostamento e carica i fucili. Tutto è pronto, adesso tocca alle formalità burocratiche. Da quest'anno marcare il tesserino al buio non è più un problema, abbiamo iniziato ad usare il tesserino elettronico che la Regione Toscana ha messo a disposizione dei cacciatori e devo dire che funziona benissimo, semplificandoci la vita soprattutto per quello che riguarda la segnatura immediata dei capi... niente più sigle e riconteggi a fine giornata, con l'applicazione del telefonino tutto è immediato e molto più semplice. Finalmente l'alba, il primo chiarore si alza da est, tra la Collina e il Termine e via via che la luce aumenta i richiami cominciano a fare il loro lavoro. Certo è presto, molto presto, e i richiami, come una squadra di calcio prima che inizi il campionato devono avere il loro rodaggio prima di raggiungere il miglior stato di forma. Ma questo tempo a disposizione, continuando con le metafore calcistiche, può essere utilizzato per sperimentare, un po' come succede con le amichevoli estive. Già, perché quali e quanti dei nostri amici pennuti portare al capanno? Come disporli? Sono problemi non da poco. Ovviamente l'esperienza ci viene in aiuto, ma ogni appostamento diventa un caso a se a seconda del comportamento dei richiami e soprattutto alle condizioni meteorologiche.
Cominciamo dall'inizio: quanti richiami portiamo? Beh innanzi tutto dipende da che tipo di opzione abbiamo scelto. La 157/92 prevede che chi voglia cacciare da appostamento fisso con i richiami vivi scelga l'opzione B, quella che lo obbligherà a praticare solo questa forma di caccia, consentendo però un numero consistente di richiami e la titolarità degli appostamenti. Alcune normative regionali, come quella toscana, però, consentono anche agli opzionisti C, quelli che hanno scelto la caccia vagante, di praticare questa caccia anche se con delle limitazioni: un solo appostamento e un massimo di quindici richiami. Ma bastano quindici richiami, o ce ne vogliono tantissimi, come è usanza nelle tese del Nord Italia? Questa è una domanda che ricorre spesso e
che difficilmente può avere una risposta chiara. Infatti, quando si ha la possibilità di portare un gran numero di richiami, secondo me, non bisogna essere timidi, perché un buon numero di cantori ci mette al riparo da quelle pause che, a volte, specie in condizioni atmosferiche avverse, possono fare i nostri amici pennuti. Già perché se andiamo con un solo richiamo cantore, quando questo decide di starsene zitto, avremo silenzio, se invece di cantori ne avremo dieci, uno o due che smettono di cantare non faranno differenza. Ovviamente, non vale per tutti i richiami, infatti, se per i bottacci e ancor di più per gli uccelli gregari come sasselli e cesene, può valere il detto più si è meglio è, per il merlo, invece, più la brigata è ridotta più la vita è beata. Infatti, questo uccello, fortemente territoriale, non tollera trovare consimili nelle vicinanze durante il canto. Ovviamente, specialmente se parliamo di tordi, non serviranno solo cantori, ma anche zirli, perché il loro lavoro, come tutti sanno, è diverso e una tesa in cui manchi uno dei due è comunque un'arma spuntata.
Ma torniamo al nostro appostamento, i nostri richiami, dai loro sostegni continuano a emettere il loro canto e tutto d'un tratto un tordo, come un fantasma, un tordo appare su un balcone. Prendo il mio fedele sovrapposto calibro 28 e sparo. E' caricato con una Fiocchi Silent, che permette un abbattimento pulito con un rumore di poco superiore a quello di un 8 mm, tant'è vero che le gabbie continuano a emettere il canto senza scomporsi. Questo anche perché i richiami, molto probabilmente sono appesi nel modo e nel posto giusto. Ma come li appendiamo i nostri fedeli ausiliari? Anche in questo caso è più un problema di gusti e convinzioni personali che di reale necessità. Io, sono uso appendere gli zirli, i sasselli e le cesene più in alto possibile. Al contrario i merli cerco sempre di metterli più nascosti e lontani, gli uni dagli altri. Per appenderli come e dove voglio, da tempo mi sono costruito degli appendini, oggetti semplici, costituiti da una tavola e da un palo, che legati agli alberi forniscono un valido supporto e al contempo una protezione adeguata dai venti di tramontana e, perché no, dal rischio di essere colpiti da qualche pallino nel caso una delle prede vada a buttarsi un po' troppo vicino a una gabbia. C'è chi, alla “mia” soluzione aggiunge anche una gabbia di rete per proteggere gli ausiliari da possibili attacchi dei rapaci o addirittura un tetto per la pioggia. L'unico limite è la vostra creatività.
La giornata prosegue, una bella merla è venuta a fare compagnia al tordo ma il sole sale nel cielo e comincia a fare decisamente caldo; è tempo di staccare e tornare a casa, ormai i pochi tordi presenti sono in pastura e non danno più retta alle gabbie. Il nostro lavoro, per oggi, comunque l'abbiamo fatto, infatti, al di là del carniere scarso, non solo abbiamo visto i nostri cantori in buona forma, ma abbiamo raccolto utili indicazioni su qualche lavoretto di potatura ancora da fare e soprattutto su quale palcoscenico è il più gradito ai nostri cantori. I nostri piccoli amici hanno le loro preferenze e quando abbiamo capito in quale punto della tesa rendono al meglio, conviene non spostarli a meno di casi di forza maggiore. Potremmo avere brutte sorprese.
Fucili e cartucce
Ma con quali fucili e quali cartucce andiamo al capanno? Beh, direi che c'è semplicemente l'imbarazzo della scelta. Ovviamente la fanno da padrone i piccoli calibri ma tutto dipende da come è costruito il nostro appostamento. La base del tiro al capanno all'albero secco è ovviamente lo sparo a fermo, ma a seconda delle distanze a cui si trovano le nostre buttate e soprattutto di quanto sporco può trovarsi tra noi e il bersaglio dovremo usare cartucce e calibri diversi. Per quello che riguarda me, devo dire che da quando le principali case di munizioni hanno cominciato a produrre le cartucce silenziate mi si è aperto un mondo. Queste munizioni subsound, infatti, lavorando su velocità e pressioni ridotte riescono a garantire ottime prestazioni nei tiri ravvicinati con una rumorosità veramente ridotta e tutti sappiamo bene come sia importante disturbare gli uccelli fermi in zona il meno possibile. Se ne trovano in tutti i calibri, ma ovviamente i più gettonati per questo tipo di tiri sono il 28 e il .410, i loro fratelli maggiori saranno riservati ai tiri più sforzati, per distanza oppure per presenza di foglie o rametti lungo la traiettoria. Quale marca scegliere? Beh, io uso un po' di tutto: Fiocchi, Cheddite, Nobel Sport, Bornaghi, per citare le più conosciute, o anche quelle prodotte da realtà più piccole ma interessanti, come la piccola grande Armeria Danesi, che ogni volta continua a stupirmi.